sabato, giugno 30, 2012


CARLOS E LA SUA EREDITA'


In una sperduta località del Nord del Brasile, un secolo e più addietro, un ragazzo conobbe un massiccio lottatore giapponese, amico del suo babbo.

Carletto era piccino anche per l'epoca di stazza, e fu affascinato dalla fama e dall'abilità del nipponico, che si mormorava in paese fosse invincibile. Un ragazzino e un prize-fighter ora in disarmo, che strana coppia. 

Eppure gli Dèi vigilavano e operavano, come sempre.

All'indomabile samurai giramondo, Mitsuyo Maeda, giunse l'allievo-alpha, quello che ogni sensei sogna per molte vite. Che il baffutto giappo se ne rendesse al momento conto io dubito, cosa mai avrebbe potuto combinare ai suoi occhi quel pischelletto borghese, per di più gaijin?I Numi però agiscono.

Carlos Gracie non era un brasilianetto come gli altri, egli era infuso di una forza numinosa che ne fece il più grande innovatore delle arti marziali della sua epoca e uno dei creatori della nuova era. L'allievo arriva quando il Maestro è pronto, e Maeda lo era certissimamente.

Da quel fortuito -nel senso di comandato dalla Dea Fortuna- il ritorno della vera lotta in Occidente era compiuto, l'ampio giro del mondo e la semina cominciate con l'avventura di Alessandro il Grande in Persia era terminata, il periplo concluso.

Dal terzomondiale Brasile, per ignote ragioni fatali, il Jiu Jitsu tornò a inseminare le Americhe e le terre degli europei tutte. L'araldo delle nostre genti fu Carletto, che all'epoca era solo un ragazzino vivace seppur mingherlino.

Ai due maestri volgo la mente e invio un sentito ringraziamento. Senza di loro NULLA sarebbe, e tutti noi jitsuka a loro dobbiamo la gratitudine per un opera gigantesca che ci ha permesso di esser qui oggi a godere della luce del BJJ, con affetto particolare verso l'innovatore che raccolse la fiammaIl mondo (non solo quello del combattimento) non sarebbe lo stesso senza la tua Forza, grazie M° Carlos. Ti prego di aiutarci e di proteggerci dalla tua elevata sede attuale, OSS!





giovedì, giugno 21, 2012


TEMPO DI ESAMI

In epoca di di maturità, è d'uopo celebrare il miglior testo che uno studente abbia mai avuto: il Bignami

Ai miei tempi era lui a salvarci il culo, la nostra arma di difesa contro la casta dei professori nemici. Il miglior riassunto, quell'infallibile riassunto di riassunti che era indispensabile a riportare alla memoria il materiale accumulato nello studio, poco o tanto che fosse stato.

Insomma, i riassunti servono, ci tengono a mente i punti salienti, la trama essenziale a cui si appiglia il resto, il circostanziale.

Per questa stagione di chiusura dei corsi ne riproporrò uno sul Jiu Jitsu, un bignamino dell'arte suave.

***

- Il Jiu Jitsu è un'arte marziale di origine nipponica, sviluppatasi poi in Brasile a opera della famiglia Gracie all'inizio del 1900.

- E' un sistema nato e cresciuto per il combattimento reale, testato in migliaia di sfide (Vale Tudo) e oggi rappresenta uno dei 4 pilastri del contemporaneo cage fighting.

- Il BJJ predilige evitare lo scambio di colpi in piedi, che statisticamente favorisce troppo il contendente più forte fisicamente, e insegna a chiudere la distanza e dirigere lo scontro al suolo, dove intende chiudere la partita con uno strangolamento o una leva articolare.

- L'arte suave ha riassunta la sua strategia di combattimento nel detto "Portalo al suolo, stabilisci una posizione dominante e finiscilo". Nel malaugurato caso che toccasse a noi finire sotto, si fugge con destrezza e si attacca da schiena a terra (:fare guardia).

- Lottare al suolo è un'arte appresa, la sola brutalità è inutile davanti a un tecnico preparato nel BJJ,e questo consente a jitsuka di piccola taglia di prevalere agevolmente su omoni grandi&grossi ma ineducati. La forza conta sempre in questo mondo, ma il Jiu Jitsu è materialmente in grado (forse unica tra le arti marziali) di rendere sistematicamente il piccoletto capace di non soccombere davanti al gigante.

- Il BJJ si pone come arte a tutto tondo, rivolta a sviluppare la persona umana in tutte le sue componenti: fisico, psiche, spirito, e contempla l'agonismo (amatoriale ed eventuale professionismo nelle MMA) a questo fine.

- Dal punto di vista pratico, tattico-strategico e filosofico, il Jiu Jitsu è in totale antitesi con le cosiddette arti marziali settarie "vintage" o tradizional(oid)i, prive di contenuto pratico e nefaste per lo sviluppo interiore dei loro praticanti.

- Alla pari delle altre arti funzionali, il BJJ si articola sostanzialmente su tre componenti: preparazione fisica, studio tecnico e sparring. E' un fatto incontestabile che, al di là di roboanti affermazioni e marketing aggressivo, nessun metodo è utile nello scontro reale se è privo di  sparring con avversari non collaborativi ed esperti, e di gare a contatto pieno.

- Il BJJ appartiene alla ristretta famiglia delle arti marziali di lotta corpo a corpo. Lottare NON è uno sport inventato per sollazzo, tipo tennis o curling; in sé è una funzione genetica di tutti i mammiferi, tramite la quale essi apprendono a relazionarsi coi loro simili. L'essere umano, privo di appendici contundenti (zanne etc.), è un grappler naturale, fatta sì la struttura di sofisticato strumento delle nostre mani, assai delicate e inadatte a essere usate come martelli.

- Nel BJJ non si finge MAI, è un'arte onesta e che insegna la verità. Ogni scelta tecnica è frutto di empirìa e di valutazione spassionata, alla pari di tutte le altre scienze sperimentali ogni 'legge' è tale finché non ne emerge un'altra più "vera".

- Scopo a 360° della pratica del Jiu Jitsu è il benessere psicofisico, ottenuto sviluppando un corpo sano e forte, la fiducia in se stessi tramite un realistico metodo di combattimento, e socializzando in un ambiente pulito.

***

Buon esame, che sia di maturità o di coscienza, gente!



giovedì, giugno 14, 2012



COME RIUSCIRE AD ALLENARSI DI MMA
IN TEMPI DI CRISI ECONOMICA


Il 'fenomeno-MMA' sta crescendo, anni di lavoro portato avanti dai pionieri e l'UFC in tivvù han fatto sì che anche in questa desolata colonia iuessei di 2° livello sia cresciuta la cultura sul combattimento.

Già esistono lungo la penisola dei centri professionali dove studiare questa disciplina in tutte le sue sfaccettature, ma sono molto pochi. In quasi tutte le realtà è già grasso che cola riuscire a trovare un'accademia di BJJ seria, figuriamoci una palestra stile American Top Team.

Questo post è rivolto ai giovani desiderosi di cimentarsi nella gabbia ma che magari vivono a Racalmuto o in Val Camonica e che matematicamente non hanno i soldi e la momentanea opportunità di trasferirsi.

Ipotizziamo che io abbia davanti a me Calogero e Gianasso provenienti dalle rispettive amene località, e che mi chiedano lumi su come fare a praticare uno sport ancora così poco diffuso dalle loro parti. I ragazzi non hanno vaini in tasca e dalle loro parti l'ultima novità in fatto di arti marziali è il Semi-Contact.

Il mio consiglio agli aspiranti mmaisti è il seguente: 
spulciate internet e scoprite se dalle vostre parti esiste una palestra di Lotta Olimpica. Nel caso che non ce ne sia una, (cosa purtroppo probabile) iscrivetevi a una di Boxe. Di solito sono poco esose e abbastanza diffuse un po' ovunque. Fortuna vorrebbe incontrare anche una buona scuola di Muay Thai.

In seconda battuta si devono frugare e trovare i minimi fondi per mettersi un tatami usato in garage, e cominciare la spola con la più vicina titolata accademia di Jiu Jitsu disponibile. Siccome le frequentazioni saranno rarefatte, occorrerà trovarsi un amico sulla stessa linea d'onda e ripassare con assurda meticolosità il materiale recepito dal professor di BJJ, facendosi dare anche una serie di drills tecnici.

Su questa base artigianale misto striking/grappling, gli ardimentosi poco danarosi dovranno passare un bel po' di tempo. Ogni raro euro che gli casca in mano lo potranno e dovranno impiegare per aggiornamenti tecnici e gare di modalità (indispensabili), allenandosi come monaci guerrieri nella loro tana.

Passano i mesi e la tormenta di caos nella testa si fa più moscia, i ragazzi hanno preso parte a qualche seminario di MMA serio e si sono fatti un'idea ben precisa. Con una maggior tecnica sul gobbo è il momento di chiedere ospitalità a scuole serie delle modalità non allenate o quasi, e andarci a fare del sano sparring con regolarità. Non sarà facile ma è possibile, se una persona si pone con entusiasmo unito a umiltà non sarà mai scacciato da palestre oneste.

In capo a 1 anno di allenamenti senza requie si inizieranno a vedere i primi timidi boccioli spuntare, e il siciliano e il lombardo delle montagne saranno in grado di mettere in azione alcune metodiche-base del cage fighting.

A questo punto i giochi sono fatti. Se i due si accontentano allora potranno con calma continuare la loro 'carriera a distanza' in attesa di tempi migliori, godendosi quel che riescono a fare così messi. Nel caso che invece si sentano bruciare dentro il sacro fuoco, allora interverrà una spinta prepotente a cambiare le carte in tavola e magari fare scelte più radicali.

Allenarsi senza spendere tanti soldi è possibile ma senza tanta tanta voglia no.


"I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione."
Cassius Clay


giovedì, giugno 07, 2012


LE 10 DOMANDE CHE PERSEGUITANO UN JITSUKA (E  COME RISPONDERE)


Il fatto di praticare uno sport dal nome incomprensibile ai più, e la congerie di imbecillità che il pubblico ha assorbito dal cinema sulle arti marziali, rende un po' scoraggiati i praticanti, al punto di sfuggire ogni richiesta d'informazioni che ricevono a proposito del loro benamato BJJ.

Dato che però non viviamo su un'isola deserta e che obblighi sociali ci pressano in qualità di membri del consesso civile, finisce che non sempre ci riesce di scantonare il discorso e che quindi veniamo immancabilmente bombardati dalle stesse cose.

Vi confesso che anche io preferisco telare, come si dice a Firenze, cioè sfuggire all'interrogatorio e spesso alla domanda di che sport io pratichi, per essere sbrigativo dico solo: lotta, che a grandi linee lo capiscono tutti, ma tant'è.

I decaloghi, come diceva il geniale commediante George Carlin, danno l'idea di essere una cosa seria, una lista -che ne so- di 9 o 11 precetti non rende bene. E quindi mi accodo.

1)"Uh, fai GiUngitsu, allora sei pericoloso?!" (con faccina ridicola da cartone animato)
R: sono una persona pacifica ed educata, mi alleno per stare bene con me stesso e con gli altri. Il Jiu Jitsu insegna le buone maniere e se il mio maestro sapesse che mi litigo per strada perderei il suo rispetto, rimediando anche qualche pedata nel culo da lui.

2)"Non hai paura di farti del male?"
R: il Jiu Jitsu è uno sport assai sicuro, non ci diamo colpi in faccia e ci alleniamo di proposito senza troppa forza muscolare. Anche nelle gare gli infortuni sono molto rari.

3)"Lottate a terra? Allora non è adatto alla difesa personale,no?"
R: il BJJ è eminentemente un sistema per combattere in confronti reali, ed ha dimostrato questa sua caratteristica in ogni contesto, dalle strade malfamate alle gabbie di MMA. La fase al suolo è la più delicata nella cd. 'difesa personale' e non sapersela sbrigare lì rende un metodo mutilo a questo riguardo.

4)"Mio cugGGino fa lo stile XYZ e sa colpire i punti vitali, li fate anche voi?"
R: il Jiu Jitsu è un'arte scientifica e che valuta le tecniche in base soltanto a una applicazione reale. I fantomatici punti vitali, tocco della morte etc non funzionano e questo è stato ampiamente dimostrato in decadi di Vale Tudo a mani nude senza restrizioni. E' una leggenda.

5)"Perché indossate quel pigiama? Non sarebbe meglio allenarsi a torso nudo per la difesa personale?"
R: il Gi (kimono) è uno strumento di lavoro che ha dismostrato di infondere molta qualità a chi sappia servirsene in allenamento. Inoltre di solito la gente va a giro vestita, è raro litigare in spiaggia o sotto la doccia.

6)"Non sarebbe meglio studiare i calci&pugni piuttosto che uno stile tutto basato sulle leve e strangolamenti?"
R: nostra signora la Forza di Gravità e le altre leggi della fisica rendono un avversario più forte fisicamente e più alto troppo avvantaggiato nello striking, specie se è aggressivo e parte per primo. Il BJJ ha storicamente dimostrato di riuscire sul serio ad aggirare (forse unica arte marziale) con successo l'inferiorità atletica tramite la sua strategia: portalo al suolo e finiscilo lì dove la stazza conta meno della tecnica. Si prediligono le sottomissioni perché si può incassare un pugno ma non un braccio sbriciolato.

7)"Se fate gare allora non è un'arte tradizionale, vero?"
R. il Jiu Jitsu è la più tradizionale delle arti, e contempla l'agonismo quale strumento di crescita tramite il confronto, un banco di prova stressante per verificare se stessi contro un uomo non collaborativo. La mancanza di scontro a contatto pieno fa degenerare rapidamente un sistema e lo trasforma in un vicolo cieco marziale, balletto o pantomima.

8)"Ruzzolarsi,combattere.. sono cose troppo da macho e io sono una ragazza, non farei meglio a fare pilates o zumba?"
R: lottare corpo a corpo è una funzione dell'essere umano e di tutti i mammiferi, e seppur di solito più attraente per i maschietti, il Jiu Jitsu è sicuro e divertente per tutti, indipendentemente dall'età e dal sesso.

9)"E'uguale al Ju Jutsu tradizionale?"
R: il tra il nostro BJJ e il cd 'JJ tradizionale' non c'è nessuna somiglianza a parte il nome. Con quella definizione si classificano stili vintage, privi di contenuto applicativo e spesso borderline con la sétta marziale.

10)"Ma che è, tipo Capoeira??"

Qui non c'è risposta. 

Questa è la domanda-nemensi, il bau bau di tutti i jitsuka. Si può solo scuotere la testa e piangere lacrime amare.

venerdì, giugno 01, 2012


JIU JITSU COME MEDITAZIONE

Uno degli aspetti che puntualizzo in maniera ossessiva, su questo blog e a lezione, è l'importanza di conoscere a fondo le potenzialità della nostra arte suave, che sono immense.

Un'arte come il Jiu Jitsu è uno strumento di trasformazione integrale, di cui parte (piccola o grande che sia) è lo sport o agonismo. Per migliorare quali esseri umani è indispensabile strutturare un'ecologia della mente.

Non entrerò in intricatissime e indigeribili sottigliezze su cosa la mente sia, sappiate solo che la vostra mente NON siete voi, è uno strumento del quale vi servite. Potete paragonarlo al sistema operativo del vostro computer, un mezzo indispensabile attraverso cui utilizzare la macchina e farci girare i software specializzati; voi però siete l'utilizzatore della macchina, non certo la ferraglia e tantomeno il browser.

Questo sistema operativo ha bisogno di manutenzione periodica e di aggiornamenti, pena il malfunzionamento. Dare ogni tanto tregua allo strumento e fare pulizia di virus e junk, è tra i compiti di ogni arte, ossia forma culturale evolutiva della persona umana da tutti i punti di vista: fisico, animico (psichico) e spirituale.

Il termine meditazione rimanda a tutta una serie di esercitazioni basate sull'asservire la mente alla coscienza, la più famosa è quella seduta in isolamento. Ne esistono però miriadi, diverse per importanza, sviluppo e per fini. Nelle arti marziali orientali è molto diffusa la pratica di tipologie meditative derivanti dal Chan (Zen in giapponese), termine che è però in realtà la traduzione del sanscrito Dhyana. Una scuola occidentale di metafisica e addestramento della mente, giunta in oriente dopo migliaia di anni di sviluppo qui da noi, dove il sole tramonta.

Ripeto: le scuole sono tante, è un argomento che per esaurirlo non basterebbero numerose vite. Quello che mi preme sottolineare è che anche lottare è una forma di meditazione. Seppur non somigliante a quello che i profani credono che la meditazione sia -ma abbiamo visto che non sanno nulla- il puro immergersi in un contesto di sparring e volgere tutto il nostro spirito là, ci permette di staccare la spina e silenziare la mente. Quando si lotta le subroutine inceppate sulle cacchiate quotidiane vengono messe in stand-by ed emerge uno stato alterato di coscienza.

Un vento di pulizia e frescura ci percorre durante il rolling rilassato (mentre durante la gara diversamente si è in preda di venti bollenti e forze ignee) e una parte di noi troppo spesso sopita si ridesta e 'ci guida'. Tutti i lottatori hanno dozzine di episodi da raccontare sulle 'strane sensazioni' provate durante la lotta, sui flash e sulle misteriose intuizioni, sui buchi di memoria e su una buffa impressione di essere/sentirsi diversi. quel che è certo per tutti è che durante questa attività, così vicina alla umana primordialità, è impossibile continuare a pensare ai problemi ordinari, ed è soprattutto per questo che a fine allenamento ci si sente così bene e riposati anche si è distrutti dalla fatica.

Voglio precisare che questa pratica è tutto il contrario, come sensazione e come effetti sulla nostra coscienza, dei comuni 'divertimenti', specie quelli dove ci si abbrutisce e la povera coscienza muore: droghe, alcool, partite di calcio, tv etc. Durante uno sparring tranquillo di Jiu Jitsu, ci si immerge in qualcosa che richiede la massima concentrazione e si lascia far capolino un "noi" più saggio e meno artificiale, l'opposto della robaccia sopra nominata.

Come sempre vi ricordo che per trarre vantaggio da un qualcosa è imperativo innanzitutto sapere che esiste, e in secondo luogo lavorare per imparare a sfruttarla. Buona meditazione a contatto pieno per tutti.