lunedì, maggio 31, 2010

IL RAMPOLLO DELLE MMA RIVINCE E CONVINCE
Il mio pallino, l'anglo Jonny"Hitman"Hathaway, si permette a 22 anni di dare una lezione di combattimento allo spocchioso (seppur bravissimo) Diego"Nightmare" Sanchez.
All'UFC 114 l'incredibile welter Johnny mette via l'americhicano Diego a furia di destroni nei molari, insegnandogli parecchio su Boxe e Lotta, per non parlare di G'N'P.
Il ragazzo si è già fatto, sta tra i migliori senza dubbio sin da adesso, senza contare l'infinito margine di miglioramento disponibile. Il record rimane imbattuto (13-0), e in lui vedo un futuribile antagonista dell'imbattibile title holder GSP, posto che i manager del giovine ne curino la carriera senza furia né voli pindarici.


http://mixedmartialartvideos.com/diego-sanchez-vs-john-hathaway-video-ufc-114/

Volete sapere chi rivaleggia con Johnny sia a livello di classe che di età e record immacolato? Il coreano Dong Hyun "Stun Gun" Kim, ecco chi.

Kim sta anche lui a 13-0, più un NC dato per squalifica al suo avversario dopato, e anche lui fa vedere cose mirabili con un orizzonte di decine di anni di carriera davanti.

Il formidabile ex judoka ha dato la paga ad Amir Sadollah e si presenta con le carte in regola per diventare un vero mito. Speriamo bene per entrambe le carriere, ad maiora.

http://mixedmartialartvideos.com/dong-hyun-kim-vs-amir-sadollah-video-ufc-114/

venerdì, maggio 28, 2010

SARA, LA MAMMA OLIMPIONICA


Belle storie, ricche di significato, mi piace parlarne.

Storie edificanti come quella di Sara McMann, la trentenne statunitense ex medaglia d'argento olimpica nella Lotta Stile Libero.

La prode donna è sopravvissuta a un incidente mortale in cui ha perso il boyfriend, si è rimessa dai danni e ha vinto l'unico metallo pesante della storia USA. Ora questa neomammina ha deciso che è stufa di arbitraggi incomprensibili e passa alle MMA.

Posto questa storia di successo e caparbietà non solo e non tanto per stimolare l'ammirazione per la personaggia, ma piuttosto per significare come le discipline di combattimento professionistiche diano talvolta a questi atleti degli sport no-profit la valvola di sfogo, la via di fuga per una potenziale sopravvivenza economica oltre gli avari cerchi di Olympia. Il circo dei mezzi matti delle MMA, che fa così storcere il naso a tanti puristi delle 4MA [four magic arts] si rivela una spalla provvidenziale su cui appoggiarsi, specie in tempi di crisi in cui gli anni duramente spesi dietro alle arti funzionali sono mandati al macero dalle istituzioni globalizzate antinazionali e antieroiche per definizione, che lasciano gli atleti smobilitati con la concreta prospettiva di trovarsi poveri e disoccupati.

Il futuro a mio modo di vedere sta proprio nella sinergia amatorialità-professionismo, l'una vivaio dell'altro che funge da incubatrice, un'accoppiata produttiva nel narco-mondo dei pallonari attori.

mercoledì, maggio 26, 2010

L'ALLENAMENTO PER L'AMATORE
Come ben evidenzia l'immagine in alto, ci sono priorità ben definite per il passionista, per la persona comune che tramite una sana forma d'allenamento voglia stare bene e in forma, e sono differenti da quelle dello sportivo professionista (nb: quello che con l'agonismo ci campa).
Alla base dell'esistenza umana c'è l'alimentazione, e dimenticarsi di ciò porta inevitabilmente al fallimento di qualunque strategia per il benessere. Dunque è indispensabile confrontarsi con le proprie ossessioni alimentari, d'origine familiare o culturale che siano, e procedere nella direzione opposta a quella dei bestiuomini i quali vivono per mangiare, invertendo l'equazione: si mangia per vivere e bene. Il discorso sul come è lungo, mi riservo di approfondirlo ancora su questo blog in futuro.
Salendo nella piramide s'incontra l'addestramento atletico (forza e resistenza cardiovascolare). Sfido chiunque a dire che si sente in forma quando abbia la muscolatura come un budino e il fiato di un asmatico tabagista...Ho spiegato molte volte che, volendo, ci si può mettere in perfetta forma coi soli esercizi a corpo libero e la corsa, attività che si possono eseguire ovunque e a costo zero. Per rimanere in budget del tempo di crisi, potrebbe essere sufficiente l'aquisto di un singolo kettelebell e di una sbarra per trazioni per organizzarsi a 3 lire una palestra personale in grado di costruire il fisico di un cyborg da combattimento.
Andando in su si intoppa nello scalino relativo alla ginnastica e al controllo del corpo. In estrema sintesi qui si inneggia al potenziamento specifico del CORE (vedi post in archivio), il vero centro motore del corpo umano, la "powerhouse". Re-impossessarsi del centro -che non sono i soli addominali- tramite potenti tecniche respiratorie e ginniche è indispensabile. Inoltre è fondamentale il mantenersi sciolti e flessibili a livello articolare, vuoi per prevenire gli infortuni vuoi per godere di una fresca sensazione di libertà nel movimento tout court.
La pesistica olimpica è il successivo step, la manna per qualunque persona già in buona condizione che ambisca a qualcosa in più. La tecnica è difficile, l'attrezzatura assai costosa e ingombrante (a meno che non la sostituisca opportunamente coi KB) però l'effetto condizionante su tutta la persona umana dell'uso balistico pluriarticolare di sovraccarichi non ha paragoni, basti chiederlo a lottatori e mma fighters di tutto il pianeta per credere.
L'acme è rappresentato dalla specialità sportiva in sé. NON la cosa meno importante, badate bene, ma la summa, il fine di tutto. Per praticare con successo BJJ, Boxe etc e goderne i benefici al massimo è infatti d'uopo impostare il proprio stile di vita i passaggi indicati, uno a uno. Risulterà infatti lampante che un soggettone dedito ad alcool e droghe, disinteressato a qualunque minima preparazione fisica generale e funzionale, non caverà un ragno da un buco da nessunissima arte marziale realistica, per quanto formativa essa sia. Chi invece abbia ben presente la scaletta delle priorità, può avere una condizione fisica invidiabile pur non raggiungendo la cima della piramide cioè non praticando nessuno sport preciso.


venerdì, maggio 21, 2010

Perché lottare?!


di Daniele Pigni




Vi regalo con piacere la lettura di questo articolo.
L'autore (nella foto il vincitore) è laureando in psicologia e si allena presso il clan milanese di Andrea Baggio, MILANIMAL.

In un'epoca dominata dalla tecnologia la cultura del combattimento resiste ancora, riempiendo le palestre di praticanti.
Ma la domanda da farsi è: "Per quale motivo le persone, in una società che oggi consente livelli di sicurezza nemmeno concepibili solo pochi secoli fa, continuino a voler imparare a combattere?!"

Sono le strutture culturali profonde che spingono gli uomini ad agire e pensare; queste devono essere immaginate come corsi d’acqua, che in alcuni periodi della storia si uniscono come tanti affluenti, in altri sprofondano sottoterra in falde acquifere, per riemergere alla luce del sole solo molto tempo dopo. La cultura del combattimento e della lotta ha radici immemori, in ogni parte del mondo, e ricompare in diverse forme in ogni luogo e in ogni tempo.

Immaginiamo l’uomo moderno come una di quelle cattedrali costruite sui resti di basiliche più antiche. All’interno di quell’incredibile prodotto artistico, apparentemente frutto del secolo in cui è stato costruito, ritroviamo fondamenta e pilastri di altre epoche, spesso contrastanti tra loro, sulle quali è edificato il presente. Così, come nell’antichità si faceva un uso della lotta funzionale (in battaglia e per la difesa senza armi), ludico (il puro divertimento di lottare e l’intrattenimento degli spettatori), sportivo (la competizione e la cura del corpo) ed educativo (la trasmissione dei valori, la resistenza al dolore, il sacrificio, lo sviluppo dell’intelletto e dell’astuzia), oggi riscontriamo nei praticanti i frammenti di questi antichi scopi, riadattati alla cornice moderna. Oggi l’aspetto funzionale appare, più verosimilmente, dove è necessario tutelare la sicurezza nella società (nella formazione delle forze dell’ordine) e dove questa tutela rischia di non potersi verificare tempestivamente (nella difesa personale dei cittadini). Gli aspetti ludici, sportivi ed educativi si ripresentano invece in modalità molto simile al passato.

"Ma per quale motivo molte persone non sentono per nulla il bisogno di lottare, altre lo provano come fosse una grande fiamma che le accompagna tutta la vita e per altre ancora questo fuoco si spegne dopo qualche tempo?!"

Una prospettiva che ci consente di riflettere su questo interrogativo viene data dalla teoria dell’autodeterminazione di Deci e Ryan (2000). Il nostro comportamento nasce da motivazioni profonde, da immaginarsi su un continuum che va dall’assenza di motivazione, alla soddisfazione assoluta dovuta alla pratica dell’attività. I passaggi intermedi, nei quali molti praticanti si fermano, sono quelli che consentono di passare da una parte all’altra del continuum.

Primo passaggio: la motivazione nasce da rinforzi, punizioni, minacce e desiderio di compiacere gli altri. La lotta in sè è priva di senso per la persona, se tolta da un contesto reale in cui utilizzarla. Un bambino costretto dai genitori ad allenarsi, senza che ne senta assolutamente il bisogno, può ritrovarsi in questa descrizione, così come una persona che si sente minacciata e vuole imparare a difendersi. Prevalgono aspetti educativi , come la trasmissione dei valori, e funzionali, come la difesa personale vissuta con allarmismo.

Secondo passaggio: la persona inizia a punirsi e a premiarsi da sola, senza l’intervento di agenti esterni. La minaccia è rappresentata dal senso di colpa, e il premio dalla gratificazione. Allenarsi e combattere ha senso nella misura in cui la persona riesce a ridurre lo stress e il senso di colpa con la pratica, sia per una maggiore sensazione di sicurezza, sia per una migliore forma fisica. L’aspetto sportivo comprende quindi esclusivamente la cura del corpo, e più difficilmente la competizione.
Terzo passaggio: la pratica, l’allenamento, il combattimento acquisiscono senso per la persona, poichè hanno valore per il gruppo in cui si identifica. Le persone che il praticante stima, per cui prova affetto e che prende come modello si allenano e combattono, e così per somigliare più a loro e sentirsi accettato, egli stesso sente il bisogno di allenarsi e lottare. Questa ansia di affiliazione è spesso accompagnata dal desiderio di grandi successi nelle competizioni. Le gare sono affrontate in modo ansiogeno, in quanto l’obiettivo del partecipante verte più sul risultato (la medaglia) che sulla performance. Vuole dimostrare agli altri di essere degno del gruppo, facendo trionfare la squadra.

Quarto passaggio: la lotta acquisisce senso perchè diventa espressione di sè: il praticante si identifica con l’attività stessa. Anche al di fuori del gruppo di allenamento, il praticante esibisce i valori della lotta in altri contesti e con altri gruppi sociali, svolgendo egli stesso la funzione educativa. Nello sport, l’attenzione si sporta dal risultato alla performance, riducendo così il livello di ansia. L’aspetto ludico, il divertimento di lottare, diventa parte integrante della pratica.
Quinto passaggio: con l’ultimo passaggio, la lotta non è più solo espressione di sè e del gruppo d’appartenenza, ma diviene parte integrante del sè. La lotta entra a far parte del lottatore e il lottatore diviene espressione della lotta. La pratica porta così a maggiore conoscenza di sè stessi, e l’attività stessa porta intrinsecamente piacere, nella dimensione ludica più genuina. A livello educativo, i valori sono diventati parte integrante della persona, e a livello sportivo la competizione è un’occasione per conoscersi, evolvere il proprio gioco e provare forti emozioni positive. Questo genere di praticante si presenta al campionato con un’alta attivazione che coincide più con l’eccitazione che con l’ansia: il più grande nemico è la noia, dovuta alla frustrazione di non sentirsi più in costante crescita. Per questo motivo è sempre in cerca di nuovi compagni di allenamento, competizioni e sfide, senza l’ossessione narcisistica di dover vincere e dimostrare di essere superiore agli altri. Il punto di riferimento del lottatore che lotta in modo autodeterminato, è solamente sè stesso.

Per approfondimenti:
Peter Burke, Una rivoluzione storiografica. La scuola delle "Annales" (1929-1989), Bari, Laterza, 2007
Ryan, R., & Deci, E.. (1985). Intrinsic motivation and self-determination in human behavior. New York: Plenum.
Ryan, R., & Deci, E. (2000). Self-determination theory and the facilitation of intrinsic motivation, social development, and well-being. American Psychologist, 55, 68-78.

venerdì, maggio 14, 2010

STRIKEFORCE E I MAGNIFICI JITSUKA


Al sempre migliore circuito amerighéno danno spettacolo i maestri dell'Arte Suave. Dimostrando al mondo che è vero che i grappler si convertono molto bene in genere allo striking, il fenomeno dell'Amazzonia Ronaldo"Jacarè"Souza tiene benissimo botta col veterano Villaseneor (ex pugile pro) per 3 round, proiettandolo 302000 volte. Incredibile performance del superman del BJJ Roger Gracie, inflessibile giustiziere del veterano muscoloso wrestler Randlemann, annullato anche in piedi sia di pugni che lotta.

Nella grande serata in cui si è rivisto il titleholder dei Massimi, A. Overeem sbatacchiare l'orrido Rogers e il gigantone "Pezao"Silva dare la paga al riperdente Arlovski, il mio pensiero andava a un altro incontro.

Di scena nella gabbia incandescente dello Strikeforce, messo contro Lyle Beerbohm, un ex galeotto yankee imbattuto, la maravilha do Jiu-Jitsu: il campionissimo Vitor"Shaolin"Ribeiro.

Adoro quest'uomo, davvero. Lo conobbi tanti anni fa in un seminario organizzato da Federico a Roma, e mi ammaliò. Uno spaventoso talento, un BJJ portentoso ma così umile come carattere, dolcissimo coi suoi allievi altrettanto quanto inesorabile con gli avversari, un mago sulla materassina e basta. La sua scalata alla cintura nera era stata forse la più veloce della storia dello sport, e del tutto meritata: un titolo mondiale per faixa e via.

Vedere un gatto di 80kg attorcigliare chiunque con la stessa facilità con cui io potrei annodare un bambino di 8 anni fu uno shock, ancora mi ricordo come fosse ieri. Eppure la cosa più sconvolgente fu la incredibile semplicità della persona: un guerriero Supersayan, un eroe dello sport, volava più basso di qualunque mezza sega di calciatore di 82a divisione amatoriale.

Non dico nulla sul match, con un molto discusso e discutibile giudizio arbitrale, però certo il mio cuore sta accanto a questo grandissimo maestro: VALEU SHAOLIN!


mercoledì, maggio 12, 2010


XC1 REPORT



Lanciati nell'Alfa Romeo rossa del mio collega lottatore&arbitro Stefano"Raspa"Raspadori, domenica con un gruppo fomentato per le MMA ho percorso in lungo la penisola sino alla volta di Genzano di Roma, nei castelli.

Dopo la prima di giugno, toccava vedere se l'XC1 di Peroni e De Santis avrebbe retto alla distanza. L'esordio di giugno era stato col botto, ed è difficile replicare, si sa. Ci attendeva un card interessante certo ma non all'altezza della precedente, una location in do minore.

Alla fine la serata è filata liscia, i match sono stati tutti belli e godibile davvero è stata l'idea di fare "Italia contro il resto del mondo", mettendo davanti quasi tutti i migliori atleti nazionali a opponenti forestieri.

I fasti del primo evento naturalmente non si sono visti, a cominciare dal palazzetto e dall'affluenza di pubblico (complice un marketing misteriosamente inesistente). Sarebbe stato d'uopo rimpolpare la card con una preliminary ben più corposa, così da dare la sensazione di aver meglio spesi i propri soldi al viziato pubblico italiota. Peccato anche per il forfeit all'ultimissimo minuto del francese opposto a Santi; il pratese è in forma ed era molto atteso.

I match:

I due esordienti si mazzolano benino; tko dalla monta piuttosto veloce.

Il simpaticissimo guerriero milanese Christian"Mano de piedra"Binda non delude le attese e offre un bello spettacolo, e un match per me facile da arbitrare; subisce all'inizio il grappling del croato ma si riprende e finalizza alla 2a di mataleao.

Il reuccio del paese si scontra con uno sloveno; si vede che l'indigeno in piedi è capace come striker e infatti scorre il sangue tra i due, ma una volta pressato alla gabbia e messo sotto, fa mostra di non avere quasi nessuna formazione nel grappling e costringe il Raspa a chiamare lo stop: tko.

Incontro alla dinamite tra la jappa e la mascolina brazileira della Luta Livre! nei primi due round la tatuata mascolina brazil mette sotto la gialla a furia di take down. Dapprima mi fa cagare sotto che pare il kata gatame sia entrato (non volevo un altro strangolato a occhi aperti..) ma la piccola samurai (ben 39 match all'attivo) non molla; poi la mulatta si arrampica d'un balzo e chiude la RNC in piedi, ma la gialla è un osso duro, resistenza assoluta, e via così per 2 periodi. Al 3° furioso round la brasileira finisce letteralmente le batterie e la jap viene fuori: legnate a palla sul muso e un high kick cannonata che mette Ko in piedi la colored: mi butto in mezzo e stoppo, TKO.

Michele Verginelli una garanzia. Ancora una volta il match più spettacolare è il suo, 3 durissimi round con un sorprendente franzoso che proprio non ci vuole stare a perdere. Alla fine Mike riesce a convincere i giudici all'unanimità e si conferma il più esperto e probabilmente spettacolare atleta italiano. Domina il gioco in piedi e -nonostante qualche defaillance- anche a terra: vittoria netta.

C'è la cintura in palio dei -93Kg tra il forte croato Maro Perak e lo sfidante Matteo Minonzio, e si vede da subito. Le scintille nel pre-fight mi obbligano a far da pompiere e tenere i due fermi ai lati come scolaretti, per ghiacciarli un po'.

Il primo round è emozionante, molti cambiamenti di fronte, Matteo fisicamente sta bene ed evidenzia notevoli miglioramenti nel ground game. Il suo problema è però forse sempre il carattere troppo emotivo, problema che non affligge lo slavo, il quale è conscio che ci sono 5 lunghi round da 5 minuti, e attende con pazienza il calmarsi delle acque: subisce un po' ma gestisce con calma. Alla seconda ripresa Perak attacca un armlock che Minonzio all'inizio stava difendendo bene, perdendosi però nell'agitazione e uscendo dalla parte sbagliata, in pratica mollando la difesa e regalando il braccio all'avversario: urlo e fermo, finalizzato.


Il futuro delle MMA italiche è legato al migliorare e al confermarsi dell'XC1 e di suoi pari grado concorrenti (ancora non alla vista). Prendiamo il buono e spingiamo per il definitivo instaurarsi del professionismo anche da noi, con l'affermazione di una generazione di fighter ben pagati, tutelati e pronti a farsi valere ai 4 angoli della terra.

sabato, maggio 08, 2010


GUERRA TRA SAMURAI ALL'UFC 113:
IL DRAGONE E LO SHOGUN ANCORA DAVANTI
Finalmente ci siamo, la fatidica data del più atteso rematch della storia delle MMA è arrivata.
Due signori della guerra brazil si ritrovano a contendersi lo scettro là, all'interno della gabbia, e ne uscirà vincitore il miglior atleta del mondo.
E' mia impressione infatti che questo incontro sancisca la massima espressione delle MMA di oggi e di sempre, sia come contenuto tecnico complessivo dei due atleti, sia per il rilievo mediatico di un titolo che non sia dei Massimi.
Chi segue il blog sa della mia passione per Lyoto Machida, e quanto io reputi questo fighter una spanna sopra a tutti gli altri, Fedor escluso, in quanto a forza spirituale. In Lyoto abbiamo la perfetta sintesi tra antico (tradizionale) e moderno, tra Est e Ovest, tra sport e arte marziale, insomma: tutto e di più. L'unico che avrebbe mai potuto impensierirlo è proprio Mauricio Rua, l'ultracampione dalla Muay Thai devastante.
Chi vincerà?
Sicuramente il migliore, e può essere Lyoto,a patto che abbia recuperato tutto il suo retaggio marziale -forse incrinato dal successo la scorsa volta- e mantenuto alto il livello di tensione interiore. Solo se il suo Spirito sarà più forte, trionferà sicuramente.

mercoledì, maggio 05, 2010




30 MAGGIO: INVASIONE DI ROMA



Si avvicina la gara tribale del RJJC.


Team Centurion presente, anzi presentissimo. Noi cerchiamo di non mancare a nessuna delle principali e seriamente organizzate gare di Jiu-Jitsu con Gi/kimono, e quella organizzata alla fine del mese è una delle migliori (se non la migliore) in assoluto.


Ricordo a tutti i nostri affiliati la necessità di iscriversi online, avendo avuto cura di avere tutti i requisiti in regola.


Vuoi il fascino della Capitale, vuoi l'attesa grande affluenza di atleti in generale, prevedo una fantastica competizione: non mancate.

Per i non-jitsuka che seguono il blog, magari da poco tempo, darò qualche indicazione sommaria.

Le gare del nostro sport si svolgono su una materassina, dove i due atleti iniziano a lottare in piedi.

Portano fieno in cascina solo posizioni stabili ed efficaci, si vince per resa (leva articolare o strangolamento) o ai punti, assegnati inderogabilmente dall'arbitro. Sono vietate tutte le tecniche di percussione (come calci e pugni), leve cervicali e torsione del ginocchio.

I partecipanti sono divisi per categorie di peso, cintura ed età (questo però solo in gare internazionali), e al crescere dell'esperienza aumenta sia il numero/pericolosità delle tecniche ammesse, sia il tempo di ciascuna lotta: 5 minuti le bianche, 6 le le blu e così via. Il torneo procede ad eliminazione diretta: chi vince va avanti.



sabato, maggio 01, 2010



I PRINCìPI SIN DAL PRINCIPIO


Domanda: "Maestro per lei che cos'è il Jiu Jitsu? Una forma di difesa personale, uno stile di vita o un'arte?"

Carlos Gracie: "Per me e me i miei il Jiu Jitsu, nella sua complessa semplicità , si è trasformato nella maniera più profonda per imparare i fondamenti essenziali della vita. Attraverso di esso ho imparato a rispettare tutti, principalmente i più deboli, e ad essere tolerante con gli intolleranti. Ho appreso sopratutto la grande lezione di imparare a conoscere me stesso profondamente."

La risposta del GM Carlos riassume tutto, è perfetta. Degna del genio che egli fu, il vero fondatore di quest'arte marziale che da passatempo per lui e i suoi fratellini è diventata un uragano la cui portata è globale e incide sui costumi del pianeta intero (basti pensare alla diffusione delle MMA che dal BJJ nascono).

La 'complessa semplicità del JJ', una definizione straordinaria ma che solo un praticante abbastanza esperto può davvero apprezzare. Sembra un koan zen, un indovinello incomprensibile dove si deve azzeccare la domanda oltre che la risposta, eppure è la verità.

Più ci si addentra nei meandri di questo stile non-stilistico e peggio sembra di capirlo, eppure -a sprazzi- nel praticarlo se ne apprezza la magica chiarezza; si esce da una leva, o ci scappa un movimento fluido e si dice: è semplicissimo, NON POTEVA ESSERE CHE COSI'. Passano 10 secondi di esaltazione in cui ci sembra d'essere il Dio della Lotta in persona e subito nel prosieguo del randori già pare di non capirci più nulla..

Tra tutte le arti umane volte al miglioramento del praticante, a me il BJJ risulta somigliante in particolare a due: Yoga e Scacchi. Entrambe queste divine scienze marziali sono difficilissime e richiedono decenni per essere padroneggiate, eppure sono costruite su princìpi elementari e lampanti che s'imparano in 2 minuti. Sono dense di sviluppi elitari ma anche un bimbo di 6 anni le può interpretare in maniera decente, sono fatte di semplicità complessa.

Strategia, tattiche, pazienza, furbizia e fegato, rendono ai miei occhi il BJJ in particolare la versione combattuta a mani nude delle battaglie che si svolgono sulla scacchiera. Come nella scienza dello Scacco Matto -una finalizzazione- anche nel Jiu-Jitsu è quello che ha la testa più fine e che si è allenato di più a vincere. Sulla materassina con un vero maestro si incontra lo stesso senso di disperata impotenza che arriva nel duellare con un campione di scacchi: sembra che ti legga il pensiero ed è sempre una o due mosse avanti a quella che tu ancora devi formulare nella tua capoccia!

Per quanto non sia la posizione di tutti, compresi famosi insegnanti o titolati campioni, la mia idea è la medesima del GM Carlos Gracie, e cioè che il Jiu-Jitsu, il quale all'inzio lo si è intrapreso per svariate ragioni (difesa personale, sport etcetc), dopo POI diventa molto di più per il praticante fedele:

"Il Jiu-Jitsu si è trasformato nella maniera più profonda per imparare i fondamenti essenziali della vita"

Da sport e dp etc. l'arte diventa un DO, una Via, e un metodo per migliorare se stessi in ogni direzione importante.

"Attraverso di esso ho imparato a rispettare tutti, soprattutto i più deboli, a a essere tollerarante con gli intolleranti"

La palingenesi, la trasformazione da ragazzino borghese pauroso e rancoroso a vero guerriero, che soppesa i suoi vicini molesti e li perdona nella loro immensa pochezza

"Ho appreso sopratutto la grande lezione di imparare a conoscere me stesso profondamente".

E' una via all'autoconoscenza l'arte, l'unica vera conoscenza per l'essere umano e suo reale scopo esistenziale, come ci ricordano da sempre tutte le grandi anime passate da questa valle di lacrime.

"Considerate la vostra semenza fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno canto XXVI, 116-120)