mercoledì, febbraio 27, 2013


IMPARARE A COMBATTERE

L'istinto di sopravvivenza è la forza più potente dell'universo dopo la stupidità umana. Siamo creature che si auto-definiscono in base a un corpo e a tutte le reazioni che esso dirige verso la mente. In pratica: siamo tutti bussolotti di carne pensanti e questa è la realtà.

Ogni specie vivente ha innato il bisogno a sopravanzare le altre creature pur di non crepare. Nella razza umana, che forse da milioni di anni non ha veri seri avversari tra gli altri animali, il più forte istinto predatorio è intraspecifico, diretto verso i suoi simili. L'uomo vive in società ed è un opportunista, come lo sciacallo. 

Ho specificato ormai mille volte, lottare corpo a corpo NON è uno sport, è una funzione naturale tanto quanto la locomozione o la costruzione di manufatti. Con gli altri mammiferi condividiamo a livello di DNA questa funzione, necessaria al sano sviluppo fisico-psicologico dei cuccioli e alla corretta definizione della gerarchia tra gli adulti all'interno del branco. Inoltre va ribadito il concetto della definizione dell'essere umano quale "grappler naturale", date le sue caratteristiche anatomiche (in particolare la delicata ingegneria della mano).

In tutte le culture del pianeta di ogni tempo la lotta è stata sinonimo di forza, abilità, e anche il linguaggio lo rivela in pieno. Atletico deriva da athlon, cioè lotta, il luogo dove andare ad esercitarsi si chiama palestra da pale, ancora lotta, e l'opporsi fermamente a qualcosa lottare. In nessun idioma si dice "gioco contro le avversità", è ovvio no?

Ai tempi in cui attività 'sportiva' e libera espressione del genio umano erano una sola e unica cosa lottare era strumento indispensabile et obbligatorio dell'educazione dei fanciulli, e i miei lettori sanno benissimo quali e quante personalità tra i più brillanti ingegni dell'umana storia fossero tutti amanti di lotta nelle sue varie espressioni, nonché patrocinatori di mens sana in corpore sano.

Dunque, per essere sani psicologicamente e forti in maniera funzionale bisogna lottare. La naturale espressione dello scontro a mani nude è il corpo a corpo e qualunque rissa/duello senza(troppe)regole lo mostra chiaramente. La specie umana è predisposta a ciò. Una persona che venga aggredita lo sarà da qualcuno più robusto ed aggressivo, e finirà quasi certamente più spesso sotto; da questa considerazione deriva il filone del Jiu Jitsu, l'unica arte che abbia sviluppato al massimo il concetto di bottom game, combattere schiena a terra. La finalizzazione (leva o strangolamento) è ciò che consente a un uomo più minuto di terminare senza dubbi una confrontation sul piano fisico.

Ecco che il multi citato adagio del Jiu Jitsu "Proietta, domina a livello posizionale e finiscilo lì" rappresenta non soltanto una sofisticata strategia per il combattimento, ne è la più pura espressione in base alle leggi della natura: fisica, meccanica, biologia, anatomia etc.

La mia opinione è la stessa di dozzine di filosofi, generali e leader di tutte le epoche: una società sana è come un muro, è tanto valida quanto sono solidi i mattoni che la compongono. Per vivere in armonia il corpo sociale dev'essere compatto, e con le arti di combattimento reale -significativamente il BJJ e la Lotta olimpica per me- noi creiamo mattoni. Come diceva un sensei ormai defunto, una nazione dovrebbe rendere obbligatoria la pratica di certe discipline, tanto quanto si preoccupa di farlo con saper leggere e far di conto, perché senza di queste cose un uomo non può essere davvero se stesso, né libero né felice.

In coda a questo lungo argomentare ribadisco un altro leit motiv: visto e  dimostrato che combattere (mani nude) e grappling sono molto vicini come senso, quindi quale valore potrà mai avere in ottica generale (non sportiva e basta) un sistema o stile che non pratichi estensivamente il lottare corpo-a-corpo contro avversari non collaborativi ed esperti (sparring e competizione)? A mio modo di vedere ben poco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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Davide Biagiotti