L' UFC BRASILIANO VISTO DA VICINO
In esclusiva per i lettori il report sull'evento carioca dal nostro corrispondente, Frank Merenda
Si può essere così coglioni da stare a Rio De Janeiro il giorno 27 di Agosto 2011 e non andarsi a vedere l’UFC dal vivo?
Il sottoscritto ci è riuscito, dovendosi limitare ad assistere in diretta televisiva come tutti coloro che non hanno fatto parte dei 14.000 fortunati possessori di un biglietto.
Se questo è stato un frangente sfortunato, mi ha permesso però di percepire altre cose, che all’interno dell’arena non avrei potuto percepire.
Da qui nasce quindi il senso del mio reportage per condividere con voi ciò che ho vissuto permanendo a Rio durante l’UFC e guardando l’evento con gli occhi della gente del luogo.
Innanzitutto vi è da precisare che ho tentato di comprare il biglietto. Sapete come è andata? Sono andati esauriti 12 minuti e 45 secondi dopo l’apertura degli acquisti sul sito UFC. 12 minuti e 45 secondi di tempo, con i server iper-intasati e la mia connessione carioca che non era proprio il massimo.
Risultato? Time over, biglietti finiti.
Non ho nemmeno provato ad aggirarmi all’esterno dell’arena alla ricerca di un bagarino, un po’ perché Rio non è Biella e se ti rifilano una sòla poi vai tu a protestare. Un po’ perché anche alla fine della preliminary card, i bagarini continuavano a dare via biglietti a prezzi da capogiro da come mi hanno riportato amici che invece hanno fatto l’estremo tentativo (per poi mollare il colpo ovviamente).
Già questo dato, da solo dovrebbe essere sufficiente per far capire cosa sia significato questo evento a Rio De Janeiro, ma andiamo con ordine.
Già una decina di giorni prima dell’incontro, nelle televisioni nazionali (equivalenti alle nostre Rai e Mediaset), erano frequentissime le interviste ai campioni brasiliani. Non sto parlando di trasmissioni di settore o di nicchia.
Provate ad immaginare come se il nostro Alessio Sakara, prima di un suo incontro all’UFC fosse costantemente intervistato in trasmissioni come talk show ad alto share. Io sono ormai sei anni che non posseggo più un televisore, ma immagino che abbiate capito il senso.
Fosse solo questo sarebbe il meno. In queste trasmissioni equivalenti al nostro “Unomattina”, normalmente senza la presenza di nessun “esperto del settore”, questi lottatori invece che essere trattati con sufficienza o accondiscendenza dallo stordito presentatore di turno, sono stati sempre accolti col rango che spetta loro. Quello di EROI nazionali.
Immaginate che durante “Amici” della De Filippi, ad un certo punto parta la sua musica-intro ed entri applaudito con standing ovation e grida isteriche da tutto il pubblico il nostro Alessio nazionale. Succederà mai da noi? Ne dubito fortemente. E’ successo in Brasile? Più volte al giorno, tutti i giorni immediatamente prima dell’evento.
Ora immaginate i volti ed i fisici scolpiti dalla pratica di ciò che è espressione del dio Marte, presenti in ogni edicola all’angolo delle strade, NON nelle riviste sportive bensì sui settimanali equivalenti al nostro “Espresso” o “Panorama”.
Titoli come “I nostri eroi tornano a casa”, “Minotauro vincerà per il suo popolo” o “Tutto il Brasile per i suoi lottatori” sono stati all’ordine del giorno.
Veniamo ora al giovedì prima dell’incontro. Mi aggiro per Copacabana per mangiare le solite cose e fare quattro passi (il tempo non era il massimo)… vedo mezza spiaggia bloccata ed un team di persone che stavano finendo di assemblare un mega tatami e recinzione. La folla man mano si accalca.
Dopo un po’, un corteo di macchine scortato dalla polizia federale comincia ad avvicinarsi…e chi scende? In mezzo al totale tripudio della folla, capitanata dal campione Anderson Silva tutta la banda brasiliana si avvia scortata all’area tatamata… non senza stringere quante più mani abbiano potuto e dedicando qualche autografo ogni volta che riuscivano a sgusciare alla loro security per stare vicini ai loro fans.
Uno alla volta, sulla spiaggia di Copacabana, questi eroi contemporanei si sono esibiti nel rituale allenamento all’aperto, per la gioia dei loro fans accorsi in massa per poterli vedere.
Veniamo ora al giorno dell’incontro. Come detto non sono riuscito ad avere il biglietto, quindi ho assistito alla diretta televisiva (qui data gratuitamente su Premiere Combate in modo che potesse essere vista da quante più persone possibile).
Ora, se qualcuno di voi è mai stato a Rio, conosce sicuramente ad Ipanema (dove stavo io) la Rua Visconde de Piraja, che ne rappresente la “camminata centrale”. Se qualcuno non la conosce, gli basti sapere che è l’equivalente della nostra Viale Ceccarini (sigh) per intendersi…con locali, negozi, bar, ristoranti, pub, pizzerie.
Dove pensate che fossero sintonizzati TUTTI i televisori dei locali di Visconde de Piraja e relative traverse? Ma ovviamente sull’UFC! Per capirsi è un evento che da noi può capitare solo nelle fasi finali di un mondiale pallonaro, se siamo noi tra quelli che giocano.
Ora immaginate questa orda umana, tra gente a sedere nei locali e gente in piedi per strada (tanto i locali sono praticamente all’aperto e i televisori si vedevano anche stando sui marciapiedi), tifare come pazzi per i propri beniamini lottatori.
Immaginate ragazze così belle che in Italia farebbero fermare il traffico, tifare come forsennate e piangere come aquile al ritorno alla vittoria di Minotauro. Cazzottone di Mino. Bum! Shaub a terra. L’arbitro interrompe e queste sbottano ad urlare piangendo.
Ora vi è da notare che Minotauro non è certo il più “in” nel mondo dei lottatori brasiliani attuali. Anderson Silva è il campione in carica dei medi e Shogun ad esempio tornerà presto a tirare per il titolo dei LHW… ma non conta.
Seppur amati e stra-adorati, per la gente brasiliana Minotauro è qualcosa in più. Mino è un eroe nazionale, per quello che ha fatto nel ring nel corso degli anni (mentre in Italia come al solito quando vinci vai bene e quando perdi sei un coglione, Sakara suo malgrado ne sa qualcosa), e soprattutto per quello che ha fatto fuori. Per il suo essere generoso, per la sue continue iniziative benefiche a favore dei più sfortunati e soprattutto per non essersi mai tirato indietro.
Dopo tre operazioni chirurgiche gravi, Mino ha accelerato forzando i suoi tempi di recupero, pur di poter lottare davanti ai suoi tifosi. Gli Dei lo hanno benedetto e ripagato, con una vittoria entusiasmante per knock-out alla prima ripresa. Forse non tornerà mai più ad indossare una cintura…ma per la sua gente, per il suo popolo, questo non conta nulla, zero, niente.
Lui per i brasiliani sarà sempre il Minotauro…il Re dei Re.
Ciò detto, come sono andati gli altri incontri lo sapete. Toquinho nella sua prestazione pazza e stellare allo stesso tempo…i tko di Shogun e Anderson Silva che semplicemente è un alieno ecc...
Se avete modo, voglia e tempo, potete cercare su Youtube i filmati che ritraggono il tifo all’interno dell’arena per i beniamini brasiliani. Una cosa completamente differente rispetto alla caciara media degli yankee.
Il senso di questo post in sintesi è mettere in luce queste cose che differenziano il Brasile rispetto all’Italia:
• I lottatori di MMA sono conosciuti e trattati come eroi
• La stampa generalista parla di MMA
• I lottatori di MMA sono ospiti speciali nei programmi televisivi come talk show ecc…
• Le ragazze conoscono ormai le MMA praticamente come gli uomini e tifano parecchio
• La gente è riconoscente verso gli sforzi dei propri campioni
Non so se riusciremo mai a vedere queste cose da noi. Immagino mestamente di no, ma come cantava John Lennon: “You know I’m a dreamer, but I’m not the only one”.
Saluti a tutti e ci si rivede in Italia.
Frank