domenica, ottobre 09, 2011




LA FORTUNA DI PRATICARE il BJJ



Riccardo"Riccardone"Casini è un atleta del Centurion; si allena presso la nostra sede di Pontassieve


Salve, mi presento: sono Riccardo Casini. Pratico il Jiu Jitsu Brasiliano da circa un anno e mezzo nelle fila del Team Centurion diretto da Mario Puccioni. Mi sono avvicinato a questa disciplina quasi per caso, in un momento molto difficile della mia vita. Grazie alla perseveranza e alla fiducia trasmessami da Mario e da Francesco Braccini, mio istruttore della zona Fiesole-Pontassieve, ho avuto a disposizione i mezzi necessari per la mia crescita personale, sia fisica sia, soprattutto, caratteriale. Andiamo nel dettaglio di questa storia, la mia storia.

Fino ad aprile 2009 ero un assiduo giocatore di pallacanestro che ebbe l’apparente grande opportunità (nella stagione sportiva 2008-2009) di partecipare a un campionato regionale impegnativo come membro di una squadra fiorentina che, ai quei tempi, andava per la maggiore. Nonostante l’impegno profuso negli allenamenti, non ho mai avuto l’occasione di mostrare le mie qualità agonistiche in campo. Non so perché si creò una situazione del genere, forse vi era un’ incompatibilità di visioni fra me e l’allenatore, forse non esisteva un’adeguata fiducia fra me e i compagni, nonostante un buon rapporto di amicizia che si era venuto a formare: fatto sta che alla fine fui messo fuori rosa per motivi disciplinari.

Esatto: fui messo fuori rosa perché non detti la mia disponibilità per tutti i match, in parte per motivi di studio e in parte per aver dovuto partecipare a un appuntamento importante della mia famiglia, evento di cui la direzione della squadra era stata messa a conoscenza già diverso tempo prima. Sia chiaro: feci queste scelte, giuste o sbagliate che siano, perché mi sentivo trascurato dalla squadra, raramente vedevo il campo e non pensavo assolutamente che il mio atteggiamento danneggiasse così l’ambiente della squadra. Fossi stato un giocatore importante mi sarei organizzato meglio, cercando di non creare mai situazioni di conflitto dove andavo. Ho la netta sensazione che la mia umiltà sia stata recepita, non so perché, dalla squadra come un atto di arroganza e mancanza di rispetto nei loro confronti.

Trascorsi quindi un periodo non felice, e ciò non fu dovuto all’esclusione dalla rosa ma al fatto che avevo disatteso, deludendole, le aspettative delle persone che mi sostenevano, in primis la mia famiglia. Non dico che la mia vita si trovasse in un vicolo cieco, consapevole com’ero del fatto che mi sarei levato delle personali soddisfazioni d’atro tipo proseguendo negli studi di Ingegneria Meccanica. E’ però vero che dentro di me sentivo di non essere in pace con me stesso, che avevo tutte le ragioni per difendere le mie idee e le mie scelte nonostante la situazione avversa che si era creata e i giudizi che avevo subito a seguito di questa esclusione.

Fortunatamente, un mese circa prima del fattaccio ebbi la possibilità di cominciare a frequentare il gruppo di Francesco. Seguendo il consiglio di mio padre che lo conosceva di persona, decisi di partecipare ai suoi corsi più che altro all’inizio con l’obiettivo di svolgere degli esercizi che mi servissero per migliorare la mia elasticità muscolare, visto che mi sentivo un po’ “legnoso”. Sono onesto: alle prime non capivo quanto potesse essere utile praticare il BJJ aldilà del contesto sportivo, anche se devo dire l’ambiente che frequentavo era sicuramente più rilassante e più socializzante di quello che percepivo negli spogliatoi della squadra di pallacanestro, il che sicuramente fece bene al mio animo che riacquistò quella serenità di cui avevo bisogno.

Dopo un’altra stagione sportiva avara di soddisfazioni (nel frattempo ero iscritto nell’ultimo campionato organizzato in Toscana), decisi di lasciare la Pallacanestro, concentrandomi unicamente sul BJJ. Mi resi conto che non avrei mai avuto la possibilità di dare il mio contributo in qualunque ruolo alla causa cestistica fiorentina. Optai tale scelta con schiettezza, pensando che, chiusa una porta, si potesse aprire un portone tramite il quale avrei vissuto nuove esperienze interessanti. Ebbi così l’occasione di conoscere bene l’Arte Suave partecipando con maggiore intensità agli allenamenti, frequentando i vari seminari in cui il Team Centurion era direttamente coinvolto e gareggiando con buoni risultati ad alcuni tornei disseminati in tutt’ Italia, e così cominciai ad apprendere quali implicazioni il BJJ poteva avere nella mia vita, interiore e sociale. 

Mi resi conto che tale disciplina mi poteva fornire di quei mezzi che mi servivano per affrontare con serenità le difficoltà che mi si paravano davanti nel corso della mia vita, e particolarmente darmi:

-       Disciplina
-       Autostima
-       Consapevolezza di sé
-       Salute fisica e psicologica
-       Spirito di sacrificio
-       Sportività
-       Rispetto nei confronti degli altri
-       ultimo della lista ma non per importanza, Amicizia

Tutte queste caratteristiche le riscontrai ogni qualvolta ero partecipe di un evento agonistico nel quale era richiesto di indossare il GI. In particolar modo rimasi particolarmente stupito, nei tornei, dell’atteggiamento sportivo che ciascun lottatore mostrava all’avversario e il pubblico nei loro confronti. Mai una discussione sul tatami a fine combattimento, mai che il pubblico esprimesse linguaggi volgari nei confronti dei lottatori o dell’arbitro; al massimo, qualche contenuto chiarimento fra l’arbitro e un lottatore e il suo team, e che veniva subito pacificamente risolto. Sui parquet del Basket invece capitava continuamente che un giocatore sfogasse le proprie frustrazioni insultando l’arbitro e gli avversari, dando origine a risse o a comportamenti che non si possono classificare confacenti all’etica sportiva. Anche il pubblico faceva la sua parte, insultando il direttore di gara ritenuto incompetente, i giocatori provocatori e quelli che sapevano giocare fin troppo bene per il loro orgoglio cieco. Grande la discrepanza anche negli allenamenti: nel BJJ gli istruttori svolgono il compito di costruire l’atleta cominciando dalla formazione dell’uomo e delle sue migliori qualità, riprendendolo quando serve ma con un atteggiamento al contempo deciso e pacato. Prima, tra i cestisti, appena compivo un errore, anche banale, si poteva sentire la voce dell’allenatore che rimbombava per tutta la palestra con un tono quasi animalesco, incontrollato. La differenza è abissale; Mario ci ripete sempre: “Il Jiu Jitsu NON è uno sport! Il Jiu Jitsu è un’arte, un'arte marziale che ha anche un aspetto agonistico.”

Queste esperienze fecero sì non solo che io uscissi definitivamente da quel periodo critico, che scoprissi anche una nuova parte di me, una che non avevo mai conosciuto e con la quale, penso, l’attuale società abbia di fatto proibito che io venissi a contatto, con ciò impendendomi di maturare in linea con la mia età e di vivere certe esperienze genuine come l’amicizia e l’amore. Ho l’impressione che i canoni di questa nostra società contemporanea impediscano ai giovani di crescere con un marcato senso di responsabilità delle loro azioni e relative conseguenze su di sé e sugli altri, e  pertanto li costringe a cercare di aggirarli con infantilità mediante soluzioni ad effetto placebo (per intendersi: alcool, droga, ma anche la malnutrizione, l’abuso di internet e tutte le devianze che il mercato offre e in cui la gioventù casca ingenuamente). Questa mancanza fa sì che un ragazzo si privi di certe esperienze formative e fondamentali, non avendo la possibilità di arricchirsi nello spirito e di apprezzare la vita con le sue croci e le sue delizie. Si tende a dare l’impressione di “proteggere“ i giovani dagli errori che subiscono a causa delle scelte sbagliate rendendoli invece sganciati dalla realtà, ma io ritengo che anche le sconfitte, così come le vittorie, siano parte integrante e necessaria della formazione caratteriale di un adulto autonomo, purché egli se ne assuma la responsabilità. Ho meditato queste riflessioni anche ripensando al mio passato, ad alcune situazioni che avrei potuto gestire meglio se solo io le avessi affrontate con maggiore senso di responsabilità, dote che non è insita nell’essere umano, ma che va insegnata con adeguati strumenti di crescita da parte di una società sana, basata sui quei principi che ho riscontrato unicamente nel BJJ, anche se ipotizzo che essi per logica possano essere riscontrabili in altre arti marziali realistiche. Qual è allora la differenza fra il BJJ e le altre arti da combattimento reale? Secondo me è nel fatto che esso può essere praticato da chiunque (ve lo dico dal pulpito della diretta testimonianza), anche da chi all’apparenza sembra di non possedere adeguati requisiti fisici per affrontare uno sport da combattimento.

Devo dire che all’inizio non mi sarei mai aspettato che il BJJ mi portasse a fare questo salto evolutivo sotto l’aspetto caratteriale. L’aver conosciuto un’arte marziale così formativa mi dà la possibilità di affrontare con ottimismo le gioie e i problemi che si presenteranno nel percorso della mia vita. Non so cosa mi riserverà il futuro, ma sono altresì certo che non ci sia vita migliore se non quella affrontata con la sicurezza in sé e con il cuore in pace per tutte le scelte che si opererà, anche se dovessero far storcere il naso a qualcuno.

Voglio concludere questo articolo citando una frase del compianto fondatore della Apple, Steve Jobs, che la pronunciò nel corso della cerimonia di consegna della laurea ad alcuni studenti dell’Università di Stanford, nel 2005.

“Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario”.

Marziali Saluti,
Riccardo Casini



3 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Ricca......,con questo articolo mi hai fatto capire che avevo ragione a dire....SEI GRANDE. Continua così.
Alessandro Cramini

Antonio ha detto...

Grande Ricca, è sempre un piacere lottare con te e giorno dopo giorno diventi sempre più forte.
Dai cazzoo!!!
Antonio

Francesco B ha detto...

Ciao Riccardo, sono Francesco! Mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo, complimenti e continua così: la passione porta molto lontano!