domenica, aprile 23, 2006

LA FINE DELLE COSIDDETTE ARTI MARZIALI
(ossia de la trasmutazione dell'archetipo del Guerriero nella società dei consumi)

Il boom delle arti marziali risale all'inizio degli anni (19)'70 e fu dovuto a un filone cinematografico iniziato dal defunto Piccolo Drago, alias Bruce Lee. In precedenza le cd. arti marziali per il grande pubblico erano sconosciute, se si esclude per una certa notorietà acquisita dal Judo.

Il conformismo borghese e i traumi indotti nella gente dagli apparati di guerra psicologica dei servizi dei due Blocchi, prosperati nel 2 conflitto mondiale, avevano ridotto nel cantuccio quella che è un'esigenza primaria dell'essere umano, e cioè la dimensione del combattimento a mani nude. Passate infatti che furono le prime decadi post-belliche, si affacciò una generazione che -come tutte le generazioni di sempre- aveva bisogno di miti e punti di riferimento, e che quindi fece riemergere dall'inconscio collettivo l'archetipo del Guerriero. Lesta come sempre, Hollywood intercettò questa esigenza e portò alla ribalta uno straordinario attore e praticante di AM, Lee, e dietro di lui una schiera di pedissequi imitatori.

Fu così che nel mondo, perché Hollywood docet, le arti da combattimento asiatiche acquisirono l'imprimatur di arti marziali tout court. La solita ondata di fanatismo collettivo che i mezzi di indottrinamento di massa riescono a generare ebbe per conseguenza una forma d'idolatria per metodi orientali di combattimento e tra i giovani di Caserta piuttosto che Brest o Indianapolis nacque il mito dei vari Kung Fu e compagnia. Va fatto notare che siccome all'epoca l'unica nazione estremo-orientale attrezzata per vendere i suoi prodotti in occidente era il Giappone (la Cina era chiusa dietro la cortina maoista) fu il Karate nipponico a beneficiare immensamente più delle altre am di questa moda.

Il fanatismo impedisce una realistica visione, e nell'orgia del kungfu movie time, risultò quasi impossibile far ragionare le masse e spiegare che l'Occidente ha sempre prodotto i guerrieri e i combattenti migliori, non certo le masse servili dell'Asia o le sue corrotte aristocrazie. Spartani, Legionari e Crociati hanno fatto il mondo sottomettendo gli altri, ma questo non ci fu verso di ricordarlo. Una reale percezione della perdità di marzialità in generale dell'Occidente moderno e materialista, unita alla mistificazione dei superpoteri orientali e alla mancanza assoluta dei mezzi per la verifica della bontà dei rispettivi metodi, creò una sub-cultura per certi aspetti più simile al mondo delle sette occultiste che allo sport.

Solo dalla metà degli anni (19)'90, con il risorgere in Occidente del combattimento totale, 1700 anni dopo i crimini contro l'Umanità dei primi imperatori cristiani, la percezione della 'marzialità' ritornò a puntare sulla forma mentis tipica dell'occidentale. Molti falsi miti vennero infranti e la diffusione di vhs e internet, che permette di avere accesso a informazioni e video ovunque nel globo, punì l'orgoglio dei santoni della orientalità più fanatica.

Accadde infatti che un velo, una maliziosa censura al contrario cadde, e i combattimenti misti mostrarono impietosamente che solo i metodi occidentali o occidentalizzati (Boxe, Lotta Olimpica e BJJ, insieme alla Thai Boxing per i calci e le ginocchiate) avevano un serio riscontro nel combattimento a mani nude. I metodi asiatici più celebrati - meglio venduti!- furono ampiamente svergognati e posti alla gogna mediatica. A distanza di anni dall'inzio delle MMA, si può affermare che le forme di allenamento di chi voglia combattere sul serio sono oggi le stesse dei micidiali pankraziasti dell'antichità, a conferma del fatto che quando le cose si provano davvero la realtà emerge per forza.

Le leggende del passato, i racconti fantasiosi degli adepti sui loro Grandi Maestri non possono più reggere alla reperibilità istantanea delle fonti, e ciò comporta la occidentalizazione o l'estinzione delle cosidette arti marziali (o al massimo la loro definitiva trasformazione in piccole sette di 'illuminati') e il salutare ritorno dell'orientamento della bussola sull'Ovest, cioè sul mediterraneo Greco e Romano.

E' qui che nasce infatti il combattente per eccelenza, l'individuo dedito alla Virtus o Areté, e il rispetto che si deve provare per caste guerriere straniere, tipo i Samurai, non deve far disconoscere la effettiva superiorità in ogni aspetto dell'Occidentale quando si parla di dimensione del combattimento, anche trascendente. Nel Senato di Roma una aristocrazia guerriera pose la statua della Vittoria, non lo si dimentichi.

A margine va fatto notare che usare arti 'marziali' come termine per descrivere i metodi asiatici è anche improprio semanticamente. Mars - dio della Guerra- è un Numen,una forza mistica romana (e indoeuropea più in generale), e quindi arti 'marziali' possono essere solo quelle nate dai popoli che quel Dio conoscono e ospitano nel loro profondo, non altri. Aggiungerei che dunque marziale è solo qul combattente di tipo occidentale che si allena e comabtte sul serio, non il tipo del settario chiuso all'interno di una cerchia fanatica e dei suoi falsi miti pesudoorientaleggianti, con tutto che le arti asiatiche poi nacquero con la colonizzazione Arya dell'India e la sua 'esportazione' nella area sinica.


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