sabato, maggio 19, 2012




A CHE SERVE LA CINTURA?

E giù tutti a rispondere tra il serio e il faceto con l'ormai celeberrima massima tratta dal nerdissimo Karate Kid: "A tenere su i pantaloni!".

Il che è corretto.

Nelle arti pseudomarziali fantascientifiche (tradizionaloido-fossili) è notorio che si è fatta una divinità della cintura/grado, eccedendo il livello dell'idolatria e sconfinando nella paranoia pura. Adulti che cianciano di strisce di cotone o lignaggi per anni, litigandosi pure su di essi, insomma cose orribili.

Come nasce sta cosa delle cinturette colorate, che fine ha? Possiede un senso ulteriore rispetto al semplice ingolosire i gonzi con avanzamenti gerarchici farlocchi? Come si pone il BJJ rispetto a questo tema?

Cominciamo dalle base. Un Gi(kimono) non è nient'altro che un abito, comune a tutte le culture del mondo: casacca, pantaloni, uniti da una cinta. E' una tuta, un abito da lavoro (allenamento).

L'idea della cintura nera per il sensei venne a Jigoro Kano, che la propose quale simbolo di maestria. Poi Kawaishi, anch'egli judoka, inventò quelle colorate in progressione per stimolare gli allievi, francesi ed europei all'inizio. Oggigiorno la dazione delle "cinture" è diventata un business e una vergogna per le arti marzialoidi.

I puristi sostengono che i veri combattenti, tipo pugili e lottatori olimpici, non sanno di cinture e che il valore nel combattimento e la professionalità nell'insegnare debbano venir valutati dal curriculum dell'interessato. Il BJJ però utilizza il sistema dei colori, ed è risaputo ovunque che in quest'arte marziale conseguire un grado è un lungo e doloroso processo.

In linea di principio hanno ragione coloro che sostengono l' inutilità delle cinture per determinare la qualità di un atleta. E' ovvio che una fascia di cotone in vita non dice nulla di una persona in sé. E' però anche vero che il sistema delle cinture permette di gestire la progressione di studio all'interno di movimenti molto ampi, di caratura mondiale, e che assicura un minimo di equità nel matchmaking agonistico. Le serie e le categorie degli SdC molto spesso sono farsesche, e si assiste per es. a Campionati Italiani di specialità in cui dei professionisti delle forze armate si baloccano con reali amatori, e ciò è ingiusto.

Ritengo che, bimbi a parte, delle cinte si potrebbe benissimo fare a meno e che l'attuale andazzo delle arti non realistiche di dare senza merito cinture nere a ogni sorta di mancamentato, con avanzamenti stile ministero le ha svalutate. Nel Jiu Jitsu una nera invece significa ancora molto, il conservatorismo estremo nella concessione dei gradi per adesso regge e dà un significato a quel tessuto pigmentato girogiro intorno alle anche. In fondo la cinta farlocca in un'arte dove si lotta sempre è quasi impossibile, scapperebbe fuori subito rendendo, ridicoli gli organizzatori della fallita truffa.

Pollice su per le cinture colorate nel BJJ, per adesso. Sempre ricordandosi il detto brasiliano che recita "La cintura ti copre solo qualche cm del tuo culo, il resto lo devi parare te".



3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mmmm non so, sono più attratto dal lato tradizionale/spirituale delle arti marziali; non chiameri il kimono un abito da lavoro.

Peppe ha detto...

In passato il Gi o Kimono era bianco in cotone e stessa cosa per la cintura.
Gli allievi di una qualsiasi arte marziale dovevano tener cura del gi, che doveva essere sempre bianco, mentre la cintura non veniva lavata per capire il grado di esperienza.
La cintura nera dovrebbe simboleggiare solo una cintura sporca sinonimo di molta esperienza "questo secondo una ricerca per una tesi che ho fatto alcuni anni fa".
So che studi scentifici dimostrano cose di qui e cose di la sul BJJ "PREMETTO CHE PROVO A PRATICARE BJJ e lo trovo molto efficace", ma voglio sfatare il mito che le arti tradizionali regalino cinture e che queste siano farlocche, come spesso dici nel tuo blog l' arte marziale non è solo combattimento, altrimenti sarebbe stato uno sport da combattimento.

Peppe ha detto...

In passato il Gi o Kimono era bianco in cotone e stessa cosa per la cintura.
Gli allievi di una qualsiasi arte marziale dovevano tener cura del gi, che doveva essere sempre bianco, mentre la cintura non veniva lavata per capire il grado di esperienza.
La cintura nera dovrebbe simboleggiare solo una cintura sporca sinonimo di molta esperienza "questo secondo una ricerca per una tesi che ho fatto alcuni anni fa".
So che studi scentifici dimostrano cose di qui e cose di la sul BJJ "PREMETTO CHE PROVO A PRATICARE BJJ e lo trovo molto efficace", ma voglio sfatare il mito che le arti tradizionali regalino cinture e che queste siano farlocche, come spesso dici nel tuo blog l' arte marziale non è solo combattimento, altrimenti sarebbe stato uno sport da combattimento.