Come i pochi ma meravigliosi frequentatori di 'sto blogghino ben sanno, il qui scrivente ha attraversato gli inferni delle cosiddette arti marziali tradizionali per poi arrivare alle arti marziali vere. Ho spiegato anche a lungo il significato, sinanco etimologico, di arte marziale vera, e la sua opposizione irrefutabile alle arti borghesotte e false. In più, mi sono avventurato in una spiegazione psicologica dei processi subcoscienti o di sovversione voluti dal Potere che hanno condotto la notte nera delle AM.
Ora mi va di elencare alcuni dei tipi marziali, riferiti al panorama delle arti superdeclassate che l'italiano medio si trova sventuratamente d'intorno.
Il Kataista
Questo pover'uomo è tra i più malati. Esegue in totale ubbidienza formale delle serie pre-costituite di movimenti, sottospecie di combabttimenti simulati, e nella sua immane idiozia crede che questo lo aiuti a combattere meglio! Il disgraziato non si accorge che il 'kata' non solo non gli insegna alcunché sul vero combattimento, che è vivo e imprevedibile, ma anzi lo incatena al rigore astratto della forma e ciò lo fa peggiorare in tutto (footwork, riflessi, potenza tec.). Anche quelli meno convinti, che dicono di usare il kata come ginnastica o meditazione in movimento, non si capacitano di quanta perniciosa influenza abbia su di loro questa pratica.
Il Rambo dello streetfighting
Mimetica, anfibi, tutti i ritrovati del survivalism, questo pittoresco umanoide alligna negli ambienti che si credono 'duri da uccidere'. Di solito un deluso delle arti kataistiche, si è buttato anima e core nelle ultime mode d'Oltreoceano. Spesso un uomo afflitto da potentissimi complessi d'inferiorità, vaga per anni tra stages e seminari, sempre alla ricerca dell'ultimate martial art, sempre incapace di affrontare i propri demoni interiori e lavorare con umiltà e sacrificio. Non rare sono le riconversioni dei ramboidi al katismo in forme più esotiche, quando l'età incede.
Il Taoista infermo
Scellerati dissacratori di arti un tempo davvero sagge ed efficaci, i taoisti di casa nostra sono i più loffi e pigri tra i ma(rzia)lati italici; nella loro totale capacità di fare due piegamenti in croce, i taoistici panzuti inneggiano spesso a superpoteri energetici, pugni del cobra e calci della fenice, tutti rigorosamente mortali ma che il taoista in questione non può mostrare perché 'troppo pericoloso' o perché lo ha giurato (in cinese, presumo..) al Nume tutelare della sua scuola di Shangai.
La versione soft e no-combat dei taoisti fa incetta di casalinghe divorziate, omosessuali e sottosviluppati, per cui non fa nemmeno notizia.
Il Ninja dalle tagliatelle che uccidono
Sorta di commistione in salsa di B-movie nipponico del kataista e del rambo, il Ninja è normalmente un personaggio coi temi psichiatrici più deliranti. Inconfesso anche a se stesso di problemi di accetazione sin dall'infanzia, quando era il bimbo picchiato e poi il ragazzino sfanculato dalle coetaneee, questo cultore del arte della sparizione nella nuvola di fumo ispira molta tristezza. Di solito sottomesso a maestri-guru che gli succhiano via lo stipendio (ma questo è vero un po' per tutti i tipi nominati), il povero ninja ha non di rado difficoltà di adipe eccessivo, e i kimono neri si rivelano spesso impietosi nel mostrarlo.
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