martedì, ottobre 13, 2009

"BE LIKE WATER, MY FRIEND..BE LIKE WATER!"

Una citazione bruceleeiana non fa mai recere come incipit di un articolo, nevvero?


Perché ce l'ho messa, direte voi, solo per fare il figo? Un po' si, ma ha anche un senso. Il furbo Lee usava aforismi tao-zen per ammantarsi di mistica orientale ma anche per veicolare un messaggio vero e proprio, e cioè che essere duri, rigidi è un difetto, non reca vantaggi. L'idea di assorbire idealmente la caratteristica dell'acqua, che scorre ovunque intorno agli ostacoli e prende la forma del contenitore [situazione] di turno è piuttosto importante nella pratica marziale, e segna uno spartiacque tra i sostenitori delle arti GO (dure) nell'approccio e nella mentalità, e quelle JU, di segno diamentralmente opposto.

Chiunque abbia frequentato una seria accademia di Brazilian Jiu-Jitsu sa benissimo quanto TOSTA sia una lezione-tipo, faticosa in termini muscolari, eppure è ben cosciente di quanta enfasi venga posta nel "divagar", nell'obbligare gli allievi a rimanere il più possibile decontratti, a "fare piano" senza scatti e senza atteggiamenti grintosi con digrignar di denti &company.
Questa ricerca del movimento morbido, fluido, è perenne e la filosofia che ne è alla base -fare il meno fatica possibile- fa spesso insolentire i jitsuka quali pigroni da parte di esponenti di altre arti, dove il riogre atletico è ben più ricercato. Ad altissimi livelli i pro di BJJ sono dei mostri di fiato e di preparazione atletica, si capisce, ma l'arte in generale è davvero poco innamorata della preparazione fisica, se paragonata ad altri stili.
Facevo questa riflessione mentre mi rivedevo dei vecchi video di Kyokushin-kai. Questo valido stile (l'unico di karate che per me valga qualcosa) fu fondato dall'immigrato coreano Mas Oyama, un colosso dalla forza spirtuale superumana, che sullo spingere al massimo il corpo e la mente ne fece una confessione marziale.

Il Kyokushin prosperò sulla scorta delle prove di potenza del M° Oyama,un girovago che sfidava uomini e anche..tori, e attirò quei budoka per cui il contatto era sentito indispensabile. Il Kyokushin, con le sue prove di resistenza al dolore e di rotture di pietre etc. è lo stile più GO che esista, un'incarnazione della durezza. Come scuola è assai seria e ha formato molti combattenti fantastici, essendo l'unico stile di karate ad aver adottato il contatto pieno per le sue gare (senza colpi al viso)

Un'altra delle specifiche Go del Kyokushin è quella di promuovere ai gradi Dan più alti solo coloro che affrontano prove di combattimento contro decine di attaccanti, dai 40 in su. Oyama era celebre per la sua potenza dirompente, e prendendo lui ad esempio il Kyokushin attribuisce il massimo prestigio a coloro che affrontano i combattimenti multipli.

Ripeto: tanto di cappello a questi uomini d'acciao, decisi a temprarsi come lamine sotto il maglio.Si, ma è decisivo tutto ciò per il combattimento? No, anzi.

Il JU batte il GO, e prendo spunto da un recente match di MMA per dimostrarlo, una volta ancora. Ma prima passo un video vintage, una famosa sfida tra scuole nella quale l'accademia Gracie piglia di tacco dei duri karateka brazil.
Come vedete la storia è monotona, però quei combattenti non erano del Kyokushin, non avevano superato le prove di resistenza che secondo Mas Oyama avrebbero generato dei vincenti assoluti, così come questo karateka spagnolo:
Un esponente dello stile che lo ha sicuramente fatto, il Kumite dei 50 Uomini, è il tedesco Peter Angerer, oggi atleta completo nelle MMA (studia anche BJJ da anni etc.).

Dunque, una volta che un GO-fighter incontri un puro jitsuka, un brasilerio anche un po' pigrotto, il suo Yamato Damashii (virile spirito di Yamato) lo dovrà necessariamente sovrastare, vero? Ennò, morbido
[non moscio] batte il duro, gente.


Qui il campione di BJJ sportivo Yan Cabral, simpatico ragazzo di buona famiglia e atleta non troppo 'ortodosso' nella superpreparazione fisica, incontra il suddetto Angerer.

http://www.youtube.com/watch?v=Df1aGQs8q0c

Se pensiamo che Peter fa pure BJJ da un bel di', è facile capire la portata spropositata che l'atteggiamento JU gioca in un vero scontro. La durezza fisica va di pari passo con quella mentale, ma in un match -stradale o da ring che sia- per vincere una forza superiore si deve necessariamente giragli intorno, giocarci come il torero con la bestia sbuffante, lasciarla passare e prenderla da dietro con calma.

Io personalmente ho sempre avuto troppi muscoli e troppo GO per sentirmi davvero sicuro in combattimento finchè non ho scoperto il Jiu-Jitsu; il mio subcosciente infatti era pienamente consapevole che misuratomi che mi fossi contro una persona più sarcigna e/ grossa le tecniche di potenza mi avrebbero lasciato a piedi. Sto ancora impiegando molta pazienza nel cercare di de-Go izzarmi del tutto (se mai ci riuscirò) ma adesso conosco davvero un metodo per uscire fuori dalla strada-senza-uscita della pura forza,e questo per me è molto.

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