mercoledì, dicembre 30, 2009



"Arti Marziali, tradizioni e modernità"

del Aldo Chiari
(Arjan di Muay Thai tradizionale e fighter)


"La storia delle arti marziali e' antica quanto quella dell'uomo. Come tutte le cose , nell'arco dei millenni anche le arti da guerra hanno avuto delle trasformazioni. Le arti marziali, dette tali perche' relative a Marte (Dio della Guerra), servivano ai guerrieri per difendere la liberta' delle proprie popolazioni. In tutto il mondo, le varie popolazioni o tribu' hanno sviluppato tecniche rispondenti ad esigenze somatiche e geografiche.Una sola cosa le accomunava tutte: l'Efficacia.


Il guerriero che tramandava l'arte era infatti il sopravvisuto, colui che non era efficace giaceva sul terreno, privo di vita. Egli studiava l'arma bianca abbinata all'utilizzo del proprio corpo come arma. Nel Krabi Krabong (Arte armata thailandese) che significa armi lunghe e corte, per esempio, lo studio del corpo viene inserito nell'ambito delle armi corte. Infatti, nell'eventualita' avesse perso la propria arma, egli stesso sarebbe dovuto essere l'arma. Nell'arco dei secoli la tecnologia ha concepito armi da fuoco che lentamente, ma inesorabilmente, hanno sostituito le armi bianche (corpo compreso). In ogni parte del mondo oggi le guerre vengono combattute con armi radicalmente diverse da quelle degli antichi guerrieri. Le arti quindi hanno subito radicali cambiamenti. Esse si sono pero' diversificate relativamente alle culture a cui appartenevano.


Ad esempio, in Italia, a Napoli, la tradizione dell'arte del coltello, di derivazione probabilmente Ispano -Ellenica, fu abbinata dai "Guappi" all'utilizzo della giacca nei combattimenti all'ultimo sangue fino ai primi del '900. In Oriente sotto l'influenza Buddista molte arti marziali si sono trasformate in "Via Spirituale", enfatizzando maggiormente rispetto all'Occidente Cristiano la visione introspettiva. Ecco spiegate la nascita del Karate -Do (via) del M° Funakoshi o l'Aiki-Do del M° Ueshiba. Esse infatti sono una via per vincere la battaglia piu' dura, quella contro noi stessi. Oggigiorno le "arti marziali" quindi, come appena detto, hanno una valenza sicuramente diversa rispetto ai secoli passati. Una frase del M° Kano (fondatore del Ju-Do) credo focalizzi perfettamente i nuovi mutamenti:"…e sono arrivato a pensare che perfezionando il jiu-jutsu si potrebbe arrivare ad un metodo educativo superiore anche al Bu-Jutsu…..cosi' il ju-jutsu potrebbe diventare una disciplina ottima per l'educazione mentale, morale e fisica." Un grande cambiamento non corrisponde necessariamente ad un impoverimento, bensi , in questo caso, un'ampliamento del loro utilizzo.


Nella nostra societa' esiste chi si occupa della sicurezza della popolazione: Esercito o forze di polizia in generale. Coloro che si occupano di questo, devono essere specializzati anche nelle tecniche all'arma bianca o nel corpo a corpo (non si puo' certo sparare a tutti). In questo campo l'arte marziale rimane quantomeno fedele alla sua primaria funzione che e' la protezione della popolazione. Ma esiste un'altra grande parte della popolazione che dell'arte marziale ama il lavoro di forgiatura del corpo e della mente e la utilizza per migliorare il proprio equilibrio psicofisico. Un chiaro esempio dell' utilita' sociale delle discipline marziali e' sicuramente riscontrabile in cio' che, per esempio, il maestro thailandese Yodtong Senanan fa quotidianamente, utilizzando la Muay Thai come mezzo per allontanare i giovani dalla droga; o nel "Progetto" dell'istruttore brasiliano di Pugilato Claudio Coelho (Allenatore di Boxe di grandi campioni di Vale Tudo), che da 14 anni toglie i bambini dalle mani della malavita.


Oggi purtroppo esistono molte "guerre" giornaliere che l'uomo deve combattere. Credo che la pratica delle discipline "marziali" insegni in maniera pragmatica che bisogna faticare, sacrificarsi e lottare sempre senza arrendersi mai, in una societa' ricca di paradossi ed ingiustizie, e che se vogliamo essere utili alla nostra societa' (come un tempo facevano i guerrieri) dobbiamo fortificare il corpo, la mente e l'anima. Come dice il M° Paolo Bolaffio :"..dobbiamo essere forti per essere utili". Resta pero' un problema di ordine pratico da risolvere, quello dell' "efficacia". Un tempo colui che sopravviveva, per il fatto stesso di esserci, garantiva l'efficacia di cio' che insegnava. Ma oggi come e' possibile verificare la veridicita' di cio' che un insegnante afferma?


E' proprio questa esigenza che ha fatto nascere il bisogno di un "confronto di prova". Espressione di questa esigenza sono il Lei Tai in Cina o i combattimenti di fioretto in Francia o di Pugilato in Inghilterra o incontri di Kali nelle Filippine o di Vale Tudo in Brasile o di Muay Thai in Thailandia. E' qui che nasce la vera "nuova" espressione delle arti marziali: lo sport da contatto.


Infatti, solo durante un incontro di Muay Thai o Boxe Birmana o Vale Tudo o simili e' possibile verificare la funzionalita' e la veridicita' di cio' che si pratica. Di pari passo pero' e' necessario non tralasciare anche gli aspetti filosofici e culturali che rendono cosi' preziose le arti marziali.


Concludo, quindi, dicendo che l'unica vera prova dell'efficacia dell'arte marziale oggi e' quella del ring. Il ring, infatti, ci da la prova piu' realistica possibile di cosa funziona realmente e di cosa e' mediamente inapplicabile e fantasioso."

1 commento:

Igor Salomone ha detto...

Sto conducendo un'indagine sul web sul concetto di "efficacia" nelle arti marziali. E ho incontrato il suo blog. Trovo il post molto interessante anche sul profilo antropologico. Ma mi resta aperta una domanda.

Se, come lei afferma: Oggi esistono molte "guerre" giornaliere che l'uomo deve combattere, al di là dell'allenamento alla fatica e al sacrificio, che del resto anche fare alpinismo o danza classica insegnano, in che cosa il ring mostrerebbe l'efficacia della propria Arte nell'affrontare quelle "guerre quotidiane"?