martedì, agosto 30, 2011


L' UFC BRASILIANO VISTO DA VICINO


In esclusiva per i lettori il report sull'evento carioca dal nostro corrispondente, Frank Merenda


Si può essere così coglioni da stare a Rio De Janeiro il giorno 27 di Agosto 2011 e non andarsi a vedere l’UFC dal vivo?
Il sottoscritto ci è riuscito, dovendosi limitare ad assistere in diretta televisiva come tutti coloro che non hanno fatto parte dei 14.000 fortunati possessori di un biglietto.

Se questo è stato un frangente sfortunato, mi ha permesso però di percepire altre cose, che all’interno dell’arena non avrei potuto percepire.

Da qui nasce quindi il senso del mio reportage per condividere con voi ciò che ho vissuto permanendo a Rio durante l’UFC e guardando l’evento con gli occhi della gente del luogo.

Innanzitutto vi è da precisare che ho tentato di comprare il biglietto. Sapete come è andata? Sono andati esauriti 12 minuti e 45 secondi dopo l’apertura degli acquisti sul sito UFC. 12 minuti e 45 secondi di tempo, con i server iper-intasati e la mia connessione carioca che non era proprio il massimo.
Risultato? Time over, biglietti finiti.

Non ho nemmeno provato ad aggirarmi all’esterno dell’arena alla ricerca di un bagarino, un po’ perché Rio non è Biella e se ti rifilano una sòla poi vai tu a protestare. Un po’ perché anche alla fine della preliminary card, i bagarini continuavano a dare via biglietti a prezzi da capogiro da come mi hanno riportato amici che invece hanno fatto l’estremo tentativo (per poi mollare il colpo ovviamente).

Già questo dato, da solo dovrebbe essere sufficiente per far capire cosa sia significato questo evento a Rio De Janeiro, ma andiamo con ordine.

Già una decina di giorni prima dell’incontro, nelle televisioni nazionali (equivalenti alle nostre Rai e Mediaset), erano frequentissime le interviste ai campioni brasiliani. Non sto parlando di trasmissioni di settore o di nicchia.

Provate ad immaginare come se il nostro Alessio Sakara, prima di un suo incontro all’UFC fosse costantemente intervistato in trasmissioni come talk show ad alto share. Io sono ormai sei anni che non posseggo più un televisore, ma immagino che abbiate capito il senso.

Fosse solo questo sarebbe il meno. In queste trasmissioni equivalenti al nostro “Unomattina”, normalmente senza la presenza di nessun “esperto del settore”, questi lottatori invece che essere trattati con sufficienza o accondiscendenza dallo stordito presentatore di turno, sono stati sempre accolti col rango che spetta loro. Quello di EROI nazionali.

Immaginate che durante “Amici” della De Filippi, ad un certo punto parta la sua musica-intro ed entri applaudito con standing ovation e grida isteriche da tutto il pubblico il nostro Alessio nazionale. Succederà mai da noi? Ne dubito fortemente. E’ successo in Brasile? Più volte al giorno, tutti i giorni immediatamente prima dell’evento.

Ora immaginate i volti ed i fisici scolpiti dalla pratica di ciò che è espressione del dio Marte, presenti in ogni edicola all’angolo delle strade, NON nelle riviste sportive bensì sui settimanali equivalenti al nostro “Espresso” o “Panorama”.

Titoli come “I nostri eroi tornano a casa”, “Minotauro vincerà per il suo popolo” o “Tutto il Brasile per i suoi lottatori” sono stati all’ordine del giorno.

Veniamo ora al giovedì prima dell’incontro. Mi aggiro per Copacabana per mangiare le solite cose e fare quattro passi (il tempo non era il massimo)… vedo mezza spiaggia bloccata ed un team di persone che stavano finendo di assemblare un mega tatami e recinzione. La folla man mano si accalca.

Dopo un po’, un corteo di macchine scortato dalla polizia federale comincia ad avvicinarsi…e chi scende? In mezzo al totale tripudio della folla, capitanata dal campione Anderson Silva tutta la banda brasiliana si avvia scortata all’area tatamata… non senza stringere quante più mani abbiano potuto e dedicando qualche autografo ogni volta che riuscivano a sgusciare alla loro security per stare vicini ai loro fans.

Uno alla volta, sulla spiaggia di Copacabana, questi eroi contemporanei si sono esibiti nel rituale allenamento all’aperto, per la gioia dei loro fans accorsi in massa per poterli vedere.
Veniamo ora al giorno dell’incontro. Come detto non sono riuscito ad avere il biglietto, quindi ho assistito alla diretta televisiva (qui data gratuitamente su Premiere Combate in modo che potesse essere vista da quante più persone possibile).

Ora, se qualcuno di voi è mai stato a Rio, conosce sicuramente ad Ipanema (dove stavo io) la Rua Visconde de Piraja, che ne rappresente la “camminata centrale”. Se qualcuno non la conosce, gli basti sapere che è l’equivalente della nostra Viale Ceccarini (sigh) per intendersi…con locali, negozi, bar, ristoranti, pub, pizzerie.

Dove pensate che fossero sintonizzati TUTTI i televisori dei locali di Visconde de Piraja e relative traverse? Ma ovviamente sull’UFC! Per capirsi è un evento che da noi può capitare solo nelle fasi finali di un mondiale pallonaro, se siamo noi tra quelli che giocano.

Ora immaginate questa orda umana, tra gente a sedere nei locali e gente in piedi per strada (tanto i locali sono praticamente all’aperto e i televisori si vedevano anche stando sui marciapiedi), tifare come pazzi per i propri beniamini lottatori.

Immaginate ragazze così belle che in Italia farebbero fermare il traffico, tifare come forsennate e piangere come aquile al ritorno alla vittoria di Minotauro. Cazzottone di Mino. Bum! Shaub a terra. L’arbitro interrompe e queste sbottano ad urlare piangendo.

Ora vi è da notare che Minotauro non è certo il più “in” nel mondo dei lottatori brasiliani attuali. Anderson Silva è il campione in carica dei medi e Shogun ad esempio tornerà presto a tirare per il titolo dei LHW… ma non conta.

Seppur amati e stra-adorati, per la gente brasiliana Minotauro è qualcosa in più. Mino è un eroe nazionale, per quello che ha fatto nel ring nel corso degli anni (mentre in Italia come al solito quando vinci vai bene e quando perdi sei un coglione, Sakara suo malgrado ne sa qualcosa), e soprattutto per quello che ha fatto fuori. Per il suo essere generoso, per la sue continue iniziative benefiche a favore dei più sfortunati e soprattutto per non essersi mai tirato indietro.

Dopo tre operazioni chirurgiche gravi, Mino ha accelerato forzando i suoi tempi di recupero, pur di poter lottare davanti ai suoi tifosi. Gli Dei lo hanno benedetto e ripagato, con una vittoria entusiasmante per knock-out alla prima ripresa. Forse non tornerà mai più ad indossare una cintura…ma per la sua gente, per il suo popolo, questo non conta nulla, zero, niente.

Lui per i brasiliani sarà sempre il Minotauro…il Re dei Re.

Ciò detto, come sono andati gli altri incontri lo sapete. Toquinho nella sua prestazione pazza e stellare allo stesso tempo…i tko di Shogun e Anderson Silva che semplicemente è un alieno ecc...
Se avete modo, voglia e tempo, potete cercare su Youtube i filmati che ritraggono il tifo all’interno dell’arena per i beniamini brasiliani. Una cosa completamente differente rispetto alla caciara media degli yankee.

Il senso di questo post in sintesi è mettere in luce queste cose che differenziano il Brasile rispetto all’Italia:

• I lottatori di MMA sono conosciuti e trattati come eroi
• La stampa generalista parla di MMA
• I lottatori di MMA sono ospiti speciali nei programmi televisivi come talk show ecc…
• Le ragazze conoscono ormai le MMA praticamente come gli uomini e tifano parecchio
• La gente è riconoscente verso gli sforzi dei propri campioni

Non so se riusciremo mai a vedere queste cose da noi. Immagino mestamente di no, ma come cantava John Lennon: “You know I’m a dreamer, but I’m not the only one”.

Saluti a tutti e ci si rivede in Italia.
Frank

venerdì, agosto 26, 2011


STORIE DI EROI E DI MEZZUOMINI


Già da anni segnalo con sentimento l'omaccio della foto, l'inarrestabile jitsuka del Brazilian Top Team di nome Rousimar Palhares, altresì noto come Toquinho.

Stasera quel minotauro se la gioca all'UFC Rio, davanti ai suoi fans e nella sua città adottiva: l'esplosivo ragazzo da Minas Gerais ce l'ha fatta.

Nel mentre che la capitale carioca si avvia a godersi lo show, in colonia italy le plebi sono angustiate da un 'problema' senza precedenti: lo sciopero dei pallonari, la Serie A di calcio pare non scenderà in campo. I milionari avanzano pretese e si rifiutano di giocare se non verranno esaudite.

Bene, direte voi, sarà l'occasione buona affinché milioni di poveracci che incensano l'osceno baraccone del calcio si ravvedano. Forse, rispondo io, ma è anche un triste momento di riflessione sull'abisso senza fondo che la psiche collettiva ha toccato da noi. Un momento storico che ci vede strangolati da mondialismo invasivo, crisi economica e demografica senza precedenti e guerre per la pace a ripetizione mostra che sotto i riflettori ancora una volta c'è il vomitevole pallone. L'italietta precipita e di cosa parlano i disoccupati, i cassintegrati e le famiglie sotto il tallone delle banche? Di calcio...

Anche il Brasile è un paese malato di calcio, si sa. Eppure...eppure in quella terra i lottatori sono idoli, girano per le strade a firmare autografi, e questo significa parecchio. A me ciò racconta delle potenti forze di difesa dell'organismo-paese, e di speranza. Una terra che produce e ammira eroi ha certo molto da dire nel mondo.

Cos'abbia da dire la miseranda italietta, la penisola dove i pallonari pagati coi soldi dei contribuenti (sapete quanto costano in manutenzione stadi, stormi di polizia etc. allo stato e al suo CONI far disputare le serie professionistiche di calcio?), che guadagnano in 1 ANNO quello che il povero scemo di tifoso nemmeno in UNA VITA be', io non saprei. Mi urge solo far notare che il Brasile segue con commozione corale la vicenda di Toquinho, il ragazzino che non aveva un pavimento per dormire e cibo da mangiare ma che con la forza del suo spirito e dei suoi pugni ha tratto la madre in salvo dalla miseria, mentre la povera italiuccia perde tempo dietro agli inutili buffoni in mutande che rifiutano di pagare le tasse dovute, questo è un fatto.

Ho sempre specificato che il calcio come gioco innocente di fanciulli è qualcosa di neutro, un po' come palla avvelenata e rubamazzo, è un gioco e stop. Il fenomeno pallonaro invece, l'orrido spettacolo di una nazione all'unisono infervorata per un passatempo da bimbi, delle chiare forme di controllo mentale di massa e del deviare l'attenzione delle plebi su 11 adulti che corrono dietro a una sfera a scacchi, quello è terribile. Non c'è scandalo scommesse che lo scalzi, non c'è morto sulle gradinate che lo abbassi di livello nell'interesse di milioni di decerebrati, il calcio-truffa stradomina, perché i tifosi stessi VOGLIONO essere ingannati, sono parte dell'inganno.

L'Italia che fu, quel faro di civiltà nel mondo, è diventata l'italietta colonia di oggi proprio tramite l'uso sagace di tecniche di questo tipo, non abbiamo più eroi a cui volgere lo sguardo. Il ragazzino ciccione medio italiota, ingozzato di merendine dalla sua mamma castrante cosa sogna, chi ammira? Un pallonaro mongoloide col fisico di un deportato che si vende una partita a settimana e sciala di champagne e movida con le veline troie della tivvù. Sono riusciti a ipnotizzare una nazione intera e farla precipitare nel crepaccio della amoralità dove i padroni arraffano e distruggono il bene collettivo proprio devastando i valori della gioventù e trasformandola in una massa amorfa di alcolizzati cannati dediti alle griffes. Lo schiavo adora il suo persecutore nella figura del di lui giullare, il ridicolo pallonaro al servizio del potente.

I nostri effemminati piagnoni di 18 anni e i loro panzuti padri, infossati nelle poltrone a guardare partite che sanno con certezza di essere truccate mentre ruminano junk food, a inneggiare a ridicoli buffoni miliardari senza coglioni, ebbene 'sti mezzuomini tifosi sono il perfetto risultato di 60 anni di sapiente lavoro sulla mente globale e sulle dinamiche tramite le quali il Potere afferma se stesso. Il Calcio è diretta espressione di tutto ciò che di sporco, malato e odioso c'è nel nostro paese, è al contempo causa ed effetto dei maneggi del Nemico, del suo losco trafficare ai nostri danni. Il Calcio è Mafia, è piscopatologia della massa, è delitto ed è schifo, è attività squallida per un adulto e di cattivo insegnamento per il giovane, il Calcio in fondo è finzione per eccellenza e quindi fa male.

Lo schiavo perfetto sapete qual'è? Quello volontario, felice di servire, che ammira il suo aguzzino e ne applaude l'opera.

Stasera nella gabbia più famosa del mondo un torello di jitsuka mostra ai suoi connazionali e al mondo intero che il coraggio esiste, che l'onestà esiste e che a volte pagano. Toquinho è un professionista, chiaramente è lì per procurarsi la pagnotta, ma la sua vicenda è universale. Come ha detto il mio amico Dario guardando il seguente video: "Questa è la vera Bellezza".