giovedì, marzo 10, 2011


LASCIATE CHE I BIMBI VENGANO A NOI



Spesso torno agli insegnamenti della mia fonte tecnica più importante tra gli esterni, il M° Luis Carlos Valois.

Il magistrato amazzonico prestato al Jiu-Jitsu - o forse sarebbe meglio dire il contrario- alla sua visita in colonia italy si fece beffe di chi si lagnava di non avere la superaccademia piena di campioni e quindi di non poter ben progredire nello studio dell'arte suave perché mancante di sparring partner di valore e simili. Raccontò che quando fece l'apprendistato in magistratura, fu, ahilui, destinato in un nonluogo della foresta, una prefettura dimenticata da Dio in mezzo agli indigeni. Scacciato quindi che fu dalle ambizioni di carriera fuori dalla poderosa Academia Carlson Gracie di Copacabana, si ritrovò in una landa in cui il nome Jiu Jitsu era sconosciuto insieme all'acqua per lavarsi.

Il giovane Valois però non si perse d'animo e creò una squadretta di lottatorini in erba, insegnando ai frugoli scalzignudi del villaggio, allestito che ebbe un "tatami" su di una mezza banchina fluviale. Oh, non ci si crederà ma l' "allenamento" che produsse tutto ciò lo condusse a vincere il campionato brasilerio di quell'anno. Com'è possibile, diranno i nostri lettori? Esattamente la stessa cosa che chiesero i viziati italiucci sbigottiti accorsi al seminario romano del mestre.

Il maestro scrollò le spalle, e disse che non aveva mai imparato più che durante quella corvee di stecca nel paesucolo. Osservando i bambini, ci puntualizzò, aveva scoperto movimenti e 'tecniche' che loro inventavano dal niente. Certo Valois non è un tizio qualunque, si parla d'una durissima cintura nera di Carlson capace di farsi rompere il braccio da Renzo Gracie pur di vincere il titolo, e fin qui ok. Nella sua storia però c'è una verità profonda. Il Jiu Jitsu è fondamentalmente un'arte con pochissimi assoluti dogmatici, e per impararlo davvero bene bisogna ritornare bimbi, dentro. Si deve provare l'entusiasmo infantile per questo stupendo gioco e rilasciare la maschera da uomo assennato per godere lussuriosamente senza freni inibitori della orgasmatica frenesia del lottare ludicamente con un'altra persona.

Quando siamo ancora imberbi proviamo poca supponenza di noi stessi, siamo dotati di una mente plasmabile e lasciamo fluire la creatività. Se messi nelle condizioni ideali di manifestare noi stessi il genio appare. Visto che voi sapete perfettamente che il Jiu Jitsu è una modalità espressiva naturale, ricalcata proprio sul modo morbido e ruzzolante di muoversi dei bambini piccoli, e quindi consente una delle massime espressioni motorie della razza umana. Non ci sorprenderà quindi che un talento del Jiu Jitsu quale Valois era, ebbe tutta una serie di incredibili intuizioni davanti ai suoi sagaci occhi allenando gli indios minorenni.

Questo però non spiega la vittoria agonistica, e contro i mostri carioca.

Io mi sono dato una spiegazione, seppur del tutto diversa da quella che lo stesso Carlos dette (le innovazioni etc.).
Credo che nella sua 'missione civilizzatrice' di maestro jitsuka il buon professor abbia espresso un Jiu Jitsu puro e cristallino quanto mai prima nella sua vita. Il buon Valois, sincero amante della lotta e dell'insegnamento, ebbe forse (e ridico forse) in quelle disagiatissime condizioni la possibilità di incontrare un infantile entusiasmo, limpido e sconfinato come i cieli dell'Amazzonia. Cosa mai avrebbe potuto trascinare alle somme vette dell'arte quell'uomo, abituato alla miglior accademia del mondo se non un vorticoso flusso di energia? Era la gioia e lo stupore dei bimbi per l'amata disciplina a muoverlo come un tornado, a fargli profondere il suo miglior Jiu Jitsu,e la cosa gli ha ben giovato.

Nel bambino c'è il futuro, letteralmente.

Tocca a noi tecnici risolverci a capirlo. Senza i bambini il futuro non esiste, neanche nel BJJ. Lo sviluppo dei corsi per i piccoli è di primaria importanza, e non solo per creare un base solida di praticanti. Il lascito meraviglioso, vorrei dire divino, che la nostra disciplina può consegnare agli esseri umani va diffuso nella maniera più proficua, e cioè passandolo a coloro che meglio lo possono recepire, i nostri under14.

Il mio carattere sognatore mi porta a immaginare un'Italia dove la sudditanza alle potenze occupanti sia finita e i costumi siano mondati da quelle forme assassine di distruzione della volontà degli individui a loro imposte (tipo la malattia del Calcio), una nazione in cui lottare sia materia obbligatoria a scuola e nella quale -al posto di schiere di calciat-tori- i nobili lottatori primeggino nell'ammirazione delle folle.





3 commenti:

Andrea ha detto...

"Il mio carattere sognatore mi porta a immaginare un'Italia dove la sudditanza alle potenze occupanti sia finita e i costumi siano mondati da quelle forme assassine di distruzione della volontà degli individui a loro imposte (tipo la malattia del Calcio), una nazione in cui lottare sia materia obbligatoria a scuola e nella quale -al posto di schiere di calciat-tori- i nobili lottatori primeggino nell'ammirazione delle folle."

Bellissimo.

Andrea ha detto...

...
tantè che sto seriamente pensando di iscrivere mia figlia ad un corso di SDC/AM non appena avrà l'età adeguata (mi pare 5 anni per il BBJ ?)

Andrea ha detto...

BJJ, non BBJ.