venerdì, giugno 01, 2012


JIU JITSU COME MEDITAZIONE

Uno degli aspetti che puntualizzo in maniera ossessiva, su questo blog e a lezione, è l'importanza di conoscere a fondo le potenzialità della nostra arte suave, che sono immense.

Un'arte come il Jiu Jitsu è uno strumento di trasformazione integrale, di cui parte (piccola o grande che sia) è lo sport o agonismo. Per migliorare quali esseri umani è indispensabile strutturare un'ecologia della mente.

Non entrerò in intricatissime e indigeribili sottigliezze su cosa la mente sia, sappiate solo che la vostra mente NON siete voi, è uno strumento del quale vi servite. Potete paragonarlo al sistema operativo del vostro computer, un mezzo indispensabile attraverso cui utilizzare la macchina e farci girare i software specializzati; voi però siete l'utilizzatore della macchina, non certo la ferraglia e tantomeno il browser.

Questo sistema operativo ha bisogno di manutenzione periodica e di aggiornamenti, pena il malfunzionamento. Dare ogni tanto tregua allo strumento e fare pulizia di virus e junk, è tra i compiti di ogni arte, ossia forma culturale evolutiva della persona umana da tutti i punti di vista: fisico, animico (psichico) e spirituale.

Il termine meditazione rimanda a tutta una serie di esercitazioni basate sull'asservire la mente alla coscienza, la più famosa è quella seduta in isolamento. Ne esistono però miriadi, diverse per importanza, sviluppo e per fini. Nelle arti marziali orientali è molto diffusa la pratica di tipologie meditative derivanti dal Chan (Zen in giapponese), termine che è però in realtà la traduzione del sanscrito Dhyana. Una scuola occidentale di metafisica e addestramento della mente, giunta in oriente dopo migliaia di anni di sviluppo qui da noi, dove il sole tramonta.

Ripeto: le scuole sono tante, è un argomento che per esaurirlo non basterebbero numerose vite. Quello che mi preme sottolineare è che anche lottare è una forma di meditazione. Seppur non somigliante a quello che i profani credono che la meditazione sia -ma abbiamo visto che non sanno nulla- il puro immergersi in un contesto di sparring e volgere tutto il nostro spirito là, ci permette di staccare la spina e silenziare la mente. Quando si lotta le subroutine inceppate sulle cacchiate quotidiane vengono messe in stand-by ed emerge uno stato alterato di coscienza.

Un vento di pulizia e frescura ci percorre durante il rolling rilassato (mentre durante la gara diversamente si è in preda di venti bollenti e forze ignee) e una parte di noi troppo spesso sopita si ridesta e 'ci guida'. Tutti i lottatori hanno dozzine di episodi da raccontare sulle 'strane sensazioni' provate durante la lotta, sui flash e sulle misteriose intuizioni, sui buchi di memoria e su una buffa impressione di essere/sentirsi diversi. quel che è certo per tutti è che durante questa attività, così vicina alla umana primordialità, è impossibile continuare a pensare ai problemi ordinari, ed è soprattutto per questo che a fine allenamento ci si sente così bene e riposati anche si è distrutti dalla fatica.

Voglio precisare che questa pratica è tutto il contrario, come sensazione e come effetti sulla nostra coscienza, dei comuni 'divertimenti', specie quelli dove ci si abbrutisce e la povera coscienza muore: droghe, alcool, partite di calcio, tv etc. Durante uno sparring tranquillo di Jiu Jitsu, ci si immerge in qualcosa che richiede la massima concentrazione e si lascia far capolino un "noi" più saggio e meno artificiale, l'opposto della robaccia sopra nominata.

Come sempre vi ricordo che per trarre vantaggio da un qualcosa è imperativo innanzitutto sapere che esiste, e in secondo luogo lavorare per imparare a sfruttarla. Buona meditazione a contatto pieno per tutti.





2 commenti:

Anonimo ha detto...

i needed that, another fantastic read. thx, you have made my day:)

Lorenzo Ostano ha detto...

Bell'articolo bravo.