UN MONDO JIU-JITSATO
Per farvi comprendere il valore e la diffusione dell'arte suave in tutto il globo, ho scelto il combattente jap, Shinya"Tobikan Judan"Aoki.
Facciamo un salto indietro.
I giappi, si sa, non amano perdere, in specie là dove si considerano gli inventori del giochino, e le arti marziali volenti o nolenti fanno parte della loro cultura. Mettiamoci pure che il nome Jiu-Jitsu è nippo purissimo, e abbiamo presto chiaro il motivo del loro eterno rosicare davanti alle cocenti sconfitte subite dai brasiliani, allievi che superarono i maestri. La cavalcata del BJJ nel mondo ebbe la prima sponda in terra di Yamato, e i gialli si intestardirono da subito a rimediare il deficit maturato nei confronti della scuola carioca. Da oriundi col dente avvelenato si sono messi alacremente al lavoro, e il risultato si vede nella dimensione tecnica che l'arte suave ha raggiunto in Giappone.
Nell'ultimissimo DREAM 16 appena svoltosi, Shinya si è permesso il lusso di annichilire al suolo Marcus"Maximus"Aurelio, brazileiro che, seppur in calo nelle MMA, nel BJJ sportivo ha un palmares di vittorie mondiali a caterve. Insomma, un vero campione e specialista cintura nera, nulla di meno.
A mio parere questo match può essere considerato significativo (accanto a tante altre rilevazioni) per determinare l'uscita definitiva del Jiu-Jitsu dalla moncultura brasiliana, poiché si vede una netta superiorità tecnica di Aoki, non fisico-atletica.
Ultima considerazione è ancora una volta per il livello enormemente superiore nella competenza ed educazione del pubblico rispetto ai bifolchi yankee; la folla giapponese riconosce la movimentazione al suolo e sottolinea esperta con approvazione i passaggi di guardia e le altre cose buone eseguite a terra, mentre i contadini briaconi a stelle&strisce buano al minimo accenno di grappling efficace.
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