mercoledì, dicembre 02, 2009


CI VUOLE FEDE

Uno spirito indomito e ribelle come il mio è insuscettibile di essere tanto facilmente addomesticato, e quindi mi riesce difficile sia appartenere a organizzazioni di qualsivoglia genere, sia prendere per buone le parole altrui, foss'anche quella del più famoso maestro o illuminato asceta.
Questa irriverenza verso il potere costituito e verso l'autorità in generale ha sempre fatto sì che considerassi male i diversi "libri sacri" delle diverse sétte, così pieni 'saggezza' pro domo sua.
Ciò nonostante, in codesti libri saggezza ce ne è, confusa tra istigazione al robotismo e alla supina ubbidienza ok, ma ve n'è.
Una frase che trovo esemplare (:da prendere a esempio cioè) è quella dell'Evangelo, che "senza la fede non si ottiene nulla". Il precetto è stato tristemente violentato e abusato dalla Grande Chiesa al fine di ottenere indiscriminata obbedienza dai suoi fedeli asserviti, ma in origine era sacrosanto.
Andiamo a vedere cosa vuol dire DAVVERO fede. Nell'italiota moderno si traduce la parola latina Fides nel senso di creduloneria, di presa di posizione su un determinato argomento solo in base alla ciance di qualcuno. I nostri padri romani però non credevano MAI a priori a nessuno, e basavano la loro esistenza, la più alta mai prodotta dal genere umano, sul concetto di ONORE. La Fides infatti significa FEDELTA', fedeltà alla parola data, e per i Romani era la base della vita.
Un popolo grande creò la civiltà sulla Terra perché aveva basato le sue istituzioni, leggi e usi sulla fedeltà alla parola data, essi erano veridici e la cosa più squalificante che si potesse di dire di qualcuno era che fosse un Traditore.
Senza fede, quindi senza fedeltà non si può ottenere niente. La fede-ltà smuove le montagne, dice l'evangelo. Si ma..essere fedeli a chi? A se stessi! Senza una vera fedeltà alla nostra natura profonda (Dharma in sanscrito) restiamo dei brutti burattini, degli ometti di plastica, dei vigliacchetti in braghe di tela, dei finti. E siccome la nostra natura di esseri umani è quella della ricerca del miglioramento costante, tutte le volte - e sono la stragrande maggioranza- in cui i biepdi umanoidi si gettano a capofitto in vitacce inutili & piene di menzogna e volgarità, un qualcosa stona e tutto suono così triste, sfasato. Infatti il mondo moderno, permeato fin nella fibra più minuta dello Spirito della Menzogna ci stordisce con le sue luci colorate e i suoi ninnoli, ma non riesce a non lasciarci tutti stanchi e col senso di fallimento addosso.
Alla base della ricerca marziale, oltre le prime intepretazioni utilitaristiche, c'è un profondo bisogno di VERITA'. Verità su noi stessi, sulle nostre potenzialità e sui nostri difetti, verità sulla nostre paure profonde e sulle nostre aspirazioni ideali. Se questa scintilla viene però annegata nella menzogna anche lo strumento marziale diventa dannoso e invertito. E' indispensabile quindi mantenere la barra del timone verso il Polo della Verità, continuare a ripetere a se stessi che un uomo vero è solo e soltanto quello che impedisce alla propria parte negativa di prenderlo per il culo e di annebbiargli la coscienza con le solite cavolate.
Se la disciplina viene correttamente compresa nella sua essenza, risulta essere un profondo strumento di palingensi (:trasformazione positiva) tramite il quale riflettere su di noi, sorta di martello pneumatico con cui aggredire le incrostazioni del subcosciente, iniziando per esempio da pigrizia e accidia. Le potenzialità sono, lo ripeto ancora una volta, molto grandi, ma senza nessuna possibilità di venire a esistenza se siamo noi a mentire a noi stessi, a mancare di fede.

2 commenti:

Francesco Fonte ha detto...

grazie

Agon ha detto...

Molto molto bello. Veritas.