venerdì, dicembre 31, 2010


SPARTA contro GERUSALEMME
ossia
come ci saremmo giocati LEOPARDI


C'era una volta l'Europa. Non quella burocratica e disanimata dell'Unione Europea radicata nel freddo e uggioso Nord. No, all'epoca quelle erano solo lande barbariche prive di interesse per ogni essere umano assennato, c'era una volta il Mediterraneo.

C'erano una volta terre di Re e di Guerrieri, una civiltà senza paragoni che creò le più alte vette del pensiero e della realizzazione umana, perfetta sintesi di Azione e Riflessione. Il Mediterraneo fu padre creatore delle 2 più mirabili stirpi e generò Roma e l'Ellade. Secoli dopo l'Italia e la Grecia si fusero, e si creò un qualcosa di indissolubile che ancor oggi, in questi grigi tempi di decadenza, noi ricordiamo come la civiltà tout court.

Come andò a finire credo lo sappiano un po' tutti. Dal Levante desertico, dall'Asia, giunsero popoli e abitudini diametralmente opposti a quelli dell'ecumene imperiale, idee che non potevano convivere con quelle esistenti e quindi la civiltà classica semplicemente finì ammazzata. Chi prese il potere sapeva che era necessario far terra bruciata, e quindi i templi, le biblioteche, i circoli culturali, le scuole e le palestre furono annientati scientificamente, i Maestri scannati. Fu il buio, il crollo, la fine di tutto.

All'ideale greco-romano della vita gioiosa prese il posto una concezione intrisa di morte e penitenza. Alla visione classica della natura divina dell'Uomo si sostituì il peccato originale, alla santità dello stato il dogma della chiesa. Gli abitanti dell'antico Mediterraneo non credevano certo nelle storie su divinità 'uniche' e gelose, in rivelazioni "extraspecial" fatte a uomini speciali e tantomeno potevano dar retta a chi volesse proibire la ginnastica o i bagni perché "nemici di Dio". Erano appunto civili, infatti. La civiltà per loro andava di pari passo con la libertà di pensiero, l'uso del raziocinio e con alcune attività tra le quali l'educazione fisica dei giovani e cioè in fondo la Lotta. Profeti infusi di Dio e decaloghi divini li facevano ridere con disprezzo, sacerdoti onnipotenti gli facevano correre la mano alla spada. Gli antichi venivano chiamati dai barbari "quelli della Lotta" perché dovunque andassero creavano subito palestre, oltre che templi, scuole e terme.

Un cosmos perfetto di leggi, usi e abitudini incentrate sulla pietas religiosa teneva insieme i popoli della Vita, e al rifiorire di questo atteggiamento che nel corso del tempo è riemersa anche la civiltà, come si può facilmente osservare nel Rinascimento italiano, cioè il rinascere della sensibilità greco-romana appunto, nelle lettere e nelle opere. Il corpo umano era divino a Roma e ad Atene, nulla di peccaminoso da condannare ma anzi opera d'arte da ammirare e riprodurre, e così fu ad esempio per Michelangelo che copiò gli antichi artisti. Il corpo è veicolo di saggezza, va addestrato come la psiche, è il destriero che ci porta attraverso il mistero dell'esistenza e che ci consente la luce della coscienza. Finché i preti poterono non ci fu più Lotta, non ci furono né terme né scuole e per farsi un bagno ci volle il permesso scritto di un vescovo..

L'idea che la vita sia una valle di lacrime e che ci si debba battere il petto nell'angoscia per un aiuto da un Dio onnipotente che però fa il cavolo che gli pare era incomprensibile ai popoli civili. A Sparta Giacomo Leopardi sarebbe stato un fusto, pieno di forza e carattere, con tutti gli amici e commilitoni per sempre vicino e con uno Stato giusto e Dèi della stirpe a cui dedicare la sua esistenza. Non avrebbe avuto la gobba e anzi sarebbe stato un valido oplita dalle possenti spalle, incurante delle mène di qualunque Silvia, senza maniacali indecisioni sull'aiuto degli Dèi di Lacedemone a un suo onesto figlio. A Sparta, Leopardi sarebbe stato addestrato nella Lotta fin da piccolo e tramite la paideia (l'educazione classica dei giovani) sarebbe divenuto forte, sano e ottimista. A Sparta o a Roma il recanatese non si sarebbe macerato nella mestizia finendo in solitudine, grasso e sudicio a scrivere versi contro il mondo cattivo, depresso perché storpio e inviso alle femmine: questo perché la civiltà è un ordine nel quale a un bimbo si dona la forza, l'armonia delle membra e dell'anima.

Oggi noi godiamo della possibilità mirabile di lottare, e di lavarci se per questo, e io trovo che sia nostro dovere far di tutto per impedire una qualche neo-inquisizione futuribile magari con ragioni "democratiche" e "umanitarie" torni a vietare certe attività civili. Trovo che sia nostro compito di uomini ed europei riconquistare le nostre radici, tornare ad essere "quelli della Lotta" invece di "quelli del Calcio".

giovedì, dicembre 30, 2010

DISTRUGGI IL BORGHESE CHE E ' IN TE!
di Renato Montagnolo


Questo è il reportage del seminario pratese rivolto a diffondere il BJJ presso la gioventù toscana. Autore un giovane membro dell'associazione ospite dell'evento, Casa Pound.


"Sabato 11 dicembre: finalmente è arrivato l'atteso giorno della presentazione del Circuito Combattenti di CasaPound in Toscana.

E' una data importante, perchè grande importanza ha la nuova esperienza targata CasaPound Italia, esperienza che ha l'obiettivo di formare Uomini.

Prato. Sono le 15 di un sabato pomeriggio e quindici sono anche le persone radunate su una scalinata antistante una chiesa. Sopra di loro una insegna gialla, che sembra patinata dal sudore: c'è scritto palestra. Ragazzi e ragazze che hanno deciso di strecciare i muscoli e drizzare la schiena, di rigenerarsi nei colpi piuttosto che affogare nel caffè annacquato di un centro commerciale addobbato da lucine fittizie. C’è chi si struscia nelle vie del centro per ridurre il contatto a merce. Per limitarlo. C’è chi invece il contatto lo cerca per sentirsi davvero, per conoscersi. Anche nel dolore. Il nostro maestro è Mario Puccioni, che da subito ha aderito al circuito, per aiutare la diffusione delle arti marziali tra i giovani.

Questo primo incontro de "Il Circuito" è uno stage di Brazilian Jiu Jitsu, che Mario considera l'arte marziale che per eccellenza "conferisce stabilità al carattere, promuove grande forza fisica e agilità, e insegna che in ogni situazione "E' finita!" si dice solo alla fine."

La dimostrazione in sè per sè dura circa 3 ore.
Le tecniche di lotta si alternano a momenti riflessivi/discorsivi sui moventi e sui risvolti pratici del Brazilian Jiu Jitsu.
Inizialmente studiamo le tre fasi in cui il combattimento tendenzialmente si svolge:
la prima, in piedi, in cui scocca la scintilla dell'alterco e in cui è assente il contatto tra le parti, la seconda nella quale si genera un ponte tra i contendenti e si ha il contatto (che può essere un abbraccio o uno strattone), la terza, studiata quasi esclusivamente dal Jiu Jitsu, che riguarda la lotta a terra.

La dimostrazione si concentra prevalentemente su quest'ultima fase, attraverso la sperimentazione di prese, leve, strangolamenti; viene sottolineata l'importanza di quest'ultimi nella realtà, visto che permettono di finalizzare l'avversario (costringerlo alla resa) senza lasciare tracce sul suo corpo e senza procurarsi lesioni alle proprie mani.
Proviamo anche alcuni ribaltamenti di fronte, nei quali chi è finito a terra, spalle al suolo, passa in posizione dominante sull'avversario, ottenendo un grosso vantaggio, attraverso un colpo di bacino e una leva con l'utilizzo di gambe e braccia.

Nella dimostrazione Mario ci fa capire la delicatezza e la pericolosità a cui, con movimenti incauti e troppo vigorosi, si va incontro, ma allo stesso tempo ci spiega che la lentezza dell'esecuzione non deve essere accompagnata da una mollezza del partner, che non deve essere troppo collaborativo.

Ma in questo articolo non voglio dilungarmi ulteriormente sullo svolgimento della lezione, non voglio elogiare Mario (e credetemi, meriterebbe tantissimi complimenti per la capacità che ha nell'insegnare quest'arte applicandola alla realtà di tutti i giorni), non voglio parlare del Brazilian Jiu Jitsu (a tal proposito vi rimando all'intervista fatta al nostro maestro qualche settimana fa: http://bsu-cultura.blogspot.com/2010/11/intervista-mario-puccioni-istruttore-di.html), preferisco soffermarmi su una riflessione fatta da Mario durante l'allenamento.

Il popolo italiano è un popolo in decadenza, vittima sacrificale del modello americano, si è totalmente imborghesito e appiattito; il popolo italiano ha dimenticato totalmente le sue origini, il popolo guerriero che era, è diventato un popolo di invertebrati.
Ebbene sì, ha dimenticato le sue origini: Marte, in latino Mars, il Dio della guerra, secoli or sono rappresentava il padre del popolo romano e di tutte le genti italiche, il padre di Romolo e Remo; i Romani si chiamavano tra loro "figli di Marte".

Come dice qualcuno, il caso non esiste.
Eppure se si potesse in questo momento fare una fotografia al nostro popolo non potremmo assolutamente dire di essere i discendenti di guerrieri:
"..vedere palestre ammassate di ragazzi che cercano di somigliare a ciò che dicono Calvin Klein o Tommy Hilfiger", citando Fight Club, invece che riempite da uomini pronti a superare ogni proprio limite attraverso il combattimento, è terrificante.

Ed è proprio questa la missione de il Circuito Combattenti di CPI:
ridare forza dignità vigore al popolo italiano, essere parte integrante del processo di formazione di Uomini e Guerrieri.
Questo perché solo uomini con spirito guerriero possono aspirare a rivoluzionare un mondo conformatosi su valori borghesi, un mondo per il quale "Sei il lavoro che fai, la quantità dei soldi che hai in banca, la macchina che guidi, i vestiti di marca che indossi".

Come ha detto nell'intervista Mario, le arti da combattimento devono essere veri pilastri educativi, perchè insegnano a guardarsi dentro sopportando la vista delle schifezze che si osservano, lottando per migliorare almeno un po', avendo come esempio le grandi civiltà del passato (India vedica, Egitto delle dinastie faraoniche, Grecia classica e Roma dei Cesari) tutte caratterizzate da culture nelle quali la lotta impera.
In questa direzione va CasaPound Italia".

venerdì, dicembre 24, 2010



PER ASPERA AD ASTRA

di Riccardo Poleggi


Riccardo"Sannita"Poleggi è un atleta di BJJ; ha esordito al recente Milano Jiu Jitsu Challenge.


Sono nato a Campobasso, una città dove purtroppo, ancora adesso, la cultura sportiva è detenuta da una piccola cerchia di persone e si riduce nel 90% dei casi alla partita di calcetto del sabato pomeriggio con gli amici.

Non voglio accollare colpe a nessuno, la realtà è che a 17 anni sono diventato obeso, e poi gravemente obeso, per cause culturali e ambientali. La mia famiglia non mi ha mai fatto mancare nulla, e anzi, forse, è stata fin troppo attenta per quanto riguarda la mia alimentazione; mia madre non mi ha mai permesso il lusso di mangiare liberamente nutella e merendine o di bere coca cola, a tavola si trovava dalla pasta, alla verdura, alla carne. Questo probabilmente ha instillato in me una sorta di desiderio del proibito che sfogavo non appena ne avevo l’occasione.

Me ne accorgo ripensandoci ora, sentivo dentro di me questo desiderio crescente di patatine, cioccolata, come fosse una droga, perché ovviamente più andavo avanti più ero dipendente dagli zuccheri e dai carboidrati raffinati. Di nascosto o con gli amici non facevo altro che mangiare. Un’altra cosa che ricordo, è che mia nonna mi educava tramite il cibo, mi spiego: se io facevo qualcosa di buono, lei mi dava da mangiare una crostata o qualcos’altro di dolce, così per consolarmi se ero triste, ugualmente mi “premiava” con il cibo. Evitando facili parallelismi con le teorie comportamentiste di 50 anni fa, avevo associato le mie sensazioni e le mie compensazioni al cibo. Una delle difficoltà maggiori per me, nel dimagrire, è stata eliminare quell’impulso sgradevole che mi ordinava di mangiare cibi grassi o ricchi di zuccheri quando ero felice e quando ero triste. Il vero traguardo, raggiunto qualche mese fa, è stato scoprire di avere voglia di cibi semplici, indicati nella mia dieta e di non desiderare più dolci e affini.

La realtà è che quando sei piccolo non ci pensi, e i parenti, a Campobasso, ti dicono “mangia..mangia che fa bene”, ma allora che fare quando a 18 anni ti ritrovi al peso di 150 kg? Mi preme far capire che l’obesità è un circolo vizioso. Ti vedi grasso e ti deprimi, le ragazzine non mostrano interesse per te e ti deprimi, la gente ti guarda come se fossi un appestato e ti deprimi, non ti prendono a lavorare neanche dietro il bancone di un bar e ti deprimi, genitori e parenti ti guardano tristi, addolorati, e ti deprimi; ovviamente cosa fai per tirarti su il morale? Mangi, e mentre ti abbuffi crei circuiti mentali vigliacchi che ti facciano sfuggire dalla realtà “non sono così grasso” “sono giovane ho tempo per dimagrire”, “ma cosa ne sanno loro di me” ,“non me ne frega nulla del peso io sto bene con me stesso”, la realtà, naturalmente, è che nessun obeso sta bene, nessun obeso si vede bello (a meno che non sia pazzo), nessun obeso è sereno, e non solo per questioni puramente psicologiche ma anche per gli squilibri ormonali che i cibi che trangugia gli creano.

Io chiamo Campobasso il regno del pizzebbirra, oppure La Contea, riprendendo Tolkien e i suoi Hobbit. Lì quando si esce si mangia e si beve, non aspiravo a nient’altro, se non addentare un altro pezzo di pizza. Sembra strano da dire ma è così.

A 19 anni non entravo praticamente più nelle sedie dei cinema e non c’erano jeans adatti al mio girovita. Dopo un evento per me abbastanza doloroso è scattata la molla, mi sono visto davvero per l’essere grottesco che ero, come se prima di allora gli specchi avessero celato ai miei occhi la vera forma del mio corpo. Vedermi in quello stato, stranamente per un vile obeso mangione, non mi gettò nella depressione, ma fece nascere dentro di me una voglia di rivalsa, una volontà che non credevo di avere.
Trasferendomi a Chieti e cominciando ad allenarmi negli sport da combattimento a contatto pieno persi molto peso, ma da lì, non riuscivo più a dimagrire. La ritenzione idrica mi bloccava e non c’era nulla che io sapessi fare per sbloccare quel dannato numero sulla bilancia, poi il mio buon karma mi presentò la soluzione.

Ho conosciuto Mario Puccioni al primo evento XC-1 e dopo quella giornata lui non ha fatto altro, per mesi, che tartassarmi su Facebook e perdere gratuitamente ore del suo tempo con me, che non ero nemmeno lontanamente ciò che sono ora, al solo scopo di soccorrermi. Ho dovuto vincere i pregiudizi e dar retta a uno sconosciuto ma ero sfiduciato, dopo aver subito l'incompetenza di nutrizionisti ben dotati di titoli accademici il cui dettato -a caro prezzo da me acquistato- non mi faceva calare nemmeno un etto o quasi. Un po’ mi lamentavo, un po’ mi piangevo addosso ma Mario non si è mai arreso, e in fondo nemmeno io; mi piace anche pensare che l’ho aiutato nella sua ricerca dell’alimentazione perfetta. Partendo dalla Dieta a Zona per poi evolvere nella Paleo Dieta, ho avuto risultati evidenti, curavo nei minimi particolari sia il cibo, che l’allenamento suggeritimi da Firenze. Quello che avevo dentro, a quel punto, è uscito fuori come se fosse stata una fiamma sin ad allora rimasta in attesa di ardere. Mi sono ritrovato più forte, determinato, più saldo d’animo.

Da metà settembre ho iniziato il Brazilian Jiu Jitsu alla Tribe di Roma, sempre su consiglio di Mario. Incredibilmente, lì, non mi sono mai sentito a disagio, come se il destino mi avesse condotto in quella palestra, come se fosse una seconda casa. La pratica della lotta a terra era qualcosa che non immaginavo, la pressione psicologica che si sente quando un avversario ti schiaccia col suo peso e tu non riesci a muoverti o respirare è decisamente maggiore di quella che avvertivo praticando il Pugilato o il Sanda. In questi mesi ho scoperto dei miei limiti e ne ho superati altri, ho compreso davvero il significato di umiltà e forse anche di fratellanza, dato che all’interno della Tribe non ho visto invidie e pettegolezzi, o almeno, se ci sono, questi non minano la serenità e il reciproco aiuto sul tatami. Sotto la guida esperta del M° Federico Tisi e di Andrea Verdemare sto lentamente iniziando a capire la 'complessa semplicità' del BJJ, e posso dire in tutta franchezza che migliorare e ottenere buoni risultati in questa disciplina è diventato uno dei nuovi obiettivi della mia vita.

Per circa un anno Mario mi ha guidato in diversi campi della mia vita facendomi ottenere risultati strabilianti. La sensazione di girare per strada e non essere additati è indescrivibile, perfino mia madre, ora, non mi riconosce, dice che anche il mio sguardo è cambiato. Per chi mi circonda forse è tutto normale, ora dicono che ce l’ho fatta e che devo concentrarmi su altro, ma per me ovviamente è impossibile. Porto i segni del mio percorso sia dentro che sul corpo e non ho intenzione di cancellarli, sono felice di aver attraversato un periodo così buio e di essere, se vogliamo, "tornato a riveder le stelle”.

L’altro ieri mi sono pesato e la bilancia ha emesso il suo verdetto, 84.7 chilogrammi, cioè: - 66 kg.

Ci tengo a precisare un po’ di cose. Senza la benevolenza del fato, senza Mario e senza lo sport da combattimento, in particolare il Brazilian Jiu Jitsu, io a quest’ora non avrei raggiunto tali risultati. Mi illudo, forse, di poter essere un esempio, di far capire alle persone che quando veramente si vuole nulla è impossibile, che se lo spirito davvero brama qualcosa allora la si può raggiungere. Nonostante io non sia sceso affatto nei particolari della mia storia dato che odio lo stile barbarad’ursiano televisivo , è stato veramente arduo per me scrivere queste righe, ma spero che diano una valida testimonianza e una buona dose di speranza a chi si trova ora nella situazione da cui io sono uscito.

domenica, dicembre 19, 2010


REGALO DI NATALE


Titolo ingannatore alquanto. Non ho infatti intenzione di beneficiare chicchessia con pacchi colorati e pensierini d'auguri.

Questo post ha quell'incipit per via della coincidenza tra il momento festivo e il tema principale, cioè parlare di un regalo. Si tratta del Jiu Jitsu stile brasiliano inteso come arte.

Arte è una parola antica, latina, che deriva dalla più profonda radice indoerupea -AR*- la stessa di arya, cioè come i nostri progenitori usavano definire se stessi: i nobili, i luminosi. AR è un etimo che indica azione, il fare, dirigersi verso un obiettivo, la creazione di qualche cosa, il portare alla luce dell'esistenza ciò che dormiva nell'indefinito potenziale. Allo stesso tempo ha una sfumatura di mistero e di chiarezza.

Ars è fare qualcosa di aryo, di luminoso e nobile, il mettere in moto quel misterioso processo di poiesis (del fare) che crea la Bellezza, la Forza e tutto quanto il resto. E' azione nobilmente direzionata, è magia dell'inventare, è tecnica e ispirazione, è sudore e godimento, è lotta e vittoria su se stessi e sull'infinito cosmo.

Voi fortunati che già lo praticate probabilmente non avete compreso l'entità del regalo che vi siete fatti donandovi al/il BJJ. Visto che siamo a Natale mi è parso carino farvi comprendere la splendente gemma di cui siete proprietari, il tesoro incompreso.

La nostra pseudociviltà materialista che ha livellato tutto, che ha dimenticato il Cielo per rivolgersi unicamente al sotterraneo, all'infero, ha nei suoi pattern culturali automatici il disconoscere qualsiasi valore superiore, qualunque metafisica, di abbarbicarsi addosso a qualunque esempio di arya ars e di volerlo trascinare giù nel fango. Questa è l'epoca della volgarità e dell'ignoranza. Come una luce si accende nel pattume, ecco i volenterosi amanti del buoi gettarglisi addosso per soffocarla, e ciò è inevitabile.

In vero questa pseudociviltà è nata appositamente per soffocare e uccidere quella a lei alternativa, non materialista e non basata sui denari, ma il discorso si farebbe troppo lungo. Resta lampante agli occhi di tutti che di questi tempi tutto è contabilizzato, pesato calcolato e verificato per misurarne il valore finanziario, quanto rende: l'artista capace è quello che vende tanto, il bravo maestro di arti marziali è quello che fa tanti soldi, la scuola più di successo è quella che muove il maggior numero di dollari. La quantità VS. la qualità insomma, il Regno della Quantità.

Eppure..eppure anche in questa epoca oscura permangono esempi di solide arti qualitative. Ci sono meravigliosi strumenti dell'umano ingegno che sfuggono intrinsecamente alla logica commerciale e che si attuano nella loro potenzialità unicamente quando chi li adoperi si sintonizzi sulla qualità, sull'eccellere, non sulla ragioneria.

Una di queste arti, e per me sovrano tra di esse, è il Jiu Jitsu.

Sulla materassina quanti euro c'hai in banca non conta per niente, se c'hai il babbino parlamentare o imprenditore non serve a nulla, se puoi offrire la bamba alle bellone in disco e portartele a letto ha valore zero. Quanto VALI TU ha importanza, e basta. Se sei bravo lo devi DIMOSTRARE, non è proprio possibile raccontarSI balle o dare la colpa ad altri, è una scuola di verità. Il Jiu Jitsu consente a chiunque lo desideri di verificare il proprio valore umano e caratteriale con quotidiana scientifica precisione (la qual cosa invece è impossibile nelle arti plastiche, pittoriche, musicali etc.), essendo -alla pari delle altre arti funzionali- creato a questo scopo e NON per far accumulare patrimoni. La prevalenza del Jiu Jitsu sulle altre divine arti marziali reali è, a mio modo personale di vedere, dovuta alla sua scelta stategica e tecnica, che consente di fare sparring lottattorio tutti i giorni con avversari non collaborativi ed esperti di qualunque taglia, oltre che per l'oggettiva ampiezza quasi infinita che il suo registro tecnico offre. E' un'arte del tutto introvertita, rivolta unicamente allo sviluppo del praticante, non come la pittura che ha bisogno di spettatori esterni al soggetto agente per dargli misura (incerta perché soggettiva e basata sul mutevole gusto) del suo valore, delle sue qualità.

Il Jiu Jitsu come noi lo conosciamo oggi è la "reincarnazione" in forma contemporanea e adeguata ai tempi di un' arte ultramillenaria, di una scienza del combattimento sofisticatissima, che col decadere delle varie scuole secolari entra in letargo e aspetta il candidato ideale che la possa riportare in vita sul proscenio del mondo. Arriva un Guerriero illuminato, e da lui una stirpe nata per incarnare certi principi e valori e quindi, tramite essi, l'Arte riemerge con nuovo nome e si riafferma per decenni o secoli.

Il seminatore della nostra epoca è stato il bendetto Carlos Gracie, il piccoletto senza paura, brasiliano d'ascendenza scozzese che con la sua pura volontà e bravura ha creato l'eredità di cui oggi io e altri siamo beneficiari. Il ritorno prepotente di TUTTE le arti funzionali all'attenzione generale è merito del Jiu Jitsu che ha generato le MMA, ossia il metodo per la verifica delle affermazioni in campo combattimentistico. Un'arte solare (NB: che aumenta il livello di coscienza) ha fatto da levatrice alle altre consorelle e le ha scrostate dei pregiudizi dovuti all'ignoranza e alla propaganda annebbiatrice delle arti fasulle.

Il Jiu Jitsu come noi lo conosciamo, e l'ho spiegato moltissime volte, è un metodo policromo, sfaccettato, ha tante anime assieme. E' uno sport col significato comune e cioè attività fisica di svago, è una pratica agonistica, è un metodo per socializzare in ambiente sano e orizzontale [non classista] dal punto di vista sociale, è un lavoro per chi lo insegna, uno strumento di guadagno per i venditori di accessori eccetera eccetera. Può essere visto in mille modi, è cangiante a seconda della prospettiva. Ciò non toglie però che è nato per uno scopo, ha il DNA congegnato e sviluppatosi per creare forza d'animo nell'adepto tramite una continua ricerca della verità. Combattere le proprie paure e sviluppare se stesso da ogni punto di vista, (fisico, psichico, spirituale) è lo scopo del Jiu Jitsu brasiliano; non è l'unico ma tra i pochi è forse il migliore a promuovere questa meravigliosa ricerca del proprio autoperfezionamento.

Chi fa Jiu Jitsu migliora come persona, è un dato di fatto. Migliora il corpo che diventa prestante, migliora il carattere che perde spigoli e acquista serenità, migliora lo spirito che diventa più capace a guardare oltre la bruta materia e recepire stimoli dal sovramondo. Ognuno però migliorerà in base all'impegno messoci e alle sue caratteristiche individuali, miracoli non ne fa neanche il BJJ: se uno è stronzo e bugiardo lo rimarrà, solo probabilmente un po' meno. Il debole diventa forte, il forte diventa misurato, il pavido sicuro e l'esuberante tranquillo, se avranno la costanza di praticare alla ricerca del proprio limite.

Intendere un'arte funzionale come metodo a 360° vuol dire infatti prendere coscienza delle proprie limitazioni, acquisire la pratica di questa "ricerca del limite" e del tentativo di superarlo tramite il metodo marziale, per poi estenderla a tutti i risvolti della nostra vita fuori dalle mura del dojo. In parole povere è interiorizzare l'insegnamento dato dal Jiu Jitsu&c. e sentirselo addosso 24h su 24.

Ecco la vera spiegazione del termine JU cioè adattabile, responsivo allo stimolo esterno e che va di conseguenza ad esso. L'acqua si adatta al vaso, il vaso è il con-fine e quindi ciò che dà forma al liquido che senza limiti si disperderebbe inutilmente a terra. Il riuscire a percepire la nostra azione come acqua e i nostri difetti come la bottiglia che la contiene e che gli regala contemporaneamente un senso è l'obiettivo strategico di chi pratichi l'arte in maniera profonda. Nell'adattarsi ai limiti i termini della pratica, nel superarli lo scopo. Aggiungerò che proprio noi italici sembriamo i destinatari ideali del messaggio racchiuso nel JU, visto che a Roma esisteva un Dio chiamato Terminus, la divinità del con-fine, il cui sacello era sito sul Campidoglio. Interrogato dai sacerdoti sul fatto di volersi spostare per costruire il nuovo mega tempio di Juppiter, Terminus negò l'assenso, e venne pertanto inglobato nel nuovo grandioso edificio; la tradizione spiega questo prodigio con il significato che alle nostre genti era dato per sempre il compito di porre con-fini e nessun limite nella ricerca di superarli in quanto popolo divino.

Nel BJJ le chiacchiere stanno a zero, conta solo la posizione/tecnica efficace in allenamento ma anche in gara? Continuo a ragionare allo stesso modo sia che uno mi parli di politica, di donne, di fedi religiose etc.
Un lottatore lo valuto da quello che mi dimostra facendoci sparring insieme e non in base al suo biglietto da visita e titoli proclamati? Altrettanto saprò (o dovrei saper) valutare le persone solo per quello che realmente sanno fare, non in base alle loro pretese o quelle delle sétte a cui aderiscono.
Nel Jiu Jitsu rifiutiamo di riconoscere una "tecnica perfetta" immutabile nei secoli perché ideata da un maestrone superumano e pervicacemente invece andiamo cercando la continua evoluzione sulla base delle leggi della natura? In simile maniera nella quotidianità sputerò sugli illuminati da Dio o dal partito-fazione-gruppo e ne combatterò l'azione ideologica a detrimento della collettività.
Nell'arte suave l'insegnante è come un padre o fratello maggiore esperto, che ci mostra la via e che con noi si suda la vetta lottando e anche a volte perdendo, senza per questo venir menomamente diminuito nel suo valore ai nostri occhi ma proprio il contrario? Lo stesso nel corso dell'umana esistenza darò rispetto solo a chi mi dimostra rispetto e mi aiuta senza infingimenti, rifiutando di adorare individui loschi perché ammirati dal gregge belante ma che sanno-tutto-loro e si mettono su un piedistallo grazie alla loquela e alla manipolazione psicologica.
Nel Jiu Jitsu ho appreso il sistema familiare, a rimanere legato, col cuore ma senza sudditanze pecorecce, alla scuola, ai maestri e agli allievi anziani con cui ho fatto un percorso onesto? Rifiuterò a pelle i voltagabbana, i traditori del proprio retaggio e i clown pronti a saltare sul carro del prepotente di turno.

Anche per questo articolo mi tocca apporre dei distinguo. Lo so, molti leggendolo mi giudicheranno fazioso ma spero capiate che non è così. Prima di scoprire il Jiu Jitsu ho varie volte abbandonato arti in cui avevo un livello certificato altino e studenti paganti, non mi sono mai accontentato e ho mollato tutto pur di ricercare ciò che ritenevo migliore. Adesso io rivolgo inviti a praticare l'arte che insegno e ammiro ma gli insegnanti miei amici di altri sport sanno per esperienza diretta -non chiacchiere da internet- che io ammiro tutti i sinceri praticanti e che sono sempre disposto ed entusiasta di poter imparare da chiunque, non importa il nome dello stile che pratica, se io credo in lui. La pratica del Jiu Jitsu mi ha liberato da certe catene e oggi io, seppur difensore a spada tratta di questo sistema, in realtà non mi sento soggetto a nessun divieto sulla denominazione ed abbraccio in un ideale stretta TUTTE le arti funzionali. Questo è il MIO Jiu Jitsu.

Amici, siamo al termine del pippone. Studiate BJJ? Vi siete fatti un dono inestimabile, un prisma fatato tramite il quale rendere più colorata e limpida tutta la vostra esistenza, ma sempre che vi rendiate conto di questa identità e ci prestiate attenzione, però!
Non fate BJJ o lo approcciate superficialmente, sulla falsariga di attività quali le bocce o il volano? State buttando nel WC un prodigioso regalo di natale pasqua e ferragosto..



domenica, dicembre 12, 2010


SCIMMIE, SAPERI, BART E IL JIU JITSU


C'era una volta una scimmia su un atollo giapponese infestato da zoologi che studiavano questi animaletti.

L'essere intelligente (la scimmia) si faceva i fatti suoi, seguita occhiutamente dall'essere scemo (lo scienziato). Lo scemo rilevò che il macaco aveva appreso un comportamento nuovo, sconosciuto alla specie: condire le patate dolci nascoste nella rena per l'esperimento, inzuppandole nel mare per lavarle e salarle! Passò poco tempo e lo scemotto si accorse che anche le altre scimmie della colonia imitando l'innovatrice consorella avevano imparato a fare il pinzimonio.

Il fatto straordinario è che dei bischeri di scienziati auto-esiliatisi su altri atolli scimmieschi confermarono sbalorditi: pure le scimmie della medesima razza Macaca Fuscata da loro studiate stavano miracolosamente dimostrando lo stesso nuovo skill della prima, e senza nessun possibile collegamento fisico tra i vari gruppi di primati! Fu calcolato che quando il 100° quadrumane ebbe appreso la nuova abilità, per motivi sconosciuti alla scienza ufficiale (ma non a quella esoterica però..) questa conoscenza si trasmettesse a tutti i membri della stessa specie ovunque nel mondo.

Senza entrare nei ragionamenti sull'Aether, i campi morfogenetici e altra roba complicata, possiamo proseguire il discorso con un altro famoso esempio: l' "Effetto Roger Bannister".

L'albionico studentello Bannister sconfessò i vari espertoni/panzoni della sua epoca e corse il miglio sotto i 4 minuti primi, tempo che gli espertoni suddetti avevano definito impossibile da battere. Ebbene, la cosa sconvolgente fu che dopo che si seppe dell'impresa di Bannister ci fu un diluvio di fondisti che lo eguagliarono, un fiume. Stesse piste, stesso DNA, stessa tecnica eppure rotto che fu l'argine dell' impossibile per definizione, altri ci arrivarono a frotte lassù, dove osano le aquile.

Tutto questo almanaccare di spiegazioni a cosa ci porta? Al mio allievo Francesco"Bart"Bartoloni, il pesonaggio citato qui sul blog due articoli indietro. Francesco ha un grande limite nell'handicap al braccio eppure lotta e vince nel Jiu Jitsu competitivo, e mi funge egregiamente da poker dialettico in tutte le discussioni che ho con gente che mi straparla del perché loro poverini proprio non possono lottare. Dolori qui, impegni lì.. sisi.. io li lascio parlare e poi zanzàn! Calo il Bart, narro la sua vicenda, e vinco sempre la mano. Le loro immani cavolate gli sembrano chissà che? Provino un po' a paragonarsi al nostro guerriero gigliato e poi ditemi sinceramente se non si fanno un po' squallore da soli, eh?

Oggi il nostro amico Bartoloni dimostra coi fatti acclarati che non esiste infortunio o limite fisico che non si possa superare se davvero si vuole praticare il Jiu Jitsu. Lui è il Bannister dei plesso-lesi e spero anche la scimmia alpha, l'apripista di una nuova coscienza in merito alle scuse mentecattiformi che ci raccontiamo per non praticare e rimanere dei mediocri nell'arte suave ma anche in altro. "Sai mi fa male un foruncolo.." oppure "Non riesco a lottare che ho un unghia incarnita"? "Citate Bart e le discussioni sui 'non-posso' muoiano lì, che davanti a ciò le scuse si debbono inaridire immediatamente, le stupidaggini ritornare a zero: il futuribile "Effetto-Bartoloni".

Quando il suo coraggioso esempio verrà seguito da sufficienti volenterosi, a un certo punto si creerà un salto quantico nella coscienza universale in merito a un determinato argomento, tipo l'impossibilità a lottare alla pari di una persona senza l'uso del braccio con dei normodotati. Seguendo lo stesso ragionamento (ripeto, scientificamente provato al di là di ogni riprovevole dubbio) è nostra obbligazione morale di tener duro e diffondere senza esitazioni il concetto di arte marziale reale, di pratica sana ed evolutiva della persona umana, dare insomma un po' l'esempio e farlo anche sapere in giro. Non so valutare quanti macachi-jitsuka ci debbano essere contemporaneamente "illuminati" su questo pianeta per produrre la massa critica necessaria a far esplodere la bomba dell'arte marziale realistica -e collegato influsso tanto etico quanto civile- ai quattro angoli del globo, sebbene c'è chi ipotizza che sia nell'ordine dell' 1% della popolazione. Quel che so è che è possibile determinare questo cambiamento.

Sono sereno, ottimista: ce la faremo. Nell'esperimento delle scimmie di Koshima furono dapprima i giovani esemplari ad apprendere la novità e migliorare la loro qualità della vita mentre i vecchi macachi conservatori restarono a mangiare patate sabbiose, ma solo fino a che fu raggiunta la massa critica e praticamente TUTTI furono consapevoli della nuova ricetta. La mia unica preoccupazione è un giorno trovarmi sulla spiaggia a Viareggio e vedere Bart correre in acqua a inzupparsi un panino al lampredotto!

giovedì, dicembre 09, 2010


E SALVACI DAL MALE..


Un mio vezzo su questo blog è utilizzare i video di match dei grandi campioni quali tutorial, come esempi tramite i quali dare delle spiegazioni tecniche.

Per via del fatto che su internet non c'è selezione e che molti leggono distrattamente -talvolta privi delle facoltà intellettive di un criceto- mi tocca ancora una pallosa volta mettere un disclaimer:

anche so dovrebbe essere ovvio per chiunque, sia ridetto per la centoduesima volta che per nessun motivo e ragione il sottoscritto intende criticare alcun atleta tantomeno i grandi campioni, gente per la quale ho una speciale venerazione; il trovar "pecche" a qualcuno è inteso unicamente a scopo didattico, rimanendo perfettamente inteso che tutti i signori nei video sono da ammirare svisceratamente per quanto sportivamente fanno e che chiunque di loro mi frullerebbe come una banana.

poi

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QUESTO E' SOLO UN BLOG, NON IL CORRIERE DELLA SERA!
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Qui si chiacchiera come al bar, si danno notizie e si cerca di fare cultura, tutto GRATIS. Vi garba? Siamo contenti. Non vi sfagiola? Addio.

Ok? Andiamo avanti.

Al recente Strikeforce (nb: sempre più avvincente e convincente come produzione) i match-clou han visto battagliare 2 cinture nere di BJJ: Reanto"Babalu"Sobral opposto al trattore Henderson e Antonio"Bigfoot"Silva messo davanti a Kyle. Babalu è addirittura allenato dal M° Ratinho per la parte di Jiu Jitsu.

Via con la proiezione:

http://www.mma-core.com/videos/_Dan_Henderson_vs_Renato_Babalu_Sobral_Strikeforce?vid=10014647&tid=100

http://www.mma-core.com/videos/_Strikeforce_Mike_Kyle_vs_Antonio_Silva?vid=10014667&tid=100

Moltissime le similitudini (del tutto volute dagli organizzatori): match per chi rincorre il titolo entrambi, 2 yankee bianchi opposti a brasiliani, e anche due forti da sopra messi contro due specialisti del lavoro spalle a terra.

L'andamento è quasi identico: brutta bomba a freddo e delirio di G'n'P. Il finale però è antitetico. Il povero Babalu -colpito extraduro da una carica nucleare del sempreverde "Mazzaferrata"Hendo- annaspa crudelmente ma non riesce a recuperare e stramazza. Pezao si fa sorprendere dalla riserva dell'ultimo minuto Kyle e rischia l'effetto-Babalu, riuscendo invece a sopravvivere e ribaltando il match.

Babalu non ha avuto la lucidità (credo) o la volontà di di avvinghiare Hendo nella più chiusa delle guardie e di conseguenza ha lasciato troppo spazio a quel mazzolatore. Pezao invece è stato abbastanza pellaccia da reggere un bombardamento che nemmeno Dredsa nel '45 e di pazientare, rimettendo sempre guardia e resistendo.

Perché di resistere si tratta, facendo guardia.

L'uso intensivo e spregiudicato di questo ammeniccolo tecnico in tutte le sue varianti e sviluppi è stato generato dal Jiu Jitsu per via della sua speciale intenzione di sopravvivere in uno scontro reale. Ho spiegato come altre lotte funzionali infatti abbiano un forte top game ma non un vero lavoro schiena a terra quale quello del BJJ. La mentalità e il regolamento di gare di queste arti sono infatti molto diversi, e a mio modo di vedere il maggior interesse del Jiu Jitsu per il combattimento reale (:a terra e spesso sotto ci finirò quasi sempre lo stesso, con uno grosso) che ne ha diretto la singolare evoluzione.

Insomma, la guardia è nata per non affogare quando le cose GIA' vanno male, per mantenere il boccino in mano e, passato il momento critico, ribaltare la situazione. Sarebbe bello poter sempre chiudere la distanza e colpire e/o proiettare a nostro piacimento per poi finalizzare elegantemente ma non è sempre Natale, nella vita reale le cose spesso vanno male ed è prassi che sia l'aggredito, non l'aggressore, quello più minuto e che, praticante di arte marziale o no, vado col culo sul diaccio. L'antico Ju Jitsu Fusen era basato su questo ragionamento tratto dall'esperienza pratica, e da lì è passato prima al BJJ e poi -in parte- alle MMA. E' stata la costante ricerca dell'efficacia in combattimento a forgiare il BJJ in tutti i suoi aspetti peculiari tra cui la guardia giganteggia, ed è dovuto a questa sua perizia tecnica nonché volontà del confronto no-holds-barred se le MMA esistono, punto.

Nel caso di Babalu, al di là della micidiale bravura di Hendo, si nota chiaramente che il fortissimo atleta brasiliano ha fallito nell'impelagare l'avversario e recuperare, cosa che invece è riuscita al gorillone suo compatriota il quale così facendo è arrivato al 2° round e si è vendicato.

Dunque, rimanendo nella massima stima di questi stratosferici atleti e della bravura degli avversari, posso evidenziare come il divergente esito dopo la frombola nei denti sia dovuto a un uso differentemente perìto della guardia. Il grande guerriero Babalu ha fallito nel dimostrare la supertecnica ratinhana alla maniera di Werdum, e ha dovuto cedere alle cariche esplosive alias mani del campione suo opponente, mentre un uso sagace della medesima guardia ha consentito a Pezao di sopravvivere, e poi vincere.

lunedì, dicembre 06, 2010

IL MIO JIU JITSU

di Francesco Bartoloni


Francesco"Bart"Bartoloni è un atleta fiorentino; ha conseguito numerosi titoli negli SdC (Savate e Kickboxing) che insegna e nei quali tutt'ora compete.


* * *


Dopo tanto che leggo il blog di Mario, oggi mi sento di volerci scrivere.


Intitolo questo articolo: ''Il mio Jiu Jitsu'' non perché io sia chissà quale super-atleta che sta reinventando il Jiu Jitsu. Sono semplicemente un ragazzo che pratica Brazilian Jiu Jitsu come centinaia in Italia.


Premetto che dopo un incidente ho l'uso del braccio destro limitato parzialmente (a titolo informativo: una lesione di plesso), ciò nonostante era qualche tempo che cercavo un corso dove fare della "lotta", praticando io già sport da combattimento in piedi.

Quando andavo a chiedere in qualche palestra ero titubante per il mio problema, sapevo che avrei impedito a qualcuno di allenarsi bene -oltretutto sono solo 60 kg e spiccioli- e i vari insegnanti non mi ispiravano particolare disponibilità (poi forse era solo una mia impressione). Finché un giorno Simone, un amico comune, parlò con Mario e gli spiegò che avrei voluto fare un po' di grappling, e Mario gli disse che non c'erano problemi, anzi, che una persona si deve poter difendere anche con un problema come il mio.


Iniziai, e per molto tempo ho subito la differenza di peso e la mancanza di funzionalità del braccio, e forse ho sacrificato l'allenamento di tutti gli allievi di Mario, comunque un bel gruppo che mi ha aiutato parecchio; pian piano ho provato ad adattare il Jiu Jitsu al mio deficit e ora mi sto muovendo meglio. Ho vinto una lotta in competizione a maggio a Roma e una a Milano pochi giorni fa con un triangolo (e persa la seconda lotta in entrambi i casi ), quindi un bel risultato, con il mio braccio migliorato rispetto a quando iniziai, però sempre un 'problemino' che mi limita un poco.


Quindi capite il motivo del titolo ''Il mio Jiu Jitsu'', semplicemente perché adattato al mio handicap; dal punto di vista tecnico ancora esprimo un gioco forse monotematico, che però molto lentamente mi sembra stia evolvendo. Inoltre un appunto: nel Brazilian Jiu Jitsu svolgendosi lo scontro in maggioranza a terra, riesco a sopperire in parte alla mia problematica, avendo come alleati la forza di gravità e il fatto di usare tutto il corpo in maniera molto fluida.


L'articolo è conseguenza della mia grande soddisfazione in seguito a una lotta vinta in gara per finalizzazione, e un ringraziamento a Mario per avermi accettato benissimo nel suo corso.

venerdì, dicembre 03, 2010


GLI INTEGRATORI INDISPENSABILI:
OMEGA-3 e VITAMINA-C


Che siate dei sedentari o ancor più a ragione se siete degli sportivi, è del tutto indispensabile che curiate la vostra alimentazione e anche che introduciate degli integratori alimentari.

Il continuo deteriorarsi dell'ambiente e dell'offerta in termini di purezza dei prodotti nutrizionali, rende la scelta degli integratori praticamente obbligatoria.

Quali integratori? Dipende, da tanti fattori. Ogni caso fa storia a sé e andrebbe esaminato da un esperto previa esami biologici. Ciò nonostante mi prendo la responsabilità di allargarmi un pochetto e di sparare due prodotti a cui nessuno dovrebbe rinunciare, per nessun motivo e in nessuna circostanza:
1) Olio di pesce alias Omega-3
2) Acido Ascorbico ossia Vitamina-C

Potrei infervorarmi e stare qui a paginate intere narrandovi le infinite qualità di queste due sostanze naturali (non prodotti umani), mi limiterò a 2 accenni soltanto tramite citazione:



(03-12-10) L’ olio di pesce migliora le funzioni dei polmoni nei lottatori

Uno studio scientifico suggerisce che i supplementi di olio di pesce possono migliorare le funzioni dei polmoni.

Basandosi su ricerche condotte nel corso di un studio di 12 settimane sul funzionamento polmonare, ricercatori tedeschi e iraniani hanno scoperto che gli integratori di olio di pesce, ricco di acidi grassi omega-3, migliorano il funzionamento polmonare negli atleti prima e dopo l'esercizio.
Le loro scoperte sono state recentemente pubblicate sul Journal of Science and Medicine in Sport.

Lo studio ha avuto luogo in un periodo di 12 settimane ed ha avuto come oggetto di studio 40 giovani lottatori maschi.
Alla fine dello studio, i partecipanti che avevano assunto olio di pesce hanno visto un aumento del 47% medio delle funzioni polmonari, rispetto a coloro che avevano assunto un placebo.

Fonte: Journal of Science and Medicine in Sport March 2010, Volume 13, Issue 2, Pages 281-286 "The effects of omega-3 supplementation on pulmonary function of young wrestlers during intensive training" Authors: B. Tartibian, B.H. Maleki, A. Abbasi

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Autore: dr. George L. Redmon

"alcuni ricercatori finlandesi sostengono che la C possa ridurre il danno ossidativo durante il recupero (e non durante l'allenamento effettivo)... Assumendo la C prima degli allenamenti è possibile ridurre dell'11% il danno muscolare. Altri studi indicano che 400 mg di C al giorno bastano a ridurre il dolore e le infiammazioni...

alcuni ricercatori britannici hanno riportato che l'assunzione di 200 mg di C 2 volte al giorno per 2 settimane ha migliorato la funzione muscolare e ridotto l'indolenzimento, diminuendo il livello di una molecola che distrugge i muscoli, il malondialdeide, che si sviluppa all'interno dei tessuti a causa di una disgregazione lipidica impropria.

Ricercatori USA hanno scoperto che 500-1000 mg di C per 2 settimane ha ridotto gli effetti negativi dei carbonili proteici, mentre 3000 mg sempre per 2 settimane hanno inibito il rilascio della creatina chinasi.
...
La C frena l'azione del cortisolo: secondo il dr. Shawn Talbott autore di "the cortisol connection", 1000-1500 mg di C al giorno per 1 sola settimana riducono il cortisolo del 30%. Infatti i BB che hanno assunto 1000 mg al giorno per 2 settimane di C hanno sperimentato una riduzione significativa dell'ormone.
...

Una nuova ricerca molto interessante mostra che la C si concentra nelle aree del tessuto muscolare più colpite dal catabolismo migliorando la funzione dell'ossido nitrico. sul jurnal of circulation alcuni ricercatori hanno pubblicato che la C riduce l'attività della N(G)-monometil-L-arginina, una sostanza che blocca la produzione di ON provocando disfunzioni nelle cellule endoteliali...

[conclude]

La dose di C raccomandata è di 60 mg al giorno, ma per ottenere i benefici di cui abbiamo parlato è meglio assumerne 1000-3000 mg prima e dopo gli allenamenti".

Fonte: rivista ON

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La mia diretta esperienza con queste divine sostanze è positiva al 100% e NON ci rinuncerò più. Voi al solito comportatevi come vi pare, ma fatevi un favore: compratele e assumetele in dosaggi robusti 7 giorni su 7.