Quote del giorno:
"La verità attraversa sempre tre fasi. Dapprima viene ridicolizzata. Poi violentemente contestata. Infine accettata come una cosa ovvia." (A. Schopenhauer)
mercoledì, dicembre 27, 2006
sabato, dicembre 23, 2006
lunedì, dicembre 18, 2006
Alla fine seppur decimati da vili malattie infettive (Tortello ne sa qualcosa) e dalle solite menate, siamo riusciti a lanciarci verso Milano, al raduno tanto atteso.
Svegli che è buio, appuntamento al bar con Elisa, il Taba, Segretario e Il Podologo. L'Alfa 159 SW a nolo è una vera bomba, poi con quel colore blu sembriamo di qualche scorta ministeriale e voliamo a tempo di record nella metropoli meneghina, Dove ovviamente ci aspetta il suo immancabile tempo di merda...
La palestra di Andrea Baggio è la strafighettosa TONIC, un gigantesco e abbastanza intimidente mastodonte del fitness con spogliatoi che sono il doppio esatto di tutta la metratura della nostra Budokan. Il ritardo di rito fa sì che, come al solito, si inizi con 2 ORE di delay.
Con eccellente sforzo organizzativo quest'anno i nostri 'capi' hanno giustamente posto la gara all'inizio della giornata, migliorando di molto la qualità dell'evento. Subito prima della competizione collegiale però Andrea ha presentato il suo allievo, il Sig. Gianfranco, un giovanotto di settantadue anni che da aprile si dedica con passione al BJJ, mostrando a tanti ragassuoli cosa voglia dire nella vita avere due cocomeri al posto degli zebedei e dando il cosiddetto schiaffone morale a tutte quelle pippe svogliate che mi fanno: "Sai, allenarmi mi piacerebbe ma oramai c'ho 27 anni..".
La gara.
Elisa non trova, tra le smadonnate, nemmeno una donnuccia con cui gareggiare e mi si mette col broncino (scherzo).
Tocca per primo a Nicola, il Segretario, e il suo si rivela un bloody match, nel senso che al suo avversario si scolabroda una narice e il kimono di Segretario da bianco diventa a pois. Oplà, cambio di Gi e si ricomincia.
Nicola lotta bene (bello il tentativo di ghigliottina in piedi) ma il suo capelluto avversario di Milanimal non sente seghe e lo tiene in una chiusissima guardia tutto il tempo. Nicola, detto anche Il Lento, non riesce a fare molto, rimane li così e si becca una passività e perde, senza clamore.
Francesco Tabagista incontra il giovin fenomeno della Tribe, Simone Grigno/grignani, metà esatta dei suoi anni, ma non demerita affatto. Solo.. si scorda che questa non è una gara di Grecoromana delle sue e alla fine, avendolo tenuto sotto tutto il tempo, si becca da Grigno un raspado da manuale e un armlock senza rimpianti.
Il Podologo trova Fabris e mette su con lui una bella lotta. Francesco domina, spinge e raspa ma commette un bel errorino regalando il triangolo al suo avversario ed è finita, finalizzato.
Elevato il livello della competizione, con lotte avvincenti, in particolare quella tra Bersellini inossidabile e l'altro judoka che mi ha davvero esaltato.
Fantastica anche la vittoria del ragazzino Orso, di Roma, la storia di successo più clamorosa di questo raduno. Lo ricordo quando anni fa a Roma si avvicicinò per la prima volta al BJJ che sembrava Forrest Gump Jr. e ora sparecchia i culi a striscie: bravo Orso!
Graduazioni a cinghiate, saluti, baci e abbracci. Ciao milanesi,Pequeno in particolare, al prossimo anno; e ciao ai ragazzi di tutt'Italia, anche questa volta è stato bello sentirsi a casa.
venerdì, dicembre 15, 2006
Stavo per fare un post sul valore propedeutico e morale delle arti marziali vere, quelle dove si sviluppa seriamente l'essere umano e il suo schema interiore etico-animico, ma lo farò un'altra volta.
Ricordiamo solo oggi il santissimo valore delle mazzate in faccia, dei cartoni, dei missili terra-terra sul naso. Come ben ricorda Tyrell, "..come puoi dire di conoscere te stesso se non ti sei mai battuto?" E che moralità potrà quindi mai sviluppare chi non l'ha mai fatto?
A bien tot, mes amis.
mercoledì, dicembre 13, 2006
lunedì, dicembre 04, 2006
lunedì, novembre 20, 2006
venerdì, novembre 17, 2006
Quote del giorno:
giovedì, novembre 16, 2006
mercoledì, novembre 15, 2006
martedì, novembre 14, 2006
Sugosa intervista su Sherdog all'avversario del Legionarius-Leggendarius.
Negro, tranquillo, molto sicuro di sé. E' uno forte nei colpi -dice lui- e sfida Ale a menarsi in piedi..AHAHAHAHAHA! Avrà pane per i suoi denti, il negao!
Andate qui per il collegamento:
http://www.sherdog.com/videos/videos.asp?v_id=972
lunedì, novembre 13, 2006
Verba volant, luctae manent.
domenica, novembre 12, 2006
venerdì, novembre 10, 2006
mercoledì, novembre 08, 2006
martedì, novembre 07, 2006
lunedì, novembre 06, 2006
martedì, ottobre 31, 2006
lunedì, ottobre 30, 2006
domenica, ottobre 29, 2006
giovedì, ottobre 26, 2006
mercoledì, ottobre 25, 2006
martedì, ottobre 24, 2006
martedì, ottobre 17, 2006
lunedì, ottobre 16, 2006
mercoledì, ottobre 11, 2006
martedì, ottobre 10, 2006
Chi si interessa di arti marziali/sport da combattimento sa quanto l'annosa questione del realismo stradaiolo trovi indefessi avversari dell'agonismo tra i cosiddetti 'tradizionalisti'. In siffatti personaggi perdura il mito del killer del Kung Fu, del guerriero-ombra con la panzetta ma che messo alle strette divelle un cartello stradale e ammazza dieci malavitosi, del signore impiegato in banca che con la sua tecnica 'segreta' annichilisce il campione mondiale dello SDC di turno.
Signori&signore, dopo 20 anni di arti marziali, anni in cui ho studiato furiosamente ( e molto dispendiosamente) tutti i sistemi più famosi ed altri esoterici, sono qui a darvi la notizia che.. sono tutte minchiate galattiche!
La convinzione fumosa e illogica che chi si allena piano -cioè senza sparring pesante contro avversari non-collaborativi ed esperti- 2 ore alla settimana possa battere (mediamente) chi si allena otto ore al die è, oltre che sciocca, vergognosa. Ritorniamo ai soliti discorsi sulle paranoie borgehsi, sulle illusioni che sti poveretti si autopropinano etc.
Ciò detto, mi sembra opportuno spiegare nel dettaglio perché l'agonismo sia così importante nell'evoluzione delle arti marziali vere e come vada interpretato.
Agonismo viene dal greco Agòn e guarda caso è la stessa radice della parola italiana agonìa. Nella concezione stessa della gara vi è la morte di sé, cioè delle paure quotidiane, che l'atleta esegue. In pratica combattere è bruciare al fuoco psichico della competizione le resistenze interiori allo sviluppo della propria consapevolezza. Nelle vene degli occidentali scorre da sempre il DNA del combattimento realistico, e le discipline che non lo prevedono (cd. Tradizionali o alla Karate Kid) sono da considerarsi del tutto risibili. In loro infatti manca del tutto la Tradizione, cioè il tramandare una tecnica davvero efficace ( e non ineventata a' capekazz) e lo spirito di Marte, sono cioè in realtà anti-tradizionali. L'agòn è il bellum del tempo di pace, stop.
L'agonismo per un gruppo di combattenti (scuola, metodo o klan che dir si voglia) in tempo di pace è l'unico mezzo per avvicinarsi allo scontro reale il più possibile. E' dunque il massimo ottenibile, e visto che la realtà della strada non è riproducibile in palestra (chi dice che vi insegna “difesa personale” vi sta pigliando per il culo) quanto di più reale ci possa essere. E' ovvio che ci possono ben vero essere persone a cui l'agonismo è precluso o sconsigliato (anziani, malati, avventizi etc.) ma ciò non ne inficia minimamente l'importanza in senso generale.Anche un interpalestra, un interclub stracittadino mettono la persona davanti all'obbiettivo di dover combattere seppur in piccolissimo, lo obbligano a scendere in campo per la sua (mini) guerra personale e questo è impagabile, irrinunciabile. La gara è il bersaglio, non il fine a se stante, perché essa serve unicamente come test delle proprie capacità duramente conquistate in allenamento.
La materassina attorniata dalla gente (paura di fare brutta figura), l'avversario che ci squadra torvi (paura del contatto con uno sconosciuto), il pensiero di chi ci aspetta a casa (paura di deludere le altrui aspettative) e il pensiero fisso al dolore fisico che ci verrà somministrato, insieme alla paura di vincere sono le principali forme di timore che l'atleta incontra sul quadrato. E come lui tutti quelli che come lui si mettono in gioco. In questo modo lo sport procede, recuperando realsimo a ogni singolo incontro ed evitando di accumulare storture mentacattistiche dovute al contesto anestetizzato del balletto da palestra. In questo modo l'arte scioglie i blocchi emotivi del praticante e lo aiuta a crescere seriamente come essere umano, lo sprona a trovare fiducia in se stesso e a realizzare al massimo il proprio potenziale.
Nessun agonismo uguale nessun realismo, prima o poi, e indipendentemente dalle buone intenzioni dell'insegnante di turno.