domenica, gennaio 22, 2012



LA PREPARAZIONE FISICA SPECIALISTICA
PER GLI SPORT DA COMBATTIMENTO


Ne ho scritto spesso, ma vale la pena ribadire il concetto.

Il mondo di certe discipline in colonia italy si sa, è alluvionato di pezzenti e mistificatori, e va bene (si fa per dire). Se però c'è un aspetto che è addirittura sotto la scandalosa media è quello dell'addestramento atletico dei combattenti. Quando si parla di questo argomento sortono fuori come funghi i più incredibili e ridicoli luoghi comuni, programmazioni alla Rocky Balboa che insegue la gallina e ex allenatorucoli falliti di calcetto che pontificano perché, dicono, hanno il "certificato".

Purtroppo anche le più serie scuole di discipline da combattimento soffrono di un pauroso deficit di serietà e di formazione scientifica di base sull'argomento, ed imperano i vecchi maestri con la 3a elementare che, seppur esperti e seri, impongono le mezze maratone ai pugili o le diete con un caffè al giorno-tutocompreso per tagliare il peso.

Il mestiere del preparatore atletico è come dicevo una jungla assurda, e discernere chi ci capisce qualcosa non è semplice. In primis la meritocrazia assente a tutti i livelli -specie di vertice-  nel nostro disgraziato paese rende addirittura ostico veicolare il concetto che il valore di un professionista NON sta nei diplomi sfoggiati ma nei risultati effettivi, e in secundis che la proprietà transitiva non si applica alle diverse discipline sportive.

"Tizio è un ottimo preparatore di rugbisti o mezzofondisti, ERGO è capace di allenare strikers o grapplers".

ERRORE!

Le diverse discipline sportive presentano grattacapi molto diversi al coach, e il preparatore che rifiuti l'umiltà di andare a rimpolpare la sua cultura specialistica coi veri big del settore ha il fallimento dei suo programmi tecnici scritto nelle stelle. 

Le MMA poi sono uno sport dalle variabili situazionali quasi infinite, e incastrare una seria preparazione fisica nello schedule di un atleta già così tanto carico di lavori tecnici è davvero un bel problemino, problema sul quale si sono rotti il grugno fior di esperti nei paesi dove questa disciplina ha largo seguito e giro di quattrini.

Come valutare se il sig.X sia o meno il coach che andate cercando non è facile. La prima cosa su cui rizzare le orecchie è se al primo appuntamento ha o meno preteso una approfondita anamnesi e ha eseguito test valutativi delle capacità condizionali. Una vera programmazione è un abito su misura: come lo cuci se non conosci i dati del cliente?

Un altro parametro da giudicare: coach X conosce la Legge della Forza? Sa cioè che alla base di tutte le altre declinazioni della forza (:la capacità del sistema nervoso centrale di reclutare i muscoli per eseguire un certo lavoro) c'è quella submassimale, i pesoni insomma? Il fenomeno della circuito-mania ha fatto scordare ai più che essi sono uno strumento di lavoro ma senza forza/intensità acquisite prima, è come spendere i soldi presi a prestito: li paghi con l'interesse.

Io mi periterei di controllare, oltre al suo cv, che sia anche una persona che fa quello che prescrive ai clienti. Chi non crede in quel che predica è un bugiardo e dubito al massimo che sia la persona adatta nelle cui mani andarsi a mettere: ciccioni e scheletrici vanno cassati subito con la pernacchia di fantozziana memoria.

Inoltre mi accerterei che il fantasmagorico X si renda conto di quello che tutti i sarti e cuochi del mondo sanno benissimo: non c'è abito che dopo il taglio non vada riaggiustato un minimo, e non c'è piatto che non sia da riassaggiare. Dico che un vero coach, che vi abbia a cuore, DEVE essere un individuo con la testa sulle spalle, che sa di poter commettere errori e anche che la preparazione andrà tarata via via che i risultati vengono misurati, perché non siamo tutti uguali.

Un ultimo avviso. La natura di qualsiasi preparazione è oscillatoria, per funzionare deve essere organizzata e programmata a onde, e sopra tutti i parametri deve tener conto del RIPOSO. E' mentre riposiamo (supercompensiamo) che costruiamo il risultato, e l'errore in assoluto più frequente è allenarsi TROPPO, inficiando con l'ingordigia il risultato, quindi occhio. Un atleta che esegua estenuanti sedute di addestramento in striking o grappling NON può avere nulla in comune in sala pesi col bodibilder che si pompa 4-5 volte a settimana: l'overtraining è garantito!

Butto giù una ricettina di base, con l'hazard che come ho appena finito di dire, è solo un esempio generale:

ipotizzando un atleta agonista amatoriale non esordiente, che esegua dalle 3 alle 5 sedute a settimana di addestramento tecnico puro, bisognerà prevedere un addestramento incentrato sulla forza submassimale LONTANO dalle competizioni, e un successiva trasformazione in forza esplosiva e resistenza alla forza nell'imminenza del match (a seconda di che disciplina parliamo). Senza bombe 1 seduta intesa a settimana basta, di solito e con tutti i distinguo, che i ripetuti guanti/rolling condizionano la resistenza specifica più che abbastanza. Naturalmente è una semplice generalizzazione, le varianti sono moltissime, ma ribadisco che la maggior parte della gente non si rende conto di assommare un volume di lavoro esagerato.

Come al solito vi richiamo all'ordine: evitate il fa-da-te, coach youtube vi frega, rivolgetevi a uno specialista, ne va della vostra salute e del vostro successo sportivo.




6 commenti:

Anonimo ha detto...

Con il dovuto rispetto, dopo migliaia di caratteri contro le verità acquisite e fossilizzate stai adesso prendendo una sfumatura un po' troppo vicina alla verità che è qui e l'abbiamo solo noi.
Sopratutto quando ci sono sdc, tipo quelli olimpici, che hanno sviluppato metodologie di lavoro attraverso gli ultimi 30-40 anni r che si sono sempre districate attraverso i problemi di periodizzazione, peaking e via dicendo. Ad esempio parlare di forza e associarla ad una singola seduta settimanale è piuttosto "ottimistico" persino per un eventuale mantenimento dei parametri acquisiti.
O di parlare di overtraining quando ci sono protocolli di lavoro da 12-18 sessioni settimanali a volte seguite sin dalle superiori. L' allenamento è ovviamente in funzione dell' atleta e sono squisitamente individuali le capacità di recupero ma è anche vero che con l' innalzarsi dei livelli qualitativi tecnici poi deve seguire anche una selezione fisica, non potrò mai portare un mulo a gareggiare come Varenne.
Il mondo dei preparatori atletici è variegato e di non facile orientamento, ma se si prescindere da titioli e competenze, magari anche in altri campi, l' indivduo medio non ha le competenze per discriminare. Ovvio che sia meglio affidarsi a persone con una competenza diretta della disciplina, ma elasticità ed intelligenza dovrebbero essere i tratti distintivi di professionisti che possono allenare una stessa macchina per necessità diverse.

Mario Puccioni ha detto...

Non è affatto ottimistico, è vero il contrario, sempre che parliamo di atleti natural (come spiegato) non professionisti. Ciò che va di moda presso gli allenatori spesso non è giusto, un po' come tante cose nella vita.

Ho ben illustrato nell'articolo che le variabili sono tante, il senso non era di dare una ricetta unanime bensì aiutare nella scelta del professionista. Il quale si firma sempre e non ha paura di dire la sua, per inciso.

Lorenzo Ostano ha detto...

Io sono uno studentello squattrinato e la mia preparazione fisico/atletica è da atleta amatore fai a te che ci mette tanta passione e curiosità nel farsi una cultura scientifica multifonte sull'argomento. Un altro fattore importante è l'approccio iterativo-sperimentale. Ovvero provo su di me i vari metodi, tecniche, programmi e varianti rimanendendo sempre su programmi base che non comprendano esercizi che vanno appresi da esperti quali ad esempio i sollevamenti olimpici.
Ho tanti amici maestri ed allenatori di crossfit ed un maestro di Judo laureato in scienze motorie con alune certificazioni in personal training ed affini. Da loro pesco sempre nuovi concetti ed esperienze nelle chiacchiere quotidiane.

Il risultato è che mi controllo bene, i periodi di overtraining sono un ricordo del passato che bussa ogni tanto, e un lento miglioramento nella mia prestanza fisica c'è ed è costante senza troppi acciacchi.
Son sicuro che assumendo il coach di GSP sarei molto meglio di adesso dedicandovi lo stesso tempo però da un lato son più contento così perchè sono totalmente l'artefice del mio destino.

Ciao Mario ti apprezzo perchè sei sempre onesto quando parli di questi argomenti e non regali mai labili verità.

Anonimo ha detto...

Ciao Mario,come sempre un argomento interessante,anzi direi fondamentale.
E' ovvio che senza preparazione fisica specifica nessuna tecnica serva a un granchè.

Se posso esprimere la mia opinione, mi sembra Lorenzo che tu non abbia afferrato appieno il senso delle parole di Mario.

Lui ha semplicemente detto che a disciplina specifica corrisponde allenamento spcecifico e che ad atleta specifico corrisponde programma specifico e che quindi la scelta del preparatore è fondamentale. Sinceramente non può esserci commento più perfetto di questo.

Il fatto che tu Lorenzo dica che sperimenti qua e là prendendo da amici e conoscenti (anche qualificati nella loro) non ha alcuna correlazione col discorso di Mario,anzi dimostra proprio che in assenza di scopo le idee sono confuse.

La scelta del tipo di training e del programma è in funzione del tipo di risultato che si sta cercando,se non dici cosa fai e verso quale obbiettivo tendi come puoi valutare un allenamento?
Traduco, parli di Crossfit e Judo, ma tu cosa fai? Esperimenti per arrivare dove?
Scusa se te lo dico ma tutta sta roba che citi sembra proprio quel guazzabuglio senza ne capo ne coda che Mario giustamente condanna.

Grazie a entrambi per il bello scambio.

Marco,Pugile (mannaggia a loro e le mezze maratone....)

Mario Puccioni ha detto...

"(Mario)ha semplicemente detto che a disciplina specifica corrisponde allenamento spcecifico e che ad atleta specifico corrisponde programma specifico e che quindi la scelta del preparatore è fondamentale"-

Grazie Marco-pugile, hai colto il senso, che ribadirò: l'allenamento specifico dei combattenti è mal compreso e alla peggio affidato a preparatori di altre discipline, quando non proprio a dei veri imbroglioni. Come aiutare la gente a individuare il coach giusto è lo scopo di questo post, sin dal titolo, e NON fornire ricettine esaustive.

Lorenzo Ostano ha detto...

Ok Marco. Però voglio rimarcare come secondo me sia necessario farsi un'esperienza sul campo per essere autonomi dato che la propria specificità è totalmente nota solo a noi stessi.
Poi chiaramente cerco di fare allenamenti specifici al judo il cui sforzo, vuoi tutta la specificità, non è tanto diverso da quello di altri sport come lotta o crossfit.