giovedì, novembre 17, 2011


PERCHE' GAREGGIARE?


Cari amici -e anche nemici- lettori, ho speso molte parole su questo blog per spiegare la caratteristica essenziale dell'agonismo nello sviluppo di un vero combattente e di una persona sana.

La competizione è l'equivalente del test in vivo di un modello industriale. Progettisti raffinati scandagliano le loro menti e buttano su carta quello che sembra quanto di meglio, ma se hanno avuto ragione lo si vede solo dopo, nella ve-ri-fi-ca.

Ho detto&ridetto che il Jiu Jitsu, in qualità di arte integrale per lo sviluppo della persona umana in tutte le sue componenti, ha obiettivi che vanno ben al di là del solitario agonismo, e che chi lo interpreta in maniera riduttivamente 'only-sport' non sta facendo un bel servizio a se stesso e ai suoi eventuali allievi. L'agonismo sta dentro il contenitore BJJ, e ne è una parte fondamentale però. Quindi chi volesse concepire un BJJ del tutto privo di una dimensione agonistica sarebbe un falsario e un disgraziato.

Competere è qualcosa che va oltre partecipare ai tornei e all'elitario sfocio nelle MMA, competere è la salute del cervello, è mettersi in gioco, è provare se stessi, è imparare i propri limiti. Senza con-fronto non c'è crescita, senza confronto c'è solo la setta marziale e il delirio della personalità, l'obbrobrio del martial cult deviato. Il confronto è quello che ci induce a riflettere, che ci mostra i nostri enormi limiti e l'unico strumento per migliorare, superandoli.

Laddove la competizione non è magari troppo enfatizzata ma il confronto è aperto, là c'è qualità, c'è una via evolutiva. Dove il maestro-guru invece convince i suoi adepti a chiudersi al mondo e forse a incensare lui, lì la deriva è inevitabile. Sono arti davvero marziali, cioè che danno risultati in combattimento, sia interiore che esteriore, solo&esclusivamente quelle in cui è previsto e praticato lo sparring con avversari non collaborativi ed esperti nonché la partecipazione a gare. 

Affrontare le nostre paure e i nostri autosabotaggi, le nostre pecche caratteriali, è il compito primario nello studio di un arte marziale. Il miglior metodo per mettere alla prova questa attitudine di auto-perfezionamento è partecipare ai tornei, in varie fogge regolamentari, senza perdere la bussola e scordare il motivo fondante di ciò.

Nel DNA del BJJ ci sono tre anime principali, dalle quali il singolo praticante poi deriverà la sua personale espressione, visto che è un'arte:

1) salute, forma fisica e socialità
2) difesa personale
3) agonismo (amatoriale e MMA)

Uno scarso ex-agonista quale il sottoscritto svolge una continua opera di martellamento sui suoi allievi al fine che si dimentichino quale impagabile opzione di crescita personale si perderebbero snobbando la parte agonistica della pratica, anche sotto il profilo umano.Un giorno questi campioncini in erba saranno capaci di rivoltarmi come un calzino e io sarò fiero di loro ma, citando il nubiano del film "Il Gladiatore": "Ma non ancora..non ancora.."


3 commenti:

Francesco La Manno ha detto...

Fantastico!

Mario Puccioni ha detto...

Grazie Frank Lamans

Anonimo ha detto...
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