venerdì, novembre 29, 2013

IL MAESTRO "RATINHO" DI NUOVO OSPITE PRESSO IL TEAM CENTURION


Un' amicizia vera dura a lungo, a volte decenni. Capita magari che non risenti il tuo accolito per mesi o più, ma quando vi reincontrate sembra di essersi parlati ogni giorno o quasi.

E' questa la sensazione che provo col M° Octavio Couto in arte "Ratinho" (traduzione: topolino), un docente dalla didattica avanti anni luce e un uomo dalla simpatia straripante, un amico da quasi 10 anni.

In uno dei suoi toccata&fuga in giro per l'Europa sono riuscito a metterlo sul tatami della nostra neonata accademia fiorentina, la Fight Club Academy di via C. Monteverdi, 43. Il generoso consulente tecnico ha sciorinato una master class che il folto gruppo di astanti ha trovato meravigliosa, e io concordo pienamente con loro. Un davvero innovativo approccio alle forme motorie del BJJ basato sulla biomeccanica ci ha illuminato, facendoci osservare con occhi tutti nuovi alcuni dei movimenti/tecniche più basilari dell'arte suave.

E' incredibile il continuo rinnovamento e rielaborazione a cui questi grandi esegeti del Jiu Jitsu sottopongono la nostra arte marziale, scannando vacche sacre e incenerendo idoli. Come ogni vera scienza sperimentale il BJJ va infatti perennemente migliorato e analizzato sotto diversi aspetti, ed è per me fonte di continua meraviglia osservare a quale livello di profonda riflessione siano arrivati maestri-scienziati come Ratinho. Cose che pensavi di saper fare alla grande, ormai 'scolpite nel marmo', si rivelano imperfette (cioè perfettibili) e portate a un livello inatteso di efficacia con solo pochi -ma decisivi- apporti e migliorie desunti dalla biomeccanica e trasposti nel Jiu Jitsu

Spesso i miei studenti mi sentono dire che nulla separa questo sport dalle altre scienze fisiche se non l'intento di specifico e palese auto-miglioramento, e lo stesso Mestre Couto ci ha ricordato che prima di tutto il BJJ è UN'ARTE e che quindi  deve per primissima cosa far emergere la creatività. Compito del maieuta/professor è tirarla fuori, e a questo scopo che si studia di continuo come (la 'tecnica') farlo meglio.

Qui di seguito una chiacchierata che abbiamo registrato in palestra, buona visione.



mercoledì, novembre 06, 2013

10 CONSIGLI DI RICKSON GRACIE PER MIGLIORARE IL TUO JIU-JITSU


Ispirato ai classici insegnamenti del maestro cintura rosso-corallo

  1. Un infortunio non è una scusa per stare sul divano a guardare la tv e non allenarsi. Tieni salvaguardata la parte infortunata e allena il resto del corpo.
  2. La preparazione fisica che diventa una routine fissa può essere noiosa per il lottatore e poco tassativa per i muscoli. Varia le tue attività, ricerca ambienti all'aperto e sii creativo. Nuoto, surf, bici, arrampicata, yoga, corsa: di tutto.
  3. Allenati tutti i giorni. Un giorno senza allenamento è perso per sempre.
  4. Cattivo umore? Corpo bisognoso di uno stop? Ricorda che l'acqua è una grande fonte naturale di energia. Vai al mare, al lago o al limite a una  piscina dei dintorni per rinfrescarti le idee e le articolazioni.
  5. Durante l'allenamento non pensare unicamente alle posizioni del corpo. Stai concentrato primariamente sul ritmo della tua respirazione, il quale può rivelarsi cruciale per la vittoria - o la sconfitta.
  6. Se senti che sei stagnante nel tuo Jiu Jitsu, cerca di investire il tuo tempo per l'allenamento seguendo questa formula: 50% in accademia di Jiu Jitsu, 30% agli esercizi per migliorare la stamina quali corsa, scatti sulla spiaggia e nuoto, e il 20% all'allenamento della forza tipo sollevamento pesi.
  7. Il successo è la naturale conseguenza della perseveranza.
  8. Il tuo animus competitivo sviluppa maggiore forza via via che tu affronti più sfide e competizioni. Ogni qualvolta perdi una gara o uno sparring competitivo, ristruttura la tua mente e spirito per essere pronto a perfomare meglio la prossima volta.
  9. Uno dei più importanti elementi del Jiu Jitsu è il desiderio di essere migliori di ieri. E questo può essere conseguito soltanto tramite allenamento costante, ininterrotto.
  10. Impegnati al massimo ma capisci anche che il risultato finale non dipende solo da te. Se ti sei preparato al massimo e hai dato tutto quello che avevi, allora tornerai a casa soddisfatto quale che sia il risultato finale.


lunedì, settembre 30, 2013

DIFESA PERSONALE MADE IN ITALY



Esperienza personale con un maestro di "difesa personale"

di Alessandro Cigna
Team Centurion Firenze

"Vicino a dove lavoro hanno aperto una nuova palestra nella quale si svolgono molte attività, e avendo io degli orari che non mi permettono grandi spostamenti in pausa pranzo, sono andato ad informarmi se per caso offrivano corsi di Yoga o di Pilates, allo scopo di migliorare la mia flessibilità.

La palestra mi fa un' impressione accettabile, un po' la classica 'noi abbiamo tutto'. Mentre parlo con la responsabile mi si presenta un buffo individuo vestito in tenuta da guerriglia urbana, che si mette lì ad ascoltare quello che dico. Ad un certo punto l'individuo esordisce con: "Ma che Yoga e Yoga! Uno come te deve fare  [nome disciplina aggressivissimo]!", al che molto educatamente dico al tipo che faccio già uno sport da combattimento e che ho solo bisogno di allungare i muscoli, ma lui ribatte con una frase epica e unica che è : "Lunedì prossimo vieni a provare e ti dimostro l'inefficacia e l'inutilità della tua disciplina!" ( nb: per motivi di educazione la frase è stata modificata in quanto piena di imprecazioni e parolacce), io di tutta risposta gli dico che sarei andato a fare questa prova.

Arriva il lunedì e mi reco alla lezione subito dopo essermi allenato di Yoga;  il tipo ferma la spiegazione che stava facendo ed esordisce con una frase:" Ecco la mia vittima!" e ridendo a squarciagola spiega alla classe che ora darà dimostrazione di quanto sia efficace la sua tecnica, e poi mi invita a salire sul tatami.

Il personaggio-che da ora in poi chiameremo arma letale- si piazza davanti a me con i calzettoni di spugna bianchi, i pantaloni mimetici, una t-shirt bianca con sopra un gilet del tipo  noto come tactical.  L'arma letale mi dice che adesso faremo finta di litigare per la prima dimostrazione e che ad un certo punto lui mi aggredirà, e io mi dovrò difendere, ma che sarà inutile la mia difesa in quanto inefficace.

Iniziamo a fingere discutere e dopo un attimo lui carica un destro, al che io che non sono certo un fenomeno gli tiro un double leg e lo proietto, passo in ginocchio sullo stomaco e gli piazzo un armlock; al suo primo mugolio lo lascio per non fargli male.

Ci alziamo e lui inizia a trovare scuse campate in aria e molto esilaranti tipo "Come ho fatto a commettere un errore da principianti così,  ti ho sottovalutato!" e si gira verso la classe e informa di non sottovalutare mai il proprio avversario -che poi è l'unica cosa ragionevole che ha detto in 45 minuti- e aggiunge che naturalmente io ero un cintura perlomeno marrone per non dire nera, poi si gira mi guarda e mi fà "Giusto?" Io rispondo che sono soltanto una bianca e che pratico Jiu Jitsu da circa un anno, e nella stanza cala il silenzio.

Dopo altre mille scuse passiamo alla seconda demo, quella dove io aggredisco lui, ma cambiamo di location per così dire. La scenetta si svolgerà così : siamo in discoteca, io ho un bicchiere in mano, lui passa e me lo fa cascare, poi si gira per chiedere scusa e io lo aggredisco.

Iniziamo:  io cammino, lui mi arriva accanto, mi dà una botta e mi fa cadere  il bicchiere, e non appena inizia  girarsi io lo afferro e gli faccio una german supplex tirata malissimo, tutto torto, che di german suplex aveva in fondo solo il nome. L'arma letale cade malissimo, rimane fermo stile statua e io gli prendo la schiena  iniziando a strangolare. Pensando che lui stia resistendo stringo un po' più forte, e a un certo punto l'arma letale smette di muoversi. Convinto di averlo addormentato lo lascio anche abbastanza preoccupato (non avendo io mai fatto svenire nessuno ero davvero nel panico, direi), invece quello all'improvviso si gira, mi finisce in guardia e mi prende per il collo!

Si gira verso la classe e dice: "Vedete ragazzi? In quella situazione bisogna far finta di essere svenuti così il tuo avversario ti lascia e ti ritrovi in questa posizione che fra tutte e la più dominante in quanto lui, da qui, è inoffensivo!".

Io gli chiedo : "Sei sicuro che da questa posizione non posso fare nulla?"

Lui risponde : "Sicurissimo, sei nelle mie mani !" A quel punto io afferro il suo braccio steso e gli tiro un armlock dalla guardia, ma  stavolta però lo lascio soltanto  al secondo mugolio.

Ci alziamo e lo ringrazio per la sua dimostrazione, saluto come educazione vuole e torno al posto di lavoro; la sera al bar, verso le ore 17, incontro alcuni suoi allievi che mi chiedono dove pratico il mio sport e mi dicono che vorrebbero provare. Spero che vengano a trovarci, così forse avrò nuovi amici con cui lottare e poi perlomeno non daranno più i soldi a un personaggio come quello".


domenica, settembre 22, 2013

JIU JITSU <> SPORT-JITSU



" Ciao Mario,

sono un ex pugile amatore (con qualche esperienza da agonista) in una città del sud Italia, ed ho avuto una parentesi triennale nella Lotta Libera quando ero ancora un ragazzino. Innanzitutto scusami se ti dò del tu, sono un grandissimo fan e "follower" del tuo blog, che reputo una mosca bianca nel panorama dell'informaziona marziale in italia.



Intorno a settembre-ottobre dello scorso anno, un (ricco e benestante) istruttore locale di altra a.m., con importanti contatti federali, è riuscito ad aprire nella sua palestra una classe di Brazilian Jiu Jitsu, piazzando come maestro il campione brasiliano Marcelo "Ramones" Coppa, trascinato direttamente da Londra, dove risiedeva.


Un esempio di eccellenza ed onestà veramente raro, in un momento in cui Maestri di Judo e Ju Jitsu aprono corsi di BJJ dopo un paio di stage, direi. Ovviamente ho colto l'occasione e mi ci sono iscritto, il corso si è protratto fino all'estate. Inutile dire quanto sia stato bello allenarsi con un professionista del suo livello, un ragazzone umile, gentile e simpaticissimo, e tutt'oggi reputo il BJJ l'esperienza marziale più intensa e passionale che abbia mai vissuto e che spero di riprendere a breve. Credo che il punto di forza sia l'immediato riscontro che quest'arte riesce a dare al praticante. Anche il primo giorno ti puoi ritrovare a sottomettere diverse volte altri compagni d'allenamento, rispetto a molte altre discipline che necessitano parecchio tempo prima di dare i primi riscontri, e l'entusiasmo di sentire per la prima volta qualcuno che batte sul tatami per mano tua beh..è indescrivibile.

La domanda che vorrei porti è: che strada sta prendendo il BJJ?

Premettendo che la maggior parte degli allievi provenivano dal JJ tradizionale (anche molto esperti) o erano praticanti di BJJ di altre città che raggiungevano la palestra per le lezioni. In tutto questo, ho notato, sia nella pratica che nell'insegnamento, un'esagerata spinta verso quell'accezione puramente e solamente sportiva dell'Arte Suave che ho capito man mano essere lontana anni luce dalla sua concezione originaria.

Come ogni corso di BJJ che si rispetti, si lottava, e si lottava tanto e i consigli di Marcelo erano di prim'ordine. Solo che insomma, nonostante la varietà di allievi e di gradi, sembrava che solamente io, il più pivellino, avessi il desiderio di tentare di pormi in una posizione dominante (anche con le concrete possibilità di ritrovarmi capovolto come un citrullone) invece di gettarmi di culo a terra.
La maggior parte dei "rolling" iniziavano in ginocchio, solo e soltanto in ginocchio. Eliminando totalmente la componente in piedi e l'idea di "sbilanciamento, controllo e dominio" partorita dai Gracie. Vedevi ragazzi in ginocchio uno di fronte all'altro per interi minuti, a gettarsi contemporaneamente di sedere a terra, cercando la guardia strattonandosi dal Gi, finché qualcuno non ci riusciva o non ci si infilava per disperazione.
Spesso mi è bastato infilargli una mano sulla nuca e chiuderli in una grezza e ignorante ghigliottina/neck crank fatta male, quando ancora si era in ginocchio per mettere fine ai Rolling, mentre loro aspettavano di cercare la guardia (ovviamente con i meno esperti).

Nelle 3 o forse 4 volte (in un anno!) in cui è capitato di iniziare in piedi (quasi sempre per nostra, o mia, iniziativa personale), ho potuto assistere a cinture viola di BJJ o nere di JJ tradizionale, farsi buttare giù al primo rocambolesco tentativo di Single o Double Leg da uno che l'ultima volta che aveva messo piede su un tappeto doveva ancora finire le medie e non aveva ne la barba né i peli sul petto.

Un comportamento del genere ho potuto successivamente riscontrarlo anche durante le competizioni della disciplina a cui ho assistito. Con atleti impegnati a mantenere la stessa posizione fino allo scadere del tempo, a guadagnare il punto, stando ben attenti a non accennare neanche per sbaglio una qualunque tecnica che potesse esporli ad una risposta avversaria.
Ovviamente ripeto che questa è probabilmente la disciplina più interessante che abbia mai praticato ed una delle mie migliori esperienze di vita che abbia avuto il piacere di provare sulla mia pelle, e che spero di riprendere al più presto. E che si trattava comunque di atleti, anche molto esperti, e lottare con loro e farmi sottomettere una quantità innumerevole di volte mi ha insegnato veramente tantissimo in termini tecnici, umani e atletico. E devo ritenermi davvero fortunato ad essermi potuto allenare con un Maestro d'eccezione e un'atleta del suo livello, quando molti altri non hanno questa possibilità.
Sono solo un po' deluso dal fatto che, un'arte meravigliosa, nata con un concetto base di Difesa Personale che comprendeva lo sbilanciamento, il controllo e la rapida finalizzazione dell'avversario e che aveva come suo "punto di forza" la gestione di una posizione considerata universalmente "sfavorevole" sembra sia intesa da molti come un gioco passivo di guardie e staticità. E mi sembra quasi che si sia perso l'interesse nel preservare i caratteri tipici della disciplina che ne fecero una temuta leggenda nei valetudo e nelle MMA.

Grazie e scusa per lo sfogo.
Sarà che ero un lottatore. Sarà che ho una visione più "alla Gracie". 

A presto e in bocca al lupo per il Florence Fight Club.
A. "

Carissimo A., ti ringrazio pubblicamente, dopo averlo fatto in privato, per la passione con cui segui il blog. Credimi, un impegno come questo protratto da parte mia per anni in maniera del tutto gratuita, vive solo&soltanto per raggiungere gente come te, sveglia e attenta al messaggio di realismo marziale che porto avanti con temeraria scorrettezza politica.

Siccome sei un attento lettore del blog, avrai ben presente la mia posizione personale, esemplificata con dozzine (centinaia?) di articoli su questo argomento: il Jiu Jitsu è un'arte marziale, illumina l'intera vita del praticante coscienzioso, e quest'arte  sì ha una componente sportiva (indispensabile) ma che è solo un'appendice, bella e importante quanto si vuole, la quale però periferica rimane. 

Ho anche di recente messo nuovamente in luce quali specifiche situazioni DEVE necessariamente saper gestire una cintura bianca all'inizio della pratica:



Ti faccio presente che, come ho scritto parecchie volte, nella mia accademia si studia la parte in piedi del BJJ a ogni allenamento, sia con che senza il gi. Un jitsuka deve necessariamente possedere un double leg da paura e almeno qualche altra proiezione saputa tirare forte e senza pecche. Considero cosa buona e giusta introdurre con gradualità il condizionamento ai colpi coi guantoni, che mai e per nessun motivo si può considerare un sostituto della reale pratica di una modalità di striking, e che però insegna al jitsuka a entrare senza paura su colpi, abituandolo all'impatto, sia in piedi che gnp in guardia o addirittura sotto la posizione dominante dell'avversario.

La sportivizzazione estrema di quest'arte ha già generato critiche al vetriolo dalla vecchia guardia, da Rickson in giù, ma anche da istruttori relativamente giovani epperò disincantati dalle recentissime in-voluzioni che l'uso iper-tattico del regolamento produce in chi nel Jiu Jitsu veda un arte da combattimento all'opera nell'agonismo e non un gioco di tipo pseudomarziale.


http://www.youtube.com/watch?v=vmg3M2XiRi8

Come vedi non sono il solo a criticare aspramente l'involuzione che una visione ristretta e monotematica dell'arte produce nel BJJ in sé. A livello mondiale però tieni presente che esistono parecchi dominatori delle materassine che sanno proiettare con maestria e che con facilità (nell'ordine di mesi) dimostrano la versatilità del loro Jiu Jitsu transitando e vincendo nelle MMA, dai fratelli Ribeiro a Dean Lister, da Roger Gracie a Fabricio Werdum, l'elenco è lungo.

Ciò detto, io sono anche un fatalista. Credo fermissimamente che tutto nel creato sia soggetto alla seconda legge della Termodinamica, ossia Legge dell'Entropia, la quale afferma che...tutto si sputtana nel tempo. E' pertanto necessario e conditio sine qua non, rifondare continuamente arti e tecniche che si corrodono e si sfaldano nel continuum. A questo scopo ho fatto pubblicamente varie proposte, tipo far disputare le finali delle cinture marroni e nere senza punti e limiti di tempo, submission only, e finanziare superfight professionistici tra campioni con la stessa modalità.

Non ti so dire però se questi suggerimenti che emergono da base e vertici saranno sufficienti, sai. I maiores nostri solevano dire: "Fata Jovi sunt", e cioè il destino è nelle mani del Pater Juppiter, non nelle nostre.

Un caro saluto marziale.
MP


venerdì, agosto 23, 2013

FLORENCE FIGHT CLUB: NASCE LA NOSTRA NUOVA ACCADEMIA


Ebbene sì, dopo tanti lunghi faticosi anni di attesa, è nata! 

Da lunedì 26 agosto il Team Centurion ha una nuova, faraonica casa, l'Accademia Fight Club  di Via C. Monteverdi 43, a Firenze. Il sottoscritto è tra i creatori di questo spazio specializzato in MMA e sport da combattimento: 

-gabbia regolamentare
-ring omologato 
-area funzionale per il crosstraining
-170mq di tatami
-20 sacchi, ogni tipologia

Ho peregrinato tra palestre di ogni tipo per 25 anni e ho da sempre sognato di potermi gestire uno spazio davvero all'avanguardia ed efficiente. Be', oggi grazie al contributo dei miei soci ci sono riuscito. Questa accademia viene al mondo come la realizzazione dei sogni di un manipolo di professionisti di questi sport che hanno unito gli sforzi per mettere sulla piazza un luogo ideato e gestito per offrire la massima professionalità a un ambiente cittadino (ma non solo) dove questa è ahinoi merce rara. Solo insegnanti stagionati, veri esperti, con minimo venti anni di pratica sulla groppa, e un ambiente che nasce per l'allenamento metamodale: una sola tipologia di abbonamento, frequenza libera a tutti i corsi.

Nella nostra nuova casa ci saranno corsi da mattina a sera, e si potrà studiare il Jiu Jitsu, il Grappling, la Muay Thai, la Boxe e naturalmente le MMA a tutti i livelli, dal principiante assoluto al professionista.

Siete tutti invitati a venirci a trovare, mi raccomando.




domenica, luglio 28, 2013

LA VECCHIA SCUOLA E' LA MIGLIORE SCUOLA



In effetti come incipit per un articolo che venga da me è abbastanza strano, visto che sono un inossidabile et strenuo sostenitore dell'evoluzione funzionale dell'arte marziale ma: "The old school is the best school".

A cosa mi riferisco? All'avere radici profonde, a basi eccezionali, a una profonda conoscenza teorica e pratica delle fondamenta del Jiu Jitsu.

Come sono solito spiegare ai miei allievi, un'arte che non presenti un metodo di confronto (agonismo) nel giro di poco involve completamente, si ripiega su se stessa e diventa una baracconata. Ciò detto, adottare un regolamento vuol dire accettare già dal principio che qualcosa vada perso e che s'instaurino dei meccanismi evolutivi per via dei quali necessariamente codesto regolamento verrà sfruttato in maniera opportunistica dagli atleti, inducendo nell'arte stessa vizi e storture. In pratica: se non combatti come arte muori, ma per farlo andrai comunque incontro a vicoli ciechi.

In tempi di elevatissima mobilità fisica e mentale della gente, è dovere morale di un coach assicurarsi che principianti (ma anche intermedi) abbiano innanzitutto assorbito le basi tecniche, e qui  mi riferisco a tutto quel repertorio di posizioni-drills-informazioni le quali rappresentano il vero nucleo della metodologia di combattimento reale. Prima di sognare di formare un campione del mondo cioè, assicuriamoci che il ragazzino sappia imbastire una difesa decente su un pugno alla pescivendolo oppure uno strozzamento alla bell'e meglio. Come si fa? Basi basi basi! 

La civiltà dell'informazione ha trasformato ogni adolescente in una spugna di infiniti video, e osservando i veri campioni in azione i giovini finiscono per restare abbagliati dalle loro finezze, e non aver voglia di applicarsi alle cose nella loro mente più "rozze". Berimboli e guardie a X diventano il sogno dell'adolescente nerd o del bancario aficionado delle finali dell'ADCC. Insomma si costruisce sulla sabbia, manca la concretezza.

Mi rivolgo ai docenti affinché soppesino con coscienza il loro programma tecnico, e che non finiscano per assecondare le voglie di prelibatezze dei loro assistiti, finendo in ciò per danneggiarli e contribuendo a una deriva del Jiu Jitsu verso una estrema sportivizzazione della pratica. Prima di volare impara a camminare, si dice.

Nel BJJ quando si dice che si pratica la 'difesa personale' è una ridondanza. L'arte intera infatti è nata uni-ca-men-te e si è sviluppata per offrire il migliore  e più logico sistema di combattimento disarmato umanamente concepibile. E quindi? Succede che in palestra le persone si disabituano alle grezze forze belluine , adusi solo a giostrare di rolling con scioltezza, il che è un bene ai fini della crescita tecnica, ma non si può scordare che là fuori, nella strada, l'avversario invece sarà ben ruvido e mollerà anche cartoni in bocca, altro che De la Riva inversa! Dunque io m'intestardisco affinché sempre i miei jitsuka ripassino quelli che in base alla mia lunga esperienza sono i veri attacchi che un aggressore porta in una rissa:

1) il gancione, la classica bomba larga da dietro
2) la presa strattonata al bavero con seguente lancio per terra o puntata nel muso
3) spinta feroce e raffica di calcioni in testa
4) pesudo-montada con sciorinare di strozzamenti e legnate nei denti
5) abbracci alla testa in tutte le salse

Prima di affrontare i calci (o per meglio dire le pedate) e qualche combo base minimamente raffinata, tipo jab/cross etc, BISOGNA PER FORZA saper gestire senza andare in crisi le precedenti 5 situazioni.

Un buon jitsuka cintura bianca è legge che possa da subito o quasi andare in giro conscio di avere nel suo arsenale quanto sopra unito a un double leg da paura, della cadute decenti e la gestione elementare delle posizioni al suolo. Solo dopo, ma dico parecchio dopo, che un praticante abbia costruito questa infrastruttura dovrebbe eventualmente venir esposto a guardia aranha e amenità varie. Questo era ed è il verbo sacro della vecchia guardia, formare uomini prima e atleti poi, e rimane anche il mio.

Il sistema-Jiu Jitsu, e qui mi riferisco all'arte intesa a tutto tondo, con le sue gare, i suoi personaggi di spicco e che fanno 'tendenza', le demo etc ha una sua validità per indiscussa. Quello che va continuamente ridiscusso invece è l'approccio con il quale la si impara e la si insegna in relazione alle sue basi storiche, tecniche, tattiche. Anche una buona idea può produrre risultati negativi, e voglio fare il parallelo con le tecniche di attacco alle gambe. Chiunque lotti al suolo sa che sono attacchi molto rischiosi per chi li porta e pure assai a rischio d'infortunio per chi li subisce, e pertanto è una 'buona idea' insegnarli con misura e massima cautela. Il fatto è che per via di questa logica impostazione, frutto della saggezza nel posizionamento offensivo, nel tempo le scuole di BJJ si disabituano ai leglocks, li escludono sempre più dai regolamenti sportivi e la gente poi non li sa né fare né difendere (peggio), come accadde allo stesso Helio Gracie ai tempi delle sfide con Oswaldo Fadda.

A mio parere un insegnante che sappia miscelare con cura basi granitiche con le più recenti e sfiziose evoluzioni iperagonistiche (NB: non ci si difende da cosa non si sa fare), alternando a una ossessivo lavoro sulle basi il continuo aggiornamento sulle novità, ha davvero reso un pieno servizio ai suoi allievi. Mente aperta e curiosa su radici molto fonde, dico.



mercoledì, luglio 03, 2013

Il COMBATTIMENTO NATURALE DELL'UOMO


Il COMBATTIMENTO NATURALE
DELL'UOMO

A Madre Natura non la si fa. La Divina Intelligenza ha le sue regole, e se per hibrys (arroganza) si pensa di trasgredirle, be' la botta di umiltà che ne segue è molto educativa.

Ho spiegato in vari articoli come mai lottare corpo a corpo sia da considerarsi NON uno sport ma una   caratteristica funzionale della razza umana, come respirare o deambulare. La nostra anatomia, dallo scarso equilibrio del bipede all'assenza di protuberanze contundenti quali zanne e artigli, fa di noi umani dei jitsuka a priori. La massima efficacia in combattimento disarmato in tutte le culture è sempre stata valutata con il lottare, con il buttare a terra per la precisione. Anche le scienze naturali ci insegnano come azzuffarsi sia il mezzo principale per i membri della cucciolata di giocare e di stabilire delle gerarchie.

Il Jiu Jitsu è una scienza molto razionale. E' basato sulle leggi della fisica e dell' anatomia, ed è stato codificato in maniera che fosse open source (vedete negli archivi questo tema), ossia che potesse essere implementato ed evoluto, senza poter essere rinchiuso nei dettami di un'ortrodossia pretesca di esegeti "illuminati". Risponde con precisione alla domanda fondamentale delle arti marziali: come può un individuo aver ragione di un aggressore più grande e forte di lui?

Ci tengo a rimarcare come tra tigri o licaoni non ci siano arbitri né categorie di peso, e che il regno animale nella sua immensa bellezza è costretto a rimanere per sempre nei limiti dettati dall'ereditarietà. L'essere umano, che di quel reame è parte ma non in toto, si situa a metà dei mondi. Ha carne ma anche pensiero, ha istinto ma anche riflessione. A mio modo di vedere il Jiu Jitsu permette sapientemente di coniugare le esigenze insuperabili delle leggi della meccanica e fisiologia con la capacità di astrazione e proiezione del futuro che ci è propria. In parole povere: unisce il meglio di entrambi.

Vi sottopongo un video per meglio esplicare il concetto. Due maschi adulti in "lite per il territorio" si fronteggiano, e si capisce immediatamente che il più grosso fa affidamento unicamente sulla massa mentre l'asiatico vorrebbe usare uno 'stile' di percussioni.




Come avete potuto osservare, lo striking è andato subito a farsi benedire davanti alla carica grezza del bombardone ed è bastato che il meno nerboruto avesse delle nozioni davvero minuscole e confuse di Jiu Jitsu per prevalere sul muscolone. Nessuno dei contendenti voleva davvero il grappling per sé, epperò la fase al suolo è stata comunque:
1) inevitabile
2) decisiva

E' una scena già vista, diranno i miei più assidui lettori, e inoltre abbastanza scontata per chi pratichi il realismo marziale. E' un concetto che però stenta a entrare in testa alla masse di profani, destabilizzati dalla disinformazione cinematografica, e impossibile a far entrare nella capoccia dei marzialioti indottrinati.

Riconoscendo la inevitabilità o quasi dell'inferiorità posizionale quando confrontati da un omone grosso e incacchiato, il BJJ ha sviluppato una strategia all'interno di un quadro tecnico antico, evolvendo il lascito nipponico e adattandolo alle esigenze dell'epoca contingente. Chi non si adatta muore in Natura, lo sanno anche i bimbi delle elementari. Se si sa come farlo, persino il doppio dei muscoli non sono un problema insormontabile, e una persona dal fisico minuto PUO' battere un gigantone il doppio di lui.




La mia 25ennale esperienza nelle arti marziali mi dice che, a meno di essere arrivati a un livello altissimo agonistico (pro o vicino), l'unica forma di combattimento che permette al piccolo di battere regolarmente e senza troppo uso della forza i bestioni è il BJJ. Ogni seria cintura nera di questo stile ha reali possibilità di sopravvivenza contro un omone il doppio di lui che davvero gli voglia staccare la testa dalle clavicole e non solo fare allenamento collaborativo. 




Paradossalmente questo risultato si ottiene proprio allenandosi 'piano' e con abbastanza lentezza, facendo cioè uscire fuori la dote mentale dell'essere umano oltre che (e sopra de) la forza bruta dei muscoli. Ripeto: il Jiu Jitsu a parer mio si dimostra la più funzionale/meccanicamente "giusta" delle arti realistiche anche per via del fatto che è l'unica tramite la quale col gigantone -ma espertissimo stavolta- ci si può/deve allenare a pieno contatto senza prendere la via per il reparto traumatologico. 



Per chi lo pratichi e per chi si avvicina interessato, si sappia che il Jiu Jitsu dunque si avvicina molto all'arte marziale assoluta in termini di aderenza al nostro DNA, seppur coi suoi limiti contestuali che ho minuziosamente analizzato in passato (vedi archivio su sportivizzazione estrema della pratica, mancanza di allenamento ai colpi e alle armi bianche etc). Sono convinto che è anche per questo motivo che si trae così tanta soddisfazione emotiva dal lottare: esprimiamo una parte nascosta in profondità della nostra interiorità che attende solo di venir alla luce e sbocciare. Come dissi già, lottare necesse.


domenica, giugno 09, 2013


TU VO' FA IL BRASILIANO

Alcune considerazioni al volo sul portato del recentissimo evento iu-ef-sì tenutosi sul suolo di Fortaleza.

1) Il Brasile da semplice vivaio è diventato il principale mercato per il colosso di Las Vegas. Eventi a raffica in sito, contratti stellari con le tivvù locali, soldini a palate. I titoli/match clou in palio tra 2 atleti verdeouro non fanno nemmeno più notizia, in questa serata pure il co-main event era un affare interno.

2) Se nelle MMA contemporanee ai poderosi wrestler yankee&c. opponi delle cinture nere che sappiano fare il loro mestiere il risultato è abbacinante:

Fabricio Werdum defeats Antonio Rodrigo Nogueira via submission in Round 2

Leonardo Santos defeats William Macario via submission at 4:43 of Round 2

Thiago Silva defeats Rafael Cavalcante via knockout at 4:29 of Round 1

Erick Silva defeats Jason High via submission at 1:11 of Round 1

Daniel Sarafian defeats Eddie Mendez via submission at 2:20 of Round 1

Rony Jason defeats Mike Wilkinson via technical submission at 1:24 of Round 1

Raphael Assuncao defeats Vaughan Lee via submission at 1:51 of Round 2

Felipe Arantes defeats Godofredo Pepey via TKO at 3:32 of Round 1

Ildemar Alcantara defeats Leandro Silva via unanimous decision (30-27 x3)

Rodrigo Damm defeats Mizuto Hirota via split decision (29-28, 28-29, 29-28)

Caio Magalhaes defeats Karlos Vemola via submission at 2:49 of Round 2

Antonio Braga Neto defeats Anthony Smith via submission at 1:52 of Round 1


Tutti i match tranne uno sono stati decisi al suolo. Io una stracciata del genere in favore del Jiu Jitsu non l'avevo mai vista: spettacolo da leccarsi i baffi e una lezione impareggiabile ai famosi espertoni nostrani, i cosiddetti "polli da forum".

So di essere fazioso in favore dell'arte suave, che insegno, e che prediligo ben al di sopra delle altre 3 arti funzionali (per quali pur stravedo), ma è giusto dire pane al pane ogni tanto: i campioni di BJJ rendono interessanti e movimentati quegli incontri che i liberisti invece spesso azzoppano con il lay'n'pray unito a una condotta di gara mortalmente noiosa. Mettetici anche che col Jiu Jitsu gli scontri nella gabbia si vincono pure (e spesso), direi che quale sia la modalità regina ancora oggi non è in discussione.

Tra i tanti match da segnalare, eccone uno con protagonista un pluricampione mondiale di Jiu Jitsu. Buon divertimento.


http://video.mmaffa.com/2013/06/anthony-smith-vs-antonio-braga-neto.html





giovedì, maggio 23, 2013


ARTE MARZIALE, ARTE PER COMBATTERE e
ARTE PER RIFLETTERE


Per chi segue i blog sa che le ripetizioni, qui come altrove, non solo ci sono ma son frequenti. Siccome ripetere aiuta, c'insegnano i Padri Latini, io mi ripeto. Inoltre l'argomento è circoscritto e vuoi che non vuoi si ricasca sulle medesime cosucce. In fondo però sono quesiti senza tempo, non passeranno mai di moda e magari parecchi lettori non hanno dettagliata memoria degli archivi.

Ho spiegato chiaramente quali siano le sole arti veramente marziali, stemma che invece aubusivamente è purtroppo indossato anche da parecchie ciofeche fintomarzialoidi, siano esse i rottami arimanhici invertiti d'ispirazione vintage oppure quelli ipermoderni in mimetica&anfibi: le UNICHE arti davvero marziali sono quelle dove si combatte (sparring regolare contro avversari non collaborativi ed esperti, unito ad agonismo a contatto pieno).

Tenetelo bene a mente: lo slogan di Merdonald's per vendere i suoi paninazzi ossia cacheronzoli OGM è "Il posto della freschezza", l'esatto opposto della realtà. Allo stesso identico modo il mercato della "difesa personale" è alluvionato da furbi che sanno benissimo con chi hanno a che fare, a livello di clientela: persone paurose e insicure. Il marketing di codesta gentaglia è tarato sulle deficienze del possibile pubblico, e gli offre l'equivalente marzial-oide dello Slimfast.

Ribadiamolo:

E' FALSO che si possa studiare la 'difesa personale' autonomamente dal confronto a contatto pieno.

E' FALSO che in un confronto reale la preparazione fisica sia un dato marginale.

E' FALSO che chi non ha mai combattuto nemmeno in palestra possa insegnare ad altri a farlo per divina ispirazione, perché "addestrato come nei corpi speciali" oppure come in un monastero asiatico del 1500 a.c.

E' FALSO che si possa sconfiggere un avversario serio e preparato con i soli trucchetti 'occhi-palle-giugulare'.

Tutte le leggende che circolano sul combattimento   "mortale" sono naturalmente cibo per soli borghesi impauriti, che i ragazzini cresciuti in strada nelle favelas del pianeta sanno benissimo discernere, e conoscono la differenza tra sogni e realtà. Sanno per esempio che non assolutamente vero un cavolo il mitologico "il combattimento reale dura al massimo 20 secondi", oppure l'ancor più fanciullesco "non si PUO' andare al suolo in una rissa". 

Si studia e si allena il Jiu Jitsu o un'altra arte funzionale per stare bene, divertirsi e migliorare se stessi, l'ossessione della 'difesa personale' non ci appartiene. 
Sappiamo chi siamo e anche quali sono le nostre limitazioni, abbiamo dalla nostra parte una ricerca interiore che si rinnovella a ogni lotta. 
Come uomini abbiamo lasciato alle spalle le illusioni e le rodomontate dell'adolescenza, riconosciamo quanto sia duro e indesiderabile picchiare un altro essere umano, anche quando costui se lo meriti in pieno. Non porgiamo l'altra guancia però, e siamo pronti ad utilizzare le nostre risorse per difendere un nostro diritto. 
Abbiamo preso tante di quelle botte sul tatami da aver smaterializzato in noi ogni più piccolo delirio di onnipotenza e imbattibilità, che esistono solo nelle favole per bimbi.

La tragica verità è che è più facile abbattere 10 campioni dell'UFC piuttosto che rimuovere il condizionamento psicologico imposto all'adepto del 'combattimento mortale'.

Questo che segue è il video di una rissa senza regole, una tra le tante. Sono senza dubbio due esperti di qualche lotta, e sono russi.





Qui di presso invece un famoso vale tudo, una sfida senza regole di Royce Gracie.





Ci vedete una enorme differenza voi? Nulla accomuna queste persone, sono di continenti e culture marziali completamente alieni. Eppure..eppure la logica vince sul marketing aggressivo, almeno nelle risse. Il corpo umano è quello, le leggi della fisica sono quelle e quindi si scopre ci sono delle "regole" là dove 'non ci sono regole'.






La difesa personale in quanto per l'appunto 'personale' non si può imparare in palestra e basta, è un qualcosa che tra le mura del dojo non si riesce a riprodurre perfettamente, si sa. In sala è possibile - e si deve- imparare a combattere, e cioè a misurarsi in primis con noi stessi. Allorchè si avrà sviluppato la base forte (striking, grappling o mix) è su quella che EVENTUALMENTE membri delle forze dell'ordine o militari etc. costruiranno un sistema rigido in base alle loro regole d'ingaggio, NON il comune cittadino che fa una vita tranquilla.

Le chiacchiere stanno a zero, i maestroni-minestroni fanno sempre una brutta fine se s'azzardano a misurarsi, alla faccia del tocco della morte, delle energie spirituali e di tutto il baraccone della propaganda commerciale.

Nella vita si vince e si perde, ma solo i bimbetti (o i truffatori) credono che esista la tecnica magica la quale donerà - a costo adeguato- la scorciatoia che non passa per nasi pesti e orecchie a cavolfiore e che regala l'assurda invincibilità per procura: sono forte perché quello che m'ha insegnato ha appreso da un che a sua volta ha imparato dal nipote di Lao Tze o da un generale in pensione delle forze speciali!






Potrei andare avanti con centinaia di video, tutti diversi ma alla fine tutti uguali, almeno nel messaggio.




Ognuno ha il diritto di perdere, è educativo e fa crescere la persona, e non stiamo facendo questione di stile XY o stile ZK. Il punto è che, come ho detto 100.000 volte, le arti fossili o tradizionaloidi fanno male alla gente, ne rovinano spesso la personalità e il potenziale sviluppo come esseri umani, trasformandoli in settari imbecilli, persone asservite a  forme-pensiero che ne hanno annullato la capacità di cambiare idea e di di mettersi in gioco, e in fondo al tunnel c'è in agguato la solita figura di guano.




Sapete che non tengo questo blog allo scopo di esaltare me stesso e che siccome non combatto di MMA rifiuto di accostarmi ai veri fighters professionisti . Io lotto, e uso il Jiu Jitsu come un pittore usa il pennello, per creare qualcosa, innanzitutto una trasformazione positiva in me stesso e poi in chi mi segue. Allo stesso modo scrivo qui, per riportare le persone a sani valori e sane abitudini: forza, salute, socialità e fiducia in se stessi.

Che ognuno pratichi quel che più gli garba, che sia giardinaggio o gioco della dama, e che se ne giovi, è verissimo che in ogni seria arte si trovano grandi profondità del pensiero e strumenti validi per la crescita umana, oppure anche per il solo intrattenimento, c'è libertà. Si ricordi però di non giudicare il valore della disciplina dal marketing ad essa eventualmente associato, ma di andare a verificare se essa possieda o meno un qualche senso pratico ai fini che ci si è proposti. Nel campo delle arti marziali è difficile discernere per i neofiti, quindi occhio alla sòla.

P.S.
volete sapere che ne è stato di Obasi, il nero del uinciù che strilla come un folle nel video sopra? Ebbene, alla fine è riuscito a inventarsi una specie di match di MMA con un ragazzo molto sovrappeso. Godetevelo, è educativo analizzare COSA fa e COME lo fa contro l'adiposo. Certamente mostrerà tutto il repertorio del uinciù di cui tanto si vanta: pugni a catena, antigrappling, punti vitali. O no..? Surprise!

http://www.youtube.com/watch?v=OzEn6FAb4ng