lunedì, settembre 24, 2012



10 MOTIVI PER I QUALI LE DONNE 
DOVREBBERO PRATICARE JIU JITSU
(e anche gli uomini)

Il Jiu Jitsu:

1-E' utile nella difesa personale
2-Accresce l'autostima, la fiducia in se stesse e sviluppa il carattere 
3-Rinforza e rende più definito il corpo, dalle braccia all'addome alle anche
4-Accelera il metabolismo e migliora la resistenza dell'organismo
5-Incrementa la capacità cardiovascolare e respiratoria
6-Disinibisce i timidi e calma gli agitati e ansiosi
7-Aumenta la flessibilità
8-Sviluppa la coordinazione motoria
9-Migliora i riflessi
10-Aiuta nel controllo emozionale

(tradotto da:  http://www.aprendajiujitsu.com.br/10-motivos-para-mulheres-praticarem-jiu-jitsu/)

giovedì, settembre 20, 2012


UN ARTE MARZIALE PER I TEMPI DI CRISI


No, non vi preoccupate, vi eviterò i discorsi su spread, tasse, licenziamenti etc che vanno tanto di questi tempi. Quest'articolo parla di un sistema di combattimento a me caro e  a voi noto, il Jiu Jitsu stile brasiliano.

Prima però parliamo delle 'concorrenza'.

C'era una volta un tristo personaggio, un ometto dalla scarsa forza di volontà ma dai profondi complessi d'inferiorità radicati nel suo animo. Deluso da se stesso, l'ometto amava rifugiarsi nelle sue fantasie ove egli, da mezzasega pauroso, si trasformava nell'impavido eroe che butta giù i cattivi. Il figuro difettava di muscoli ma non di ambizione e per fingere d'essere il duro, si creò maestro di arti marziali. Piglia un kata qui, rubacchia una sequenza là, dopo un disonesto peregrinare per corsi di stili del tutto inutili ai fini del combattimento, ecco che dalle mani del personaggino nasce uno stile tradizionale. I seguaci del "maestro" sono esseri della sua stessa fatta, entusiasti all'idea che ora sì, hanno trovato il segreto, la via comoda che permette di atteggiarsi a uomini, dirsi combattenti senza mai combattere. Con abili tecniche di manipolazione e creazione di leggende fantasmagoriche inizia la "tradizione", poi la sete di denari e onori farà il resto (come per tutte le sètte).

Che questa storia sia ambientata nella Cina del XVI secolo o nella colonia italy del XXI non fa nessuna differenza.

Come i miei lettori ben sanno, caratteristica delle arti inutili o tradizionaloidi è la certosina esclusione di tutte le metodologie che rendono un vuoto movimento una tecnica di combattimento: sparring regolare con avversari non collaborativi ed esperti, e gare a contatto pieno (striking o grappling o mixed). La sètta marziale non sopravviverebbe alla prova del nove e che è quindi vietata con motivazioni oltre il ridicolo.

Le arti da combattimento reale sono in effetti molto poche, e sono a loro volta varianti o sottoscuole di pochissimi metodi di corpo-a-corpo o percussioni.

Cosa distingue il Jiu Jitsu dagli altri 3 Pilastri o restanti  Arti Magiche? Molte cose a dire il vero, a livello tecnico-tattico ognuna delle quattro copre un'area differente e questo si sa. C'è però un tratto caratteristico del BJJ che non è presente nelle discipline gemelle, ed è precisamente che l'arte suave inizia a formare una cintura bianca ponendolo sistematicamente in posizioni di inferiorità, come ad esempio sotto una montada. E' un arte nata per la difesa personale e ha conservato questa caratteristica precipua anche con la sportivizzazione: in un confronto reale le cose di solito vanno male, e un omaccio grosso è facile che mi metta sotto di prima.

Anche negli altri metodi realistici esistono routines ed esercizi in cui il soggetto parte in difficoltà, ma è solo nel Jiu Jitsu che il praticante viene allenato in maniera costante facendogli cedere la posizione e l'iniziativa. 

L'abitudine a non essere in vantaggio (di tempo, di adrenalina o di peso) è quella che genera il titolo di questo articolo: so che se le cose vanno male il praticante di BJJ ha subito in palestra e anche in competizione migliaia di volte ben di peggio da compagni allenati e tecnicamente ben più preparati di Peppino o' scannafosso da cui si viene aggrediti in un parcheggio, e nel profondo della psiche questo genera una tranquillità senza pari al momento dello sfortunato evento.

L'idea che durante un confronto non sportivo noi si sia lucidi e reattivi come un eroe dei fumetti è irreale. Se veniamo attaccati significa che l'aggressore ha percepito una nostra inferiorità fisica e/o situazionale. Le persone normali, anche atleti di SdC, si emozionano durante una rissa, e se sono stati messi nel mirino significa che qualcosa li rende -almeno apparentemente- facili vittime all'occhio del nemico. Nessun peso massimo di boxe verrà mai aggredito da zia Pina con la borsetta,e  tantomeno il ragionier Rossi di Mengrate sul Tanaro , pensionato Impdap, deciderà di picchiare un energumeno tatuato dal collo enorme e i tatuaggi anche sulle palpebre.

Ordunque, si ribadisce il concetto che in una rissa o aggressione bisogna ipotizzarci inizialmente perdenti o in grossa difficoltà, per vincere. Si scivola, i colpi non partono, arriva una ciaffata di sorpresa che ci paralizza, c'è la paura della denuncia e mille altre variabili psicologiche e ambientali NON RIPRODUCIBILI IN PALESTRA. Aver "perso il tempo" significa che ci hanno colpito, afferrato per la collottola o buttato sotto a terra.

Il jitsuka è addestrato con tanto sudore a stare per terra con uno che tenta di tirargli un rigore nella capoccia, in piedi con la testa stritolata dallo scannafosso di 120kg, e spiaggiato sotto una montada con lo stesso omone che desidera polverizzargli la giugulare. Quindi è abituato a "reggere la concorrenza" e a ribaltare un esito scontato, evitare un deault annunciato, come la Grecia contro l'Unione Europea insomma.

Il piccolo può battere in grande, questa è la verità manifesta del Jiu Jitsu, e invito chiunque non mi creda a provare con una valida cintura nera di 60 kg: buena suerte! Ciò avviene perché il 'piccolo' è passato per anni e anni di specifico addestramento che gli consente di non temere nessun muscoloso ma inesperto avversario. Nulla gli dona l'invincibilità, certo non il BJJ, e spesso l'arte marziale non basta, una bottigliata nell'osso occipitale  azzera tutto. L'importante è esserne consci, aver seguito un addestramento che ci insegna a perdere

La deriva mentale è evitata, si resta coi piedi per terra e si pratica per i veri importanti motivi che debbono animare un adulto privo di mostri invalidanti nel suo cervello: stare in forma, socializzare in un ambiente sano, divertirsi imparando qualcosa di utile. Se poi la crisi arriva, si sarà preparati a gestirla.







lunedì, settembre 10, 2012


IL JITSUKA SARDO CHE SFIDO' 
e VINSE i GRACIE:
OSWALDO FADDA

Sapete, amici lettori, la storia sulla ri-nascita del Jiu Jitsu in Occidente è un'ininterrotta scoperta di preziose gemme aneddotiche, molte delle quali ho pubblicato a modo mio su questo sito. La comprensione di un fenomeno è intrinsecamente legata alla dimensione storica del suddetto, senza sapere la storia di qualcuno o qualcosa non si sa davvero molto di questi.

Di recente mi sono imbattuto in un capitolo dimenticato della saga dell'arte suave,e per caso. Sorbendomi dei video sul campeon Rodolfo Vieira, ho compreso che la sua accademia, la GXT, non deriva dal lignaggio Gracie. Incuriosito, sono andato a scavare e ho scoperto la portentosa avventura del tamburino sardo che mise pizzo M° Helio e tutti i suoi arrogantelli scherani: Oswaldo Fadda.

Un giovane figlio di poveri emigranti, in quell' epoca recluta nei marines brasiliani, Fadda s'imbatté in Luis França, allievo diretto di Mitsuyo Maeda e insegnante a Rio de Janeiro. Dopo molti anni di apprendistato, il giovine prese su di sé la missione di portare la scienza del Jiu Jitsu negli strati poveri della popolazione carioca, e cioè il contrario esatto della politica upper-class portata avanti dalla rinomata concorrenza nell'epoca intorno alla II Guerra Mondiale.

Fadda si rese famoso per insegnare a tutti, spesso gratis sui pratoni, mandando su tutte le furie i titolari delle costose et elitarie accademie della zona sud di Rio in mano alla "gang" Gracie. Il figlio degli isolani in particolare si impegnò anche a usare la scienza solare del Jiu Jitsu per aiutare ragazzi disabili e con problemi d'inserimento sociale, collezionando successi strabilianti. Era un idealista e un guerriero, mistura che unita alla titanica fermezza dei suoi antenati ne fecero un colosso della sua epoca.

Tanto da irritare i cugini. Eh si, finì che a furia di sentirsi parlare dietro e rifiutare come "non originale" il buon Oswaldo -che se tanto mi dà tanto da sardo doveva essere uno con un bassissimo livello di sopportazione dei cagacazzi- nel 1954 sfidò pubblicamente i Gracie con un annuncio fatto uscire sui giornali O Globo e Diario da noite dicendo che li rispettava (stiloso) ma che non li temeva e aveva pronti 20 lottatori.

Kaboom, the show is on!

L'accademia del sardo vinse alla grande, Oswaldo direttamente prevalendo su Helio, tutti in generale avvantaggiandosi della maestria nelle leve alle gambe, colpevolmente snobbate a casa di Helio&c.

Fadda restò un signore anche nel trionfo e rese pubblica dichiarazione del fatto che la sua vittoria non doveva in nessuna maniera diminuire il rispetto per la famiglia avversaria e la sua eredità. Gracie si limitò ad affermare. "Fadda dimostra che il Jiu Jitsu non è nostra esclusiva".

L'anno successivo, 1955, la rivincita, che però fu una riperdita per i Gracie. Fadda chiosò: "Volevo solo dimostrare la falsità del mito secondo il quale chi studia dai Gracie è invincibile".

Oggi alcune delle più vincenti accademie del mondo, come la Nova Uniao, fanno risalire il loro lignaggio a questo semisconosciuto filantropo sardo-brasiliano, che bacchettò i Gracie e adesso riposa nel Valhalla. Mestre Oswaldo morì a Rio de Janeiro il 1° Aprile 2005, aveva 84 anni.




lunedì, settembre 03, 2012


SI RIPARTE! 
L' ANNATA 2012-13 STA DECOLLANDO


Cari amici e cari nemici, 

siete tutti invitati a unirvi per una prova o in via stabile alla nostra grande famiglia.

Abbiamo aumentato di molto l'offerta e tra le varie locations ci sono corsi tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, per adulti e bambini nelle nostre sedi di:
  1. Firenze 
  2. Pistoia
  3. Prato
  4. Pontassieve
  5. Figline Valdarno


Marione, Francesco"Taba" e Stefano"Tortello" vi aspettano sia che veniate armati delle migliori intenzioni, o delle peggiori. In entrambi i casi sarete serviti a dovere.

La nostra famiglia propone un Jiu Jitsu brasiliano che si può definire "old school", e cioè con l'obiettivo della marzialità e dello sviluppo integrale della persona. Non sono tollerati maleducati e per i prepotenti c'è un trattamento speciale. Per noi il Jiu Jitsu è un'ARTE e crediamo fermamente nel suo valore, pertanto né lo prostituiamo né lo annacquiamo. Detto ciò, chi ci conosce sa che da noi vige uno stile amichevole e -ancora una volta- familiare; chi dà rispetto riceve rispetto, senza uso di titoli altisonanti ed eccessive formalità.

NOI NON LASCIAMO NESSUNO INDIETRO, sia chiaro.

Forti e deboli, giovani e stagionati, maschietti e femminucce, talentuosi o poco dotati, migliorerete tutti: questa è la forza dell'arte marziale integrale. Chi si rivolge a noi trova una forte presa e un gruppo di amici che lo aiuterà a sconfiggere i suoi demoni personali. Non abbandoniamo nessuno, ricordate. 

Per chi desiderasse saperne di più ci può scrivere:
info@team-centurion.com
e su Facebook:
 https://www.facebook.com/mario.puccioni

A presto vedersi sul tatami, Oss!