PRIMA CHE IL GRACIE VENISSE
Lo studio della storia del confronto marziale disarmato realistico è un campo affascinante. Senza dubbio per quanto indietro si scavi, sempre si trovano le stesse conferme. Egizi, hindu dei tempi dei Veda, lottatori greci e romani, fino alle moderne MMA: il grappling è la base. Ho descritto molte cronache affascinanti, e di recente ho ricostruito per voi la vera storia del Jiu-Jitsu.
Nelle arti da combattimento reale non c'è bisogno di inventarsi leggende, le mitologiche panzane sui maestri dalle mani assassine come riportato fedelmente da adepto ad adepto; per le arti reali la documentazione inoppugnabile abbonda. Si potrebbe partire dall'Iliade e dall'Eneide, per esempio, ma non andiamo indietro di così tanti millenni. Il fatto che i puristi dei metodi di lotta con prese e finalizzazioni siano sempre stati i dominatori degli scontri interstile è un fatto che adesso ci sembra (dopo anni di disinformazione fossile) abbastanza scontato.
Il problema è che lottare corpo a corpo offre delle situazioni non di immediata decrittazione da parte dei profani che assistono, e questo porta nel tempo all'emergere incontrastato della spettacolarizzazione percussiva dei confronti, cosa della quale il recente trend dell'UFC è un classico esempio. Quindi passa il tempo e lo striker, aiutato dagli avidi promoter e da regole compiacenti, riconquista il favore del pubblico fino a obnubilare il più efficace ma meno spettacolare grappler.
Così era avvenuto anche all'epoca del primo vero incontro di moderne MMA di sempre. Correva l'anno 1963 e un furbo giornalista amerighéno si mise a deridere le arti orientali e in particolare la "lotta giapponese", facendo un brutto minestrone di tutto e cercando a grandi linee la dimostrazione che i 'lottatori' sono inferiori per principio ai feroci striker, a quell'epoca unificati sotto le potenti ali della Boxe. Mise in palio dei quattrini e apparve sulla scena lo sfidante.
Il grappler di cui parliamo era un vero diavolo, una innovativa fusione di lotta americana, il Catch e di Judo e Jiu-Jitsu. Un vero figlio d'arte perché Gene"Judo"Le Bell era letteralmente nato sul tatami. Sua madre era una procuratrice di pugili e direttrice di una famosa palestra, e mise il figliolo sin dalla nascita nelle mani dei suoi istruttori più fidati, tra cui leggende quali Ed"Strangler"Lewis. In breve Gene divenne un campione e conquistò a suon di legnate il titolo assoluto USA di Judo.
Quando sentì il profumo dei dollari accorse a difendere l'onore degli attorcigliatori -più che delle arti orientali fossili alle quali non era legato se non come agonista del realistico Judo- e finì per diventare famoso. Il match lo vide opposto a uno dei più forti campioni mondiali (5° nel ranking dei Massimi) di Boxe del momento, ed è una vera chicca da guardare. Non stupirà voi lettori la schiacciante vittoria del grappler?
http://www.youtube.com/watch?v=n9mER2BmNRA
Nelle arti da combattimento reale non c'è bisogno di inventarsi leggende, le mitologiche panzane sui maestri dalle mani assassine come riportato fedelmente da adepto ad adepto; per le arti reali la documentazione inoppugnabile abbonda. Si potrebbe partire dall'Iliade e dall'Eneide, per esempio, ma non andiamo indietro di così tanti millenni. Il fatto che i puristi dei metodi di lotta con prese e finalizzazioni siano sempre stati i dominatori degli scontri interstile è un fatto che adesso ci sembra (dopo anni di disinformazione fossile) abbastanza scontato.
Il problema è che lottare corpo a corpo offre delle situazioni non di immediata decrittazione da parte dei profani che assistono, e questo porta nel tempo all'emergere incontrastato della spettacolarizzazione percussiva dei confronti, cosa della quale il recente trend dell'UFC è un classico esempio. Quindi passa il tempo e lo striker, aiutato dagli avidi promoter e da regole compiacenti, riconquista il favore del pubblico fino a obnubilare il più efficace ma meno spettacolare grappler.
Così era avvenuto anche all'epoca del primo vero incontro di moderne MMA di sempre. Correva l'anno 1963 e un furbo giornalista amerighéno si mise a deridere le arti orientali e in particolare la "lotta giapponese", facendo un brutto minestrone di tutto e cercando a grandi linee la dimostrazione che i 'lottatori' sono inferiori per principio ai feroci striker, a quell'epoca unificati sotto le potenti ali della Boxe. Mise in palio dei quattrini e apparve sulla scena lo sfidante.
Il grappler di cui parliamo era un vero diavolo, una innovativa fusione di lotta americana, il Catch e di Judo e Jiu-Jitsu. Un vero figlio d'arte perché Gene"Judo"Le Bell era letteralmente nato sul tatami. Sua madre era una procuratrice di pugili e direttrice di una famosa palestra, e mise il figliolo sin dalla nascita nelle mani dei suoi istruttori più fidati, tra cui leggende quali Ed"Strangler"Lewis. In breve Gene divenne un campione e conquistò a suon di legnate il titolo assoluto USA di Judo.
Quando sentì il profumo dei dollari accorse a difendere l'onore degli attorcigliatori -più che delle arti orientali fossili alle quali non era legato se non come agonista del realistico Judo- e finì per diventare famoso. Il match lo vide opposto a uno dei più forti campioni mondiali (5° nel ranking dei Massimi) di Boxe del momento, ed è una vera chicca da guardare. Non stupirà voi lettori la schiacciante vittoria del grappler?
http://www.youtube.com/watch?v=n9mER2BmNRA
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