" Ciao Mario,
sono un ex pugile amatore (con qualche esperienza da agonista) in una città del sud Italia, ed ho avuto una parentesi triennale nella Lotta Libera quando ero ancora un ragazzino. Innanzitutto scusami se ti dò del tu, sono un grandissimo fan e "follower" del tuo blog, che reputo una mosca bianca nel panorama dell'informaziona marziale in italia.
Intorno a settembre-ottobre dello scorso anno, un (ricco e benestante) istruttore locale di altra a.m., con importanti contatti federali, è riuscito ad aprire nella sua palestra una classe di Brazilian Jiu Jitsu, piazzando come maestro il campione brasiliano Marcelo "Ramones" Coppa, trascinato direttamente da Londra, dove risiedeva.
Premettendo che la maggior parte degli allievi provenivano dal JJ tradizionale (anche molto esperti) o erano praticanti di BJJ di altre città che raggiungevano la palestra per le lezioni. In tutto questo, ho notato, sia nella pratica che nell'insegnamento, un'esagerata spinta verso quell'accezione puramente e solamente sportiva dell'Arte Suave che ho capito man mano essere lontana anni luce dalla sua concezione originaria.
Come ogni corso di BJJ che si rispetti, si lottava, e si lottava tanto e i consigli di Marcelo erano di prim'ordine. Solo che insomma, nonostante la varietà di allievi e di gradi, sembrava che solamente io, il più pivellino, avessi il desiderio di tentare di pormi in una posizione dominante (anche con le concrete possibilità di ritrovarmi capovolto come un citrullone) invece di gettarmi di culo a terra.
La maggior parte dei "rolling" iniziavano in ginocchio, solo e soltanto in ginocchio. Eliminando totalmente la componente in piedi e l'idea di "sbilanciamento, controllo e dominio" partorita dai Gracie. Vedevi ragazzi in ginocchio uno di fronte all'altro per interi minuti, a gettarsi contemporaneamente di sedere a terra, cercando la guardia strattonandosi dal Gi, finché qualcuno non ci riusciva o non ci si infilava per disperazione.
Spesso mi è bastato infilargli una mano sulla nuca e chiuderli in una grezza e ignorante ghigliottina/neck crank fatta male, quando ancora si era in ginocchio per mettere fine ai Rolling, mentre loro aspettavano di cercare la guardia (ovviamente con i meno esperti).
Nelle 3 o forse 4 volte (in un anno!) in cui è capitato di iniziare in piedi (quasi sempre per nostra, o mia, iniziativa personale), ho potuto assistere a cinture viola di BJJ o nere di JJ tradizionale, farsi buttare giù al primo rocambolesco tentativo di Single o Double Leg da uno che l'ultima volta che aveva messo piede su un tappeto doveva ancora finire le medie e non aveva ne la barba né i peli sul petto.
Un comportamento del genere ho potuto successivamente riscontrarlo anche durante le competizioni della disciplina a cui ho assistito. Con atleti impegnati a mantenere la stessa posizione fino allo scadere del tempo, a guadagnare il punto, stando ben attenti a non accennare neanche per sbaglio una qualunque tecnica che potesse esporli ad una risposta avversaria.
Ovviamente ripeto che questa è probabilmente la disciplina più interessante che abbia mai praticato ed una delle mie migliori esperienze di vita che abbia avuto il piacere di provare sulla mia pelle, e che spero di riprendere al più presto. E che si trattava comunque di atleti, anche molto esperti, e lottare con loro e farmi sottomettere una quantità innumerevole di volte mi ha insegnato veramente tantissimo in termini tecnici, umani e atletico. E devo ritenermi davvero fortunato ad essermi potuto allenare con un Maestro d'eccezione e un'atleta del suo livello, quando molti altri non hanno questa possibilità.
Sono solo un po' deluso dal fatto che, un'arte meravigliosa, nata con un concetto base di Difesa Personale che comprendeva lo sbilanciamento, il controllo e la rapida finalizzazione dell'avversario e che aveva come suo "punto di forza" la gestione di una posizione considerata universalmente "sfavorevole" sembra sia intesa da molti come un gioco passivo di guardie e staticità. E mi sembra quasi che si sia perso l'interesse nel preservare i caratteri tipici della disciplina che ne fecero una temuta leggenda nei valetudo e nelle MMA.
Grazie e scusa per lo sfogo.
Sarà che ero un lottatore. Sarà che ho una visione più "alla Gracie".
A. "
Carissimo A., ti ringrazio pubblicamente, dopo averlo fatto in privato, per la passione con cui segui il blog. Credimi, un impegno come questo protratto da parte mia per anni in maniera del tutto gratuita, vive solo&soltanto per raggiungere gente come te, sveglia e attenta al messaggio di realismo marziale che porto avanti con temeraria scorrettezza politica.
Siccome sei un attento lettore del blog, avrai ben presente la mia posizione personale, esemplificata con dozzine (centinaia?) di articoli su questo argomento: il Jiu Jitsu è un'arte marziale, illumina l'intera vita del praticante coscienzioso, e quest'arte sì ha una componente sportiva (indispensabile) ma che è solo un'appendice, bella e importante quanto si vuole, la quale però periferica rimane.
Ho anche di recente messo nuovamente in luce quali specifiche situazioni DEVE necessariamente saper gestire una cintura bianca all'inizio della pratica:
Ti faccio presente che, come ho scritto parecchie volte, nella mia accademia si studia la parte in piedi del BJJ a ogni allenamento, sia con che senza il gi. Un jitsuka deve necessariamente possedere un double leg da paura e almeno qualche altra proiezione saputa tirare forte e senza pecche. Considero cosa buona e giusta introdurre con gradualità il condizionamento ai colpi coi guantoni, che mai e per nessun motivo si può considerare un sostituto della reale pratica di una modalità di striking, e che però insegna al jitsuka a entrare senza paura su colpi, abituandolo all'impatto, sia in piedi che gnp in guardia o addirittura sotto la posizione dominante dell'avversario.
La sportivizzazione estrema di quest'arte ha già generato critiche al vetriolo dalla vecchia guardia, da Rickson in giù, ma anche da istruttori relativamente giovani epperò disincantati dalle recentissime in-voluzioni che l'uso iper-tattico del regolamento produce in chi nel Jiu Jitsu veda un arte da combattimento all'opera nell'agonismo e non un gioco di tipo pseudomarziale.
Come vedi non sono il solo a criticare aspramente l'involuzione che una visione ristretta e monotematica dell'arte produce nel BJJ in sé. A livello mondiale però tieni presente che esistono parecchi dominatori delle materassine che sanno proiettare con maestria e che con facilità (nell'ordine di mesi) dimostrano la versatilità del loro Jiu Jitsu transitando e vincendo nelle MMA, dai fratelli Ribeiro a Dean Lister, da Roger Gracie a Fabricio Werdum, l'elenco è lungo.
Ciò detto, io sono anche un fatalista. Credo fermissimamente che tutto nel creato sia soggetto alla seconda legge della Termodinamica, ossia Legge dell'Entropia, la quale afferma che...tutto si sputtana nel tempo. E' pertanto necessario e conditio sine qua non, rifondare continuamente arti e tecniche che si corrodono e si sfaldano nel continuum. A questo scopo ho fatto pubblicamente varie proposte, tipo far disputare le finali delle cinture marroni e nere senza punti e limiti di tempo, submission only, e finanziare superfight professionistici tra campioni con la stessa modalità.
Non ti so dire però se questi suggerimenti che emergono da base e vertici saranno sufficienti, sai. I maiores nostri solevano dire: "Fata Jovi sunt", e cioè il destino è nelle mani del Pater Juppiter, non nelle nostre.
Un caro saluto marziale.
MP
1 commento:
Proprio l'altro giorno stavo vedendo alcuni incontri di grappling del 1994; si iniziava in piedi, di lottava in presa cercando le proiezioni.
Sembrava un incontro di judo. Oggi non mi piace minimamente, sempre buttati a terra avvinghiati ecc.
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