domenica, gennaio 31, 2010


NIHIL DIFFICILE VOLENTI:
FEDERICO SUL TETTO D'EUROPA
Con orgoglio e commozione annuncio la vittoria del titolo europeo di BJJ nella categoria Cinture Nere, Senior 1 Meio Pesado (Mediomassimi, 35-40 anni, -88Kg.) da parte del nostro insegnante, Federico"Careca"Tisi.
Un Oro che ha dell'incredibile, se si pensa che Fede si era infortunato seriamente alla caviglia pochi giorni prima della gara di Lisbona. Federico inoltre ha avuto il faticosissimo ruolo di allenatore-giocatore, cioè è riuscito a condurre in saccoccia una vittoria da atleta nel mentre che allenava e seguiva all'angolo DOZZINE di nostri alfieri IC.
Come suo amico e allievo lo ringrazio.
Sì, lo ringrazio per aver di nuovo dimostrato a tutti noi quanto la volontà pura possa sulla materia, sulle condizioni ambientali e storiche. Federico quasi da solo ha sviluppato un Jiu-Jitsu che strabilia i maestri professionali brazileri, nel frattempo promuovendo l'arte suave ovunque, organizzando un circuito gare a livello nazionale, allenando pro di MMA e -dulcis in fundo- creando selve di campioni di BJJ competitivo.
A breve un completo resoconto sulla gara, per l'inquanto in alto i calici, onore a chi vince in maniera onorevole.

martedì, gennaio 26, 2010


PER FORTUNA CHE CI SONO LORO
I maestri mortali, intendo. Quelli delle arti fossili e immutate dai tempi di Lao Tze, imbevuti di energia Chi e dal tocco che uccide.
Noi comuni mortali sbuffiamo e ci danniamo l'anima con profusione di mezzi traspiratori per migliorare un minimo, pigliamo botte nello sparring e submissions a ripetizione nel randori, tutto per essere leggermente meglio, e facciamo anche gare e match solo a questo scopo. Ed è dura.
Siamo proprio dei babbei, visto che c'è, a condizione di pagarlo un profluvio di vaini, chi v'insegna a diventare Superboy senza nemmeno inumidire la maglietta. Come? Con l'arte magica, si capisce.
Giudicate voi, come al solito, io solo vi riporto la intro del sito di un noto spacciatore di marzialismo fossile tra i meglio pagati, fatevi un idea.
"Stile [omissis]
Metodo di difesa personale

Adatto a chiunque (uomini e donne)

Efficace -Pratico-Scientifico

Non abbisogna di forza fisica

Per difendersi da 1 o più avversari a mani nude o armati

Niente di sportivo

Utilizzato dal famoso [omissis]

Utilizzato dalle forze dell'ordine USA"
Bello, eh?
Privata anche del bisogno
di faticare un minimo, una donzella di 50 kg ci sbaraglia una mezza dozzina di aggressori ARMATI!
Eh, i miracoli.. magari avessimo anche noi, semplici lottatori, questa magia che con 2 kata fatti piano senza sudore c'insegna i superpoteri..

domenica, gennaio 24, 2010

FATTI&MISFATTI SULLA SAUNA

Una delle caratteristiche che contraddistinuevano la civiltà classica, ossia la civiltà, era la diffusione capillare di stabilimenti termali.
Le antiche terme erano dei grossi complessi architettonici, all'interno dei quali si trovavano non solo le vasche, ma anche sale pesi e di lotta, massaggiatori, tavolini stile bar e.. simpatici servizi d'intrattenimento per signori oggi purtroppo vietati dalle leggi sessuofobiche imposte dalla dittatura mondialista unificata.
I Greci furono celebri ovunque per aver creato il culto della fisicità umana, i Romani per averlo perfezionato e diffuso dappertutto tramite le terme. Terme che stavan a significare pulizia, ristoro della mente e del corpo, esercizio e conversazione coi propri pari, uguaglianza nella nudità e distinzione nell'agone, insomma: civiltà.
Chi abbia l'opportunità in palestra di usufruire almeno della comune sauna, ne faccia ampiamente tesoro. Non saremo al livello delle Terme di Diocleziano, ma resta cmq uno strumento eccezionale per la salute e soprattutto per quella dello sportivo, date le capacità di recupero da sforzi atletici che l'uso continuativo della stessa induce.
Sudare fa bene, e della sauna classica (90°, alternata a docce fredde) si scoprono tante di quelle qualità positive nel lenire i dolori, smaltire le tossine, accentuare il rilassamento etc da essere troppe per enumerarle tutte.
Un fatto misconosciuto della sauna è il suo effetto DIRETTO sul dimagrimento. Spesso per non dire sempre quando parli di questo strumento, salta fuori il pinocchietto che-sa-tutto-lui e guardandoti dall'alto in basso con compatimento ti fa: "La sauna non fa dimagrire, sono solo liquidi che se ne vanno".
Il mio consiglio è di ridere in faccia all'espertone che ha studiato su Focus Magazine e spiegargli, se avete voglia, che il corpo umano deve impiegare un certa quantità di lavoro (=energia dal metabolismo) al fine di mantenere l'omeostasi, ossia la temperatura stabile, e che NON può evitare che il sangue vada ai 90° della sauna o ai 18° della doccia fredda senza bruciare calorie. L'effetto di termoregolazione insomma assorbe una seppur trascurabile quantità di energia che, specie se la sauna viene effettuata -ben idratati, vi prego- almeno per mezz'ora dopo un serio allenamento, il corpo dovrà andare a pescare dalle scorte di pinguedine.
Ciò detto fugo subito gli eventuali sogni d'onnipotenza. Con la sauna da sola non si dimagrisce, è uno strumento per il benessere globale che con i suoi servizi dà anche una piccola mano al perdere ciccia. Come i pesi, come la corsa etc è uno strumento, il cui abuso provoca un peggioramento della prestazione, della salute.
Detto questo: buone saune a tutti! Io l'adoro, me ne sparo quanto più possibile in inverno, e vi auguro di poterlo fare anche a voi.

sabato, gennaio 23, 2010


LA FUTURA MIGLIORE LEGA
DI MMA DEL MONDO

Ammetto di essere di parte. Come potrei proprio io non prediligere l'organizzazione yankee Bellator, una che ha il nome in Latino [trad. combattente] e come simbolo un centurione romano?

Eh no, non potrei.

Ammessa la mia faziosità, vado però a spiegare meglio quanto dico del futuro per me roseo della Lega e perché.

I capoccia del Bellator stanno seguendo una lungimirante politica di espansione controllata, lenta ma inesorabile. Organizzano tantissimo, creano link profondi con catene tv di livello e soprattutto curano il vivaio.

Come dimostra il caso del mio ex collega di BJJ alla Tribe Lorenzo Borgomeo, sotto firma da tempo, alla Bellator danno la priorità alla qualità; è cosa risaputa nell'ambiente che mentre UFC e altri danno il grosso ai big e le briciole ai meno famosi, il Bellator sta mettendo sotto contratto tutti i più promettenti giovani prospect dei dintorni. In questi giorni sembra che non se ne facciano scappare uno, tipo il duro wrestler olimpico Askren, lo stesso con cui ha lottato Serrini in Florida, e altri.

Siccome il buongiorno si vede dal mattino, io credo molto nel Bellator e aspetto il momento in cui la qualità e la professionalità sviluppate negli anni con calma diano fastidio al monopolista UFC, il quale si regge sul soldo dei casinò dei Fertitta più che sul valore del suo gruppo dirigente.


giovedì, gennaio 21, 2010

SPERANZA OLTRE LO STEREOTIPO


In un paese colonizzato e tenuto sotto schiaffo perenne, è normale che si faccia di tutto da parte dei Capi per ammosciare la gente, renderla stupida e pavida, annebbiargli la mente.

A volte però le istanze dei padroni confliggono, e negli interstizi delle guerre ipercapitalistiche globali si sviluppa uno scampolo di libertà. Qualcosa del genere sembra stia per capitare anche alla colonia italy, una delle più devastate che ci siano, a sentire Marshall Zelaznik, il responsabile sviluppo esteri dell'UFC.

Dico questo perché sto boss, dopo averci informato che l'UFC Australia è andato completamente esaurito in poche ore e altre interessanti amenità, ha nuovamente ventilato in via ufficiale il nostro paese quale destinatario di un evento, e come anche in vista di un contratto televisivo per trasmettere la Lega anche da noi.

Spero con tutto il cuore che l'avidità e la bravura commerciale dei Fertitta riesca a superare (se non altro momentaneamente) le direttive di guerra psicologica imposteci con l'Armistizio del 1943 e severamente fatte rispettare dalla CIA e dai suoi manutengoli nei giornali e nei merd-media nazionali.

Magari non se ne fa nulla, oppure si, chissà.

Quello che mi preme è sperare che sia solo una falla, per quanto piccina, nelle diga di menzogne e falsità che invischiano e oscurano tutti gli sport virili e in generale tutto il valore della più gloriosa nazione al mondo, l'ITALIA.

mercoledì, gennaio 20, 2010


LA DURA MA GIUSTA REALTA'
DELLE MMA
Amici e appassionati sia di MMA che di verità, andatevi a vedere questo video(in 3 parti), poi salvatevi il link, mettetevi il video sull'iphone e cose del genere.



Vi anticipai questo match, tempo addietro.
Sono dentro il ring Ishii e Yoshida, nientedimeno che due medaglie d'oro olimpiche di Judo.
Avete guardato bene tutti e tre i video della serie?
Ebbene, questo match dimostra una volta per sempre, senza bisogno di altre spiegazioni, che le MMA sono la prova del nove dell'efficacia in combattimento.
Dico questo non tanto e non solo per via del fatto che i migliori judoka riconoscano in questa carriera un valore superiore a quella miserina nello sport amatoriale, sia per quanto riguarda soldi che fama, ma soprattutto per quello che si vede fisicamente fare da queste due somme autorità del Judo, dai massimi esponenti planetari dell'arte fondata da Kano.
Orbene, figlioli, presi due superesperti di un'arte X, che l'hanno praticata sin dalla più tenera infanzia in maniera totalizzante, SE quest'arte avesse veramente dei contenuti tecnici utili al combattimento reale, posti davanti l'uno all'altro i due specialisti ne farebbero gran mostra l'uno contro l'altro. Ci sarebbe dovuto quindi essere un profluvio di proiezioni d'anca, uchimata, ogoshi etc etc. Per vincere userebbero quello che sanno fare meglio e studiano da sempre, NO?
E INVECE NO.
Il suddetto match tra i due superjudoka vede al massimo un 2% di Judo riconoscibile, il restante individuabilissimo nelle solite classiche Magic Four. Dirty boxing, calci bassi, lotta olimpica per quasi tutto il tempo, è palese.
Quel che dico non vada inteso come a detrimento del Judo. Il Judo è fantastico, educa i bimbi, esprime degli atleti eccezionali e forma un gran base per le MMA, così come il Rugby ad esempio. Cioè sforna uomini duri e abituati al contatto, su questo non ci piove.
Purtroppo per i fanatici e per i talebani del Judo però i due più forti judoka al mondo o quasi, scontrandosi tra loro con regole minimali, NON si affidano al Judo che hanno studiato da quando avevano 2 anni di vita MA INVECE alle 4 Magiche, pur sapendo entrambi quanto sia stato dedito alla stessa arte l'avversario (andando quindi sul sicuro).
A mio modo di vedere non c'è bisogno di aggiungere altro. Lo 'stile' o che dir si voglia è valido in combattimento (lasciando qui fuori altre considerazioni morali etc) soprattutto se la sua essenza viene allo scoperto in situazioni come questa, dove altri discorsi sono impossibili.
Se 2 medaglie d'oro hanno bisogno di affidarsi alla Boxe e alla Lotta per abbattersi, la ragione unica è che ciò è fisicamente necessario una volta che due 'stilisti' siano DAVVERO a picchiarsi testa a testa.
Come sempre vi ho predicato, le MMA sono ben più che uno sport spettacolare, rivestono l'iNsostituibile ruolo di verifica empirica delle affermazioni in campo marziale, laboratorio di verità su ciò che funziona veramente in combattimento.

sabato, gennaio 16, 2010


LA SOLITUDINE DEL COMBATTENTE

«Un Anello per domarli,
Un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli
e nel buio incatenarli.»


Cosa vuol dire combattere in senso agonistico-marziale l'ho vociato all'infinire. Cosa significhi in senso di "difesa personale" anche, e ne ho denunciato l'uso ingiusto e abusivo da parte di truffatori marziali e di ignoranti in buona fede.

Ma in senso più generale, nella vita, cosa sta a significare questo verbo ?

Deriva dal Latino cum battuere: farsi battaglia, dare contro qualcuno o qualcosa, opporsi con tutte le forze.

Indi per cui il senso della parola è assai ampio. Da un certo punto di vista si combatte qualcosa (o qualcuno) allorquando non si accetti lo status quo iniquo, le vessazioni e le malversazioni, i giochi di potere fatti sulla nostra pelle, la malvagità e le sperequazioni, la viltà. Quando ci comportiamo da veri esseri umani, alla fin della fiera.

Combattere infatti a chiunque suona molto diverso da: aggredire, assassinare, violentare, bombardare e via discorrendo. E' un etimo che di per sé a tutti noi sa di nobile -sicuramente intriso di durezza e per certuni anche di sangue- e corretto. A freddo nessuno infatti paragona il combattente al prepotente, già d'istinto lo classifichiamo tra i Buoni.

E perché dunque tanto pochi sono i 'combattenti' rispetto ai prepotenti? Perché il povero mammifero bipede è di solito (nel numero ma anche nella maggioranza dei casi della vita di un singolo) un piccolo animale egoista, tutto preso dal realizzare il suo ristrettissimo orizzonte dei desideri, incapace insomma di essere più umano che umanoide.

Combattere significa dunque fare un qualcosa che per noi è diverso dalla maggior parte delle azioni, diverso dal gruppo. Opporci al male, dentro e fuori di noi, è così duro e faticoso che quasi non ci ricordiamo che sia possibile. La triste realtà è che fare il male conviene in questo mondo, almeno sul momento e almeno nel senso del puro istinto bestiale.

Se però consideriamo quanto detto sopra, che il combattere la nostra pigrizia, la nostra debolezza, la nostra meschinità sia in realtà quanto di più umano si debba e possa fare, ci rendiamo a razzo conto del perché i combattenti di mestiere, e non parlo affatto soltanto dei fighters, siano da una parte tanto odiati e da un'altra così idolatrati.

Combattere la nostra natura inferiore porta inveitabilmente all'isolamento. Il branco percepisce "di panza" il singolo che si differenzia dalla sua turpitudine e lo teme, lo ghettizza. Una parte della psiche molto remota di costoro però oscuramente sente qualcosa e magneticamente ne è attratta. Succede che quindi i combattenti da vivi ricevono l'opposizione della massa, e poi da morti finiscono magari su un libro di storia o stampigliati su dei santini.

Niente che avesse valore nella umana tragedia è mai stato realizzato senza combattere, dai ponti agli imperi, dalle famiglie solide alle guerre cosmiche. Ed è giustappunto questa la primissima ragione per la quale i Padroni del Mondo ostacolano e marginalizzano con precise direttive e censure tutte le forme di leale combattimento concepibili.

Non fare la cosa sbagliata, quella che intimamente sappiamo che è sbagliata, pesa. Ci dobbiamo preparare a subire il privilegio dell'opposizione fattaci da persone e istituzioni scellerate ogni santissima volta si sceglierà di guardare oltre il 'facile' e l'animalesco.
Dunque invito i miei lettori che riflettono sul corso della loro vita e ricercano arti per rendersi migliori NON agli occhi degli altri ma ai propri, di indossare con onore la casacca dell'irregolare, dell'incompreso perché non intruppato, del libero uomo senza padroni (e né sètte o maestri-guru), di sentire che quella interiore solitudine che provano è profumata di Gloria.

venerdì, gennaio 15, 2010

QUALCUNO LA DIFFERENZA
LA FA

E' trapassato a 68 anni il signor Bob Shamrock, padre di due campioni del mondo di MMA, Ken e Frank.

Voglio riportare qui la poco nota vicenda di questo sconosciuto cittadino dal nome irlandese e dalle spalle gigantesche, un creatore di UOMINI. Voglio che si sappia che persone così esistono, che non ci circondano solo tronisti froci, politicanti assassini e ominicchi untuosi&vigliacchi, i Bob ci sono.

Il sig. Shamrock non era il padre genetico dei due fighter, si tratta di figli adottati già grandicelli. Mr.Bob aveva infatti messo la sua vita e le sue sostanze al servizio della gioventù disagiata e ospitava continuamente in casa sua la peggio feccia minorenne della zona, dandogli amore sì ma soprattutto disciplina e rispetto. I due fratelloni furono soltanto alcuni della turma a cui si dette asilo.

Prese con sé degli sbandati e gli infuse così tanta FORZA che due ne fece star, 2 campioni ricchi e soddisfatti.

Una volta il fratello minore Frank disse che solo grazie alle continue sollecitazioni di suo padre egli aveva creduto in se stesso, e che tutto -dopo- era diventato facile.

Ken ha invece dichiarato che suo babbo ha probabilmente salvato un numero imprecisato ma enorme di ragazzini, ai quali ha insegnato a vivere, facendo ciò senza compensi, e senza ambizioni di gloria sui merd-media aggiungo io.

Vi invito a riflettere sul fatto che eroi sconosciuti come il signor Bob impediscono che questo pazzo pianeta vada definitivamente in vacca domattina. Come un argine ostacolano il totale alluvionare della schifezza infraumana contemporanea per ognidove. Esistono, ricordiamocene.

giovedì, gennaio 14, 2010

ERICH RAHN, ossia
IL JIU-JITSU
AI TEMPI DEL KAISER


Ho illustrato a voi pazienti lettori come il Jiu-Jitsu conquistò le Americhe del Sud e del Nord, la Gran Bretagna e la Francia. C'è solo una grande potenza dell'epoca di cui manca di svelare il segreto fidanzarsi con l'arte della cedevolezza: la Germania.

Fu un bambino berlinese entusiasta e rissoso a portare il JJ nel Reich germanico guglielmino, si chiamava Erich Rahn e alla fine del XIX° secolo aveva un babbo ricco e potente commerciante in Asia, tanto da ricevere a casa sua l'ambasciatore imperiale nipponico in persona per cena.

Il piccolo Erich s'azzuffò coi marmocchi dell'alto papavero giappo in visita, e ne uscì altamente umiliato. Chiese cosa permettesse a quei nanerottoli gialli di batterlo così duramente e la risposta fu: la tecnica del Jiu-Jitsu.

Memore del segreto rivelatogli, Erich si pose alla caccia di un mentore e -ricco com'era, io presumo- riuscì a trovarne uno tempo dopo, nella persona di Katsukuma Higashi.

Nell'imperversare della moda della "lotta giapponese" anche questo esperto (appartenente alla scuola Hozan-Ryu) aveva tentato la fortuna in Occidente. Sondati i mercati USA a suon di sfide, aveva percorso a ritroso il cammino del sole ed era atterrato appunto in Germania. Dopo alcuni anni di studio quotidiano il giappo si dissolse ed Erich intanto si impose nel suo paese come suprema autorità del Jiu-Jitsu.

Nel 1906 aprì la prima scuola ufficiale dell'arte sul continente e scrisse manuali, vinse scontri con pugili e lottatori in quantità, e si distinse per essere stato incaricato, primo in Europa, quale istruttore ufficiale di forze di polizia. Diffuse una sua versione dello sport in tutti i paesi di lingua alemanna, e contribui enormemente all'accettazione dalle sue parti delle arti marziali orientali quali roba seria e pure combattetente, sul serio.

Che poi le cose cambiassero e le arti diventassero NON-combattenti o "tradizionali", in barba ai samurai che le avevano portate ovunque e diffuse a furia di mazzolate nei denti, questa -miei cari amici- è un'altra triste storia.

lunedì, gennaio 11, 2010



IL RE IRANIANO DELLA LOTTA
COMBATTE NEGLI U.S.A



Quando si dice che certi sport sono una via di fuga da condizioni di vita misere o cmq aspre non si sbaglia affatto, chiedete a Kamal"Prince of Persia"Shalorus per conferma.
L'ex campione del mondo di Stile Libero nacque infatti in un arretrato villaggio dell' Iran settentrionale, tra i pastori. La sua incredibile carriera nella Lotta però lo ha portato prima a vincere il vincibile in patria, poi a emigrare in Gran Bretagna e a rappresentarla alle Olimpiadi del 2004. All'epoca fu classificato tra i migliori 10 liberisti del pianeta.
Nota:
L'Iran è probabilmente la patria mondiale della Lotta, a partire da quella tradizionale praticata nelle palestre-tempio Zorkaneh, luoghi nei quali gli Zoroastriani sono la gran maggioranza. Una nazione seria e libera dal cancro del calcio-monopolio, in cui folle paganti si assiepano nei palazzetti per derby stracittadini tra grappler e i campioni sono tenuti in altissima considerazione.
Oggi Kamal ha sposato una yankee e si è trasferito in Texas, dove insegna grappling, e combatte professionalmente nei Leggeri al WEC.



Attualmente è imbattuto e non fa certo sensazione sapere che la sua difesa dai takedown è considerata eccezionale.
Considerando l'isteria anti-iraniana montata con dovizia di mezzi dai media mondialisti contro il pacifico paese mediorientale, c'è da restare ammirati per come il prode Kamal sia riuscito a conquistare il provinciale pubblico americano e il favore dei commentatori, e così a inserirsi nelle MMA professionistiche.
Tutta la mia stima per il campione, che la luce di Mazda lo accompagni.

domenica, gennaio 10, 2010


E' L'ORA DI STACCARE
UN PO',
CARI ASPIRANTI GUERRIERI
Da questo blog?
Nonono! Realismo Marziale is here to stay, picciotti.
E' l'ora di eseguire gli STACCHI da Terra, giochino di parole raffazzonato ma che mi perdonerete, su..
So che vi sto bacando le ghiandole riproduttive con questi deadlifts, ma è veramente o' Re di tutti gli esercizi, il costruttore di forza e forma fisica per eccellenza, il miglior esercizio per l'appassionato di combattimento. Non c'è muscolo che questo super-esercizio non alleni: dalle gambe alle braccia, dal collo agli stabilizzatori, dai glutei alla presa. Non vi puzza il fatto che mentre panca e squat (ma più raro) li vedete fare da tutti i cultutristiformi, gli stacchi non li fanno mai? Meditate gente, meditate..
Tempo fa apposi qui il link su un fantastico articolo-saggio ultracompleto sull'argomento ma, come si dice, repetita juvant.
Temendo le incursioni nel fai-da-te, e in mancanza di bilanceri olimpici coi disconi appropriati, si rischia a farlo male il Signor Stacco, quindi vi dò un video da seguire col fiato sospeso e con il blocco degli appunti a latere.
La postura deve essere impeccabile, pena mal di schiena e ginocchia in coriandoli, sia ridetto per l'esima volta. Quindi armarsi di santa pazienza, riguardarsi il video 400 volte e appuntarsi i momenti critici; poi ci vorrà un sacco di buona volontà per rifinire la tecnica dal vivo, con carichi ridicoli, ma ne vale la pena infinite volte.



Gli altri esercizi indispensabili e insostituibili [nelle diverse varianti] sono, ma già lo sapete:
1) le trazioni alla sbarra
2) il military press
3) il sunnominato squat.
Uniti all'allenamento per il CORE sono il corredo ferrico indispensabile di tutti noi.
Dateci sotto, e poi fatemi sapere.

venerdì, gennaio 08, 2010


GLI ANNI RUGGENTI DEL JIU-JITSU:
ALLA CONQUISTA DELLA FRANCIA


La più grande potenza europea del Judo è oggi la Francia, paese dove le arti marziali giapponesi (ma non solo) hanno vasta considerazione e diffusione.

Tutto cominciò con un simpatico ometto, monsieur E. Reignier, un franzoso che dopo 2 estati alla corte londinese del M° Tani se la sentì così calda da far ritorno in patria e sparare sfide a destra&manca.

Autoribattezzatosi alla giappa, Ré-Nié, il baffino iniziò a declamarsi sui media dell'epoca 'campione' di Jiu-Jitsu e detentore di un'"arte imbattibile". Naturalmente i nazionalisti si sentirono ribollire il sangue nelle vene, e un riconosciuto esperto di arti marziali assunse a nome di tutte le galliche discipline la leal tenzone.

Una follla enorme assistette alla sfida, in quel di Parigi. I signori direttamente seduti sulle loro carrozze, i plebei giustamente appiedati, nella terra.

Il 26 Ottobre 1906 nei pressi delle Senna sono davanti l'uno all'altro, vestiti di tutto punto (bombetta compresa) i seguenti duellanti:

-Georges Dubois, 40 anni, stimato maestro delle arti occidentali di Scherma, Savate, Lotta e Pesistica.

-Ré-Nié, più giovane di poco e di ben 12 kg più leggero

L'atteso scontro cosmico East-West è deludente, dura in tutto scarsi 26 secondi, di cui solo 6 di azione pura.
Non sorprenderà i nostri lettori la strategia impiegata da Ré-Nié: resta guardingo, schivato un calcio basso chiude subito la distanza e trascina alla bell' e meglio l'avversario a terra, mettendolo spalle al suolo; fintato uno strangolamento, finalizza al volo di armlock (:leva articolare al gomito).

La fortuna di Ré-Nié esplose e divenne subito il trainer della nobiltà viziata. Scrisse libri e si dedicò all'insegnamento.

Le mode passano, le sfide si perdono e nel tempo Ré-Nié scomparve, e così anche il suo Jiu-Jitsu, ma restò una enorme eco nella coscienza del paese della 'lotta giapponese'. Solo quasi 30 anni dopo passò a riscuotere il frutto di cotanta impressione, e con gli interessi, Jigoro Kano, fondatore del Kodokan, che a Parigi come in Inghilterra fece sue le messi piantate da Tani e dai suoi jitsuka.
Kano aveva i soldi e l'organizzazione, e si impose anche in Europa un tipo di arte ma soprattutto di struttura federativa da lui ordito; le vittorie del Jiu-Jitsu assorbite come proprie e messe negli albi d'oro come se fossero del Judo, la memoria dimenticata.


giovedì, gennaio 07, 2010


UN ALTRO MATCH tra
LA BELLA E LA BESTIA


Dopo la strafiga Gina Carano, alla bestiola trans "Cyborg"Santos per lo Strikeforce Miami viene data in pasto un'altra bonazza, la tostissima olandese Marloes Coenen.

Certo il marketing è azzeccato, io farei uguale. In un match tra donne, cosa c'è di più intrigante per il pronostico che stuzzicare la bruttona con la classica invidia femminile? Le si parano davanti fregne sexy eppur forti, matematico.

Non è bella come Gina la Marloes, speriamo regga quindi un po' di più col travone brasiliano, che mena come n'omo e pure più cattiva.

Gli olandesi mi stanno simpatici e i brasiliani pure, in questo match previsto a fine gennaio io opto dunque per la discreta, mi scuserà il travello.
IL RECORDMAN DELLE MMA

Chissà se si sarebbe immaginato di diventare un vero diesel delle gabbie, un fighter senza domeniche libere lo yankee Jeremy"Gumby"Horn, quando inziò a fare arti marziali col..Ninjiutsu!

Non so in effetti se è un record mondiale, ma certo questo allievo del Miletich Camp ci si deve avvicinare, visto che dal'esordio nell'1996 ha combatttuto .. 107 volte! Nel suo mostruoso 1999 è entrato nella gabbia per oltre le VENTI sfide, e in totale ha più di 50 vittorie per submission.. !!

Questo incredibile grappler dinoccoltissimo ha visto di tutto, e si è scozzato coi meglio campioni di più ere, da Shamrock a Minotauro, da Couture a Liddel, da Marquardt a Toquinho.

Io che l'ho visto combattere da vivo ne sono rimasto impressionato, così poco appariscente nel fisico ma tanto sostanzioso nella messa in opera, un uomo senza paura disposto ad entrare nell'ottagono contro belve sanguinarie assai più dotate di lui.

Sti spilungoni dalla guardia impassabile sono per me delle bestie nere, i peggio clienti che temo d' incontrare, e mi fa piacere notare che uno della loro specie si situa tra i più ostici e longevi combattenti del mondo intero: allora non sono l'unico che ha problemi a valicare quelle gambacce secche!


mercoledì, gennaio 06, 2010


SHERLOCK, IL MEZZO JITSUKA

Le scene di combattimento ultrafinte del polpettone holliwoddiano dedicato al detective creato da A.C. Doyle, hanno ringalluzzito molti esponenti di arti orientali in calo di consensi, facendo loro credere che il famoso personaggio letterario fosse stato concepito dal geniale scrittore come praticante di certi stili marzialoidi.

Invece nisba. Basterebbe dare un occhio ai riferimenti su carta per capire che Holmes nei racconti pratica Baritsu.
Questa forma sintetica di combattimento era stata creata a Londra da un ambizioso ingengnere britannico di ritorno dalla terra di Yamato, tale Edward W. Barton Wright. Il suddito di Sua Maestà vide il soldino all'orizzonte e, nonostante le sue scarse credenziali, fece in modo di importare dal Giappone il famoso jitsuka Yukio Tani, su questo blog ampiamente presentato.
Baritsu infatti è l'unione delle prime lettere del cognome del fondatore col suffisso (J)itsu, in quanto era basato sulla fusione del pugilato ottocentesco (dotato di calci) con la tecnica nipponica e con la scherma di bastone, né più né meno, cioè unione di arti dove era ed è obbligatorio sia il confronto in palestra con avversari non collaborativi e sia di gare e/o sfide NHB.
Ciò che stupisce non è tanto che i marzial-fossillisti si beino della insperata pubblicità, quanto che siano così ciechi da vedere in qualunque pugno verticale o calcio dato con la suola della scarpa un segno di tecniche asiatiche.
A me invece appare evidentissimo come privata del guantone la mano chiusa vada automaticamente a sviluppare il pugno dritto -basterebbe ai fossilisti riguardarsi le illustrazioni di statue greco-romane- mentre per quanto riguarda la crassa evidenza che se dotato di scarpa il piede lo si usa con le parti dure della calzatura, è sufficiente dare una s-vista a qualunque match dell'europeissima Savate.
Nel 1902 Barton-Wright scrisse:
« Nel Bartitsu è compreso il pugilato, ovvero l'uso del pugno come mezzo contundente, l'uso dei piedi sia in senso offensivo che difensivo, e l'uso del bastone come mezzo di autodifesa. Judo e Jiu-Jitsu, che erano stili segreti di lotta giapponese, si potrebbero definire azione ravvicinata applicata all'autodifesa.
Al fine di assicurare per quanto possibile l'immunità contro le ferite in attacchi codardi o zuffe, si devono capire il pugilato per apprezzare completamente il pericolo e la rapidità di un colpo ben diretto, e le particolari parti del corpo che erano attaccate scientificamente; lo stesso, naturalmente, vale per l'uso del piede o del bastone
».
Una piccola nota per gli inguaribili romantici: Barton NON cita né prende MAI in considerazione la lotta inglese, il Catch; la parte di grappling (il 90% del Baritsu quindi) era il Jiu-Jitsu di Tani, e basta. Fu infatti proprio per invito del mr.british che il piccolo samurai venne in Occidente, dando poi gran parte della spinta alla creazione del fenomeno "Lotta Giapponese", con la sua invincibilità in centinai di sfide e scontri reali.
Barton appare sicuramente la classica figura del mezzo truffaldino ma geniale dell'inizio 1900, un praticone svelto di meningi, lesto a saltare sul carro di una moda del momento e a promuoverla egli in prima persona, vantandosi di meriti non suoi e appropriandosi di tecniche non inventate da lui, un ricco 'maestrone' che non combattè mai e poi mai. Esattamente lo stesso esempio del panorama marziale dei giorni nostri, in effetti.

lunedì, gennaio 04, 2010


VACCI PIANO, RAGAZZO
Una delle cose che mi affascinarono subito quando mi misurai per la prima volta con dei praticanti di Brazilian Jiu-Jitsu, fu la calma e la compostezza con cui gestivano la mia irruenza di peso massimo in piena forma.
Per l'aver io studiato intensivamente arti interne taoiste da molti anni, credevo di saper esprimere forza e ritmo con morbidezza, ma mi sbagliavo. Ci vollero le prime finalizzazioni subite da gente di 20kg più leggera di me per svegliarmi. Un duro buongiorno mi fu dato da ragazzi che avevano solo pochi mesi di BJJ sulle spalle, una supremazia tecnica che a priori ritenevo impossibile finché non la provai in prima persona.
Negli anni che seguirono a quelle giornate ho continuato a ricercare metodicamente quella morbidezza, e ho attentamente studiato il modo di muoversi dei migliori professionisti, i quali invariabilmente sono delle anguille di gomma. Il lottare nella massima decontrazione periferica possibile (braccia, gambe, dorsali etc) dando la priorità al centro (zona pelvica), consente al serio ricercatore di sviluppare nel tempo una grande sensibilità tattile estesa a TUTTO IL CORPO, miliardi di parsec al di là del 'tocco sensibile' delle arti cinesi, e farlo nello sparring fronteggiando avversari più grossi e forti consente poi di saperlo applicare a situazioni reali, niente di simile ai giochini con le mani di tipo prestigiatorio visti altrove.
Il JU del Jiu-Jitsu è anche quello, rilassarsi sotto pressione per quanto possibile e 'giocare' col nostro opponente, dando modo al nostro sistema nervoso di decodificare la direzione dell'espressione di forza a cui siamo sottoposti, così da intercettarla e accompagnarla sempre e mai opporglisi con la durezza di un'irrgidimento muscolare uguale&contrario. E' quello che nelle academìe brazileire dicono "divagar", cioè fare piano, andarci calmi, scivolare con classe felina intorno al nostro avversario, e tutto ciò dunque per puri scopi tattici finalizzati al combattimento reale.
Un grande esperto dell' Arte Suave [morbida] lo si riconosce anche in mezzo a decine di coppie intente a lottare, è una gioia per l'occhio allenato alla tecnica. Il vero maestro di BJJ possiede spesso molta forza ma evita di mostrarla esteriormente, si aggira intorno agli attacchi/difese di un onesto praticante come il gatto col topo: passo leggerissimo ma zampata folgorante. Averci a che fare è di solito assai frustrante, sembra di lottare con un mago che ti legge nella mente, sei sempre in ritardo sulla sua contro-tecnica, e più potenza ci metti peggio ti trovi ribaltato e ingabbiato in finalizzazioni.
Il JIU-Jitsu si basa proprio sul paradosso che il "morbido" batte il duro, ma per scoprire questa verità è indispensabile lasciare l'Ego nello spogliatoio e scendere sul tatami del tutto disposti a 'cedere', a danzare nella lotta senza voler sconfiggere a tutti i costi il nostro partner di allenamento. Bisogna FARE PIANO, andare lento e rilassato in tutti i momenti dell'allenamento, e capire che senza questa attitudine psico-fisica non si fa Jiu-Jitsu bensì GO-Jitsu, un suo alter ego muscolare e rigido, incapace di darci la vittoria in uno scontro reale.
Una grande differenza quella nella leggerezza di movimento, che contraddistingue a colpo d'occhio l'esperto di BJJ dalla maggior parte di quelli di altre arti lottatorie, a parole anch'esse basate sulla scioltezza ma spesso in realtà ben più fondate sull'esplosività pura. Nulla a caso:tutto infatti nel BJJ è rivolto a sviluppare JU: dall'uso intensivo del GI(kimono) al regolamento di gara sino alle metodiche di apprendimento base. L'idea maestra che il Jiu-Jitsu serva per avere la meglio in scontri reali ha creato la 'fissazione' per questa morbidezza: è infatti impossibile vincere di forza con avversari più alti e grossi di noi, situazione che si verifica sempre nella 'difesa personale', non dimentichiamocelo.
Tutti i giovani (ma non solo) ben carburati a livello di ormoni trovano complicato restare concentrati e si lasciano andare a battaglie campali coi loro partner di lotta, è un fatto universale e si sa, epperò è indispensabile non lasciar campo all'istintività e incanalare le balde energie nella più vincente di tutte le tipologia d'espressione della forza: quella spirialiforme, avvolgente, quella morbida.
Vince chi vince se stesso, questa è la morale del BJJ; per vincere se stessi bisogna prendersela con calma, stare rilassati e ascoltare quello che il nostro corpo/cuore ci dice con sussurro nel fragore emozionale della lotta. Nella quiete dello spirito il combattente trova la pace, sviluppa la propria persona con la cura che un dovizioso giardiniere pone nella tenuta dei suoi germogli. La paura rende rigidi e incapaci ad adattarci, la tranquillità invece ci dà la possibilità di trovare le risposte. Soltanto quando si comincia a fare sempre piano, a smetterla di preoccuparci solo di aver "vinto o perso" il round di sparring emergono i segni della palingenesi, e infatti il BJJ è propriamente un'arte marziale: per mezzo dello scontro/incontro con l'altro insegna a migliorare se stessi, tramite il combattimento CON SE STESSI.


( dal min 1.58)