PRIMA DI TUTTO lo SPIRITO dell'ARTE
Come ho spiegato molte volte, sono arrivato al Jiu Jitsu passando per tutta una serie di esperienze, le più tradizionaloidi delle quali assai spiacevoli e distruttive.
Questo passaggio, questa evoluzione è toccata -almeno in occidente- a moltissimi praticanti, i quali sono partiti dagli stili fossili e poi sono passati alle arti funzionali, con loro grande soddisfazione e beneficio anche animico.
In particolare ho rimarcato tante (troppe?) volte quale sia la notevole differenza nell'intendere il BJJ come vera arte marziale e quanto invece sia riduttivo e squalificante vederlo solo come uno sport, come un metodo agonistico. La gara ci vuole, il confronto è alla base, ma il quadro è molto più ampio.
Ho da poco scovato questo film di Stuart Cooper, cineasta benemerito che con le sue opere ci regala delle vere perle sull'arte suave nelle sue diverse declinazioni. Mi colpisce qui, oltre all'idilliaca ambientazione thai, il livello di sviluppo individuale del protagonista, Nic Gregoriades, atleta inglese dei pesi Massimi. Sentire parlare lui è quasi sentire Rickson Gracie, spesso citato infatti, e si riconosce un similare concetto dell'applicazione del BJJ alla vita in generale: promozione del miglioramento individuale a tutti i livelli.
Devo dire che Nic ha perfettamente ragione: il Jiu Jitsu oltre che efficace deve essere reso anche bello in azione, infatti è un'arte e l'arte -cioè la trasposizione sul piano umano di realtà soprasensibili- deve portare al Bello, e al Vero e quindi lo spirito di quest'arte deve riflettere questa realtà: infinita ricerca del Buono, ossia del meglio.