sabato, ottobre 15, 2011



MEGLIO SOLI E BENE ACCOMPAGNATI


L'arte marziale che io pratico e insegno, il Jiu Jitsu stile brasiliano, insieme con alcuni altri stili di lotta corpo a corpo, è da ritenere un paradosso all'interno delle classificazioni degli sport: la nostra arte si presenta allo stesso tempo come sport agonistico e individuale assieme.

Picchiarsi è affare individuale, non c'è nessuno che si senta più isolato nell'universo di chi scende su quel quadrato (per non parlare della gabbia delle MMA). Il test agonistico nasce appositamente per far confrontare il combattente con le sue paure e dargli forza d'animo, e da questo punto di vista il match è quanto di più individualistico esista nella condizione umana.

Eppure il Jiu Jitsu e consimili sono sport di squadra a un livello sconosciuto anche ai più aggregativi dei giochi con la palla. Ogni jitsuka sa benissimo che le sue chances di vittoria sono legate al profondo e proficuo scambio che riesce a intessere coi propri compagni di team nei duri allenamenti. Prime donne, arrogantelli e bulli non durano nelle nostre squadre, vengono prima marginalizzati a suon di armlock pesanti e poi finiscono per migrare altrove al momento che la gente o non ci lotta più insieme o quando lo fa trasforma il rolling in una lotta all'ultimo sangue, improduttiva per creare sviluppo tecnico. Essere dei Totti gasati a 5000 atmosfere di elio nel Jiu Jitsu è semplicemente impossibile, impraticabile. Tutti lottano con tutti, tutti perdono davanti a tutti e tutti sentono con la pancia almeno quanto tutti siano uno.

Nel mitico Rugby l'individuo è disciolto nel collettivo, nell'orrido Calcio il collettivo è un palcoscenico per gli individui narcisisti. Nel Jiu Jitsu invece ogni lottatore, anche la cintura bianca alla 2a gara, sa alla perfezione che il suo valore e la sua determinazione sono direttamente proporzionali alla qualità di rapporto umano e tecnico che ha saputo intessere nelle interminabili ore sulla materassina. Da questo punto di vista rende perfettamente il senso della cosa lo slogan commerciale di un network internazionale di BJJ: "Organizzati come un team, combattiamo come una famiglia".

Mesi e anni a strusciarsi dolorosamente contro il compagno non possono passare invano, si crea una chimica che gli sport-solo-sport non sanno nemmeno immaginare. Ecco che l'arte suave assurge a metodo educativo, il quale utilizza lo strumento della competizione per affinare nell'allievo le qualità morali e psicologiche che l'arte ha codificate nel suo DNA originale. La competizione è sacra, la competizione è linfa, la competizione è aria pura che soffia sulle nebbie del mondo borghese, è vita, ma la gara NON è BJJ proprio per niente. Gareggiamo per vincere ma NON facciamo BJJ per gareggiare, la nostra è una scelta di vita a 360° o almeno dovrebbe esserla.

Questa realtà e questi insegnamenti, piantati a suon di strangolamenti nelle vene dei praticanti, fruttificano in maniera diversissima a seconda dell'attitudine della persona verso cose metafisiche e spirituali, non siamo tutti uguali. Resta il fatto che chi varca la soglia di una seria accademia di Jiu Jitsu va incontro a qualcosa di evolutivo della persona umana nella sua interezza, e questo panorama sconfinato ha al suo interno le doti dello sport insieme più individuale e più di squadra che possa esistere.








3 commenti:

cortobraccio ha detto...

Va bene.
Se ho ben capito il rugby è di tuo gusto,il calcio no.
Lancio un sasso,legato alle tue preferenze per aprire,in OT,un argomento che stranamente,visto che sei fiorentino,non hai mai sfiorato(a meno che io non mi sia perso qualche tuo intervento....):ed il calcio storico fiorentino?
Come lo valuti?
voglio dire:ti piace,è formativo,ha un suo perchè?.....insomma,a ruota libera:che ne pensi in toto?

Mario Puccioni ha detto...

Cortobraccio,

in passato invece ho scritto anche del Calcio Storico Fiorentino, specie in relazione a certi valori educativi e a chi ha interesse che questi scompaiano.

Il discorso sarebbe lungo ma ti posso sintetizzare così: il Calcio Storico è morto da quando se n'è impadronita con l'inganno e la frode la ns. amministrazione comunale. Quello che fu il vanto di Firenze è oggi una macchina per soldi al servizio della gang che ci tormenta e che ha azzoppato la Fiorente. Vi si vedono cimentare atleti di valore, certo, ma in summa le cose sono malandate per proterva volontà dei ladri politicanti.

Si potrebbe parlare per ore del ns Calcio, ma ora come ora è purtroppo un ricordare cose passate, non l'attualità.

Andrea ha detto...

Mario,
non centra nulla con il tuo post, ma volevo dirti che se ho inziato finalmente con l'Arte Suave è anche per "colpa" tua.

Grazie,
Andrea.