venerdì, aprile 28, 2006


Quote del giorno:

"Aula de Jiu-Jitsu nao es aula de ballet..es uma guerra!"
[trad.una lezione di JJ non è una lezione di balletto..è una guerra!]

M° Luis Carlos Valois

giovedì, aprile 27, 2006














Quote del giorno.

"Quale che sia il numero degli eroi adunati nel Valhalla, non saranno mai troppi il giorno in cui la Belva irromperà"


EDDA (poema nordico)

mercoledì, aprile 26, 2006



..E LA DIFESA PERSONALE 'NDO' STA DE CASA?

Fatto accertato e conosciuto negli ambienti della security professionale è che i cd. artisti marziali di solito sono i peggiori operatori di sicurezza possibili. Gli impresari li scansano come la peste e invece assumono pugili e picchiatori da strada. Impiegano cioè solo persone atte a dare e subire botte, mentre gli 'artisti' sono i più schematici e inutili, là dove per AM si intendano le cosiddette arti marziali tutto fumo e niente arrosto, non seri metodi da combattimento reale (Boxe, Lotta, Muay Thai etc.).

Non sono infatti deviati mentalmente gli imprersari, e basano le loro scelte solo sulla professionalità, sull'esperienza di vita. Che, conformemente al buon senso, ci dice di andare a cercare il migliore di una certa specialità (es. fare a botte) tra quelli che lo fanno sempre e bene. Le chiacchiere stanno a zero, ai voja a sognà, pischello mio..

Dopo anni di orge -tutt'ora in corso- di seminari, mini-stages, corsi ominicomprensivi etc di 'difesa personale', si può trarre per iscritto quella conclusione che i picchiatori da strada dei vicoli di tutto il mondo hanno sempre conosciuto: la Difesa Personale NON esiste, non vi è modo cioè di imparare in palestra qualcosa che per definizione è personale, cioè soggettivo, non classificabile e soggetto a troppe variabili per essere riprodotto in palestra. Si può invece ( e si deve) imparare a combattere, utilizzando metodi seri che formino:
1-il fisico
2-la psiche
3-la tecnica
dell'aspirante 'artista marziale', e per far ciò ci vogliono metodi seri, comprovati e che contengano in sé quella dose di confronto indispensabile, senza la quale si scade nell'accademia e nella parodia marziale.

Escludendo a priori tutte le conventicole-sette, dove tra kata e racconti di energia magica interiore gli adepti si fanno le seghe mentali a vicenda idolatrando il Maestro o chi per lui, direi a un giovane (o non giovane) desideroso di imparare a combattere, di concentrarsi esclusivamente sulle metodiche dove il confronto a tu per tu è quotidiano, dove si facciano gare regolari per provare se stessi, e dove l'allenamento atletico sia perseguito con la dovuta durezza (senza il quale tecnica e fisime ideologiche vanno subito a farsi benedire).

Un breve elenco di metodi seri a mani nude, non certo definitvo, è il seguente:


a-percussioni
1-Boxe; insuperabile nell'uso dei pugni
2-Muay Thai (Thai Boxe); come sopra per calci, gomitate e ginocchiate


b-lotta in piedi
1-Lotta Olimpica; miglior preparazione fisica possibile e migliori trascinamenti al suolo
2-Judo; migliori proiezioni e spazzate

c-lotta al suolo
1-Brazilian Jiu-Jitsu; miglior lavoro a terra in generale, formativo per il combattimento totale
2-Sambo; migliori leve alle gambe

Vale la pena rammentare che si intendano validi solo quei club di queste arti dove l'ambiente è serio, l'insegnnate preparato e si faccia tutto con la massima dedizione.

domenica, aprile 23, 2006

LA FINE DELLE COSIDDETTE ARTI MARZIALI
(ossia de la trasmutazione dell'archetipo del Guerriero nella società dei consumi)

Il boom delle arti marziali risale all'inizio degli anni (19)'70 e fu dovuto a un filone cinematografico iniziato dal defunto Piccolo Drago, alias Bruce Lee. In precedenza le cd. arti marziali per il grande pubblico erano sconosciute, se si esclude per una certa notorietà acquisita dal Judo.

Il conformismo borghese e i traumi indotti nella gente dagli apparati di guerra psicologica dei servizi dei due Blocchi, prosperati nel 2 conflitto mondiale, avevano ridotto nel cantuccio quella che è un'esigenza primaria dell'essere umano, e cioè la dimensione del combattimento a mani nude. Passate infatti che furono le prime decadi post-belliche, si affacciò una generazione che -come tutte le generazioni di sempre- aveva bisogno di miti e punti di riferimento, e che quindi fece riemergere dall'inconscio collettivo l'archetipo del Guerriero. Lesta come sempre, Hollywood intercettò questa esigenza e portò alla ribalta uno straordinario attore e praticante di AM, Lee, e dietro di lui una schiera di pedissequi imitatori.

Fu così che nel mondo, perché Hollywood docet, le arti da combattimento asiatiche acquisirono l'imprimatur di arti marziali tout court. La solita ondata di fanatismo collettivo che i mezzi di indottrinamento di massa riescono a generare ebbe per conseguenza una forma d'idolatria per metodi orientali di combattimento e tra i giovani di Caserta piuttosto che Brest o Indianapolis nacque il mito dei vari Kung Fu e compagnia. Va fatto notare che siccome all'epoca l'unica nazione estremo-orientale attrezzata per vendere i suoi prodotti in occidente era il Giappone (la Cina era chiusa dietro la cortina maoista) fu il Karate nipponico a beneficiare immensamente più delle altre am di questa moda.

Il fanatismo impedisce una realistica visione, e nell'orgia del kungfu movie time, risultò quasi impossibile far ragionare le masse e spiegare che l'Occidente ha sempre prodotto i guerrieri e i combattenti migliori, non certo le masse servili dell'Asia o le sue corrotte aristocrazie. Spartani, Legionari e Crociati hanno fatto il mondo sottomettendo gli altri, ma questo non ci fu verso di ricordarlo. Una reale percezione della perdità di marzialità in generale dell'Occidente moderno e materialista, unita alla mistificazione dei superpoteri orientali e alla mancanza assoluta dei mezzi per la verifica della bontà dei rispettivi metodi, creò una sub-cultura per certi aspetti più simile al mondo delle sette occultiste che allo sport.

Solo dalla metà degli anni (19)'90, con il risorgere in Occidente del combattimento totale, 1700 anni dopo i crimini contro l'Umanità dei primi imperatori cristiani, la percezione della 'marzialità' ritornò a puntare sulla forma mentis tipica dell'occidentale. Molti falsi miti vennero infranti e la diffusione di vhs e internet, che permette di avere accesso a informazioni e video ovunque nel globo, punì l'orgoglio dei santoni della orientalità più fanatica.

Accadde infatti che un velo, una maliziosa censura al contrario cadde, e i combattimenti misti mostrarono impietosamente che solo i metodi occidentali o occidentalizzati (Boxe, Lotta Olimpica e BJJ, insieme alla Thai Boxing per i calci e le ginocchiate) avevano un serio riscontro nel combattimento a mani nude. I metodi asiatici più celebrati - meglio venduti!- furono ampiamente svergognati e posti alla gogna mediatica. A distanza di anni dall'inzio delle MMA, si può affermare che le forme di allenamento di chi voglia combattere sul serio sono oggi le stesse dei micidiali pankraziasti dell'antichità, a conferma del fatto che quando le cose si provano davvero la realtà emerge per forza.

Le leggende del passato, i racconti fantasiosi degli adepti sui loro Grandi Maestri non possono più reggere alla reperibilità istantanea delle fonti, e ciò comporta la occidentalizazione o l'estinzione delle cosidette arti marziali (o al massimo la loro definitiva trasformazione in piccole sette di 'illuminati') e il salutare ritorno dell'orientamento della bussola sull'Ovest, cioè sul mediterraneo Greco e Romano.

E' qui che nasce infatti il combattente per eccelenza, l'individuo dedito alla Virtus o Areté, e il rispetto che si deve provare per caste guerriere straniere, tipo i Samurai, non deve far disconoscere la effettiva superiorità in ogni aspetto dell'Occidentale quando si parla di dimensione del combattimento, anche trascendente. Nel Senato di Roma una aristocrazia guerriera pose la statua della Vittoria, non lo si dimentichi.

A margine va fatto notare che usare arti 'marziali' come termine per descrivere i metodi asiatici è anche improprio semanticamente. Mars - dio della Guerra- è un Numen,una forza mistica romana (e indoeuropea più in generale), e quindi arti 'marziali' possono essere solo quelle nate dai popoli che quel Dio conoscono e ospitano nel loro profondo, non altri. Aggiungerei che dunque marziale è solo qul combattente di tipo occidentale che si allena e comabtte sul serio, non il tipo del settario chiuso all'interno di una cerchia fanatica e dei suoi falsi miti pesudoorientaleggianti, con tutto che le arti asiatiche poi nacquero con la colonizzazione Arya dell'India e la sua 'esportazione' nella area sinica.


sabato, aprile 22, 2006



SEMINARIO DI JIU-JITSU CON FEDE

Oggi in una Firenze piena di sole ultimo seminario di Frederick coi ragazzi del Team.

La lezione è stata molto bella, e il manipolo di appassionati ha 'infierito' sul Mestre Careca con una dose da cavalli di domande. Il Maestro di Vita e Illuminato poeta lottatore ha risposto colpo su colpo e sogghignando ha elargito gemme del Suo sapere.

Tra noi, coraggiosa, anche la germanizzata Elisa che uscita dal seminario ha pensato bene di farsi un seminario di Muay Thai!

Da lunedì tutti sotto a mille preparare la gara del raduno di giugno, rauss!!


PERLE DI SAGGEZZA DAL MESTRE CARECA
Indicando la differenza tra il bel fisico efficiente del combattente e quello inutile del comune palestrato:
"Mica devi fà così, gonfiatte l'avambraccio tipo i ricchioni.."

venerdì, aprile 21, 2006

CARLSON GRACIE - R.I.P

E' venuto a mancare lo scorso febbraio il M° di Jiu-Jitsu Carlson Gracie.

Gueriero indomito in mille sfide, educatore e formatore di uomini (fuori e dentro il tatami), uomo definito rude ma anche buono e disinteressato, ci mancherà.

Ad Maiora, Mestre.

altre info qui:

http://www.boxingbar.com/articoli/carlsongracie_death/carlson_gracie_death.htm

http://www.graciemag.com/?c=147&a=4068



In onore dello Zar Karelin

Considerato il più grande Grecoromanista di tutti tempi, Alex Karelin è nella sua natìa Russia un vero e proprio monumento vivente.

Lauereato, è considerato un vero punto di riferimento e rispettato come uomo d'onore, e per queste sue qualità eletto a furor di popolo alla Duma, il parlamento russo, nelle fila di un partito dell' Estrema Destra.

La sua forza e la sua tecnica lo hanno portato a vincere TRE medaglie d'oro olimpiche, risultando sconfitto in maniera ingiusta nella sua 4a contestatissima finale con l'amerigano Gardner (tanto pe'cambià..).

Atleta con doti fisiche insuperabili, si rese celebre per la sua dedizione religiosa alla 'missione' della Lotta. Nessuno riuscì a segnargli nemmeno UN punto contro per 12 anni consecutivi.

Col solo scopo di fare esperienza e dimostrare il valore della Lotta, lo Zar partecipò a unVale Tudo in Giappone. Sconfisse il suo avversario giapponese usando soltanto tecniche di GR e mandandolo all'ospedale.

In America questo Orso Polare fu definito: l'uomo più pericoloso del mondo. Io lo considero uno dei migliori.

Dasvidania, Zar.


giovedì, aprile 20, 2006


Quote del giorno:

"A partire da un dato punto, non più per il sangue, non più per gli affetti, non più per la patria, non più per un umano destino potrai ancora sentirti unito a qualcuno. Unito ti potrai sentire solo con chi è sulla tua stessa via"

Julius Evola

mercoledì, aprile 19, 2006


PERLE DI SAGGEZZA DAL MESTRE CARECA

Mentre alla stazione aspetta l'eurostar, il Mestre delizia i pupilli col suo sapere:

"Ragazzi, il jiu-jitsu insegna la fortitudo d'animo, non dobbiamo mai PERDERE il controllo.."

un discepolo informa immantinente il Mestre che ha PERSO il treno

"AAah! Ma NOoOooo..pork..putt..bast...da!! Che PallEeeeeEeeeee!!"

e il Mestre PERSE la pazienza..

martedì, aprile 18, 2006


Quote del giorno:

"Uno da solo è un uomo, parecchi sono gente, molti sono bestie"

Peter Rosegger

sabato, aprile 15, 2006



Quote del giorno:

"Generalmente gli uomini prestano fede volentieri a ciò che desiderano"

Caio Giulio Cesare

mercoledì, aprile 12, 2006


SVEGLIATI, RAZZA DI BISCHERO!

Lo era nel passato e ancora più imperativo lo è oggi:
S V E G L I A T I !

Il Mondo moderno, l'immensa pattumiera in cui siamo infilati, è tutta una truffa.
I mass media ti mentono, i partiti ti mentono, le chiese ti mentono, le persone intorno a te STANNO MENTENDO.
E' il regno di Mammona, il Dio della Menzogna, e quindi non potrebbe essere altrimenti.
Anche se ti costa una lacerante presa d'atto della tua condizione di vita di imbrogliato cronico, anche se ciò ridicolizza qualunque cosa tu stia facendo in codesta vita ipnotizzata del cavolo, SVEGLIATI!
La tua v i t a è una b u f a l a.
A te rendertene conto, ci puoi far qualcosa o continuare a campare come una bestia sotto il comando del suo padrone, a te solo va la scelta.
Molti secoli addietro venne un uomo e ci insegnò COME SVEGLIARCI. Si può dormire contenti, volendo. Oppure rifiutare 'sto destino da pianta ornamentale e seguire quella vocina che ci dice..
..SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAA!!
Dato che svegliarti è la cosa più dura e difficile che mai potrai tentare di fare, ti renderai conto quale tempra guerriera, d'indomito combattente ci voglia anche solo per approcciare un tentativo in tal senso. E' questa l'Era di chi tiene botta infatti, di chi mena fisicamente e spiritualmente. Il momento di porgere l'altra guancia -se mai esistette- adesso è davvero tramontato. O lotti, e ti liberi, o muori.
Qui di seguito riporto il METODO insegnatoci dal Risvegliato, metodo che non ha nulla a che fare con una 'religione' o con una 'fede', basandosi unicamente sulla pura esperienza dell'adepto.

Il Buddha
Nato verso il 465 a.C. da una ricca famiglia degli Shakya, una stirpe che dominava il paese e che aveva come capostipite leggendario il re Okkava.
Figlio di un raja, cioè di un capo eletto dai maggiorenti cui è affidato il potere di governare, gli viene imposto il nome di Siddharta ("quegli che ha raggiunto l’illuminazione") o di Gautama (l’appartenente al ramo _ gotra_ degli Shakya), ma in seguito sarà indicato con altri appellativi sui quali emerge quello di Buddha che significa : l’Illuminato, il Risvegliato.Fu allevato in mezzo alle comodità e ad lusso principesco, si sposò ed ebbe anche un figlio. Tuttavia, nonostante le precauzioni del padre, anche lui incontrò le miserie umane: un vecchio, un cadavere, un mendicante.
Questi tristi realtà della vita lo impressionarono profondamente. Desideroso di conoscere le cause della miseria presente nel mondo, a circa 30 anni abbandonò tutto e tutti per condurre vita eremitica alla ricerca di una soluzione dell’enigma della vita.Insoddisfatto delle risposte di altri maestri, dopo digiuni estenuanti, capì che la conoscenza della salvezza poteva trovarla solo nella meditazione personale. Abbandonò le mortificazioni eccessive e a 35 anni, dopo quarantanove giorni di riflessione ai piedi di un albero di fico, in una notte di luna piena del mese di maggio, raggiunse l’illuminazione.
Comprese le Quattro Nobili Verità: sul dolore, sull’origine del dolore, sulla soppressione del dolore, sulla via che porta alla soppressione del dolore. Animato da profonda pietà per gli uomini e dal desiderio di salvarli, si diresse verso Benares seguito da cinque discepoli affascinati dalla bellezza della sua dottrina e percorse per oltre quarant’anni il Nord dell’India insegnando e predicando il suo messaggio di speranza e di felicità che si raggiunge non come dono dalla grazia di Dio ma come conquista del proprio intelletto e della propria volontà; anche perché su Dio, Buddha preferì tacere.
Secondo le tradizione Buddha morì all’età di 80 anni, circondato dai suoi seguaci, tra i quali il discepolo prediletto Ananda, al quale lasciò le sue ultime disposizioni. Prima di spirare, rivolgendosi ai discepoli disse: "Ricordate, o fratelli, queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate con diligenza la vostra propria salvezza!"
Con la morte di Buddha, datata al 486 a.C., inizia il vero cammino del buddhismo come movimento religioso.
Dottrina
La dottrina buddhista si fonda sulle Quattro Nobili Verità, che Buddha comprese sotto l’albero della Bodhi (=illuminazione), e sugli strumenti pratici attraverso i quali ogni discepolo può realizzare la liberazione dal dolore-esistenza, cioè l’Ottuplice Sentiero che porta alla meta salvifica.Per realizzare le quattro Sante Verità (sul dolore, sull’origine del dolore, sulla soppressione del dolore, sulla via che porta alla soppressione del dolore) il discepolo deve passare dalla sua condizione di ignoranza a quella di conoscenza liberatrice attraverso una via lunga e difficile.La verità sul dolore fa emergere il carattere negativo dell’esistenza nella sua condizione fluttuante dalla nascita alla malattia, alla vecchiaia e alla morte. Distruggere il dolore, l’esistenza, il samsara (il circolo della vita; sam = girare intorno; nascita-morte-rinascita) e pervenire alla consapevolezza delle Quattro Verità.
La prima Verità fa prendere coscienza che la nascita è dolore, la malattia è dolore, la vecchiaia è dolore, la morte è dolore, la separazione da ciò che si ama è dolore, l’impossibilità di soddisfare i propri sensi è dolore.
La seconda Verità insegna che il dolore ha origine nella sete del piacere, nella sete dell’esistenza, nell’attaccamento agli esseri e alle cose.
La terza Verità insegna che la sete dell’esistenza può essere soppressa distruggendo totalmente il desiderio, rinunciandovi: si raggiunge così il Nirvana.
La quarta Verità spiega in che modo si può spegnere la sete dell’esistenza.
Ogni fenomeno sensibile ha una causa, che a sua volta è l’effetto di una causa interiore: perciò è condizionato e dipendente. Allo stesso modo ogni condizione di vita è assoggettata a tutte le cause che la precedono nella catena e a tutte le cause che la seguono; di essa si può solo affermare l’impermanenza, il carattere di precarietà e di transitorietà. E’ solo la fase del divenire. La stessa legge di condizionamento si applica ai fenomeni della coscienza e alla personalità: ogni individuo ha delle predisposizioni, vale a dire è condizionato dalla catena delle cause, dal flusso dell’esistenza (la catena nascita - morte = samsara). Egli è formato da anima e coscienza, che non sono mai separabili e sono composti da cinque gruppi di aggregati o fenomeni:
1° rupa, la parte corporea o sensibile;
2° vedana, la sensazione di piacere e di dolore;
3° samjna, la , la rappresentazione;
4° sankhara; le predisposizioni, le forze attive ed elementari che si originano dal karma (la legge di causa e d'effetto) e determinano la vita;
5° dijnana, la coscienza.
Dunque, dopo il faticoso cammino della presa di coscienza delle tre Verità, la quarta Verità indica al discepolo la via da raggiungere per raggiungere la salvezza, il Nirvana (=estinzione), inteso come totale liberazione dal dolore e dalla catena delle esistenze. Gli strumenti o l’Ottuplice Sentiero sui quali si fondano l’etica e le tecniche acetiche buddhiste sono:
1. la Retta Comprensione, cioè l’incondizionata adesione alle Quattro Verità;
2. il Retto Pensiero, cioè l’impegno a tenere lontano da sé ogni desiderio, odio o malizia;
3. la Retta Parola, cioè l’astensione dalle parole false;
4. la Retta Azione, cioè l’astensione dall’uccidere esseri viventi, dal furto e dall’adulterio;
5. il Retto Comportamento (Condotta) di vita, cioè la pratica di tutte le norme che riguardano l’agire;
6. il Retto Sforzo, cioè la volontà di incrementare le qualità buone;
7. il Retto Ricordo (Retta Consapevolezza), cioè la condizione della mente priva di confusione che aiuta a perseverare nella via di salvazione e a non cedere ai desideri;
8. la Retta Concentrazione, cioè il raccoglimento della mente che disperde la falsa concentrazione e porta allo stato di abolizione della coscienza e della non-coscienza.
La liberazione quindi non dipende soltanto dalla conoscenza dell’ignoranza, ma anche dall’osservanza delle norme (sila) di comportamento.

martedì, aprile 11, 2006


Quote del giorno:

"Non c'è un Dio che combatta al posto di coloro che rifiutano di prendere le armi. Legge vuole che la vittoria in guerra vada ai valorosi, non a chi prega. Che i vili siano dominati dai malvagi è giusto."

Plotino

venerdì, aprile 07, 2006


"Non ascoltate nessuno, compreso il sottoscritto, perché siete facilmente influenzabili, perché tutti desiderate qualcosa... è facile prendervi nella rete. Perciò non c'è bisogno di andare in India, o in un monastero buddhista o Zen, a meditare, a cercare un maestro; perché se sapete guardare, tutto è in voi"

Jiddu Krishnamurti

giovedì, aprile 06, 2006


Per tutti quelli che:
"Oramai sono troppo vecchio per allenarmi.."

Skip 'No mercy' Hall, 61 ANNI, di madre italiana è il nonno più combattivo del mondo.
Fighter professionista di Vale Tudo, combatte con ragazzi di 20 anni nella gabbia, e dedica le sue vittorie alla nipotina.
Solleva qualcosa tipo 250 Kg alla panca piana.
Finezza dei lottatori di Jiu-Jitsu

mercoledì, aprile 05, 2006


Quote del giorno:
"E nobilissima tra le attività dell'animo sarà quella rivolta alla salvezza della Patria, incitato e stimolato l'animo trasvolerà a quella che è la sua vera sede e dimora. E più affretterà il suo ritorno in cielo se, fin da quando era chiusa nel corpo, si protenderà fuori e, contemplando le cose che sono all'esterno, si astrarrà, per quanto più possibile, dal corpo. Le anime infatti di coloro che si abbandonano in vita ai piaceri corporei e, quasi fatte schiave, per l'impulso delle passioni obbedienti al piacere, violarono le leggi umane e divine, e una volta fuggite dal corpo si aggirano intorno alla Terra e non ritornano in questo luogo se non dopo un lungo travaglio di secoli"
Cicerone, De Republica, VI, XI.

domenica, aprile 02, 2006


L'Eroe


Il modo in cui il cielo fa affiorare le qualità degli uomini non è sempre identico. Si definisce eroe l’uomo la cui natura possiede una vastità senza limiti e i cui pensieri corrispondono alle idee di giustizia e di grandezza. Si chiama falso eroe l’uomo la cui intelligenza si permette una libertà illimitata e riesce a escogitare innumerevoli piani astuti. Per questo le azioni dei falsi eroi non sono state finora che inganno.
…La pazienza di non ritirarsi mai, unita all’aspirazione di non arrendersi nonostante innumerevoli colpi a vuoto: questa è la volontà dell’eroe. Se la sua volontà non è ancora giunta alla mèta, egli né si intimorisce davanti alle massime sofferenze né evita i massimi ostacoli. Se si vede uno per il quale nessuna sofferenza è troppo grande, lo si chiama bruto. Se si vede uno che non evita alcun ostacolo, lo si chiama sconsiderato. Se per sua sfortuna un eroe non riesce a portare la sua volontà alla mèta, agli occhi di simili censori egli rimarrà semplicemente un bruto e uno sconsiderato, Ma non si può misurare la grandezza di un eroe dal successo o dall’insuccesso delle sue azioni».

Aoyama Haigen

tratto da:
Junyû Kitayama, Lo stile eroico – L’eroismo in Giappone, Edizioni Sannô-kai, Padova 2002