mercoledì, gennaio 10, 2007


I GRACIE, IL BJJ E LA FINE DELLE ARTI MARZIALI
'TRADIZIONALI' O FASULLE CHE DIR SI VOGLIA

Uno dei motivi che mi hanno spinto a cambiare molti stili di AM in vita mia è stata la curiosità.
Mi allenavo in un sistema, mi ci buttavo a capofitto e lo concupiscevo al 100% finchè non succedeva qualcosa che mi spingeva oltre.

Alcuni anni addietro scoprii che la mia evoluzione personale o maturazione mi consentiva oramai di sganciarmi dall' “anima di gruppo” dello stile che in quel momento praticavo; voglio dire che ero in grado di 'fare' un'AM ma al contempo essere qualcosa di distaccato da quella particolare forma di disciplina: la praticavo senza diventare una cellula dell'organismo composito. Mi ci sono voluti vent'anni ma alla fine ho capito in che ginepraio mi infilavo ogni qualvolta sinceramente aderivo a questa o quell'arte.

Passo a spiegare: la ricerca interna che motiva un praticante onesto ( i mentitori professionali non essendo qui d'interesse) è sempre e comunque dettata dalla PAURA. Certo, il cosciente dell'individuo sotterra questa verità nel subliminale, a nessuno di noi piace raccontare quanta influenza abbia questa emozione dominante, ma così è se ci pare.

Paura di morire, paura di essere feriti e soffrire. Paura di buscarle, paura di darle, paura di fare brutta figura o bella, paura di fare uno sport diverso dalla maggioranza, paura di essere uno dei tanti etc etc etc. Paura come emozione sottostante a tutto ma che le limitazioni personali e il conformismo sociale ci impediscono di accettare come normale.
Ed ecco che la narrativa marziale e le sue leggende attraggono il praticante che sinceramente aderisce al mito con tutto il suo cuore. Egli è stato catapultato nel tempo-fuori-dal-tempo, quella zona oscura in cui i sogni dell'individuo si uniscono all'insconscio collettivo della setta di turno e oplà! Si è belli che fritti. Il marzialista sente un caldo torpore che gli massaggia il cuoricino, il suo cervello emotivo invia il messaggio pacificato alla neocorteccia che a sua volta inventa delle motivazioni razionali perfettamente logiche a giustificazione delle invereconde panzane che gli raccontano nel dojo. Avviene insomma che il mito ci soddisfa, la leggenda appaga -anche se superficialmente- le nostre gigantesche paure.

Una volta che il cervello profondo è stato ghermito non c'è verso di svegliare l'ipnotizzato, ed è la tecnica che usano tutti i persuasori occulti da che mondo è mondo, da Mc Donalds al Vaticano.
Faccio un esempio: è perfettamente ovvio e palese agli occhi di tutti che è del tutto inutile sedersi in salotto e eseguire un kata di guida dell'auto al fine di imparare a mandare la macchina. Anzi, persino la casalinga rintronata di Montanino di Sopra obietterà che il kata salottiero appare immediatamente pernicioso oltre che inutile, visto che a furia di ripeterlo impianta degli automatismi del tutto dannosi! Ma guidare l'auto è gesto quotidiano del singolo, non implica di per sé il confronto fisico con l'altro (base solida di una delle paure più grandi) e quindi il cervello limbico-imbroglione ne viene solo marginalmente toccato, sfuggendo perciò alla mitologicizzazione.

In più va aggiunto che la figura archetipale del Padre giganteggia sul subconsio della gente. Capita così che anche individui ben piantati finiscano raggirati e incatenati alla setta marziale di turno, quando vengono avvicinati da figure dominanti che in cuor loro (sempre il cervello emotivo) li rendono di nuovo bimbi desiderosi di compiacere il babbo che magari non ebbero mai presente.
Tutto questo raggiro ovviamente non finirà mai, aspettarselo è da folli, sarebbe come credere che non nascano più cretini..

Si può lo stesso però annunciare che per corsi&ricorsi storici l'era delle arti-truffa è -se Iddio vuole- finita. Ed è stato il Brazilian Jiu-Jitsu a fare tutto questo.
Dal novembre 1993, grazie ai Gracie, l'epoca delle arti-setta è tramontata e si è entrati in quella delle arti vere, o da combattimento reale. Attenzione che qui non mi sto riferendo tanto a particolari tecniche o metodiche, quanto alla opposta impostazione del senso dell'allenamento stesso.

L'emergere dell'antiestetico BJJ e le sue vittorie nei vale tudo hanno permesso, complice internet, la diffusione del messaggio svegliante, del bagno di realtà, e cioè: che le botte..fanno male! Capriole, salti e atteggiamenti a imitazione di animali hanno finito per sempre, my friends, come i kimoni esotici e le mani da ballerina svolazzanti. I cd. atteggiamenti orientalioti entrano nel dimenticatoio e vengono relegati ai margini della realtà marziale internazionale, Vale Tudo is here to stay.

La palese evidenza dei confronti MMA manda a letto per sempre le arti-bufala in quanto il ring/materassina dimostra inconfutabilmente che chi non si allena sul serio, facendosi un mazzo tanto con lo sparring pesante contro avversari esperti e non collaborativi, è segnato dall'inzio.
Il corollario di questo teorema è che siccome certe arti vertono sulla liberazione del praticante -provate a raccontare cazzate a un allievo di 130 kg quando si affondano i colpi- e sulla sua virilizzazione tramite il confronto serrato, la diffusione a macchia d'olio di una presa di coscienza è inarrestabile. La prova provata di cosa funzioni sul serio in combattimento è lì, non la si può più nascondere sotto il tappetino della coscienza, e gli incantatori di allocchi hanno vita mooolto più dura. A ogni frottola mirata al cervello limbico si potrà sempre opporre l'inoppugnabile durezza di quello che è sotto gli occhi di tutti.

Hanno voglia oramai i vari maestroni panzuti di menare vanto delle vittorie dell'antenato cinogiapponese del 1350 a.C., perchè oggidì ogni ragazzino del mondo vede nel suo pc quale sia il risultato di cotali 'tradizioni' e cotali panze! Indi si desume che per quanto i bidoni-marziali non cesseranno mai, oramai la diffusione di certe porcherie è arrestata e la loro attendibilità minata nel profondo.
Lo svincolamento dell'individuo da certe forme di condizionamento mentale è cosa quanto mai necessaria, e ciò deve passare necessariamente dall'affrontare i propri demoni interiori. E a questo fine lo sconvogimento del proprio Ego ottenuto dalle sane pestate in palestra è impagabile. Affinché i giovani vengano fatti crescere li si deve allontanare da tutti i sistemi di ottundimento della coscienza, anche quelli pesudomarziali. Le arti marziali vere invece di per sé generano coscienza, spirito critico, e quindi svincolano invece che legare (parliamo sempre della norma, eccezioni ve ne son sempre). I praticanti di BJJ avranno sempre la coscienza che le cartelle di un pugile fanno male, che le tibiate di un Thai mozzano le gambe e -anche se l'orgoglio magari fa parlare diveramente in pubblico- e via discorrendo, e quindi che il combattimento non è riconducibile a un solo nome-setta ma che è una realtà composita e complessa, imprevedibile: dal loro allenamento avranno dunque inteso che la 'difesa personale' non esiste e che un maialone di 120 kg intriso di cocaina è più pericoloso di qualunque maestro del tocco della morte del globo. Detto in parole povere: tutti gli atleti di arte-vere amano la loro più delle altre, ma hanno ben presente che non c'è un arte defintiva e che il combattente completo deve essere preparato in tutte le distanze/situazioni tramite le suddette arti realistiche, quelle dove i miti stanno a zero.

Realtà, cioè coscienza, mes amis.

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