INSEGNARE? APPRENDERE!
"Chi è fondamentalmente un maestro prende sul serio ogni cosa soltanto in relazione ai suoi scolari, perfino se stesso." (F. Nieztche)
A volte coi miei amici un po' matti, personaggi con la quale condivido idiosincrasie e amori passionali per scienze particolari, ci scambiamo idee e giochiamo a immaginare di poter incontrare una sola persona a scelta fra tutte d'ogni epoca.
A differenza della maggior parte della gente quando glielo chiedi, non vengono mai fuori tra di noi nomi di attrici sexy o campioni del pallone. Emergono invece i giganti della storia, eroi e filosofi quasi esclusivamente.
Certo sarebbe magnifico poter condividere qualcosa, qualsiasi cosa, con un divino Giulio Cesare o Alessandro Magno, con Leonida. Costoro però furono di massima guerrieri, una sola conversazione sarebbe troppo poco per assorbirne l'essenza. Ecco che quindi potendo scegliere, io vorrei incontrare uno dei grandi maestri dell'umanità, avatara che insegnarono a noi comuni mortali il senso stesso dell'avere una coscienza. Quali immense rivelazioni mi darebbe il poter interrogare un ben disposto Pitagora, o Numa Pompilio, o magari Gautama il Buddha!
C'è chi sogna una cena con Belen o Maradona, io fantastico di parlare con Socrate oppure Quinto Aurelio Simmaco, de gustibus. Cosa a che fare questo con un blog marziale? Mi riferisco al desiderio insaziabile di conoscenza che dovrebbe animare colui che le arti marziali le insegna, e la motivazione altruistica (:aiutare gli altri a migliorarsi) alla base di ciò.
Al giorno d'oggi le AM sono per la gran parte dei soggetti a vario modo impegnati come docenti, soltanto un business e una via per sfogare piccole, luride ambizioni di egomania. Il desiderio di conoscenza altruistica è quasi sempre assente. Questi individui a mio personale modo di vedere hanno fallito in pieno e non porteranno beneficio ai loro superficiali allievi, coloro i quali hanno scelto un corso sull'onda di una moda, del perché la palestra è vicino all'ufficio oppure è piena di bei culi femminili. Per questo pubblico ignorante e pigro non provo grande dispiacere, ma il movimento in generale è inevitabilmente danneggiato dai comportamenti ciarlatenschi della classe insegnante. Il pesce puzza dalla testa, sempre.
A me piace molto insegnare perché mi piace tanto imparare. Sono costantemente dedito allo studio attingendo da un numero variopinto di risorse, non ne sono mai stufo. Ho una forte vocazione alla diffusione di quel che sulla via conosco, e cerco in ogni maniera di rendermi il più atto possibile a diffondere con efficacia metodi e metodologie che penso possano implementare la vita dei miei allievi. Credo con tutto me stesso che questa sia la condotta onesta e giusta per un "maestro", e cioè volere disperatamente saperne di più per poi poterlo passare ad altri. Disdegno qualunque altro approccio all'insegnamento, e anche se in ristretta minoranza ho intenzione di non cedere ad altre posizioni.
Lo stupore e l'ammirazione per informazioni di alta qualità, il gusto per la trasmissione sono il dovere di un insegnante, ne sono convinto. La nostra antica civiltà greco-romana glorificò sopra tutto il sapere e la sua figura chiave, il filosofo (nulla a che vedere con il significato moderno attribuito al termine). AMARE il SAPERE, voler essere eternamente allievi prima che maestri, e questo sapere volerlo diffondere il meglio possibile. Insegnare vuol dire in fondo poi ripassare, rivedere i concetti e approfondirli, trovarne nuove sfumature e applicazioni. Insegnare significa imparare.
"Chi ad altri insegna, se stesso ammaestra." (proverbio)
Quanto io su me stesso ho appreso dai miei allievi è senza limiti, ad esempio. Lo studente è uno specchio che riflette una Luce, e un anello della catena che trasmette la Forza. Non c'è niente più bello, serio e importante che imparare nuove e valide cose, e non c'è privilegio più grande che poterle insegnare. I privilegi vogliono però grande impegno in cambio, e questo -ahimé- è molto spesso assente, purtroppo. In particolare latita il senso della misura e l'auto-consapevolezza dei propri limiti nel docente, a cui troppo spesso parte la bambola, mentre un vero maestro deve insegnare ai suoi discepoli in primis a dubitare proprio di lui, se ne vuole il bene.
"Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni." (J. OrtegayGasset)
Ho iniziato a insegnucchiare arti marziali nel 1993 (a febbraio sono 20 anni tondi), e non passa giorno che non ringrazi sentitamente il Cielo per questo grandissimo dono che mi è stato fatto. Vi assicuro che non prendo la cosa sotto gamba, io non lascio nessuno indietro. Sono un filosofo scarsone e pedestre, ma almeno ci provo, col cuore.