domenica, agosto 28, 2016

REALISMO MARZIALE CAMBIA CASA

Cari amici lettori, dopo aver soggiornato su questa piattaforma dal 2006, ci spostiamo.

Una nuova linea editoriale ci porta qui:

--------> www.teamcenturion.it

Questo blog resterà a disposizione lo stesso.

Vi aspettiamo di là!

domenica, luglio 17, 2016

IMPARA A COMBATTERE PER NON DOVER COMBATTERE MAI


Amici, curiosi, popolo di internet mi chiedono spesso:
"A cosa serve il Jiu Jitsu?"

Come ho tante volte specificato qui sul blog, la nostra arte marziale ha una molteplice vocazione, e qui cito il nostro sito:

1) una disciplina divertente, tramite la quale socializzare in un ambiente sano e amichevole
2) un metodo di cultura del corpo, con il quale ottenere una perfetta forma fisica senza noia
3) uno sport agonistico accessibile a tutti, dove si gareggia a contatto pieno ma senza colpi in faccia
4) un metodo che insegna delle nozioni utili nella difesa personale
5) una base imprescindibile per le MMA
6) un'Arte a tutto tondo, intesa a sviluppare la persona umana in tutte le sue parti costitutive: cervello, carattere, fisico e Spirito
7) una Via per la ricerca di sé e per l'ampliamento della propria coscienza


Dunque è tanto, moltissimo. Spiegato così...troppo.

Sintetizziamo: il Jiu Jitsu è un efficacissimo metodo per combattere. Il più efficace, secondo me, l'unico che concretamente e sistematicamente dia una chanche al più mingherlino e fisicamente debole. 

A mio modo di vedere il metodo BJJ conferisce al comune cittadino una forza interiore impareggiabile, quando questo sistema venga rigorosamente impartito secondo la sua progressione specifica e mantenendone intatta la natura, quindi non svilito e demarzializzato rendendolo un divertente sport ricreativo.


Il vero Jiu Jitsu -quello che oggi chiamiamo brasiliano oppure realistico- è nato, cresciuto e si è sviluppato come sofisticato metodo di combattimento, il resto viene di conseguenza.

La fase agonistica in sé è un momento e si attaglia principalmente a quelle persone abbastanza giovani e dotate di tempo libero+forza fisica sufficienti a primeggiare. Saper combattere efficacemente (non si può mentire a se stessi) invece è INDISPENSABILE a chiunque, è una formazione psicologica che tutti i mammiferi -non solo gli esseri umani- necessitano.

A cosa serve il Jiu Jitsu? A combattere le proprie paure, insicurezze, preoccupazioni. Il vero Jiu Jitsu dona al praticante sincero una onesta misura di sé e lo riposiziona automaticamente nel branco. Questo addestramento e sua espressione sono bisogni geneticamente programmati dal nostro DNA, piaccia o meno. Per come la vediamo io e tutti gli studiosi di etologia, antropologia, psicologia e neuroscienze, l'essere umano nasce con codificato dentro l'istinto alla lotta. Se avviluppati da stili di vita innaturali non diamo giusta espressione a questa necessità, la maturazione psichica dell'adulto non sarà mai completa, e sfogherà in deviazioni e manchevolezze, spesso poi maldestramente coperte con dipendenze pericolose da sostanze e altro.

Proietta, passa e finalizza. Questo è umano, miei cari. Quando questo mantra è stato veramente assorbito dal subconscio del serio praticante, allora costui emanerà una rocciosa sicurezza che terrà lontani i piantagrane e lo frenerà dalle decisioni avventate dettate dalla paura o dal bisogno di apparire forte agli astanti. Non combatterà mai o quasi, fuori dalle mura del dojo. Non ne ha bisogno.



giovedì, marzo 10, 2016

UN JIU JITSU ESSENZIALE


Sono parecchi decenni che mi occupo con passione e trasporto delle arti marziali, insegno dal 1993. Ho avuto la fortuna -talvolta la sfiga- di partecipare a ogni tipo di simposio, seminario, allenamento di gruppo, rissa etc. Diciamo che la mia idea sull'efficacia o meno di varie arti/tecniche/stili me la sono ben fatta. Al momento sono tra i dirigenti di un'accademia di MMA in cui posso osservare ogni sorta di praticante, svariati professionisti in primis.

Chi segue il blog sa bene che ho lasciato le arti di striking per il Jiu Jitsu stile brasiliano e che da lungi sono convinto che sia l'unico metodo utile per persone fisicamente svantaggiate. Ogni stile di combattimento, anche il Ceffone Oristanese, funziona per chi è duro, magari muscoloso e abituato a menare. Ho però potuto esplicare in questa sede quanto sia convinto che lo striking resti lettera morta per individui inferiori per peso, taglia e soprattutto cattiveria.


Dunque, per me la storia e la logica del BJJ sono uniche e ineliminabili per chi voglia SUL SERIO imparare a difendersi, senza nulla togliere alle altre tre arti magiche: Pugilato, Muay Thai, Lotta Olimpica

Che cosa rende questo stile così unico l'ho spiegato molto dettagliatamente in dozzine di articoli, andate a usare il tasto 'cerca'. Oggi voglio fare una precisazione:
quali tecniche/posizioni specifiche del Jiu Jitsu sono in nuce ciò che una persona debba per prime imparare nell'ottica della sola difesa personale?

1) le cadute, ukemi in giapponese, e successiva rialzata in base alias levantada. FONDAMENTALE

2) Baiana alias double leg + sprawl

3) fuga dalle varie prese stradaiole:
    a -presa al collo da dietro
    b -presa al collo di lato
    c - 
presa al collo da davanti (pseudo ghigliottina)
    d - cintura avanti
    e - cintura dietro
    f - Full Nelson 

   e anche

   g - 'gancione bomba' da stadio
   h - pedata del calciatore in pancia
   i - presa al colletto e capocciata 
       o salva di legnate   in bocca
   l - calci di rigore in testa a terra

4) fuga dalla montada e dalla cento kg (con avversario che mesce colpi)

5) uso di una guardia molto aggressiva -non il tipo da competizione amatoriale- per difendere gli attacchi più comuni:
      a - strozzamento
      b - presa della testa
      c - avambraccio orizzontale in gola
      d - pugni "alla pecoraio"

Le tecniche schiena a terra  più importanti,finalizzazioni+ribaltamenti,anch'esse DEVONO essere apprese mentre l'avversario tenta di colpire e strozzare:
      a - armlock
      b - triangolo
      c - leva alla spalla alias kimura 
      d - strangolamento col bavero 
           e cravatta(ghigliottina)
      e - ribaltamento in ponte alias barrigada
      f - ribaltamento a forbice
      g - ribaltamento con rotolamento alias balao
      

Chi si applichi testardamente a lavorare questo curriculum tecnico con avversari non collaborativi ed esperti, unendoci una seria preparazione fisica e il classico randori (sparring giocoso da palestra) avrà, secondo me, delle capacità difensive davvero utili in un contesto reale. Chi fa altro è probabile di no.  

E' molto importante che chi insegna faccia sua la differenza tra arte marziale e sport, il quale della prima è solo un aspetto. Capisco molto bene l'esigenza di tirare a campare e quindi l'obbligo per un insegnante di 'vendere' il prodotto che tira al momento, in questo caso spesso il Jiu Jitsu da torneo, però è miope e deontologicamente scorretto mollare del tutto l'aspetto del combattimento reale per il moderno sport ricreativo, rinchiudendosi nel ghetto dorato delle competizioni fine a se stesse. Il BJJ è un'arte nata e sviluppatasi per lo scontro non sportivo e trovo obbligatorio che ogni cintura blu sia perfettamente efficiente nel sapersi parare il culo nella vita di tutti i giorni prima di vincere la medagliuccia di plastica. Nulla vieta che si possa anche gareggiare con profitto, sia chiaro! Noi del Centurion partecipiamo (e talvolta vinciamo) a gare di ogni livello nel Jiu Jitsu, solo che io impongo a tutti, compresi i ragazzotti più agonisti, di sapersi difendere dai comuni attacchi rissaioli, anche.

In particolare questo registro tecnico DEVE essere installato nelle donne in corsi regolari misti, ricordandosi l'eterna verità: nessuna donna è mai stata violentata né in piedi né da un'altra donna.



domenica, gennaio 24, 2016

UNA SCUOLA DI ARTE MARZIALE


Oggi che siamo nell'era paninformativa, con triliardi di risorse su ogni argomento, ci troviamo di fronte a un paradosso: possiamo potenzialmente renderci edotti su qualunque argomento ma non sappiamo dove cercare! Ci possiamo paragonare a dei visitatori della biblioteca di Borjes: c'è troppa informazione, troppo cumulo di fonti e questo ci rende più ignoranti e sperduti di quando, ai miei tempi, internet non esisteva e sull'argomento arti marziali c'era solo la gloriosa rivista "Banzai" con articoli a pagamento. Per districarci nella jungla servono guide esperte.

Il mio cammino personale come insegnante ha negli ultimi anni travalicato la posizione di istruttore e mi ha proiettato in quella di fondatore di una scuola di arte marziale. In pratica ho superato la dimensione di artigiano e sono entrato in quella del direttore di azienda, nel senso che ho smesso di fare tutto io e ho cominciato a coordinare il lavoro di altri. E' mia intenzione lasciare alla mia comunità (sia in senso territoriale che ideale) un soggetto ben più stabile e definito che un corso, il quale è del tutto dipendente dalla presenza del docente e che di solito muore con lui o poco dopo. Ho fondato appunto una scuola, o per meglio dire ho trasformato quel che era una corso o insieme di corsi nei prodromi di una scuola.

Il termine scuola deriva dal greco skolé, e ab origine indicava il tempo non occupato dal lavoro. Per i nostri antenati greco-romani infatti risultava incomprensibile che un UOMO LIBERO facesse altro che migliorare se stesso durante le sue giornate, mentre il servo era colui che era oberato da compiti ripetitivi e faticosi. Diciamo che per i nostri Patres il senso di vita degna di essere vissuta non stava altro che nella pratica della Virtù, del corpo e della psiche, e ciò si può conseguire unicamente tramite una forma organizzata di apprendimento. Una vera scuola dunque è un punto di riferimento solido e conosciuto.

Negli ultimi anni ho osservato e studiato con cura molti abili didatti all'opera, ho analizzato il procedere o il fallire di numerosi progetti educativi e mi sono inteso formulare un sistema di lavoro che potesse offrire un Jiu Jitsu di primissimo livello. Per far questo ho dovuto travalicare i limiti imposti dalla mia forma mentis e dall'istruzione ricevuta e proiettare il tutto nel futuro, per un pubblico più esteso del piccolo manipolo di appassionati della media classe di BJJ che si riscontra in giro per il paese ed oltre.

E' mia intenzione consolidare la scuola di arte marziale Centurion, arte realistica e scientifica, che sia reperibile e immediatamente identificabile come una vera istituzione accademica seria a cui affidarsi per ricevere una formazione a tutto tondo nell'arte del combattimento in senso più lato, con insegnanti altamente qualificati sotto il profilo psicologico e morale prima che tecnico e un programma di studi articolato. Per far questo ogni possibile accenno di deriva carismatica e tuttologica viene stroncata sul nascere, in quanto il team leader è il primo a ricercare continuamente nuovi stimoli e settori studio, in particolare chiamando alla docenza i migliori specialisti del settore, i quali saranno vocati a contribuire divulgando la loro specialità accademica specifica. Come in ogni università ci sarà il preside e un collegio di professori, insomma, e un piano di studi. 

Grande spazio sarà dato alla formazione dei giovanissimi, ai quali sarà conferito un vasto curriculum di esercizi pedagogici di variegata provenienza, rimarcando la formazione psicologica e caratteriale. E' mia speranza poter aprire un settore rivolto espressamente ai portatori di handicap e ai ragazzi con problemi di inserimento.

L'arte di Marte, come ho analizzato qui in passato, è un poderoso strumento che permette, se ben insegnato, di aiutare chiunque a vivere meglio. E' questa sua magica efficacia che voglio diffondere, affinché più persone ne possano beneficiare. Spero che i miei colleghi e gli atleti appassionati ci siano vicini, per aiutarci e supportarci a creare una comunità per la comunità, un luogo sano e di valori forti che nel tempo tramandi conoscenza e buon vivere.


domenica, agosto 30, 2015

INSEGNARE JIU JITSU AL GIORNO D'OGGI



Emerge oggi da ogni fonte che il pubblico potenziale del Jiu Jitsu sia rapidamente trasformatosi, in particolare si è creato un canyon tra MMA e arte suave, laddove gli aspiranti cage fighters non sono più interscambiabili con i jitsuka quasi a nessun livello. Allo stesso modo la richiesta di tecnica per la difesa personale - sempre e comunque la primaria spinta a iscriversi in un'accademia- viene progressivamente obnubilata dalla ricerca spasmodica che le persone hanno di trovare una valvola di sfogo allo stress esistenziale. In pratica iniziano con una confusa e incompresa voglia di "imparare a difendersi" ma in breve tempo i neofiti sentono ben più impellente la necessità di una pratica che li faccia rilassare, sudare e scaricare quella tensione nervosa intollerabile che li attanaglia.

Attenzione maestri e tenutari di accademie: trattasi di un cambiamento sociale nel panorama antropologico di non piccola entità, e la maggior parte dei corsi/scuole NON è in grado di comprenderlo e quindi di trarne profitto.

Uomini e donne, perlopiù non giovanissimi, sono sulle tracce di qualcosa che non sanno descrivere (né forse capire) ma che quando lo trovano riescono subito a percepire e a convalidare con abbonamenti copiosi. L'epoca dei pionieri ispirati dagli exploit di Royce Gracie all'UFC è terminata. In pratica, se vogliamo cogliere quest'onda di cercatori dell' antistress e legarli alla sana pratica del Jiu Jitsu è indispensabile una riflessione e rimodulazione dell'offerta commerciale. Negli USA questa ristrutturazione del prodotto-BJJ è già avanzata, con la sua suddivisione in differenti nicchie rivolte a target diversi.

Sento il mormorio montare, però sia chiaro un concetto: il cambiamento non si può impedire, lo si può soltanto anticipare e utilizzare oppure subire supinamente. Fatto sta che la società è cambiata, il mercato è cambiato, e il BJJ da novità assoluta -rivolta quindi essenzialmente a un microscopico manipolo di duri&puri- è inevitabilmente mutato sottopelle, assumendo una nuova identità. Bisogna saper stare accorti e cogliere cosa di benefico può accordarci un cambiamento inevitabile che, se avversato, ci travolgerà inesorabile. Altrimenti l'insegnante/scuola/arte affonderà risultando un BETAMAX.

Ai tempi in cui esplose la diffusione  delle videocassette, il mercato si polarizzò intorno agli standard che alcune grandi case cercavano di imporre. La Sony, leader nel settore, aveva sviluppato una tecnologia che a tutti gli effetti era migliore del VHS ideato dalla JVC. Forte di questa superiorità qualitativa, la grande casa giapponese andò avanti arrogante per la sua strada, ignorando i segnali che arrivavano dai negozi. "Il nostro BETAMAX è 10000 volte meglio" sembravano pensare alla Sony "quindi alla fine la gente capirà PER FORZA". Purtroppo per forza non si fa nemmen l'aceto, diceva mia nonna buonanima, e com'è successo miliardi di volte nella storia, il prodotto inferiore finì per soppiantare quello superiore per colpa della cecità e dello snobismo.

A mio modo di vedere non si può ignorare il successo di chi riesce ad avvicinare e a mantenere in palestra tantissima gente, insegnanti occhiuti che sono in grado di dare sostanza a un desiderio 'de panza'. Non fare questo ci porta a un bivio: o si riesce a imporsi come scuola di élite per soli campioncini, del tutto rivolta all'agonismo puro stile ATOS, oppure si rischia l'implosione. La tecnica non ha bisogno di remise en forme, upa e uscita d'anca vanno benissimo così, la mentalità e la gestione delle classi invece sì.

Come ho sottolineato molte volte anche io su questo blog, è relativamente facile insegnare ai campioni senza dover tener conto dei numeri! Fossimo stipendiati soltanto per far vincere agonisti semipro o professionisti tipo i coach delle squadre olimpioniche, allora sarebbe normale ed efficace imporre ritmi elevatissimi e tecnica a 24 carati  stile Tana delle Tigri, ma la realtà è che il nostro futuro è legato alla capacità che abbiamo di far entrare e rimanere in accademia il sig. Rossi e la sig.ra Bianchi.

La società occidentale contemporanea ci porta al desk della palestra persone adulte in confusione, sfiancate da ritmi lavorativi infernali e alla ricerca di un PORTO SICURO: di un ambiente pulito e positivo, in cui fare amicizia, sudare e alleggerirsi di quella zavorra tremenda che si portano addosso. Vogliono certamente imparare a difendersi, ma poi rimarranno in accademia solo se il contesto sarà adatto a loro. L'epoca dei dopolavoristi guerrieri in kimono è terminata, ci sono persone che hanno bisogno come dell'aria di maestri energici ma sorridenti, compagni di materassina forti ma educati e comprensivi, curriculum formativo ma non troppo stringente e oneroso. Sono borghesi insicuri e fuori forma, E' IMPOSSIBILE pensare di allenarli come Buchecha o Jacarè.

Siccome conosco molto bene le capacità benefiche che il Jiu Jitsu può donare, la sua inerente abilità di reindirizzare la gente verso stili di vita positivi, e infondere fiducia in sé, considero imperativo per me in qualità di insegnante e reggitore di accademia, sforzarmi di comprendere le tendenze della nostra compagine sociale e inserirmi all'interno dei suoi sommovimenti ed evoluzione. So per certo che se non studieremo il problema e non correggeremo il nostro linguaggio, rischieremo di vanificare i nostri sforzi e di gettare alle ortiche questa meravigliosa arte, rendendola opaca e incompresa ai nuovi adepti potenziali, soffocandola piano piano e distruggendone un altrimenti brillantissimo futuro.

Il Jiu Jitsu può dare tanto a tutti, ma è dovere di chi lo trasmette renderlo palatabile. Altrimenti il domani sarà incerto, rischiando anche noi di diventare un BETAMAX, il gioiello dimenticato.

mercoledì, febbraio 11, 2015

MMA, CUI PRODEST? LA PAROLA A RE GEORGE


Sono parecchi anni che dico le stesse cose su questo blog. Ripetitivo a palla, avete ragione. Resta il fatto che mi tocca ribadire i concetti perché ogni 3X2 sorte fuori un espertone che lui sì è aggiornato, lui sì che può spiegare la 'sonora' differenza tra, mettiamo, la Boxe e il pugliato usato nelle MMA..

Siccome gli espertoni boriosi non li zittisce un Marius Puccioni qualsiasi, coi suoi 25 anni di ricerca marziale alle spalle e fondatore di uno dei team di BJJ più longevi d'Italia nonché autore del settore, allora passo la parola a un esimio non-espertone, cioè uno che le cose le sa davvero e non ciancia e basta, un vero mostro sacro: l'insuperabile Georges St-Pierre.

"Mi alleno sempre con gente migliore (più specializzata) di me, migliori wrestlers, migliori jitsuka e migliori pugili. Quando lotto con un campione di Libera non lo batto ma quando poi mi trovo nell'ottagono a usare i takedown il tizio con cui sto combattendo non è minimamente al livello del campione di prima. Lo stesso avviene col Pugilato, la Muay Thai e il Jiu Jitsu, ecco perché faccio di tutto per allenarmi con degli specialisti tra i migliori che ci siano".

"Mi alleno sempre 2Xgiorno per 6gg/settimana. Mi alleno con atleti olimpici di Boxe e Wrestling, e insieme ad alcuni dei migliori jitsuka al mondo. Ogni singola componente dell'allenamento cerco di eseguirla con atleti migliori di me così da implementare i miei skill."

"Soltanto quando il match si avvicina, tipo 1 mese prima, smetto di praticare le 4 arti separatamente e mi alleno più specificatamente di MMA, e ciò significa far convergere qui in palestra i vari sparring partners e mixare tutto assieme, kickboxing, sottomissioni e atterramenti per acquisire il giusto settaggio per l'incontro."

"Io pratico Jiu Jitsu, Boxe, Wrestling e Muai Thay, queste le quattro discipline che alleno. Eseguo anche allenamenti per la forza, ginnastica olimpica e sprint"

"Se vuoi diventare un fighter di MMA prima devi avere una base forte in qualche disciplina"

C'è da aggiungere altro? Non direi, è tutto nero su bianco.

Volete sapere quanto godo quando un Dio dello sport ribadisce tutto quello che io sostengo da anni? Tanto!

Nella nostra accademia fiorentina, la Fight Club di via C. Monteverdi 43, io e i miei soci offriamo un luogo dove praticare in maniera esattamente uguale alla concezione espressa da "Rush": gabbia, tatami e ring per i corsi delle 4 Arti Magiche più la classe di MMA per unificarle, e anche preparazione fisica funzionale (sia GPP stile Crossfit e SPP per chi ha il match in calendario). Tutte le classi sono impartite da specialisti, gente con una ventina d'anni sulla groppa di insegnamento dico, e i nostri abbonamenti sono esclusivamente full optional, così da incoraggiare in ogni modo alla multi-disciplinarietà.

Credo che nel nostro piccolo piaceremmo anche a Re George.

lunedì, dicembre 01, 2014

INTEGRARE O NON INTEGRARE IL JIU JITSU?




"Ciao Mario,


seguo da tempo il tuo blog e mi piace tantissimo e condivido gran parte delle cose che dici .Soprattutto quando parli di efficacia, naturalità, psicologia e anche limiti. Ho praticato arti percussorie da quando ero piccolo, inutile raccontarti la mia storia, sta difatti che amo il Jiu Jitsu e lo scelgo sopra tutti gli stili e lo pratico tutti i santi giorni per la sua efficacia. 

Volevo avere una tua opinione al riguardo: a me interessa molto la psicologia e sopratutto ciò che riguarda la paura. Leggendo vari libri ho scoperto che una persona in una situazione di pericolo, per un questione di impulsi nervosi, ormoni, ossigenazione etc che non sto a spiegare, fa solo quello che è abituato a fare in una determinata situazione. Ovvero se mi alleno tutti i santi giorni a fare un determinata cosa come risposta ad una determinata situazione quando si presenta quella situazione e sarò spaventato, il mio corpo per via della paura mi farà agire senza pensare e automaticamente nel modo esatto che ho allenato. I libri spiegano però come l'automatismo da creare deve essere quello esatto altrimenti in una situazione di paura non penserò e automaticamente farò la cosa sbagliata e rischierò la vita. Lo stesso vale quando alla stessa situazione alleno più di una opzione, in una situazione di paura il cervello ci metterà più tempo a capire quale automatismo scegliere e cosi rischierò la vita. Cosa c'entra questo col realismo marziale? 

In un tuo recente articolo scrivesti dei limiti del Jiu Jitsu e tra questi c'era la mancata conoscenza dello striking.. Non condivido questo punto in quanto non penso sia un limite. Mi spiego meglio: il Jiu Jitsu insegna che contro un omone più grosso e incavolato scambiare è fallimentare, e conviene chiudere la distanza nello stesso timing dell'aggressione. Quindi sarà questo l'automatismo da creare, chiudere la distanza. Ma se alleno anche lo striking ... beh, gli automatismi saranno due e uno di questi è fallimentare. In una situazione di paura il cervello non pensa e potrà fare la cosa sbagliata, quindi perché pensare al BJJ senza percussione è un limite???

Vengo da 12 anni di pugilato agonistico e l'istinto di scambiare con avversari più grossi pesanti e alti era per me tanto naturale quanto fallimentare. Ora pratico Jiu Jitsu brasiliano da 3 anni e oltre alla difesa personale la mia vita è migliorata in molti suoi aspetti, però credimi quanto è stato difficile imparare a chiudere la distanza sui colpi anziché scambiare. Ora mi alleno nel Jiu Jitsu tutti i giorni e l'automatismo è cambiato. Chiudere la distanza è diventato naturale più di chiudere gli occhi guardando il sole, ma per farlo ho dovuto totalmente evitare di allenarmi a scambiare per un bel po' di tempo e non solo per imparare a chiudere la distanza, ma perché effettivamente quando combattevo di kick con gente più grossa e forte e anche meno preparata di me ci andavo a rimettere. Il succo è per me creare l'automatismo giusto. Integrare più arti non può essere esso stesso un limite se non addirittura nocivo?! 

Grazie mille anticipate e scusa se mi sono dilungato.
Mirko"


Caro Mirko,
ti ringrazio per la passione e attenzione con cui segui questo blog. Andrò a risponderti al meglio che posso.

Iniziamo col dire che io MAI ho asserito essere necessario integrare il Jiu Jitsu stile brasiliano con una disciplina di striking, pena la sua inefficacia!

Hai capito bene? Spero di essere stato chiaro su questo.

Rileggi: ho scritto qualche dozzina di articoli su come mai il BJJ funziona così bene, portando tonnellate di dati storici al riguardo, nella sua formulazione classica (nessun crosstraining). Questo punto è stato provato infinite volte, dai Gracie in giù, e spero che nel 2014 sia oramai fatto acclarato che il Jiu Jitsu è un'arte marziale nata&evolutasi per la difesa personale, e che è ultra-efficiente nel combattimento reale così com'è. Stop.

Evidenziare un limite non significa denigrare. Come ho ampiamente esplicato in passato, chi non ha limiti non ha confini, è informe e privo quindi di valore. Il limite ci evidenzia il traguardo, è la vetta del monte, e su una cima ci si può arrivare in una molteplicità di maniere, i sentieri possono essere diversi. Io poi credo profondamente nel BJJ, ho smesso di praticare attivamente Muay Thai e Boxe per esso, una ragione ci sarà bene, no? 

La strategia del BJJ in combattimento è 'proietta-passa-finalizza', e ti renderai conto che per proiettare si debba PRIMA chiudere la distanza, cosa che si rivela abbastanza ardua se il jitsuka non ha MAI preso un pugno in faccia, magari esita, e nel titubare si trasforma in un istante in un saccone per le manine da fabbro del proverbiale camionista di 120kg che lo mena. Ai tempi dei nostri nonni e dei vecchi Gracie non c'era ragazzino che non facesse a scoppi quasi regolarmente nei cortili e a scuola, ma oggidi' le cose son diverse e quel praticantato informale è assente. Credimi quando come professionista del settore ti dico che la maggior parte degli adulti alla prima labbrata si paralizza. Alla pari di molti professores di Jiu Jitsu ritengo cosa saggia e avveduta che una cintura bianca si abitui a ricevere un pugno in faccia, e che quindi si alleni nel condizionamento ai colpi: scherma-base e giù di entrate sul partner coi guantoni che mena duro.
In summa: per utilizzare il proprio Jiu Jitsu in situazioni reali è (quasi) indispensabile saper gestire un avversario che picchia, ma NON diventare un esperto di Boxe o Muay Thai.



Non accenno nemmeno all'aspetto di migliorare la lotta in piedi con un'integrazione di Lotta Olimpica stile libero, dando per scontato che ti sia lampante quanto ciò possa aiutarti nel chiudere la distanza, e in subordine anche di Judo (però senza assorbire a capocchia gli atteggiamenti sportivi di questi sistemi una volta al suolo).



Ho scritto parecchi articoli per esaminare COME una eventuale integrazione di arte percussiva vada applicata al lottatore di BJJ. Mettersi a fare robe a casaccio, amico Mirko, va a detrimento del praticante ed è per questo che ci vuole un coach navigato al fianco. Resta il fatto che innumerevoli esperti di arte suave sono passati alle MMA con massimo profitto, e il loro livello tecnico non ne ha risentito, sempre che abbiano mantenuto un meticoloso allenamento specifico (anche col gi).

"Il succo è per me creare l'automatismo giusto." Sante parole le tue, Mirko, non potrei essere più d'accordo! Siccome nella rissa vera la gente picchia, l'automatismo giusto -un'entrata molto aggressiva ma anche una guardia efficace e una fuga sotto i colpi- richiede necessariamente di non chiudere gli occhi e /o restare inani subendo l'iniziativa a valanga dell'altro. Ergo ci si deve allenare allo scopo, e quindi si richiede di avere una forma di condizionamento ai colpi. Aggiungi che non ci si difende da ciò che non si conosce minimamente e avrai la tua risposta: un vero jitsuka, uno specialista, DEVE essersi condizionato ai colpi. Non solo si può ma si DEVE farlo, posto che si sappia COME fare ciò.

http://www.realfighting.com/content.php?id=114

In un'accademia come la mia, la Fight Club di Firenze, offriamo corsi di BJJ adatti a tutti i palati. C'è chi vuole allenarsi, sudare un bel po' ma considera solo molto remota la possibilità di picchiarsi per strada, e credimi sono la maggioranza dei praticanti. Per chi invece sia più serio nell'approfondire la 'difesa personale' nel mio club offriamo corsi di arti percussive, impartiti da professionisti e frequentati da atleti agonisti. Ti sarà chiaro, amico lettore, che far mettere i guantoni a un jitsuka incapace di piazzare un destro oppure sviluppare occhio-riflessi su un abile striker NON sia la stessa cosa, è meglio che nulla ma non è il meglio!

In summa: se non si ha altro a disposizione, il condizionamento ai colpi lo si fa coi compagni di Jiu Jitsu, ma questa, più spesso che non, è una soluzione approssimativa rispetto a una tutela specifica di un coach esperto e con compagni valevoli.

Mirko, occhio che integrare NON vuol dire fare un minestrone scipito come va di moda oggi. PRIMA devi avere una solida base nella nostra arte suave, POI si potrà aggiungere quel che al piatto forte manca, altrimenti non si chiamerebbe integrazione bensì commistione, ibridazione forzata o similari.



Il condizionamento ai colpi in piedi e anche al suolo (cosiddetto ground 'n' pound) è parte integrante dell'addestramento di un jitsuka, una porzione importante dell'addestramento che chi -per scelta personale sua o per negligenza del suo istruttore trascuri- rende molto manchevole l'eventuale applicazione reale. Rimarco che è provato da migliaia di vale tudo e comuni risse che NON è necessario o auspicabile diventare un pugile agonista per applicare il Jiu Jitsu, anzi. Investire una gran parte del tempo disponibile per allenarsi un po' a casaccio nelle arti di striking, senza una guida e una bussola, può certamente rallentare i miglioramenti nel BJJ, mi par ovvio. 

Vuoi praticare solo BJJ, ti trovi bene in questo modo? Vai così, Mirko

Potresti migliorare l'efficacia stradaiola del tuo Jiu Jitsu tramite allenamenti integrativi mirati, eseguiti con metodo sotto una supervisione di un coach esperto? Senza dubbio sì. Non è obbligatorio, non è indispensabile, ma la risposta è sì.