La corsa è indispensabile per un atleta, ma è poco diffusa la dovuta informazione su quale tipo di allenamento sia consigliato per i combattenti.
La natura composita e variegata delle AM indica che il praticante deve esercitare diversi tipi di 'fiato', cioè deve essere in gardo di alternare fasi esplosive a fasi semistatiche ma il tutto per lunghi periodi di tempo. E' quindi inutile e sconsigliato il cosiddetto jogging, la corsetta monotona a bassa intensità: l'atleta di AM dovrà allenare tutti i sottosistemi (alattacido, misto, lattacido), prevedendo durante l'anno mesocicli più rivolti alla forza veloce (scatti in salita etc.) ad altri più rivolti alla resistenza pura ma ottenuta tramite sessioni prolungate di tecnica/sparring della sua disciplina.
Tirando però le somme, il tipo di corsa che tutto sommato si addatta meglio alle esigenze medie di un combattente è il Fartlek, cioè corsa all'aperto con alternati cambi di passo.
Per Fartlek (termine di origine finlandese) si intende la corsa continua con variazioni di ritmo. L’atleta corre per più o meno lunghi tratti, ma in questo caso l’intensità’ dello sforzo non si mantiene uniforme, ma presenta continue variazioni, dovute per esempio:
1) alla presenza di salite
2) alle variazioni di velocità dell’atleta.
1) alla presenza di salite
2) alle variazioni di velocità dell’atleta.
Il principio fisiologico che caratterizza il Fartlek è che: nei tratti in cui l’intensità dello sforzo è maggiore, vi deve essere a livello dei muscoli produzione di acido lattico e quasi sempre anche accumulo; nei tratti dove l’intensità dello sforzo è ridotta, l’organismo deve eliminare l'acido lattico che dai muscoli è passato al sangue.
Questo avviene grazie all’intervento del fegato, di altri organi come i reni e il cuore e anche di alcuni muscoli (quelli che, in quel momento, abbiano a disposizione più ossigeno di quanto gliene serva).
Quanto più velocemente l’acido lattico viene allontanato dal sangue, tanto più facilmente ne passerà altro dalle fibre muscolari al sangue.
Il Fartlek, quindi, non serve soltanto a migliorare i meccanismi aerobici di produzione dell’ATP, ma anche ad innalzare il limite in cui, pur essendoci produzione, non c’e’ accumulo di acido lattico.
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