mercoledì, dicembre 19, 2012


A FURIA DI LOTTARE..

Mi pare giusto (seppur non originalissimo) riproporre anche in questa sede l'articolo sul Raduno 2012, uscito sul mio blog personale:

http://mariopuccioni.wordpress.com/2012/12/16/a-furia-di-lottare/

Aggiungo solo qualche dato più marziale relativo al team.

A differenza di quanto ho visto fare in altre sedi, al nostro raduno ogni insegnante..insegna, e passa una posizione, così ha modo di farsi conoscere come 'fratello maggiore' con cintura colorata anche dai lottatori delle altre provincie. "Tortello" alias Stefano Dabizzi ha dimostrato un cattivissimo strangolamento dalla Nord-Sud, mentre il "Taba" Francesco Braccini delle pregevoli tecniche dalla guardia De La Riva. Io mi sono riservato un'uscita sfiziosetta dalla laterale, con successivo strangolamento a carogna.  

A seguire lotte da orbi per chi lo desiderasse.

Alcuno nostri jitsuka hanno ricevuto il 15 la cintura blu, un carico e non un premio, come dico sempre:

Ciro"Capatosta"Isoldi
Riccardo"Riccardone"Casini
Andrea"Cinghio"Caselli
Cosimo"Hobbit"Masi
Mirko"Polacco"Sznyastky

Ho detto spesso -ma io sono ripetitivo- che insegnare Jiu Jitsu è un compito arduo e meraviglioso. E' per me di fondamentalissima importanza rimarcare quanta fortuna io abbia avuto nell'incontrare dei collaboratori così seri e dotati di umana sensibilità quali sono i miei assistenti, e che hanno capito in pieno sposandola la mia filosofia sul BJJ.

Come ho già scritto, eravamo in 4 dentro una piccola stanza, tanti anni fa. Mi commuove vedere quanto siamo migliorati, scusate il sentimentalismo, di quanta bella gente mi sono riuscito a circondare.

Buon natale e in culo ai Maya, gente, si lotterà anche nel 2013. Jiu Jitsu rules!




mercoledì, dicembre 12, 2012


IL RITORNO DEL GUERRIERO

Si prepara un grande evento a Firenze, venerdì 1 Marzo 2013: avremo ospite il super mega campione, o rei Vitor"Shaolin"Ribeiro.

E' per me emozionante reincontrare questo mostro ambulante del Jiu Jitsu, squisito gentiluomo e insegnante di livello internazionale. Un felino sulla materassina, un signore fuori.

Sarà nostro ospite per un seminario storico, credo il più grande champ di BJJ e MMA (senza nulla togliere agli altri) mai passato dalla nostra regione per un evento tecnico. Imperdibile.


mercoledì, dicembre 05, 2012


INSEGNARE? APPRENDERE!


"Chi è fondamentalmente un maestro prende sul serio ogni cosa soltanto in relazione ai suoi scolari, perfino se stesso." (F. Nieztche) 

A volte coi miei amici un po' matti, personaggi con la quale condivido idiosincrasie e amori passionali per scienze particolari, ci scambiamo idee e giochiamo a immaginare di poter incontrare una sola persona a scelta fra tutte d'ogni epoca.

A differenza della maggior parte della gente quando glielo chiedi, non vengono mai fuori tra di noi nomi di attrici sexy o campioni del pallone. Emergono invece i giganti della storia, eroi e filosofi quasi esclusivamente.

Certo sarebbe magnifico poter condividere qualcosa, qualsiasi cosa, con un divino Giulio Cesare o Alessandro Magno, con Leonida. Costoro però furono di massima guerrieri, una sola conversazione sarebbe troppo poco per assorbirne l'essenza. Ecco che quindi potendo scegliere, io vorrei incontrare uno dei grandi maestri dell'umanità, avatara che insegnarono a noi comuni mortali il senso stesso dell'avere una coscienza. Quali immense rivelazioni mi darebbe il poter interrogare un ben disposto Pitagora, o Numa Pompilio, o magari Gautama il Buddha!

C'è chi sogna una cena con Belen o Maradona, io fantastico di parlare con Socrate oppure Quinto Aurelio Simmaco, de gustibus. Cosa a che fare questo con un blog marziale? Mi riferisco al desiderio insaziabile di conoscenza che dovrebbe animare colui che le arti marziali le insegna, e la motivazione altruistica (:aiutare gli altri a migliorarsi) alla base di ciò.

Al giorno d'oggi le AM sono per la gran parte dei soggetti a vario modo impegnati come docenti, soltanto un business e una via per sfogare piccole, luride ambizioni di egomania. Il desiderio di conoscenza altruistica è quasi sempre assente. Questi individui a mio personale modo di vedere hanno fallito in pieno e non porteranno beneficio ai loro superficiali allievi, coloro i quali hanno scelto un corso sull'onda di una moda, del perché la palestra è vicino all'ufficio oppure è piena di bei culi femminili. Per questo pubblico ignorante e pigro non provo grande dispiacere, ma il movimento in generale è inevitabilmente danneggiato dai comportamenti ciarlatenschi della classe insegnante. Il pesce puzza dalla testa, sempre.

A me piace molto insegnare perché mi piace tanto imparare. Sono costantemente dedito allo studio attingendo da un numero variopinto di risorse, non ne sono mai stufo. Ho una forte vocazione alla diffusione di quel che sulla via conosco, e cerco in ogni maniera di rendermi il più atto possibile a diffondere con efficacia metodi e metodologie che penso possano implementare la vita dei miei allievi. Credo con tutto me stesso che questa sia la condotta onesta e giusta per un "maestro", e cioè volere disperatamente saperne di più per poi poterlo passare ad altri. Disdegno qualunque altro approccio all'insegnamento, e anche se in ristretta minoranza ho intenzione di non cedere ad altre posizioni.

Lo stupore e l'ammirazione per informazioni di alta qualità, il gusto per la trasmissione sono il dovere di un insegnante, ne sono convinto. La nostra antica civiltà greco-romana glorificò sopra tutto il sapere e la sua figura chiave, il filosofo (nulla a che vedere con il significato moderno attribuito al termine). AMARE il SAPERE, voler essere eternamente allievi prima che maestri, e questo sapere volerlo diffondere il meglio possibile. Insegnare vuol dire in fondo poi ripassare, rivedere i concetti e approfondirli, trovarne nuove sfumature e applicazioni. Insegnare significa imparare.

"Chi ad altri insegna, se stesso ammaestra." (proverbio)

Quanto io su me stesso ho appreso dai miei allievi è senza limiti, ad esempio. Lo studente è uno specchio che riflette una Luce, e un anello della catena che trasmette la Forza. Non c'è niente più bello, serio e importante che imparare nuove e valide cose, e non c'è privilegio più grande che poterle insegnare. I privilegi vogliono però grande impegno in cambio, e questo -ahimé- è molto spesso assente, purtroppo. In particolare latita il senso della misura e l'auto-consapevolezza dei propri limiti nel docente, a cui troppo spesso parte la bambola, mentre un vero maestro deve insegnare ai suoi discepoli in primis a dubitare proprio di lui, se ne vuole il bene.

"Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni." (J. OrtegayGasset)

Ho iniziato a insegnucchiare arti marziali nel 1993 (a febbraio sono 20 anni tondi), e non passa giorno che non ringrazi sentitamente il Cielo per questo grandissimo dono che mi è stato fatto. Vi assicuro che non prendo la cosa sotto gamba, io non lascio nessuno indietro. Sono un filosofo scarsone e pedestre, ma almeno ci provo, col cuore.





mercoledì, novembre 28, 2012


I LIMITI DEL JIU JITSU


Un fatto tra i più detestabili dell'infervoramento settario riscontrabile nei fossilisti pseudomarzialoidi, è la prosciuttaggine oculare assoluta con cui decantano la loro arte, unica&sola in saecula seculorum, sempre secondo loro.

E il loro stile va bene anche per cucinare e vincere a scacchi, e sono capaci d'insegnarti qualunque abilità fisica esistente etc etc. Buffoni.

Il limite per i Romani era una pietra sacra al Dio Terminus ed era sacrilegio spostarla. Quindi per il più saggio e marziale di tutti i popoli i limiti erano cosa buona&giusta. Uhmm..occorre rifletterci un attimino su 'sta cosa, no?

Il limite o termine è ciò che dà una forma, come la il vetro della bottiglia consente al vuoto da essa raccolto di contenere il liquido. Ciò che non ha limite è informe, ciò che è informe è brutto/stupido/inutile.

Il concetto di limite in senso filosofico si può appaiare a quello del traguardo per il maratoneta: è ciò a cui si mira per raggiungerlo e di slancio superarlo. Non c'è corsa possibile senza arrivo, non c'è forma senza limite.

Il Jiu Jitsu stile Brasiliano o da combattimento che facciamo noi, cioè l'unico davvero tradizionale, ha dei bei grossi limiti, e per fortuna. Chi non ha termini (di paragone) è come fumo che si disperde nell'aria, effimero e quasi impalpabile. In buona sostanza capire i propri limiti è l'unica maniera per andare oltre.

Io credo fortemente che il BJJ sia l'arte da combattimento più realistica e testata in assoluto, e ho la prova provata che qualunque vero esperto è assai pericoloso per chicchessia, anche molto versato in altre discipline. Il BJJ è nato e si è evoluto al solo scopo dell'efficacia in combattimento, a differenza di altre metodiche che -nonostante le loro roboanti affermazioni tuttologiche- in realtà non servono a un beneamato piffero. Già questo è un limite, signori. Serve per combattere, non per diventar simil-ballerini o controfigure di Jackie Chan!

Il BJJ ha compreso che scambiare colpi con un avversario più grande e aggressivo è -in base alla natura delle leggi della fisica e dell'anatomia umana- perdente e quindi mira a comprimere la distanza e trascinare in nemico al suolo in qualunque modo. Altro limite. Qualche atemi (percussione) è insegnato ma è roba molto grezza, e anche il lavoro di lotta in piedi non ha quella super-specializzazione di chi fa solo quello.

Il Jiu Jitsu è stato ideato per rendere il minutino capace di sconfiggere un omone e quindi non fa affidamento sulla forza pura, i cui metodi di sviluppo sono quindi ignorati dai lutadores puri. Limite.

La nostra arte suave è intesa per il combattimento disarmato, quindi non roteiamo bastoni o coltellacci. Limite.

Ordunque, ora s'alza il nerd brufoloso, che impara su iutiubb e con alterigia pontifica: "Io pratico infatti lo stile XYZ di gitcundò cravmagda strit fait e noi facciamo TUTTO: pugni, calci, lotta, armi, fucile mitragliatore, guida in stato d'ebbrezza etc. Non abbiamo limiti..". Bravo coglione! Chi non ha limiti non ha nulla, è informe, gioca a mescolare i minestroni vestito in mimetica, se la suona e se la canta: inutilità totale.

Se non hai limite non hai qualità, non sei specializzato in nulla e sei un tuttologo, un chiacchierone marziale che messo davanti a un vero combattimento (MMA o anche luta casada) si tirerà sempre indietro. 

Quando un mio allievo baldanzoso mi parla di voler combattere, io per prima cosa gli chiedo: "Hai 3 ore al giorno per allenarti, 5-6-volte a settimana?". Sì perché già è difficile imparare il solo Jiu Jitsu, figuriamoci integrare 2 o 3 altre modalità e la relativa preparazione fisica. Insomma, io i ragazzi al macello non ce li mando e preferisco che sviluppino la famosa base forte. 

Ritornando al ragionamento centrale, ogni metodologia valida è frutto di specializzazione (mettere dei limiti funzionali). Prima di poter superare un limite bisogna arrivarci di presso, e quindi serve molta dedizione nel metodo scelto, specie un'arte così poliedrica e tecnica quale è il BJJ.

Piccolo schema:

1° Limite: striking. Risorsa: Pugilato, Muay Thai
2° L: lotta in piedi. R: Lotta Olimpica Stile Libero
3° L: armi. R: Escrima Dog Brothers
4° L: preparazione fisica. R: Crossfit

S'intende l'uso di codeste metodologie non l'arraffazzonare un guazzabuglio a casaccio improvvisandosi, ma l'integrarle in maniera intelligente alla propria, rivolgendosi a coach professionisti che mandano avanti corsi seri, ove si pratica agonismo con regolarità.

Sarà che io mi sento così tanti limiti miei personali addosso e li verifico con precisione tutte le volte che ho a che fare con combattenti di vaglia -che si baloccano con me e mi rivoltano come un calzino- da non riuscire proprio a concepire la cieca ottusità di coloro i quali s'immaginano d'esserne privi. Il limite è sano, insegna a non perdersi in voli di fantasia e ci mostra là dove dobbiamo migliorare.

Chiudo ribadendo che non è obbligatorio né necessario integrare alcunché, la scelta è libera, e tali sono le profondità del BJJ che più spesso che no la fregola del tuttologo è assai dannosa. E' invece legge avere coscienza di sé e rimanere intellettualmente onesti, stimando la propria arte come soggettivamente la migliore per noi ma al contempo consapevoli di cosa NON è, lucidi che Superman è un fumetto  e con Batman sta bene al cinema. Saluti e buona pratica, amici.




mercoledì, novembre 21, 2012


UNA GIORNATA DA SANO AMATORE
di BJJ&C.


Quasi ogni giorno ho modo di venire interpellato da amici, clienti e allievi su come fare a stare in buona forma e diventare un lottatore migliore.

L'altro ieri ero pigramente a colloquio con un mio accolito e costui ed io si divagava sull'argomento. Al giorno d'oggi, rammentavo, esiste una quantità spropositata di informazione, una messe super-gigantesca di video, libri e varie amenità, una mole galattica di sopraffina educazione. Il problema è, ribadiva anche questo mio adepto, come scegliere cosa fa al caso nostro.

Le case produttrici di abbigliamento tecnico e quelle d'integratori alimentari in primis puntano molto sui campioni come testimonials, ed inondano il web con centodiecimilioni di articoli che riguardano le loro star, a fini di marketing. Il ragazzino (ma non solo) compra il pantaloncino con le fiamme e i teschi perché lo porta il titolare dei Medi, oppure assume tot grammi di creatina monoidrata perché ne vanta le qualità l'allenatore del suddetto combattente in un altro video. Solo marketing, è ovvio, però genera confusione.

Attenzione, io non sto dicendo che i pareri di cotali numeri 1 siano dettati solo da bieco interesse finanziario e siano tutte truffe, anzi. I video e i tutorials di alcuni personaggi sono vere perle a volte, e regalano molti suggerimenti d'avanguardia. Il problema è Ruglione Pierantozzi di Molino sopra le Mura NON può allenarsi e alimentarsi come GSP, e certa informazione sovrabbondante finisce per lederne le possibilità di miglioramento.

Quindi bando alle ciance, di tanto in tanto faccio un post di uso pratico, non solo polemiche contro i panzoni maestroni fossili o voli pindarici sui massimi sistemi! Io qui mi prendo la responsabilità di abbozzare uno schema semplificato al massimo, che sia adatto a tutti su come svolgere una giornata all'insegna del benessere e della prestazione fisica, un quid che possa andare bene anche per Ruglione. E' uno schema che va bene per chiunque, dall'adolescente al pensionato, ma chiaramente è solo uno schema di base, su cui poi vanno apportate le modifiche necessarie. Comunque funziona. E' l'approccio "furbo" o minimalista che dir si voglia.

1) Risveglio = 5-10 min. mobilità articolare, 7gg su 7

2) Pausa pranzo o tardo pomeriggio = allenamento nello sport scelto 3gg a settimana; i giorni off mat preparazione atletica (per i più seri). 

3) Prima di dormire: 5-10 min. stretching dolce (yoga), 7gg su 7

E' ovvio che per qualunque persona al mondo un' alimentazione sana col minimo tenore di cibi industriali, scarsissima in carboidrati raffinati (e distillati), ben curata nell'idratazione, va mantenuta diciamo...365gg l'anno.

Questo schema se seguito alla lettera è ricco di risultati e povero di esigenze in termini di tempo + sudore, e consente a ogni jitsuka o assimiliabile di puntare al benessere, prevenire gli infortuni e mettersi nelle migliori condizioni per sviluppare un fisico forte e resistente alle malattie. 

Avanti Ruglioni di tutt'Italia, 10 minuti al mattino e 10 alla sera uniti al cibo giusto e a un normale corso in palestra è garanzia di qualità.

mercoledì, novembre 14, 2012


L'ASCESA DI KEENAN, IL FIGLIO D'ARTE


"Champions are made" potrebbe essere lo slogan del funambolico Lloyd Irvin, arcidiscusso boss del Jiu Jitsu. Il nero americano è chiacchierato per le sue affermazioni roboanti e per il marketing iper-aggressivo, ma c'è poco da fare: i fatti parlano da soli. La cintura nera di Leo Dalla ha creato un manipolo di aggrovigliatori che fanno "tutto-mio" alle competizioni, unici yankee a sfidare il superpotere delle corrazzate brazil.

Sopra tutti si staglia la figura di Keenan Cornelius, un ragazzino cintura marrone che nel 2012 ha fatto en plein, vincendo ogni competizione di rilievo internazionale, compreso il Mundial NoGi, dove ha finalizzato tutti i suoi avversari. Un vero mostro dalla faccia d'angelo!

Questo giovane ha un BJJ iperaggressivo ed è la prova vivente insieme ai suoi compagni di team, che le innovazioni proposte a livello di drills dal loro maestro sono ben solide. La cosa che è stupefacente di Keenan è la sua 'fissazione' per la sottomissione, come a dire un Jiu Jitsu old school (finalizzare a tutti i costi) ma reso 5.0, modernissimo per delle transizioni a velocità superluminale e preparazione fisica professionale, oltre che da una sagacia tattica da smaliziato compedidor.

Il biondo figlio dell'istruttore di BJJ all'accademia di B.J. Penn ha spazi di miglioramento illimitati. Ha già dichiarato di essere interessato alle MMA, staremo a vedere.

mercoledì, novembre 07, 2012



EVOLUZIONE E TRADIZIONE

Ho raccontato molte volte su questo blog che il termine "tradizionale" nelle arti marziali è quello più abusato e invertito. Tradizione vuol dire tramandare, e si tramanda (si dovrebbe) il nucleo essenziale, i principi fondanti, l'efficacia di uno stile.

Guardiamo i due video sottostanti, separati da uno iato di ben mezzo secolo.



Appare evidente anche a un occhio non esperto che modi e maniere sono molto, molto simili. 

In pratica oltre 50 anni sono trascorsi e i fautori di un certo 'stile' si sono attaccati pervicacemente al passato, vietandosi di sperimentare indi innovare indi rimanere aggiornati e utili. Allenarsi è per loro qualcosa di simile al rievocazionismo storico in maschera, un gusto per il vintage simil-borghese svincolato da ogni realistica applicazione sul campo. Ma deve andare per forza così? No, non deve.




Questo è un esempio simile al primo video, direi che le differenze sono infime. In quell'epoca evidentemente si può ipotizzare che il pubblico si aspettasse quello perché questo è ciò che l'arte era capace di dare: una sequenza di "mosse" furbe. Aveva certo un suo ben preciso motivo d'esistere in cotal modo, allora era validissimo e dava delle risposte utili. Il tempo passa, però.




Anno 2012. Qualcuno ha smesso bombetta, cravattino e 'mosse furbe', e questo per via del fatto che a suo tempo capì: senza sperimentazione -sparring regolare con avversari non collaborativi ed esperti più gare- vi è solo la vetrificazione e la morte

Ecco che nel senso di tradizionale vi è chiaro chi lo è veramente, chi ha tramandato, aggiornandola continuamente sul campo come qualunque tecnologia bellica, e chi invece gioca soltanto a fare le "mosse giapponesi antiche" senza alcun utilità, senza in fondo tramandare nulla di nulla. Scopo del Jiu Jitsu è l'efficacia nel combattimento reale, non il divertirsi a indossare abiti ottocenteschi, compiere stopposi rituali di saluto in lingue asiatiche e dilettarsi al maneggio di armi desuete (inesistenti ormai). Quello che era vero in termini di anatomia e fisica nel 1500 è vero anche oggi, ma il modo di applicarlo si deve aggiornare, migliorare. I principi dell'elettricità e onde radio non mutarono, ma tra il grammofono e l'Ipod c'è la sua ovvia, scontata differenza.

Allo stesso modo la pensavano gli antichi Romani, i nostri diretti antenati, padroni di un esercito invincibile. Questo popolo di veri reazionari (conservavano tutto) era allo stesso tempo consapevole che senza evoluzione vi è solo degradazione, e aggiornavano continuamente le loro armi e tattiche militari, in un progresso ininterrotto.

L'esercito della Roma Prisca fatto di contadini-soldati, senza quasi cavalleria e schierato in falange, sarebbe stato disintegrato con un'alzata di spalle dalle legioni dei tempi degli Antonini. Eppure erano perfettamente coscienti della continuità ininterrotta nella medesima istituzione, e quei guerrieri maestosi sapevano con certezza distinguere tra cosa è essenziale e tradizionale (i valori spirituali e l'efficacia in combattimento) e cosa è solo nostalgia da mercatino rionale dell'usato.

Il nostro BJJ a tutti gli effetti è quel Jiu Jitsu che si vede nei video in b&n in alto. Egli è sé medesimo proprio perché si è evoluto, è cresciuto e risponde alla sfida dell'ambiente circostante, così come la romana legione era sempre lei dopo 1000 anni di evoluzione. Il BJJ è tradizionale, è la continuazione di qualcosa e gli altri no, sono fossili, vestigia utili solo agli storici o ai collezionisti di roba morta.




domenica, ottobre 28, 2012


RITORNO A PRATO

E' partito da questo ottobre il corso presso la palestra del Soccorso in quel di Prato. Erano anni che non insegnavo in questa città e sono veramente contento del nuovo gruppo Centurion in questo capoluogo.

Un bel manipolo di giovani e meno giovani sta muovendo i suoi primi passi nell'arte suave, e son convinto che presto faranno parlare di loro.

Il corso si tiene il lunedì & mercoledì alle 18:00, in via Roma 188 ed è aperto a tutti. Amici e curiosi sono attesi sulla materassina per una visita o una prova. 

Avanti.


lunedì, ottobre 22, 2012


COME LOTTARE 
SENZA FINIRE A CORTO DI FIATO


Ripropongo via blog un articolo storico del sito ufficiale team-centurion.com. Si tratta di uno scritto essenziale, che regala metodi efficacissimi e gratuiti per allenare la più importante componente fisica di un combattente, grappler o meno che sia.


Allenare la resistenza: come lottare senza finire a corto di fiato

di Timo Heikkila
Tutti gli atleti agonisti di sport di lotta quali il Brazilian Jiu-Jitsu, Submission Grappling, Judo, Sambo, Lotta Olimpica (Greco-Romana e Libera) hanno probabilmente fatto esperienza di scontri, sia in gara o in allenamento, durante i quali all'inizio stavano rendendo bene ma passati un paio di minuti sono finiti senza forze e dominati dall'avversario. Nonostante la tecnica, rilassatezza, respirazione e tattica giochino un grosso ruolo nel lottare, la resistenza ha una parte essenziale per un grappler vincente.

  • Basi teoriche
Quando la gente parla di resistenza, generalmente pensa a correre sulla distanza. Questo è anche il tipo di allenamento che la maggior parte delle persone fanno nella speranza di migliorare la loro capacità di durata nel grappling. La resistenza però non è una abilità che, quando sviluppata specificatamente per una certa attività, si possa esportare necessariamente ad altre.
Il corpo ha tre sistemi energetici:
  1. il sistema aerobico
  2. il sistema glicolitico
  3. il sistema fosfagenico
Gli ultimi due sono più comunemente conosciuti come il sistema anaerobico. Il sistema aerobico è utilizzato per produrre energia (ATP o Adenosina Trifosfato) per i muscoli tramite ossigeno e grasso oppure ossigeno e glicogeno (carboidrati accumulati nei muscoli). Quando l'intensità dell'allenamento o della gara sale vertiginosamente il sistema cardiovascolare non riesce più a trasferire abbastanza ossigeno ai muscoli per supportare lo sforzo in modo aerobico e quindi il sistema glicolitico deve entrare in gioco. Questo sistema non abbisogna di ossigeno per produrre energia e fa uso delle riserve di glicogeno, producendo acido lattico come effetto collaterale. A differenza del sistema aerobico, che può soltanto produrre energia adatta a supportare uno sforzo leggero per tempi molto lunghi, il sistema gli colitico è in grado di produrre energia solo per sforzi brevi e molto intensi. Quando l'intensità arriva al limite individuale, cioè quando si sta per cedere, anche il sistema glicolitico non riesce più a produrre energia a questo stadio e allora deve entrare in azione il sistema fosfagenico, anche conosciuto come il sistema ATP-C. Le riserve di ATP-C nei muscoli durano al massimo 10 secondi sotto massimo stress ciò a significare che si può esprimere una performance alla capacità di massimo sforzo per un breve lasso di tempo, passato il quale il livello necessariamente inizia a decrescere. Questo può essere notato anche tra i velocisti sui 100 metri , laddove la velocità degli sprinters inizia a peggiorare appena prima della linea del traguardo. Durante intervalli di minore intensità di lavoro le riserve di ATP-C nei muscoli possono essere ricostituite e, nonostante queste riserve non possano essere incrementate in maniera considerabile, la CP (creatina fosfato) può essere in qualche misura aumentata. Si può anche migliorare la velocità di recupero cioè di ricostituzione delle riserve di ATP e CP.
I sistemi energetici non lavorano separatamente l'uno dall'altro, quindi qualunque intensa attività sportiva coinvolge una combinazione dei tre differenti sistemi. Solo sport di durata estremi quali la maratona sono praticamente del tutto aerobici. Un match di grappling,a seconda del tipo, di solito dura tra i cinque e i dieci minuti e coinvolge momenti altalenanti di sforzo e momenti di recupero o stop dettati dall'arbitro, così come picchi estremi di breve durata. Il sistema glicolitico gioca il ruolo più importante qui, anche se il sistema fosfagenico entra occasionalmente in azione. Il puro lavoro aerobico raramente esiste nelle gare di grappling anche se il sistema aerobico dà sostegno al sistema glicolitico e quindi una certa base aerobica è importante per il recupero dai picchi durante i momenti di minor sforzo e tra i round (o match). Lo smaltimento dell'acido lattico infatti ( o meglio la sua riconversione in sostanze diverse, alcune utili per nuova produzione di energia) è aerobico e qui l'ossigeno è necessario.

  • Dalla teoria alla pratica
Una volta illustrate le basi, viene fuori la domanda su come sviluppare i sistemi energetici ai fini del grappling. Dovrebbe risultare ovvio da quanto suesposto che una corsa lenta sulla lunga distanza non è la risposta. Delle lunghe corse da un ora hanno molto poco in comune con un estenuante match di lotta dalla durata variabile tra i 5 e i 10 minuti, che mette enfasi su sistemi energetici completamente diversi. Inoltre, queste lunghe corse sono inefficaci anche allo scopo di sviluppare ad alti livelli la capacità aerobica per via del ridotto livello d' intensità, visto che è semplicemente impossibile rimanere al limite della nostra capacità aerobica per tali periodi di tempo. L'allenamento a intervalli (detto intervallato), dove l'intensità può essere mantenuta alta tramite periodi di riposo, consentendo ai muscoli di recuperare abbastanza per sostenere un maggior livello d'intensità di lavoro, risolve il problema. Con l'uso di vari parametri, l'intervallato può essere utilizzato per sviluppare ciascuno dei sistemi energetici. L'idea che l'allenamento di resistenza debba essere fatto sotto forma di corsa, bicicletta o nuoto ma in effetti esistono dei sistemi per allenare la resistenza molto più produttivi che impiegano tutti i maggiori gruppi muscolari coinvolti nel grappling. Il sollevamento del sacco da boxe è uno di questi metodi. L'unico tipo di equipaggiamento di cui si ha bisogno è un sacco poco riempito di sabbia, cioè qualcosa che ci si può fare da soli. I movimenti che possono essere eseguiti includono, ma non sono limitati a,: stacco e strappo, squat (con presa tipo cinturazione del sacco), squat mentre si tiene il sacco di lato con entrambe le braccia, corsa col sacco etc. Il giusto peso del sacco dipende dall'intensità dell'allenamento ma, come regola generale, si dovrebbe essere in grado di mantenere un ritmo elevato di sollevamento fino all'ultima serie.

Ecco qualche esempio di routine per incrementare sia i sistemi energetici che la resistenza muscolare.

1. Allenamento della capacità aerobica e anaerobica
Eseguite da 5 a 8 set di squat tenendo il sacco sul fianco, alternando i lati tra i set di 20 secondi di lavoro con 10 secondi di riposo. Si dovrebbero eseguire circa 8 squat durante le prime due serie ma arrivati a incapacità ad eseguire la metà delle ripetizioni fatte nel primo set, vuol dire che è il momento di interrompere. Quando si è in grado di eseguire tutti gli 8 set, si aggiunga peso (più sabbia nel sacco). Questo allenamento non necessita di più di pochi minuti ma vi lascerà esausti. Se è sembrato facile vuol dire che è stato fatto male. Si dovrebbe arrivare a dare tutto sin a partire dal primo set.

2. Allenamento della capacità anaerobica e lattacida
Eseguire tirate al petto con il sacco, poi eseguire uno squat con esso e mentre ci si rialza eseguire uno strappo sopra la testa, senza fermarsi nella posizione in alto. Senza soluzione di continuità riabbassare il sacco e continuare no stop. Eseguire serie da 1 minuto (o se si sceglie di scattare con il sacco in spalla fare i 400 mt.) con i seguenti periodi di riposo:
6 minuti, 4 minuti, 2 minuti. Cioè 6 minuti dopo il primo set, 4 dopo il secondo e così via per un totale di quattro serie. Poi riposare 8 minuti ed eseguire di nuovo con gli stessi tempi di prima, incrementando progressivamente. Eseguire le serie ad un ritmo del 90% della capacità massimale (cardiaca). Aggiungere altra sabbia al sacco quando comincia a sembrare più leggero. In alternativa si potrebbe aggiungerne un' poca a ogni allenamento, stando molto attenti a non metterne troppa.

Gli sprint sono un ottimo e sicuro mezzo di allenamento di questo tipo. Questo metodo può essere usato come parte delle sessioni di allenamento della forza veloce. Fate 3 serie di 10 sprint con 45 secondi di recupero. Iniziate con un jogging leggero 10 m . prima della linea di partenza per degli sprint da 30 metri così da passare alla velocità dello sprint vero e proprio senza soluzione di continuità.

3. Allenamento aerobico a intervalli (Interval Training)
Questo tipo di allenamento può essere praticato i gironi seguenti sessioni pesanti di tipo anaerobico, anche quando si sia abbastanza stanchi. Nuotare è una buona scelta per questo tipo di allenamento, che aiuta nel recupero dalle più dure sedute di training (anche se può risultare molto stancante all'inizio, soprattutto se manca l'abitudine al nuoto) e che allo stesso tempo incrementa le capacità aerobiche e di recupero. Idealmente si dovrebbe conoscere il proprio livello massimale di pulsazioni (notare che è diverso nella posizione orizzontale) ed eseguire le serie all'80% della propria capacità cardiaca, riposando fino a che non si scende sotto la soglia del 60%. Un intervallo dovrebbe durare tra i 2 e 3 minuti (scegliere una distanza nuotando che necessiti di quel minutaggio alla prima serie). Se non si conosce il proprio massimale cardiaco oppure risulti troppo complicato misurarlo tra le serie, semplicemente adottare la massima intensità che paia possibile mantenere a livello costante durante la frazione e poi riposare fino a che il respiro non si normalizza. Praticare per 20-30 minuti. Iniziare in maniera leggera e via via incrementare la durata dell'allenamento.


Qualcuno totalmente fuori forma si limiti a lente sessioni di corsa all'inizio, per i primi due mesi, allo scopo di giungere a un livello accettabile di forma per poi poter eseguire l'Interval T. con adeguata intensità, che infatti diviene inutile se si è troppo stanchi per continuare a un ritmo ragionevole dopo solo uno o due settimane!


Si deve ricordare di riscaldarsi prima degli allenamenti. La progressività è essenziale per miglioramenti a lungo termine, e quindi evitare di ripetere lo stesso tipo di allenamento sempre uguale con lo stesso sovraccarico e la stessa velocità d'esecuzione settimana dopo settimana. I progressi a lungo termine richiedono inoltre di operare cambiamenti nell'allenamento ogni tanto, ogni 6 settimane circa. Potrebbero essere tecniche differenti nei sollevamenti col sacco, cambiare completamente il ritmo (intervalli e riposi) o gli strumenti (usare qualche cosa che non sia il sacco) etc. Le routine sopra descritte non devono necessariamente essere eseguite insieme, comunque si dovrebbero mantenere certi punti fermi per gli sport di grappling quali l'uso del corpo come un tutt'uno (usare cioè movimenti che lo utilizzino globalmente e non parzializzino l'azione), l'enfasi su l'intenso allenamento anaerobico etc.


Ciò che è stato presentato qui è semplicemente un insieme di allenamenti per la resistenza per il grappling, ma per essere specifici ci vuole un allenamento su misura che tenga conto di molti fattori (obiettivi, parametri individuali di forma e fitness, tecniche preferite etc.). Nonostante ciò, l'adozione sistematica di questi sistemi può trasformare il livello di forma per la lotta e portarlo a livelli molto superiori. Provate, fate sperimentazione e trovate l'allenamento giusto per voi, si tratta solo si prendere atto che ne avete gli strumenti e muoversi!

lunedì, ottobre 15, 2012


E LO CHIAMAVANO IL GOTA


Sono spesso incredibili le vie del Jiu Jitsu.

Rodolfo Vieira, cioè colui che ha dominato la scena mondiale negli ultimi 2 anni, assente il re Roger, e il suo detronizzatore, Marcus"Buchecha"Almeida, hanno in comune l'aver iniziato a praticare l'arte suave perché ragazzini in sovrappeso.

Buchecha infatti significa guanciotte, nomigliolo derisorio per un ex bambinotto semiobeso. Ebbene, signori, questi è divenuto l'attuale terrore delle materassine mondiali, un colosso di 120kg di muscoli puri e con l'agilità di un peso Medio.

Dopo aver dato la paga a tutti al Mundial, spianando le categorie, Il Gota è stato chiamato a dimostrare al pianeta se coi suoi miseri 22 annucci d'età avrebbe potuto reggere il confronto con il redivivo king Roger. Terreno di gara il Metamoris: 20 minuti e si vince solo per finalizzazione.

Era dato per spacciato il sor guanciotte, ma lui, da vero campionissimo ha dimostrato ai 5 continenti che un nuovo re è sul trono.




mercoledì, ottobre 03, 2012


DALL'ISLANDA CON FRIGORE

Questi islandesi sono portentosi. Un paesucolo grande come un quartiere di una metropoli, isolatissimi tra gli iceberg, e rompono deretani in giro per il mondo negli sport da duri.

La storia di Gunnar Nelson è esemplare. Ragazzino karateka, si converte al Jiu Jitsu e nonostante sia quasi da solo a farlo, raggiunge un livello tecnico pauroso; mette in fila sul tatami i nomoni del panorama a internazionale e in pratica 'estorce' la nera a mestre Renzo Gracie.

Ora Gunnar è il nuovo prospect caliente dell'UFC: esordio col botto e solita finalizzazione al 1° round.

In piedi sembra Machida, ha un wrestling potentissimo e a terra -fedele alla linea di John Danaher- è irresistibile. Una macchina da guerra, imbattuto che sottomette chiunque gli parino di fronte, con un controllo emozionale mai visto, più impressionante di Fedor.

Entra, combatte ed esce dall'ottagono con la medesima espressione. Non si agita mai, non denota nessuna irritazione o eccitazione che sia. E' un qualcosa di incredibile, il vikingo.

Da tempo non mi esaltavo così tanto per un atleta, abbiamo davanti un personaggio che potenzialmente può segnare un'epoca: massima versatilità, Jiu Jitsu stellare e un quid interiore che non avevo mai riscontrato. Avanti Gunnar, siamo con te.






lunedì, settembre 24, 2012



10 MOTIVI PER I QUALI LE DONNE 
DOVREBBERO PRATICARE JIU JITSU
(e anche gli uomini)

Il Jiu Jitsu:

1-E' utile nella difesa personale
2-Accresce l'autostima, la fiducia in se stesse e sviluppa il carattere 
3-Rinforza e rende più definito il corpo, dalle braccia all'addome alle anche
4-Accelera il metabolismo e migliora la resistenza dell'organismo
5-Incrementa la capacità cardiovascolare e respiratoria
6-Disinibisce i timidi e calma gli agitati e ansiosi
7-Aumenta la flessibilità
8-Sviluppa la coordinazione motoria
9-Migliora i riflessi
10-Aiuta nel controllo emozionale

(tradotto da:  http://www.aprendajiujitsu.com.br/10-motivos-para-mulheres-praticarem-jiu-jitsu/)

giovedì, settembre 20, 2012


UN ARTE MARZIALE PER I TEMPI DI CRISI


No, non vi preoccupate, vi eviterò i discorsi su spread, tasse, licenziamenti etc che vanno tanto di questi tempi. Quest'articolo parla di un sistema di combattimento a me caro e  a voi noto, il Jiu Jitsu stile brasiliano.

Prima però parliamo delle 'concorrenza'.

C'era una volta un tristo personaggio, un ometto dalla scarsa forza di volontà ma dai profondi complessi d'inferiorità radicati nel suo animo. Deluso da se stesso, l'ometto amava rifugiarsi nelle sue fantasie ove egli, da mezzasega pauroso, si trasformava nell'impavido eroe che butta giù i cattivi. Il figuro difettava di muscoli ma non di ambizione e per fingere d'essere il duro, si creò maestro di arti marziali. Piglia un kata qui, rubacchia una sequenza là, dopo un disonesto peregrinare per corsi di stili del tutto inutili ai fini del combattimento, ecco che dalle mani del personaggino nasce uno stile tradizionale. I seguaci del "maestro" sono esseri della sua stessa fatta, entusiasti all'idea che ora sì, hanno trovato il segreto, la via comoda che permette di atteggiarsi a uomini, dirsi combattenti senza mai combattere. Con abili tecniche di manipolazione e creazione di leggende fantasmagoriche inizia la "tradizione", poi la sete di denari e onori farà il resto (come per tutte le sètte).

Che questa storia sia ambientata nella Cina del XVI secolo o nella colonia italy del XXI non fa nessuna differenza.

Come i miei lettori ben sanno, caratteristica delle arti inutili o tradizionaloidi è la certosina esclusione di tutte le metodologie che rendono un vuoto movimento una tecnica di combattimento: sparring regolare con avversari non collaborativi ed esperti, e gare a contatto pieno (striking o grappling o mixed). La sètta marziale non sopravviverebbe alla prova del nove e che è quindi vietata con motivazioni oltre il ridicolo.

Le arti da combattimento reale sono in effetti molto poche, e sono a loro volta varianti o sottoscuole di pochissimi metodi di corpo-a-corpo o percussioni.

Cosa distingue il Jiu Jitsu dagli altri 3 Pilastri o restanti  Arti Magiche? Molte cose a dire il vero, a livello tecnico-tattico ognuna delle quattro copre un'area differente e questo si sa. C'è però un tratto caratteristico del BJJ che non è presente nelle discipline gemelle, ed è precisamente che l'arte suave inizia a formare una cintura bianca ponendolo sistematicamente in posizioni di inferiorità, come ad esempio sotto una montada. E' un arte nata per la difesa personale e ha conservato questa caratteristica precipua anche con la sportivizzazione: in un confronto reale le cose di solito vanno male, e un omaccio grosso è facile che mi metta sotto di prima.

Anche negli altri metodi realistici esistono routines ed esercizi in cui il soggetto parte in difficoltà, ma è solo nel Jiu Jitsu che il praticante viene allenato in maniera costante facendogli cedere la posizione e l'iniziativa. 

L'abitudine a non essere in vantaggio (di tempo, di adrenalina o di peso) è quella che genera il titolo di questo articolo: so che se le cose vanno male il praticante di BJJ ha subito in palestra e anche in competizione migliaia di volte ben di peggio da compagni allenati e tecnicamente ben più preparati di Peppino o' scannafosso da cui si viene aggrediti in un parcheggio, e nel profondo della psiche questo genera una tranquillità senza pari al momento dello sfortunato evento.

L'idea che durante un confronto non sportivo noi si sia lucidi e reattivi come un eroe dei fumetti è irreale. Se veniamo attaccati significa che l'aggressore ha percepito una nostra inferiorità fisica e/o situazionale. Le persone normali, anche atleti di SdC, si emozionano durante una rissa, e se sono stati messi nel mirino significa che qualcosa li rende -almeno apparentemente- facili vittime all'occhio del nemico. Nessun peso massimo di boxe verrà mai aggredito da zia Pina con la borsetta,e  tantomeno il ragionier Rossi di Mengrate sul Tanaro , pensionato Impdap, deciderà di picchiare un energumeno tatuato dal collo enorme e i tatuaggi anche sulle palpebre.

Ordunque, si ribadisce il concetto che in una rissa o aggressione bisogna ipotizzarci inizialmente perdenti o in grossa difficoltà, per vincere. Si scivola, i colpi non partono, arriva una ciaffata di sorpresa che ci paralizza, c'è la paura della denuncia e mille altre variabili psicologiche e ambientali NON RIPRODUCIBILI IN PALESTRA. Aver "perso il tempo" significa che ci hanno colpito, afferrato per la collottola o buttato sotto a terra.

Il jitsuka è addestrato con tanto sudore a stare per terra con uno che tenta di tirargli un rigore nella capoccia, in piedi con la testa stritolata dallo scannafosso di 120kg, e spiaggiato sotto una montada con lo stesso omone che desidera polverizzargli la giugulare. Quindi è abituato a "reggere la concorrenza" e a ribaltare un esito scontato, evitare un deault annunciato, come la Grecia contro l'Unione Europea insomma.

Il piccolo può battere in grande, questa è la verità manifesta del Jiu Jitsu, e invito chiunque non mi creda a provare con una valida cintura nera di 60 kg: buena suerte! Ciò avviene perché il 'piccolo' è passato per anni e anni di specifico addestramento che gli consente di non temere nessun muscoloso ma inesperto avversario. Nulla gli dona l'invincibilità, certo non il BJJ, e spesso l'arte marziale non basta, una bottigliata nell'osso occipitale  azzera tutto. L'importante è esserne consci, aver seguito un addestramento che ci insegna a perdere

La deriva mentale è evitata, si resta coi piedi per terra e si pratica per i veri importanti motivi che debbono animare un adulto privo di mostri invalidanti nel suo cervello: stare in forma, socializzare in un ambiente sano, divertirsi imparando qualcosa di utile. Se poi la crisi arriva, si sarà preparati a gestirla.