domenica, novembre 28, 2010


MILANO CHALLENGE 2010
REPORT


E anche questa è fatta. Una impegnativa trasferta del team verso la capitale lombarda è archiviata.

La gara di ieri ha ancora una volta mostrato l'enorme sviluppo del Jiu Jitsu in Italia ed è stato solo grazie all'efficienza meneghina dei nostri amici di Milanimal se il torneo è filato liscissimo, visto che si erano iscritti lo sproposito di 320 atleti!

D'ora in avanti, non so come, sarà necessario accattarsi i megapalazzetti e far macinare almeno 5 o 6 tatami per riuscire a sfangarla in tempi umani: ieri la competizione ha aperto ufficialmente i battenti alle 10.00 antimeridiane e abbiamo abbandonato il Palaiseo alle 19.00 che ancora c'erano lottatori in azione..

Tanta gente, parecchi stranieri (tra cui dei greci cazzuti), arbitri specializzati e agonisti di livello continentale come la faixa marron Oliver Geddes (allievo di Roger Gracie), scrupolosa assistenza ai tavoli, servizio fotografico e un livello sportivo di standard mondiale.

Non starò a fare la solita menata, tanto lo sapete che sono orgoglioso dei miei ragazzi e dell'impegno che mettono in questa cosa. Queste sono giornate dure, faticose, che levano tempo alla famiglia e al riposo, eppure erano tutti lì, a divertirsi soffrendo. I complimenti vanno a ognuno senza distinzioni, non solo ai due medagliati in bronzo e cioè Francesco"Legno"Nocchi e Riccardo"Riccardone"Casini. Mi sono emozionato per la lotta vinta dal guerriero Francesco"Bart"Bartoloni contro uno 'spregiudicato' avversario straniero che gli attaccava SOLO il braccio inabile, e ho penato alla pari per quella di tutti gli altri nostri rappresentanti:

(nelle Blu)
Stefano"Tortello"Dabizzi
Francesco"Taba"Braccini
Carlo"Ruspa"Toccaceli

(nelle Bianche)
Pietro"Avvocato"Mastellone
Lorenzo"Bello"Bellini
Andrea"Saltapicchio"Attori
Francesco"Manzilla"Berti
Andrea"Svizzero"Martinelli
Dadà"Orologio"Bicci
Ciro"Capatosta"Isoldi

Una gara bellissima, seppur avara di risultati di rilievo per il Centurion, ha dato tanti momenti di riflessione al sottoscritto. Mi sono soffermato ad esempio a pensare che un palazzetto ribollente di testosterone e denso di rivalità competitive è stato, ancora una volta, senza eccezioni, mostra di fair play e dignità sconosciute ad altri sport. Centinaia di atleti e loro supporter e NEMMENO UNA LITE: pochissime e dignitose proteste, scrollata di spalla e abbraccio coll'avversario. Niente grida belluine, tifoserie impazzite e schifezze così, solo bellezza. Ripensavo che oggi in questa nazione il potere schifa gli sport virili ma noi, da soli, siamo in grado di organizzarci eventi di questa portata, e rimuginavo anche sul fatto che mentre i divi del pallone simulano dolore fisico ma ne infliggono a caterve a tradimento, alle spalle, nel nostro sport nessun atleta su 320 ha cercato di danneggiare volontariamente il compagno di battaglia, e la sofferenza fisica di uno sport di contatto è stata invariabilmente coperta dall'orgoglio del lottatore.

Per merito del M° Andrea Baggio e della sua truppa bauscia una piovosa domenica di novembre si è scritta un'altra pagina storica della giovane vita del Jiu Jitsu nel nostro paese, sia dato merito a loro e a tutti i coinvolti fattivamente, arbitri e squadre in gara. Firenze centuriata con annessi ha dato il suo contributo, ora avanti.


mercoledì, novembre 24, 2010


I LIMTI DEL JIU JITSU
( e ANCHE DI TUTTE LE ALTRE MODALITA')


"Panta rei"
Eraclito

I nostri lettori più affezionati sanno che questo blog porta a livello periscopio tutta una serie di discussioni, polemiche, litigate vere e proprie, che intercorrono tra me e altri esponenti del settore.
Per certi versi insomma il post che di volta in volta esce fuori è simile a una psicanalisi marziale inframmezzata di considerazioni tra tifosi di sport maneschi.

In particolare questo articolo qui sciorina l'inesausta discussione perenne in corso tra me e dei miei amici fighter di MMA. I suddetti hanno un po' il dente avvelenato con certi atteggiamenti divistici pseudo-tradizionaloidi che a loro dire stanno sempre più prendendo piede tra gli amanti del BJJ.

Quei miei amici di cui sopra non han certo torto: anche il BJJ come tutti i fenomeni di mercato in tumultuosa espansione sta incontrando notevoli problemucci nella sua carica vincente alla conquista dei mercati. Non sono certo l'unico a denunciarne da questo palcoscenico, anche altri famosi esponenti del BJJ parlano forte&chiaro:
"Mode, doping, pressioni agonistiche, strategie di marketing, profitti di fine anno, aspettative da superman, ed altre forme di stress e cattive abitudini sono trappole nelle quali troppo spesso cade chi oggi si avvicina al mondo del Jiu Jitsu e a volte anche chi ne fa parte da tempo". Queste le parole fresche di giornata del nostro Federico Tisi ad esempio, un risaputo purista del BJJ.

Assodato che quando un prodotto diventa redditizio a livello mondiale saltano sul carro ogni tipo di buffoni, maldandrini mistificatori e imbecilli della peggior risma - come sta accadendo proprio alle MMA- vorrei andare più a fondo nel discorso sui limiti intrinseci (non di marketing) del Jiu Jitsu ma anche di ogni altra arte funzionale.

E' cosa quotidiana infatti che io e altri aficionados di MMA si commenti l'esito di incontri importanti, in specie quando sono coinvolti i jitsuka di prima fascia. Negli ultimi post ho ampiamente spiegato il perché commerciale (e quindi tecnico) dell'indubitabile e palese crescere dell'importanza dello striking e del Wrestling dentro l'ottagono. Sarei il fazioso bugiardo che non sono se negassi quest'evidenza, e infatti ho scritto circa 1343984848 articoli sull'argomento..

Siccome repetita juvant, RIBADISCO:
le MMA contemporanee sono un fenomeno in continua evoluzione, e la sintesi finale, il combattente agonista pro, è la summa della 4 singole arti magiche PIU' ALTRO!

Ciò a voler specificare senza ombre che nes-su-na modalità è appiccicabile tipo figurina Panini nell'ottagono cotta&mangiata, ma che nell'ottica di un match di MMA le abilità delle 4 arti vanno "frullate" insieme e rivedute alla bisogna, con l'aggiunta delle tecniche precipue al freefight (lotta a parete, stomping etctec). MAI, e dico mai ho potuto nemmeno voler far credere che una modalità possa valere da sola a formare un moderno MMA-fighter, chi lo pensa devo dire che è incapace di leggere. Io che sono l'empirista per eccellenza potrei mai voler intendere che un'arte decontestualizzata funzioni perfettamente, tipo un auto da Rally a Le Mans??? MAI.

Le MMA sono il vertice della catena alimentare, sono il banco di prova definitivo delle affermazioni in campo marziale, chi meglio di me lo ha spiegato? Sono la Formula Uno del Budo, il finale professionale della carriera dei combattenti più dotati, e come la F1 hanno il ruolo di stazione radio ricevente/proiettante da e sui piani bassi della piramide. In pratica nelle MMA top si sperimenta e si applicano innovazioni che ricadranno sulle modalità, ma viceversa sono il test delle migliori trovate dei "modalisti" le quali novità di volta in volta settano nuove mini-ere strategiche nella gabbia; trattasi di un flusso a due direzioni, di un dialogo tra 5 soggetti molto loquaci.

La vera forza delle singole modalità sta nella specializzazione. Come in tutte le scienze è lo specializzarsi che ha prodotto le migliorie, l'approfondirsi continuo, e questo è vero naturalmente anche nel mondo delle 'pizze in faccia'. Senza specializzazione, come ad esempio il puro lottare ovvero la mancanza di colpi del BJJ, l'agonismo modale resterebbe bloccato nella sua espressione amatoriale da tutti i limiti ovvi del non-professionismo, e le MMA stesse asfissierebbero per mancanza di ricambio. La selezione gigantesca tra milioni di praticanti nelle modalità regala il filtro necessario per far evidenziare i talenti al setaccio dello sport specialistico. Ciò detto va quindi affermato - COME FACCIO IO DA ANNI SU QUESTO BLOG- che ogni singola arte funzionale ha dei limiti dovuti proprio al suo momento agonale specifico e che resta un'ovvietà il fatto che scendendo nella gabbia qualunque modalista debba per forza di cose apportare tutta una serie di modifiche anche al suo gioco specializzato, tipo il combattimento al suolo per un campione mondiale di Jiu Jitsu.

Alcuni atteggiamenti del BJJ puro da competizione possono indurre in errore il fighter, così come il dare la schiena della Lotta Olimpica o la guardia "piglia-double leg" del Pugilato etc etc. Una vola cambiato contesto si deve cambiare mentalità e anche adeguarsi alle neonate necessità, spero sia ovvio per tutti. La miglior tuta da Sci delle marca più cara ci farebbe figurare come del tutto idioti a un matrimonio, e l'abitino figo stracarissimo di Armani cerebrolesi a una gara di Sci!!

Il finale è il seguente: le MMA dimostrano i limiti settoriali di qualunque modalità e soprattutto dei loro talebani più infoiati. Non esiste un atleta globale che possa prescindere da ognuna delle 4AM e che contemporaneamente non le debba allenare nella maniera giusta per l'ottagono, ricontestualizzandole cioè. Detto ciò, avendole praticate e insegnate praticamente tutte e 4, ribadisco la mia personale convinzione che il Jiu Jitsu sia la più olistica e indispensabile singola arte, la più adatta a fornire la base per le MMA, che sono cmq uno sport a sé stante e dove alcuni plus del tatami o del ring si rivelano invece ahinoi dei minus. E' però sempre vero che prendendo e mettendo davanti i singoli puristi privi di esperienza in altro, per es. i quattro migliori al mondo delle 4AM, il N.1 del BJJ sarà con tutta probabilità (ma senza certezze assolute..) il Maschio Alpha, atterrando e sottomettendo in fretta il pugile e il thai, e ingolfando col la guardia e alla fine annientando il wrestler, perché il BJJ è nato per disintegrare le altre arti da combattimento e le MMA sono la commercializzazione di questa potenzialità!

Va allo stesso tempo però ribadito con molta forza che le MMA sì sono il vertice intermodale, ma che il vertice di una piramide è molto piccolo! Sono una professione, e adatta solo a un ris-tret-tis-simo numero di esseri umani talenti nati, duri e "cattivi", sono l'acme di un movimento planetario che muove miriadi di sportivi dilettanti. La forza delle MMA sta a sua volta in una supermegaiperspecializzazione: una Formula Uno non la si può far guidare alla Zia Pina o a Zi'Peppe, e nemmeno è adatta per andare a fare la spesa. E' il TOP, ma rimane una cosa particolare, la cui nascita e sviluppo è dovuta ai milioni di Zi'Peppe che comprano la vetturetta e soprattutto acquistano la PPV del Grand Prix.

Concluderò questo mio intervento con una considerazione di ordine metafisico: la Legge del Cosmo è il cambiamento, nulla permane: tutto nasce, cresce e decadendo muore. Per dirla con la Fisica, per il secondo principio della termodinamica o Entropia, il caos in un sistema organizzato aumenta sempre.

Applicando la Legge al BJJ e alla sua parabola nell'universo-mondo con le parole di un mio amico, il professor Marco Giangiluliani aka Der Proffen: "..tutto nasce radicale e finisce commerciale..".


lunedì, novembre 22, 2010



INTERVISTA SUL BLOG del BLOCCO STUDENTESCO


Fresca fresca di pubblicazione su:
http://bsu-cultura.blogspot.com/2010/11/intervista-mario-puccioni-istruttore-di.html


Mario Puccioni è un insegnante di Arti Marziali. Fiorentino di nascita, ha 41 anni e da 23 anni studia e pratica intensamente sia le arti tradizionali che quelle da combattimento, in particolare Muay Thai e Boxe.

Otto anni fa ha conosciuto il suo attuale insegnante, il M° Federico Tisi, con il quale ha fondato il Team Centurion, la più vecchia scuola di Jiu Jitsu in Toscana.
Attualmente coordina vari istruttori con sedi a Firenze, Fiesole, Pistoia e Pontassieve.
Inoltre scrive e tiene aggiornato un blog con molto seguito: http://www.team-centurion.blogspot.com/
Consigliamo a tutti i nostri lettori di accedervi.

Iniziamo con l'intervista:


Ciao Mario, come prima cosa ti chiedo qualche cenno storico sul Brazilian Jiu Jitsu e le differenze tra questo e il Jiu Jitsu tradizionale.

Un saluto a te e ai lettori.
Il Jiu Jitsu stile brasiliano (conosciuto con la sigla BJJ) è nato per opera della famiglia Gracie nel nord del paese sudamericano, sulla base degli insegnamenti del celebre combattente nipponico Mitsuyo Maeda, divenuto famoso col soprannome di Conte Koma. La verosimiglianza con il cd. Ju Jutsu "tradizionale" è minima, in quanto che il BJJ si è sviluppato secondo una mentalità occidentale di tipo empirico, rifugge da qualunque atteggiamento coreografico, e ha sviluppato la sua tecnica, tattica e strategia sulla base di migliaia di scontri reali a mani nude. Alcune posizioni o atteggiamenti paiono simili, ma il modo di intendere l'arte è diametralmente opposto.


Quali fasi di combattimento particolari e caratterizzanti sviluppa, il BJJ, rispetto alle altri arti marziali?

Il BJJ ha sviluppato un'analisi smaliziata e praticistica del rapporto tra forza di gravità e combattimento. Insomma, nella nostra arte si è consci che in caso di vero scontro il più minuto dei due finirà comunque la maggior parte delle volte al suolo, perché colpito o spintonato. Questo insegnamento era il cuore dell'antico Ju Jitsu stile Fusen, da cui deriva il BJJ, frutto della storia di un popolo tra i meno corpulenti quale quello nipponico. Sulla base del Ju Jitsu antico i brasiliani hanno sviluppato -tramite prova pratica in innumerevoli sfide contro rappresentanti di altri stili- un metodo che intende coprire tutte le fasi del combattimento, non solo la prima (quando entrambi i contendenti sono in piedi ) ma anche e soprattutto la più pericolosa per l'incolumità di chi subisce: al suolo.
A terra la tecnica batte la forza bruta, è dimostrato.


Qual'è il rapporto tra BJJ e Mixed Martial Arts?

Le attuali MMA sono figlie del BJJ, nel senso che furono i Gracie a promuoversi sulla TV USA con il metodo delle sfide alle altre arti marziali, creando l'UFC. Un poco atletico Royce Gracie scioccò il mondo atterrando e sottomettendo senza spargimenti di sangue i colossi esperti di striking (arti percussive), dimostrando al pianeta il valore dello stile di famiglia e la dominanza totale degli esperti di lotta al suolo in un combattimento quasi senza limiti.
Un salto quantico evolutivo colpì l'asfittico mondo delle arti marziali 'tradizionali' e migliaia di persone si misero a studiare il BJJ. Da questa salutare sferzata sono derivate le moderne MMA, unione delle discipline rivelatesi funzionali al di là di leggende e miti, e segnatamente le cosiddette 4 Arti Magiche: Boxe (pugni), Muay Thai (calci, gomitate, ginocchiate), Lotta olimpica (atterramenti) e infine Jiu Jitsu (combattimento al suolo).
La mentalità del "proviamo e vediamo se funziona" del BJJ ha contagiato molta gente e adesso le MMA, uno sport a sé stante, hanno mandato definitivamente in archivio le leggende e le storielle fantascientifiche, sostituendole con la verifica empirica delle affermazioni in campo marziale.


Perchè, dopo aver insegnato e praticato vari arti marziali, da qualche anno ti dedichi esclusivamente al BJJ?

In primis perché mi piace e perché è divertente. In seconda battuta credo che il BJJ sia la più versatile e produttiva delle arti funzionali, l'unica forse che dia un chance concreta di vittoria anche al piccoletto, al fragilino, all'anzianotto o alla donna. E' un'arte poco pretenziosa, dove domina un atteggiamento rilassato e familiare, e dove si può socializzare in modo sano, rimettendosi in forma e imparando a combattere allo stesso tempo. In particolare adoro il fatto che si ricerchi solo&soltanto l'efficacia pratica, senza sofismi né dogmi da setta. Mi dedico unicamente al BJJ perché non credo nei tuttologi e ritengo sia già abbastanza difficile diventare esperti di una sola arte.


Qualche giorno fa, in occasione di una lezione dimostrativa, hai detto che il BJJ trasmette sicurezza e consapevolezza di se stessi. Spiega ai lettori cosa intendi.

Io ho svolto la professione di addetto alla sicurezza e bodyguard, ho rapporti con gli esponenti di tutte le arti marziali e reputo fortemente che la fiducia in se stessi sia la dote principale nello scontro, non solo fisico. Il BJJ abitua da subito a essere toccati, strattonanti, smanacciati , pigiati, e a resistere a queste situazioni primordiali senza perdere di lucidità. In breve tempo il praticante sviluppa la coscienza dei propri limiti e si abitua a perdere senza patemi d'animo in allenamento. In parole povere tramite il lottare il BJJ conferisce stabilità al carattere, promuove una grande forza fisica e agilità, e insegna al jitsuka che in ogni situazione "E' finita!" si dice solo alla fine.


Che consigli daresti a chi si vuole avvicinare a questa arte marziale? Perché dovrebbe preferirla ad altre?

Io credo nel libero arbitrio. Penso che si debba ricercare il meglio per sé senza manipolazioni, e pertanto invito chi sia interessato a provare senza timori una lezione di Jiu Jitsu, decidendo con la sua testa se sia la pratica adatta oppure no. Tutte le arti funzionali (cioè quelle dove ci si allena con partner non collaborativi&esperti nonché facendo sperimentazione col l'agonismo) sono buone, il BJJ ha dalla sua secondo me una maggiore validità nella "difesa personale" e consente un molteplicità di applicazioni, dalla garetta amatoriale allo sbocco nelle MMA professionali.


Ora parliamo più in generale, quali valori, secondo te, trasmettono le arti marziali? Quali insegnamenti "di vita" possono fornire?

Questo è un discorso complesso, lungo. Io ritengo che le arti funzionali siano qualcosa che va al di là del concetto di mero sport, e si pongano quali pilastri educativi. Non a caso si osserva nella storia che le civiltà sane e in espansione sono invariabilmente culture dove la lotta impera: India vedica, Egitto delle dinastie faraoniche, Grecia classica e Roma dei Cesari per dire delle principali.
L'avventura della vita umana è una continua ricerca di luce, di coscienza: "Fatti non foste a viver come bruti.." echeggiando Dante, e dunque un uomo che voglia dirsi tale dovrebbe ricercare a ogni piè sospinto la verità, su se stesso e sul mondo. Le arti da combattimento reale appartengono alle discipline sviluppate per andare in questa direzione, e insegnano a guardarsi dentro sopportando la vista delle schifezze che si osservano, lottando per migliorare almeno un po'.


Nel celebrerrimo film Fight Club, tratto dal libro di Palahniuk, Tyler Durden afferma "Non puoi pensare di conoscere te stesso se non ti sei mai battuto". L'arte marziale è davvero un qualcosa che trascende il mero esercizio fisico, la mera attività sportiva, per identificarsi con un qualcos'altro? Cosa ne pensi?

Si, è vero: le arti funzionali eccedono e di parecchio il concetto di sport, di metodo per stare in forma e magari gareggiare. Sono uno specchio: ci dicono quanto scarsi siamo e ci insegnano le nobili virtù delle nostre origini: Vis, Honos, Fortitudo Animi, Veritas, Magnanimitas, Pugnacitas, Dignitas. Marziale viene dal dio Mars, il progenitore delle genti italiche e ciò non per nulla a caso.

Un saluto da tutto il Blocco Studentesco, alla prossima lezione!

Saluto anch'io voi e i lettori e vi ringrazio per lo spazio concessomi.
Vi aspetto tutti sul talami!

[nota: questa intervista è stata fatta a titolo personale, senza coinvolgere il team; tengo a precisare che io, Mario, non sono iscritto a nessuna associazione e che mi pregio di diffondere il Jiu Jitsu ovunque ci siano giovani desiderosi di apprenderlo, senza limiti politici o di fazione]