IL JIU JITSU E LA RICERCA DEL LIMITE
"Il Jiu Jitsu come Sport da Combattimento ti insegna a vincere,
l'Arte Marziale ti insegna a non perdere"
(M° Federico Tisi)
Come molti di voi sanno, ché gli ho stressato l'anima nel ripeterlo, sono nel settore arti "marziali" da circa 25 anni. Per parecchio tempo mi sono procurato il da vivere come buttafuori, operatore di sicurezza e anche guardia del corpo professionista. Oltre a insegnare BJJ faccio l'arbitro di MMA e per diletto gironzolo tra le palestre di mezzo mondo a curiosare e farmi picchiare.
Passando io la maggior parte della mia giornata tra bilancieri e materassine, ho modo di osservare una varia umanità che si approccia all'esercizio fisico nelle sue mulisfaccettate varianti: dalla zia Pina che vuole perdere la buzzetta al pro di MMA che si prepara per l'UFC.
Per prima cosa bisogna tracciare una netta linea di demarcazione tra marzialisti (non quelli fossili però) e gli altri, di qualunque genere, compresi gli atleti cyborg di sport durissimi tipo Rugby o Triathlon. Per quanto quest'ultimi spesso siano più e meglio allenati dei combattenti, non c'è proprio da far paragoni, son cose diverse. Anche il più duro e ammirevole mediano di mischia del mondo si allena con uno spirito differente da un qualsiasi pugile o jitsuka, perlomeno parlando di amatori, che il professionismo appiana tutto&tutti.
La differenza sta nell'intento che anima il serio praticante di entrambi gli 'schieramenti' e di quell' energia divina che gli giunge se vita la sua profonda adesione alla mentalità sportiva tout court e invece si rivolge alla Via di Marte. I giapponesi dicono che un vero lottatore non lo distingui dalla tecnica o dalla prestanza bensì dal kokoro, dal suo cuore. Una diversa e ben più profonda motivazione seleziona individui diversi che sulla strada ottengono una profondissima, radicale riorganizzazione in meglio della psiche e dello spirito prima che del corpo. A obiettivi diversi fini diversi e risultati diversi, è matematico.
Allenarsi per combattere non è un gioco come il Rugby, sport meraviglioso e altamente educativo nonché pregno di fair play. L'arte di Marte è UN'ALTRA COSA, attiene a diverse categorie dell'anima, e non è razzismo ma chiarezza. Non si 'gioca' alla lotta. Attivare certe capacità latenti dell'essere umano è lo scopo delle nostre discipline, la cui applicazione sportiva benché essenziale è strumentale a ciò, è un test, una prova pratica di abilità acquisite altrove e non il fine in sé.
In ogni uomo e financo ogni creatura vivente esiste una modalità di combattimento, essa è consustanziale alla vita stessa che è affermazione del più forte e abile a sopravvivere. Scavare nei meandri della distorsione creata dalla finta-civiltà moderna e scrostare dalle incrostazioni di secoli di martellante assoggettamento psichico, permette al serio e dedicato praticante di andare a vedere il bluff, di lavare i panni nell'Arno della verità e far almeno un po' luce su tutta quella immensa mole di cazzate che ciascuno di noi si auto-racconta nel delirio di false personalità affollate nella nostra testolina. L'arte funzionale o arte veramente marziale, quella dove si combatte e quindi si incontra se stessi sul quadrato, è niente popò di meno che un sofisticato strumento derivato da antiche civiltà per la gestione e miglioramento integrale della persona, e suo inserimento positivo all'interno del corpo sociale.
Il Jiu Jitsu - e anche le arti sorelle- salva le persone. Io ho visto centinaia di volte questo miracolo accadere sotto i miei occhi.
Questa incredibile ed essenziale scienza del miglioramento umano è ovviamente avversata in tutte le maniere dal Potere. Ogni occasione è buona per i cani da guardia dei massemedia pur d'insozzare e dileggiare certe attività, che sanno essere MOLTO invise al loro Padrone. Noi lottatori disillusi lo sappiamo benissimo e avanziamo tra le mille trappole che il Regime ci mette in mezzo pur di portare avanti la nostra visione del mondo e dell'attività sportiva. Per me e per altri insegnanti di Jiu Jitsu esso certo NON è uno sport ma un'arte a tutto tondo, l'ho ripetuto e chiarito. E' un arte nobile e virile, presso la quale il confronto è parte essenziale della sua natura di via luminosa all'ampliamento della coscienza (NB: l'opposto delle arti fossili che sono ahrimaniche e quindi oscurantiste).
E' bene essere chiari: fare un pochino di rolling ogni tanto non che renda er Myamoto Musashi de li poveri, e nemmeno l'aver collezionato cinturine colorate con maestri passabili. NON E' questo, no! La differenza sta lì dentro la cassa toracica, in quella pompa sanguigna che ti tiene vivo, e in quelle appendici ghiandolari strette nello scroto. Lo strumento è divino, ok, ma poi sta a te, ciccio, usarlo a fini evolutivi oppure solo per passare il tempo o gonfiare a dismisura il tuo ego orizzontale. Così come si potrebbe utilizzare l'Eneide come carta da camino, è possibile depauperare un'arte celestiale e benefica a fini terrestri o peggio subterranei, non è colpa della disciplina ma del suo pessimo praticante o magari peggio.
Ribadiamolo come da mio sito:
Il Brazilian Jiu-Jitsu va visto come un validissimo strumento di evoluzione personale.:
1) una disciplina divertente, tramite la quale socializzare in un ambiente sano e amichevole
2) un metodo di cultura del corpo, con il quale ottenere una perfetta forma fisica senza noia
3) uno sport agonistico accessibile a tutti, dove si gareggia a contatto pieno ma senza colpi in faccia
4) un metodo che insegna delle basi utili nella difesa personale
5) una base imprescindibile per le MMA
6) un'Arte a tutto tondo- intesa a sviluppare la persona umana in tutte le sue parti costitutive: cervello, carattere, fisico e Spirito
7) una Via per la ricerca di sé e per l'ampliamento della propria coscienza
Con tutto il rispetto per serie discipline sportive, questa è un'altra cosa rispetto alla pallanuoto o alla corsa campestre, proviene da un altro cielo e ha fini completamente diversi. Insegna una fortitudo animi che gli sport NON possono dare per il semplice fatto che ciò non interessa loro. L'arte marziale funzionale ci insegna il nostro limite, senza il quale è impossibile andare oltre.
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