venerdì, agosto 24, 2012


JIU JITSU FAMILY


Una delle caratteristiche perlopiù sconosciute alle altre arti mazzuolatrici e che è endemica nel Jiu Jitsu è il viaggio lottatorio. Gli appassionati infilano il gi in valigia e senza timore frequentano accademie sconosciute durante le loro ferie in località lontane.

Io invece sono 3 estati che ritrovo casa mia quando mi reco in pellegrinaggio al Burning Team di Udine, scuola pioniera dell'arte in Friuli, fondata dal mio amico Marco Fabris.

In Friuli si sta davvero bene. La gente è onesta e accogliente, il cibo ottimo, il vino delizioso e i luoghi ordinati&ameni. In più il sottoscritto ha avuto la fiducia e il privilegio dell'amicizia di questi duri lottatori, e se ne vanta.

Ho trascorso dei bellissimi giorni a lezione dal nostro comune referente tecnico, Federico, e a imbevermi di cabernet. Possa il Cielo permettermi di ritornare presto dai miei colleghi kimonati di Cividale.



giovedì, agosto 16, 2012


COME MI ALLENO IN VACANZA?


A rigor di logica italiota, in ferie non si fa una cippa; ci s'ingozza di ogni sorta di malefico carboidrato raffinato inventato nella storia umana, si poltrisce abbarbicati alla sdraio e il massimo dell'esercizio fisico ammesso è il pigro andirivieni tra le bancarelle di souvenir.

Per quei pochi reazionari che concepiscono le loro vacanze non come il supino aderire allo stereotipo consumista vermiforme creato per loro a sommo studio dalla casta dominante, ma quale tempo da dedicare alle loro attività preferite (e il loro sport si presume che lo sia), voglio approfondire un ragionamento.

Lo ripeto da anni: il nostro Sistema Nervoso Centrale NON conosce singoli muscoli, esso concepisce AZIONI e quindi movimenti per il quale il corpo umano è stato progettato. Indi ragion per cui, nuovamente va rigettato con ogni forza dell'universo il tipico inutile ed effimero culturismo, che gonfia i muscoli isolandoli, quindi andando contro il DNA umano e la sua evoluzione. Il movimento è vita, e il corpo si muove tutto insieme, s-e-m-p-r-e.

Per allenarsi in giro per il mondo, lontano dal tatami  e dalla ghisa, seguendo questo semplice ragionamento non serve davvero nulla di esotico a livello di attrezzatura, basta un pavimento o un prato: insomma GRATIS. Oltre agli esercizi per l'endurance che si focalizzano sulla locomozione e che tutti conosciamo (camminare, correre, pedalare e nuotare) vi passo una semplice lista di esercizi a corpo libero che davvero coprono la massima gamma di azioni/movimenti base.

1-Spingere: piegamenti sulle braccia
2-Tirare: trazioni alla sbarra
3-Accosciarsi: squat 
4-Movimenti esplosivi con tutto il corpo: burpees
5-Sollevamento da terra: salti in verticale
6-Catena cinetica anteriore: addominali "a V"(a libretto)

Quanti? 

Ci sono infinite varianti. Provate a aumentare sia il numero massimale che il totale di round previsti, a scoprire varianti buffe appoggiandovi a scalini, patini o che so io. L'importante è godere del piacere di muoversi, ma anche di riposare se necessario e gradito. Precisione tecnica, accurata programmazione e simili finezze vi aspettano al ritorno dal vostro coach, adesso è tempo di rilassarsi.

Considerazione finale. Vacanzare è doveroso, ma impigrire è soltanto un'opzione.





lunedì, agosto 06, 2012


PERCHE' NON E' SOLO UNO SPORT


Capita spesso a me, come agli altri insegnanti o appassionati di arti di Marte, di ricevere critiche o segnali di profonda incomprensione dai comuni profani. E' per loro innaturale l'enorme importanza, la devozione religiosa con cui ci approcciamo alla nostra disciplina, e gliene sfugge il senso reale.

Qualche giorno fa, oziando presso una rinomata spiaggia della nostra penisola, si è intavolata una di quelle discussioni vacanziere che, senza capo né coda, finiscono prima o poi per debordare in interrogazione stile commissariato di PS per il povero jitsuka o assimilabile. Partita come sempre in questi casi rilassata, la conversazione è diventata un "Tutti vs 1" stile far west, e non c'è -ovviamente- stato verso per me di riuscire a infilare nella zucca degli astanti che 22 bischeri in mutande a correre dietro a una palla nulla hanno a che vedere con due lottatori dentro una gabbia.

E' colpa mia, ho polemizzato con chi NON può proprio capire. Non si può spiegare che sapore ha una fragola, sono parole gettate al vento. Come ben insegnava il M° Aristocle di Atene -aka Platone- le caratteristiche che determinano l'appartenenza alle categorie sociali non guerriere (borghesia e proletariato), con buona pace di quel truffatore pennivendolo di Karl Marx, sono animiche. Nascere figlio di un miliardario o di un impiegatino a CoCoCo nulla o quasi ha a che vedere con la qualità dell'anima del soggetto, specie in questa epoca di dissoluzione finale. Chi si è, insomma, lo si è a priori, per un destino, ma questa cosa va concepita interiormente, è frutto di un'esperienza che non si tramanda con le sole belle parole.

E' vero che le arti realmente marziali oggi sono aperte alle masse, e quindi per tanti sono diventate grosso modo degli sport, persone di ogni estrazione le praticano con fini ricreativi vari, si sa. Resta il fatto che le arti marziali reali o anti-tradizionaloidi NON sono degli sport, esse sono nate da guerrieri e sono state sviluppate da questi ai fini che la loro classe riteneva imperativi: disciplina e miglioramento di sé.

Per capirsi: nessun vero esperto di Jiu Jitsu intende la sua pratica come un giocatore fa col suo Badminton. Non lo fa Mario che non è nessuno, e tantomeno lo fanno i veri campioni e leader internazionali dell'arte suave. In vari articoli ho cercato di riportare la barra a Nord, verso la stella polare del BJJ, cioè il senso ulteriore che questa nostra Via ha rispetto agli importantissimi eventi agonistici.

Siccome non è solo uno sport, va distinto accuratamente ciò che facciamo e dal lato competitivo interno, e dalle comuni pratiche sportive, in specie i giochi con la palla. Pena, come ho più volte ribadito, lo sciupare il 95% delle possibilità evolutive in senso umano che quest'arte dona.

In particolare mi voglio soffermare sul diverso approccio che un vero combattente ha con vittoria e sconfitta. Per il nobile guerriero la vittoria è in sintesi quella su se stesso, è una palingenesi. Per migliorare noi stessi ci dobbiamo confrontare coi nostri limiti e vincere significa vincersi. Il nostro avversario sul tatami/gabbia è il riflesso delle nostre paure e come tale deve essere sportivamente annientato, il nostro sforzo dev'essere quindi massimale, ma come uomo è colui che ci regala la possibilità di misurarsi e sconfiggersi, e pertanto sarà sempre rispettato se non addirittura ammirato. Tutto il contrario di ciò che le classi produttive intendono sull'argomento. I vayshya e gli shudra infatti concepiscono lo scontro come puramente dualistico, alla maniera delle bestie che si contendono l'osso, e proiettano i loro bassi istinti sul gioco-sport che il regime ammannisce per tenerli lobotomizzati davanti alla tivvù.

Il borghese è quella creatura che pensa solo al suo interesse sociale e materiale, e il plebeo soltanto a quest'ultimo. Ragionano su lunghezze d'onda interamente egotiche, fissati sull'utile immediato, mentre chi è alla ricerca della conoscenza di Sé valuta con diversi parametri i fatti dell'esistenza. Per millenni gli appartenenti alle pure classi di guerrieri (oggi estinte) hanno visto la loro mera vita umana come un qualcosa di incastrato all'interno di genealogie e tradizioni. Mentre il borghesotto pensa solo alle comodità e alla fama, e il proletario alle richieste del suo ventre, il nobile cerca una risposta alle domande del suo animo. 

Chi sono io? Cosa sono venuto a fare su questa terra? Qual'è lo scopo della mia nascita? E via filosofeggiando. Ecco la natura interiore del guerriero, un uomo che cerca. Per vedere meglio dentro di sé l'uomo-che-s'interroga ha bisogno di rendere nitida la lente che lo frappone al mondo, la sua psiche, e la ripulisce giorno dopo giorno tramite la disciplina. La natura grossolana del nostro insieme psicofisico poco evoluto di mammifero richiede un notevole et inesausto sforzo di pulizia, ecco perché l'ars non ha una data di termine (come invece gli sport).

Con tutte le mortificazioni e modificazioni che l'ambiente marziale ha subito in quest'epoca terminale della civilizzazione occidentale, nello scontro corpo a corpo ancora prevalgono sentimenti di virilità e valetudine. E' così perché il nostro sport non è intrinsecamente, che uno lo sappia o no, che lo creda o no, soltanto uno sport.