giovedì, maggio 05, 2011


MA COSA VUOL DIRE ESSERE IN FORMA?


Una domanda che spesso ci si sente porre e che si lancia al guru della preparazione fisica di turno. La verità è complessa però, e contrasta con la fantasia.

Una definizione perfetta della situazione e degli imbarazzi su questo concetto me la dette coach Martin Rooney, preparatore di alcuni dei più forti fighters al mondo. "Mirror muscles" definì il coach yankee lo pseudo-ideale instauratosi nella civiltà postmoderna, e cioè sintetizzò in 2 parole il fatto che di questi tempi lo scadere verso l'abisso della condizione atletica dell'uomo medio e del suo rapportarsi al proprio complesso psico-fisico fa sì che i mass media ignoranti spargano tra le menti deboli delle folle decerebrate un finto e inutile look al quale conformarsi, e cioè quello del bambolotto gonfiatello nei distretti muscolari che ci rimanda lo specchio la mattina: pettorali, retto dell'addome, bicipiti e poco d'altro.

La forma fisica idealizzata in una certa epoca infatti è tutto sommato riconoscibile e anche la nostra infra-civilizzazione materialista/consumistica non fa eccezione. In un perverso rapporto circolare causa-effetto-causa tra i soggetti citati sopra, il 'mondo televisivo cibernetico' ha uno suo (anti) ideale seppur privo di contenuto, ed è quello dei muscoli da specchio. Dimentichi come siamo del vero valore corporale, ci riduciamo a quello che Canale 5 o la CNN ci ammaestrano essere un piccolo, miserabile concetto di fisicità umana.

Saltando a piè pari i perché di tutto questo, si può andare ad analizzare quello che fu l'idea di forma fisica che stava nella testa degli uomini della civiltà vera e propria, quella greco-romana. Quando fummo civili infatti nessuno mai si sognò di incorniciare come perfetto qualcosa di disfunzionale e stupido, qualcosa di puramente cosmetico e pseudo-checca, Per la gente civile del Mediterraneo bellezza e armonia coincidevano con efficienza. Un vero uomo doveva essere ben fatto, muscoloso e costruito in ogni sua parte corporea nonché capacità condizionale (forza, resistenza etc.), e infatti la statuaria classica ci rimanda costantemente un fenotipo di bello assai diverso dal misero pupazzo da rivista glamour similgay odierno. L'Ercole Farnese o i Bronzi di Riace piuttosto che l' Atleta di Lussino parlano tutti la stessa lingua: guerriero, lottatore.

Per i parassiti del 2011 inchiodati alla Matrix sarà impossibile comprendere ma a voi, santi lettori, no: un vero uomo per la civiltà era un combattente, un maschio adulto pronto alle armi, incarnazione corporale di un Divino di cui gli umani sono una declinazione. Bello e valido, kalòs kai agatòs, ammirevole ed esiziale insieme, era tutto quanto di normale potesse concepire la gente civile; lottare era la base di ogni educazione e il lottatore olimpico incarnava Zeus cioè Dio.

Dunque ritorniamo alle parole: essere in-forma. Ma che significa davvero?
Quale forma precisamente?

Un tardivo che si gonfia il petto con le bombe ma c'ha due polpacci come baccelli oppure al primo schiaffo piange come un bambino, a quale 'forma' aderisce? A quella infera sub-umana odierna, certo. Dunque a una non-forma, non è in forma. Forma cioè stampo, lo schema solido dentro il quale si versa e poi lascia solidificare il contenuto, un IDEA alla quale cercare di conformarsi, un di più a cui aspirare.

"Non sono in forma" sospira il borghese col fiatone dopo una rampa di scale.

"Non sono in forma" mugugna il ragazzino ciccione scansato dalle coetanee mongoloidi quanto lui.

"Non sono in forma" impreca il muratore alcolizzato in difficoltà col ballino di cemento.

Ripeto la domanda: cosa vuol dire davvero essere in forma? Non significa saper correre a lungo o sollevare cose più pesanti della media della gente, queste sono approssimazioni e divagazioni che non conducono alla spiegazione, alla risposta: QUALE FORMA?

La forma del guerriero boreale archetipico che, profondamente radicata nel nostro DNA, a livello inconscio ci fa sentire di merda e inadeguati per non avergli aderito. La forma NON è solo un look, estetica, è un CONCETTO tridimensionale che comprende tutte e 3 le parti dell'essere umano: corpo, psiche, spirito. Questo archetipo brontola nella nostra mente subconscia, e più che ci spiaccichiamo cercando di vivere l'esistenza da lumache che il Potere ci richiede, peggio ci sentiamo.

Sentiamo senza capire che dovremmo essere forti, belli e capaci di azioni fisicamente rilevanti, e soprattutto coraggiose. Non sappiamo perché ma riconosciamo per istinto (:la mente subconscia) la 'giustezza' intrinseca delle statue classiche, il cui messaggio va al di là della bellezza e proporzione delle masse muscolari; quelle opere d'arte raffigurano uomini e Dèi guerrieri, pronti ad agire, forza in movimento. In noi affiora un ricordo che non riconosciamo, come una musica debolissima e che, ligi ai condizionamenti malvagi ricevuti sin dall'infanzia, siamo lesti a reprimere.

In forma è George St. Pierre, in forma è "Cyborg"Abreu [nella foto],dico in forma davvero, combattenti, lottatori. Gli altri sportivi non sono VERAMENTE in forma, seppur in possesso di capacità elevatissime. Del resto nessuno invidia uno scarafaggio perché sa camminare sui muri o un granchio per l'abilità a stare sott'acqua, no? In-forma è colui che più aderisce alla forma (teorica) e sappiamo che la forma archetipica dell'umano è quella del lottatore a immagine e somiglianza di Ercole, non del velocissimo ghepardo o del poderoso bufalo. Tutti gli attributi fisici sono necessari per essere in-forma: velocità, forza massimale, coordinazione, agilità etc. Solo il particolare modo di intenderli nell'ottica del combattimento e la loro calibrata mescolanza in un rapporto determinato -molto vicino a quello dei migliori e well-rounded MMA fighters- risponde alla domanda: cosa vuol dire stare in forma.

Non vi stupisce poi tanto che chi ci governa e ci porta per il naso quali bestie da macello non gradisca che dall'infanzia si sia allenati e si mangino cose sane, che si sviluppino quegli attributi anatomici ma soprattutto caratteriali e spirituali di una schiatta di guerrieri? No, vero?



4 commenti:

Agon ha detto...

superlativo

Andrea ha detto...

Mario,
sul serio, penso che sia arrivata l'ora in cui tu debba raccogliere tutti i tuoi scritti come questo in un libro, non sto scherzando.
Sarà che vivo in mezzo a impiegati e footballlobotomized, ma ogni volta che leggo pensieri come questi è veramente ossigeno per lo Spirito.

Mario Puccioni ha detto...

Amico,
ti ringrazio dell'apprezzamento; l'idea c'è ma mancano la tecnica e i mezzi. Ci penserò.

Marco ha detto...

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Marco