venerdì, marzo 16, 2012



Il coraggio fa male - Mai fidarsi di chi non ha mai preso un pugno in faccia
Di Scott Locklin (settembre 07, 2011)
traduzione di Giovanni"Fuck yeah"Fort

Ai conservatori piace parlare delle cause del Tramonto dell’Occidente: il femminismo, il lassismo morale, l’abuso di droghe, il declino del cristianesimo, i reality TV. Attribuire la colpa del decadimento della civiltà a delle scorfane lardose come Andrea Dworkin [famosa femminista militante americana obesa N.d.T.] è l’equivalente di un medico che emette una diagnosi di demenza senile sulla base delle rughe che solcano il volto di una persona anziana. Il fatto che la gente abbia ascoltato cretini e cretine come la Dworkin è solo un sintomo, non la causa, di una cultura che sta tramontando. La causa del declino della civiltà è semplice semplice: mancanza di contatto con la realtà oggettiva.
Il grande banchiere e giornalista (nonché fondatore dell’originaria National Review) Walter Bagehot, lo ha espresso molto bene quasi 150 anni fa: "La storia è costellata delle rovine di nazioni che hanno guadagnato un po’ di progressismo al costo di una grandissima porzione di dura virilità, e che hanno così preparato se stesse per andare incontro alla distruzione non appena i movimenti del mondo ne hanno creato l’opportunità."
Ogni grande civiltà raggiunge un livello di prosperità tale che è possibile vivere tutta la propria esistenza da pacifisti senza subirne per questo serie conseguenze. Molte civiltà sono arrivate allo stato di involuzione rappresentato ad esempio dai moderni costumi Berkleiani, dallo scambio di coppie al vegetarianismo. Idee di questo tipo non hanno origine in un’esistenza dura a contatto con le forze della natura e degli elementi: sono invece l’inevitabile conseguenza dell’essere degli inutili smidollati urbani che vivono separati da qualsiasi contatto significativo con la realtà. Gli individui “ipercivilizzati” cercheranno di dipingere la propria decadenza come un qualcosa di “altamente evoluto” e degno di emulazione, in quanto è fenomeno che può esistere esclusivamente nella serra calda e brulicante di vita dei centri urbani altamente civilizzati… proprio come le epidemie di influenza. L’evoluzione comporta selezione naturale brutale e spesso violenta, e quelle persone hanno la stessa esperienza delle brutali forze evoluzionistiche che ha il tipico barboncino urbano, tosato, infiocchettato, e vestito di ridicolo cappotto.
Attraverso tutta la storia dell’umanità, civiltà vigorose hanno avuto vari modi di gestire la sfortunata tendenza degli esseri umani a diventare degli idioti senza nerbo. I sudcoreani (che, e sarei pronto a metterci dei soldi, sono secondo me gli uomini più duri in Asia al giorno d’oggi) hanno come rito di passaggio un servizio militare dalla durezza veramente brutale. Mi dicono che i sovietici mandavano gli studenti a raccogliere le patate nei campi durante le feste nazionali. Gli antichi Greci usavano la competizione sportiva e i costanti conflitti bellici. Le classi lavoratrici anglo-americane, l’ultimo vasto gruppo virtuoso rimasto in quei paesi, usano il bullismo, gli sport violenti, le scazzottate, e la vita dura.
Penso che una certa visione del mondo derivi inevitabilmente dalle esperienze di violenza. È un qualcosa che … come dire … potremmo chiamare virilità. Non è assolutamente necessario essere il più duro del mondo per essere un uomo, ma bisogna essere disposti a gettarsi nella mischia quando le condizioni lo richiedono.
Un uomo che ha partecipato a una rissa o che ha praticato sport violenti ha esperito molto di più della vita rispetto a uno che manca di questi punti di riferimento. I pugni, la lotta, gli scontri armati di coltello, gli sport violenti, i duelli con le mazze da baseball, puntarsi contro delle pistole, venire schiacciati sul campo da rugby – gli uomini che hanno fatto queste esperienze sono diversi da quelli che ne mancano. Gli uomini che si sono allenati a combattere, o hanno provato direttamente situazioni del genere, sanno cosa significano coraggio e fortezza mentale, e lo sanno in prima persona. Gli uomini che sono stati messi alla prova fisicamente sanno che l’ineguaglianza è un fatto, come le leggi della fisica. Gli uomini che sanno come esercitare violenza hanno anche chiara coscienza del fatto che l’assunto di base del femminismo radicale – il fatto che donne e uomini siano uguali – è una menzogna. Sappiamo che le donne non sono come gli uomini: non lo sono fisicamente, mentalmente, né in termini di carattere morale.
Gli uomini che hanno combattuto sanno quanto sia difficile opporsi alla folla, e sanno che la civiltà è cosa fragile quanto importante. Un uomo che ha vissuto la violenza sa che, alla radice, la civiltà è un accordo reciproco tra gli uomini a comportarsi bene. Questo accordo può essere infranto in ogni momento: fa parte dell’essere uomo essere pronti quando quel momento arriva. Gli uomini che sono stati in scontri fisici conoscono una cosa di cui al giorno d’oggi si parla raramente senza sciocche risatine: l’onore.
Gli uomini che hanno fatto esperienza di scontri fisici sanno che, a un certo livello, le parole sono solo parole: a un certo punto le parole devono essere supportate con le azioni.
Soprattutto, chi ha vissuto scontri violenti sa che non c’è assolutamente nulla di buono o di nobile nell’essere una vittima. Questo è un concetto che il moderno “movimento conservatore”, guidato per lo più da fighette smidollate, ha perso, probabilmente in modo irrevocabile. Sono sempre lì a cercare di toccare le corde del nostro cuore, da “Salviamo tutti i bambini”, alle tragiche condizioni del conflitto israeliano-palestinese, ai sensi di colpa coloniali e Martin Luther King, fino al frignare perché i media non fanno giustizia ai loro appelli accorati ed emotivi per giustificare il desiderio di sganciare bombe in testa ai mussulmani. I Repubblicani stanno addirittura considerando seriamente un vero e proprio candidato-vittima: Michelle Bachman. Per quanto se ne capisce, è una sorta di Barack Obama degli stati centrali degli USA, con in più un paio di tette e una visione del mondo leggermente più delirante.
Gli uomini moderni “civilizzati” non fanno a pugni. Non praticano sport violenti. Giocano ai videogame, e al più guardano lo sport in televisione. Gli uomini moderni sono dei deboli, fisicamente ed emotivamente. L’uomo ideale non è più John Wayne, James Bond o Jimmy Stewart: è uno sfigato piagnucolante che va dallo psicologo o dall’analista, una sorta di lesbica accondiscendente dotata di cazzo, che chiama la polizia (che in teoria odia) quando ci sono dei problemi. L’uomo moderno ideale è quello sfigato inglese senza spina dorsale che è arrivato a dare persino i propri pantaloni al vandalo che lo minacciava durante le recenti sommosse nel sud di Londra.
Come siamo arrivati a questo punto? Estrogeni nel cibo? L’influenza corrosiva del marxismo culturale? Le unità familiari troppo ridotte? Alcuni degli uomini più dotati di palle che conosco sono cresciuti con una serie di fratelli con cui fare a botte.
Quando gli uomini validi e disposti a combattere sono tutti estinti, cessa di esistere la civiltà. Non saranno virago dal mento sottile e dalla mascella piccola a salvarvi dalle orde barbariche. Nessuno sfigato effeminato con la laurea presa ad Harvard si farà avanti per difendere in prima persona la decenza, gli usi comuni del vivere civile: si tratta solo di astrazioni e costrutti sociali, non lo sapete? Il movimento dei conservatori non vi salverà: sono solo carrieristi col cuore da coniglio, terrorizzati anche solo all’idea di offendere una minoranza.
Teddy Roosevelt, il mio Presidente ideale, teneva un leone e un orso come animali da compagnia nella Casa Bianca, e praticava quotidianamente il jiu-jitsu e la boxe. Perse addirittura la vista da un occhio durante un incontro amichevole di pugilato, mentre era presidente. I nostri ultimi tre gloriosi leader sono uomini che hanno cagnetti piccoli e pelosi come animali domestici, e per tenersi in forma fanno jogging. Di fronte a decisioni difficili, non fanno ciò che è giusto e non dicono la verità – fanno ciò che è più facile o politicamente comodo. A differenza dei nostri ultimi tre presidenti, Teddy Roosevelt non ha mai mandato uomini a morire in guerre inutili, sebbene lui rischiasse ben volentieri in prima persona il collo facendo la lotta a mani nude con gli orsi.
Non sono un duro da paura: sono un intellettuale dal fisico esile che porta sempre la giacca e pensa tutto il giorno alla matematica. Non mi alleno più per combattere, e le mie esperienze di violenza sono abbastanza limitate. Nondimeno, giudico le persone sulla base di questo tipo di cose. Quando incontro un uomo per la prima volta, non mi frega niente che tipo di diplomi o premi ha appesi ai muri. Non mi frega se è un liberale o un conservatore. Voglio sapere se è il tipo di persona su cui potrei contare in una rissa. In ultima analisi, quella è l’unica cosa che veramente conta.

13 commenti:

Lorenzo Ostano ha detto...

Amen

cortobraccio ha detto...

che scritto bizzarro.
Strana mescolanza di analisi in parte corrette sul declino delle civiltà,ideologie politiche(suppongo di destra,ma sembra un po avercela con tutti,tranne con chi fa a pugni),e una grezza analisi antropologica e parziale.

Spero che il signore in questione,autodefinitosi "intellettuale e matematico"davvero si sia esercitato in passato,con serietà nel "combattimento"come afferma,e non sia uno dei tanti signori"viva la lotta,ora andate e combattete mentre vigilo su voi dalle retrovie!".

Sul valore formativo dello scontro(ritualizzato o meno)posso concordare,come su una certa forma di decadenza della nostra civiltà,ma bastasse lottare per risolvere i problemi di una nazione....basta addentrarsi nelle storie personali di pugili e lottatori per trovarvi,accanto a brava gente e persone di valore,anche uomini con personalità fragili,che vanno avanti finche li sostiene "fame" e talento fisico naturale,per poi scomparire nel nulla più totale dopo aver brillato per qualche stagione.

Mi spiace,altrove ho fatto presente quanto io apprezzi la "verità"che stà dietro un incontro di lotta(ma potrei dire di pugilato,o di altre discipline a contatto),ma questa analisi parziale e parzializzante,mi lascia solo perplesso.

Nicola Mercuri ha detto...

Post meraviglioso!!! Complimenti.

Andrea ha detto...

Mah, scritto abbastanza contraddittorio, si vede che è scritto da un ammerrigano.
Poi presumo che si riferisse alla Corea del Nord, non del Sud...
Interessante che Roosvelt praticasse jiu jitsu e boxe :)

Anonimo ha detto...

Lo trovo molto contraddittorio rispetto, soprattutto, agli articoli passati.
Come puoi sostenere che il mondo del "combattimento" sia pieno di cialtroni e allo stesso tempo elevare la categoria in maniera cosi generica?
Come puoi dire che chi non ha mai combattutto non sarebbe disposto a farlo nel momento del bisogno?
Inoltre non minimizzerei ideologie pacifiste che mi sembrano, da profano, molto vicine alle logiche che fondano le arti marziali.

Con questo saggio hai elevato il combattente, rispetto al resto del mondo. Basterebbe mio nonno, contadino per 60 anni, a riportarti alla realtà dei fatti: ciò che fai è un gioco, niente di piu niente di meno rispetto alla playstation, al calcio o a qualsiasi altra passione.
Il fatto che tu (in quanto combattente) ti sia allenato in questo gioco non esclude, ne ci garantisce che tu sia dotato di coraggio. Esattamente come chi, a questo gioco non si è allenato.


il modesto parere di un assiduo lettore.
Andrea

Mario Puccioni ha detto...

Andrea,

non hai capito nulla. L'articolo è di un giornalista americano, c'è scritto, mica mio. Inoltre non sostiene assolutamente quello che credi di aver capito tu, ma per nulla. Rileggitelo.

Andrea ha detto...

Sono l'altro Andrea, quello del primo messaggio.

Mario, io penso che con questo scritto ci stai canzonando :)
E' troppo evidente l'incultura di stampo USA che traspare da queste righe; anche se non avesse detto "il mio presidente", riferito al buon Roosvelt, avrei capito che lo scrittore in questione era di quella provenienza li.
Inoltre non capisco bene l'esempio della situazione israelo-Palestinese nel contesto, o meglio in quanto amerikano, la capisco ...

Anonimo ha detto...

Non avevo letto fosse stato scritto da un giornalista.
Seppure continui a pensare che quello dello scontro fisico sia uno dei tanti fattori che determinano il valore di una persona e non l'unico devo ammettere che il fatto di pensarlo scritto da te mi ha fatto completamente travisare il senso del discorso.
Touchè.
Andrea

Anonimo ha detto...

scusate per gli accenti mancanti,non mi vanno i tasti

...mmm....
vediamo un po'...
Se ho capito bene l'autore cerca di passare il messaggio che avere esperienze di combattimento,sport da contatto o comunque misurarsi fisicamente durante la propria vita sia fondamentale per acquisire un autocoscienza sulle proprie capacita ed un senso dell'onore che la societa moderna "ipercivilizzata" tende a non sottolineare come valore importante.

Fin qui posso anche essere d'accordo,nel senso che misurarsi in combattimento anche solo per sport ci fa rendere conto dei nostri limiti e ci fa essere piu onesti con noi stessi...o meglio dovrebbe.

Dico dovrebbe perche primo, non e detto che si debba per forza praticare sport o attivita combattive per essere uomini d'onore,secondo non tutte le persone che li praticano lo sono.

Sono d'accordo che queste attivita possano aiutare (sono un pugile dilettante e riconosco di dovere molto a questa disciplina) ma, devo in onesta dire che conosco moltissime persone che puu non avendo mai alzato il culo dalla sedia ne mai litigato con un gatto sono persone d'onore.

Ritengo che il problema della societa NON derivi dalla mancanze di esperienze violente o di sport da contatto,ma sono d'accordo con il suggerimento che secondo me l'autore ha cercato in maniera molto confusa di dare,ossia che al giorno d'oggi questo tipo di discipline potrebbero essere uno strumento molto efficace per recuperare quei valori e sani principi che si sono persi nel tempo.
Credo che Mario abbia citato questo articolo proprio per sottolineare questo punto e non per dire che chi combatte e' degno e chi non lo fa non lo e',o mi sbaglio Mario?

Rispettosamente Vostro
Marco (Pugile)

Anonimo ha detto...

Articolo interessante, senza dubbio fa riflettere. Dall'altro lato, però, a mio avviso a tratti fa leva su istinti un po' bassi. Un solo appunto: include il vegetarianesimo tra le cose da checche. Faccio notare che uno dei requisiti per essere ammessi alla Scuola pitagorica era la dieta vegana. Qui secondo me conta la motivazione: se lo fai per moda, perché l'hai visto in tv, allora rientra nell'attitudine interiormente "passiva" che caratterizza questa nostra civiltà, mentre se è frutto di una scelta con la S maiuscola (facilitare la purificazione, l'elevazione, la conoscenza di sé), è il risultato di un'attitudine "solare", "attiva" che poco o nulla ha a che spartire con le categorie bersaglio di questo articolo. Inoltre, basta osservare come fior fior di atleti delle discipline più varie (anche sport da combattimento) seguano una dieta addirittura vegana. Grazie per il post, mi ha fatto riflettere.

Alvise

Mario Puccioni ha detto...

Alvise,

le scelte di una casta sacerdotale come quella Pitagorica nulla hanno a che vedere con le esigenze di un dominatore (guerriero).Pitagora per il famose Milone inventò una dieta carnea, si badi bene.

Non vi è nulla di 'solare' in sé nel vegetarianesimo, nemmeno in quello di spirito nobile ormai estitno da te giustamente contrapposto al frocesco e borghese stile alla moda oggi propagandato dai media. E' una scelta pratica per l'asceta e basta, niente di più.

Anonimo ha detto...

Salve. Sono un Vostro lettore assiduo , assiduo perchè ho sempre apprezzato la validità e l' intelligenza degli articoli da voi presentati...ma senza alcuna offesa, devo dire che presentare come esempio questo articolo non fa onore a tutto il lavoro che avete precedentemente speso. Questo ..."giornalista" parte da un assunto che io condivido: la violenza e la sopraffazione fanno parte del mondo ; negarla e farsi passare da vittime non ha nulla di nobile...su questo condivido in pieno...quello che non condivido è come porta avanti la sua tesi sparando a zero in modo a dir poco delirante su libertà delle donne , gente che ha bisogno di cure psichiche e psicologiche ( che è scientificamente provato servano), gente che per convinzione morale decide di diventare vegetariana, esaltando cose disgustose come il bullismo e mostrando il guerriero come il vero uomo e il mediocre uomo moderno come una checca rammollita , dimenticandosi intanto che tra samurai e spartani, gente votata alla guerra sin da quando erano nati , l' omosessualità era una pratica assai diffusa, quindi non c'era la perfezione nemmeno lì . IO qui sono l' ospite e il blog è Vostro e giustamente a casa sua uno scrive quello che gli pare...ma da ospite ripeto: non è un articolo che vi fa onore, soprattutto paragonato a quelli intelligenti e degni di stima che avete presente in tutto il Vostro archivio. La mia se vorrete accettarla è una critica costruttiva...e per la cronaca pur non essendo un campione dell' ufc ho preso i miei cazzotti in bocca in vita e ne ho restituiti...il "giornalista" in questione vorrei vedere

Ezio

Mario Puccioni ha detto...

Caro Ezio,

grazie del tuo contributo. L'articolo non ti è piaciuto, ok, ma ti informo che invece ha avuto un grande successo tra appassionati ed esperti. Mandaci qualcosa di tuo, sarebbe interessante una tua 'risposta' degna.

Saluti marziali,
MP